Parte terza
Non saprei come iniziare, Jolene.
Sono morto. Ecco, così mi sembra possa andare bene.
Sono morto, sì, ma in questo istante sono vivo, più vivo che mai, e penso a te.
So benissimo quanto ingiusto sia ciò che abbiamo fatto e capisco se mi odi, in fondo sono scomparso nel nulla da un momento all'altro, il problema è che non ho smesso di amarti e probabilmente, se non morissi, non smetterei mai.
Sto cominciando a star male sul serio. Non so ancora come lo dirò a Sienna, non so neanche se lo farò, in fondo. Ci penserò su.
Intanto voglio cominciare a scrivere delle lettere che riceverai solo una volta che sarò morto, voglio vivere i miei ultimi giorni nel ricordo del nostro passato.
Questa è la prima lettera, farò in modo che tu la legga per prima, magari scriverò sull'esterno della busta "da leggersi prima di ogni altra cosa", almeno avrai chiara la situazione sin da subito.
Buona lettura, mio cuore.
Hai presente quando ti guardavo negli occhi e ti dicevo "come sei bella"?
Hai presente poi quel piccolo sorriso che spuntava sulle mie labbra poco dopo? Beh, quello accadeva quando un pensiero attraversava la mia mente, quando comprendevo che quella bellezza in un certo senso apparteneva a me.
Ecco, Jolene, è così che ho capito di essere innamorato di te, è così che ho sempre capito di amare qualcuno.
Spesso mi capita di ripensare a Sienna. L'immagine di lei con quel suo studente mi perseguita ancora nonostante siano passati dieci anni.
Lui la bacia sul collo, sono sdraiati sul pianoforte, con la mano gli circonda la nuca mentre con gli occhi chiusi, forse, pensa a me.
I primi tempi era impossibile pensare ad altro, non riuscivo a vedere che loro due ovunque mi voltassi. Era diventata una sofferenza che spesso mi auto-infliggevo.
Grazie a questa singolare forma di masochismo, però, ho capito che nulla è più brutto del dolore e nulla è più dolce della volontà di soffrire.
E ora sono qui, aspettando la morte, e penso a te.
Sin dalla prima volta in cui ci siamo rincontrati dopo molti anni, ho capito che qualcosa in me aveva ripreso a funzionare.
Immediatamente ti ho sentita crescere tra i miei pensieri e prendere il sopravvento come una dipendenza.
Sapevo di potermi fermare, di essere in tempo, ma non ho voluto farlo.
Ormai è troppo tardi per tornare indietro, ma anche se non morissi, non smetterei di amarti. Sei l'unico sentimento ancora vivo in me, voglio morire innamorato, Jolene.
Con te è stato diverso che con Sienna, forse perché non siamo stati sposati. E' strano, da giovane la amavo tanto che avrei voluto vivere solo con lei, mi sarebbe piaciuto comprare una bella barca spaziosa, magari una di quelle a vela, e avrei voluto viaggiare, noi due soli. Poi ci sposammo, e in quei giorni ero così concentrato a fissare i suoi occhi da non accorgermi che attorno a noi stava scendendo una gabbia. Quando capii che il matrimonio mi aveva intrappolato, cominciai a desiderare quella libertà di cui, mesi prima, volevo liberarmi.
Sei stata il mio primo amore, è di te che conservo il ricordo più bello. Non è tanto di te poi che si tratta, in realtà è l'amore che provavo per te a essere rimasto incagliato nel mio cuore.
Lo sai, Jolene? Le persone sono effimere, ti camminano accanto per qualche passo nel corso della vita, poi ti volti e all'improvviso sono così lontane che quasi non le vedi più.
Un sentimento, al contrario, una volta entrato in te non ne esce più, ti accompagna per il resto dell'esistenza, e più cerchi di allontanarlo più lui si rafforza. Puoi impiegare anni a cancellarlo, sempre che tu ci riesca.
La prima volta che ti vidi pioveva. Lo ricordo chiaramente.
Eri una ragazza così dolce, la tua pelle così bianca, i tuoi capelli lunghi che tutti gli alunni maschi dell'istituto conoscevano.
Tu eri la tipa scozzese, quella carina con l'accento particolare, quella simpatica ma ancora un po' insicura. Quella nuova, insomma.
Leggevi Joyce. Leggevi Joyce e ti osservavo da lontano. Ogni tanto alzavi gli occhi per controllare se ti stessi guardando e puntualmente io ero lì, imbambolato, a fissarti, a vederti riabbassare lo sguardo sorridendo soddisfatta.
Non so, magari non dovrei ricordare continuamente i vecchi tempi, ma ho molto a cuore questi ricordi e non voglio che muoiano con me.
Così, nel caso tu avessi dimenticato tutto questo, d'ora in avanti potrai rileggere la nostra storia in queste lettere. Magari sorridendo.
Sarai l'unica testimone di questi minuscoli attimi di mondo vissuti fra noi due.
