𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 13
Roxanne
Dopo le continue lotte da parte di Beth per truccarmi e acconciarmi i capelli, mi butto sul letto sfinita e avvilita dal fatto che, dopo il terzo vestito che provo, nessuno mi abbia soddisfatto davvero.
Vedo la mia migliore amica uscire dal bagno che, a differenza mia, è già pronta col suo bel tubino nero che le fascia al meglio le forme, rendendola una figa pazzesca.
«Cazzo Roxi ancora non ti sei decisa su cosa indossare? Vuoi smetterla di fare la lumaca?! Ora te lo cerco io un abito e, senza discussioni, lo metti, chiaro?!»
Rispondo con un grugnito alle pretese di Beth e attendo la sua scelta, decisa a non commentare altro.
Lei mi lancia un abito addosso e senza altre discussioni, lo indosso restando piacevolmente stupita dall'immagine che vedo riflessa nello specchio.
Questo vestito non è per niente male, sembra quasi una seconda pelle che indosso per quanto è attillato.
È un tubino argentato che mi fascia perfettamente il corpo fino alle ginocchia, con uno spacco vertiginoso laterale e una profonda scollatura dietro la schiena, mettendola in mostra fino alle fossette di venere.
«Hai visto, che ti dicevo? Ci volevo io finalmente per farti decidere! Dai su andiamo, non mi va di far aspettare ancora la mia pussy, baby», con uno schiaffo sul culo, Beth mi incita a seguirla verso l'uscita e, infilandomi le décolleté, sono pronta per andare.
Arriviamo al Sixteen e, grazie alle nostre conoscenze, riusciamo ad eludere la fila entrando senza problemi, sotto gli sguardi invidiosi di coloro che attendono di entrare come noi.
La musica è assordante ma tutto ciò, invece di infastidirmi, mi rende ancora più euforica e, insieme alla mia migliore amica, ci dirigiamo al bancone pronte a prenderci una bella sbronza.
Trangugiamo più di una decina di shottini di Tequila e, brille al punto giusto, ci dirigiamo in mezzo alla pista pronte a dare il meglio di noi.
Beth sale su un cubo e inizia a ballare, avendo tutti gli occhi addosso.
Io, sorridendo alla scena, cerco di mantenere un po' di dignità continuando a scatenarmi in pista.
All'improvviso sento delle mani cingermi la vita, riportando i miei pensieri alla festa di Chad e a ciò che è successo quella sera.
Inizialmente mi irrigidisco al tocco, ma poi mi lascio andare, decisa a divertirmi e a fregarmene.
Alla fine, era questo l'obiettivo della serata, no?
Inizio a muovermi in maniera sensuale su quel corpo che ho appiccicato addosso ma, nel momento in cui posa le sue labbra sul mio collo, mi sembra tutto un fottuto déjà vu con protagonista mio fratello invece di questo tizio qualunque.
Tutto ciò mi fa accapponare la pelle e così cerco di liberarmi dalle braccia dello sconosciuto.
«Dove credi di andare, piccola sgualdrina? Fino a poco fa strusciavi il tuo culo sul mio cazzo senza problemi, ora per un paio di bacetti fai la santarellina? Smettila di agitarti e continuiamo a ballare».
La sua presa diventa più forte, cerco in tutti i modi di scrollarmelo di dosso ma, a causa della sua stazza, tutte le mie azioni diventano vane.
«Lasciami stare, porco».
Lui ride diabolicamente alla mia richiesta strattonandomi ancor più vicino a lui, fino a quando, senza rendermene conto, non mi sento improvvisamente libera da quella presenza viscida.
Volto lo sguardo verso terra spalancando gli occhi alla vista di Jace, intento a spaccare la faccia a quello stronzo.
La musica d'un tratto si abbassa ed io non ho mai visto così incazzato mio fratello.
Il sollievo che inizialmente ho provato, si trasforma in paura all'idea che possa ucciderlo, così cerco di andargli dietro, toccandogli la spalla e pregandolo di fermarsi.
Lui, accecato dall'ira, non sembra voler far caso a me, quindi, stufa della mia impotenza urlo a gran voce il suo nome.
Jace resta fermo col pugno a mezz'aria, girandosi per guardarmi con gli occhi iniettati di sangue. Volta lo sguardo verso il bastardo sotto di lui, ridotto come una pezza e, finalmente, decide di lasciarlo perdere senza però prima avergli sferrato un calcio fra le costole.
«Vieni con me, testa di cazzo».
Lo strattono per il braccio facendoci largo tra la folla e trascinandolo con me verso il bagno.
Arrivati, chiudo la porta a chiave così da non poter essere disturbati da nessuno e inizio ad incazzarmi con lui.
«Sei un coglione, non sai quello che fai! Sai che mancava poco per ucciderlo?! Vuoi finire in galera stronzo?!», Jace ride amaramente avvicinandosi con grandi falcate al mio corpo, "bene, è questo il ringraziamento che mi merito per averti tolto quel viscido di merda da dosso? Lo sai che, se non fossi intervenuto io, in questo bagno ci sareste voi, con lui che ti stuprava?!"
Le parole mi muoiono in bocca, comprendendo che ha ragione ma, non volendogliela dar vinta, replico «posso badare a me stessa senza che tu venga a metterti in mezzo. Chi ti dice che a me le sue intenzioni non sarebbero piaciute?!».
Jace dà un pugno al lato della mia testa facendomi sobbalzare, furioso più che mai, «non fare la cogliona! Il tuo teatrino non regge sai perché? Perché ti ho fissato per tutto il fottuto tempo che ballavi, che ti muovevi, che ti strusciavi addosso a quello sporco bastardo. Tutto ho pensato, fuorché le sue attenzioni potessero piacerti».
Si avvicina pericolosamente al mio viso, continuando, «già non sopportavo l'idea che ti piacesse, figurati quando ho visto il modo in cui ti teneva bloccata contro la tua cazzo di volontà».
Ci guardiamo per secondi, che sembrano infiniti, negli occhi fino a quando non abbassa il suo sguardo sulle mie labbra, facendomi attorcigliare lo stomaco.
«Ro', non ce la faccio a continuare con questa merda che noi non ci parliamo. Non ce la faccio a vederti ballare e a strusciarti su corpi che non sono il mio. Quel bacio alla festa di Chad mi ha fottuto completamente il cervello lo capisci?! E so che è una cosa fottutamente sbagliata, so che Cristo sono tuo fratello, ma io non riesco a dimenticare. Non sono riuscito a farlo nemmeno quando mi scopavo Victoria la sera stessa della festa, ricordavo solo le tue labbra e te che sei entrata in stanza con l'aria di qualcuno che voleva parlare con me per chiarire. Ma porca puttana Ro', che cazzo c'è da chiarire?! Che mi piace la mia fottuta sorella?!».
Inebriata dal discorso a raffica che ha fatto Jace, senza riuscire a controllare le mie azioni, mi fiondo sul suo viso e lo bacio.
Lui, in un primo momento resta un po' scosso, ma tutto ciò passa dopo poco e, senza esitare, ricambia il bacio in maniera irruenta.
Cazzo, quanto mi erano mancate quella sue dannate labbra.
Inizia a toccarmi avidamente dappertutto, mi lascio sfuggire un gemito che viene catturato dalla sua lingua.
Gli tiro i capelli, cosa che fa gemere anche lui, amplificando così quel bacio proibito.
Mentre le cose si stanno facendo più bollenti tra di noi, all'improvviso qualcuno bussa incessantemente alla porta del bagno, facendoci staccare immediatamente.
Rimaniamo gelati per qualche istante, guardandoci e rimuginando su ciò che stavamo facendo.
Ribussano alla porta e, senza nemmeno dire una parola, apro ed esco in maniera frettolosa, cercando disperatamente un'uscita, non solo da questo fottuto posto, ma dalla mia testa piena di pensieri assurdi, di baci incestuosi e di fratelli di cui dovrei provare affetto, non eccitazione.
Raggiungo l'uscita e intravedo Beth fumarsi una sigaretta, gliela sfilo dalle labbra e, senza aggiungere altro, mi incammino a passo spedito verso il parcheggio, con la voce della mia migliore amica che sembra solo un sussurro a causa del caos che ho in testa.
Devo fottutamente tornare a casa.
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