Non cercare date su queste lettere, Jolene. Le leggerai così come capiteranno, come io le avrò lasciate, forse. Non c'è un ordine preciso. A volte ho voglia di parlare con te, per questo ti scrivo. Lo so, mi prenderai per pazzo, tu non sei qui con me e non leggerai queste lettere prima di qualche mese, ma scriverti mi fa sentire meno solo.
In un certo senso è come se tu fossi qui con me. E' una strana affinità, la nostra.
Ci ricongiungeremo quando leggerai queste parole con la mia voce nella testa, e forse m'immaginerai seduto accanto a te.
Oramai sono completamente solo. Siamo solo io e i miei pensieri. E' una situazione che non auguro a nessuno, sai?
Tu sei ciò che più somiglia ad una compagnia per me, mi fai credere in me stesso e mi dai speranza, anche se sono certo che presto morirò.
Non riesco a smettere di darti una certa importanza nonostante la situazione sia disperata.
Oh, Jolene, sei l'unica salvezza in un'esistenza sempre più buia e quasi giunta al termine. Forse tutto ciò è inutile, ma non viviamo forse nella costante ricerca di qualcosa d'inutile per alleggerire le nostre vite, per renderle migliori?
Mi ero promesso di non mettermi più in contatto con te. Quante promesse s'infrangono.
Oggi ero al parco, come spesso ultimamente mi capita, e improvvisamente ho sentito il bisogno di ascoltare la tua voce. Così sono entrato in un bar, ho cambiato le monete in gettoni e li ho messi nel telefono. Ho fatto il tuo numero, sai, lo ricordo a memoria.
Ti ho chiamata ed hai risposto, ma io non ho detto neanche una parola.
"Chi è?" continuavi a ripetere, e il suono della tua voce mi ha reso di colpo così triste.
Bisogna accettare la malinconia ma mai nutrirla, altrimenti essa si trasforma in tristezza, e può rovinare intere giornate, settimane o addirittura mesi. L'ho capito troppo tardi, quando mi ero ormai fatto troppo male.
Gli ultimi mesi che abbiamo passato insieme sono stati segnati dalla mia malattia. Spesso mi svegliavo nel cuore della notte con dolori sparsi in tutto il corpo e ti scrivevo. Lo so, eri lì accanto a me quando accadeva ad Aberdeen, e so benissimo che abbracciarti fra le lenzuola sarebbe stato più soddisfacente, ma non mi avrebbe lasciato ricordi. Io voglio che tu possegga tracce tangibili della mia esistenza. Questo inchiostro s'imprimerà nella tua memoria come olio su tela, sarà un documento che potrai sfogliare e sfogliare quando avrai voglia di parlare un po' con me.
Queste lettere mi permetteranno di essere vivo nella tua mente anche dopo la morte, m'impediranno di essere dimenticato. Sbaglio?
Non credo più alle promesse. Non farci mai affidamento, Jolene.
Le promesse le abbiamo inventate noi esseri umani per tranquillizzarci, per pensare di aver blindato qualcosa, di averne quindi il controllo.
Ma ti dico, se avessi rispettato ogni promessa e se anche la gente lo avesse fatto, saremmo tutti un po' più felici forse, meno feriti e più sicuri di noi stessi.
Se fossi stato sempre fedele alla mia parola probabilmente oggi tu ed io saremmo sposati, Sienna non sarebbe presente nella mia vita. Certo, mi troverei comunque in un letto a morire, ma avrei vissuto diversamente i miei giorni.
Mia moglie mi tradiva. E' successo prima di noi, ma giuro che se io e te ci siamo amati ancora non è stato per vendetta nei suoi confronti.
Amarti era inevitabile? Non credo, sinceramente, ma è stata una mia scelta, mi hai restituito la vita. Grazie.
Sienna mi tradiva con uno studente, un ragazzino di neanche vent'anni che capiva a malapena qualche parola d'inglese.
Quando me lo ha detto non ho provato dolore, ma ero infastidito, ferito nell'onore. Sarà un sentimento sciocco, lo so, ma è una caratteristica di noi uomini.
E' stata un'ulteriore conferma della fine del mio amore nei suoi confronti. Io e Sienna, una vita insieme non è servita a conoscerci davvero ma è bastata per dimenticarci di chi eravamo.
Con te, invece, ho riscoperto una parte di me che neanche ricordavo, il vero me. Già, non la misera imitazione che ne ero diventato.
Inizi a capire il motivo per il quale tu sei così importante per me?
Ci siamo conosciuti troppo presto, suppongo, al momento sbagliato.
O almeno è così che mi piace pensare per non ammettere che lasciandoti andare commisi uno dei miei più gravi errori. Non c'è niente di strano, cerco di giustificare me stesso.
Ma è inutile ormai, ero troppo giovane per rendermene conto. Credevo che non ci saremmo mai separati e questo mi spaventava, avevo paura di non poter vivere altre esperienze amorose se fossimo rimasti insieme.
Ero un ragazzo piuttosto sciocco, ripensandoci.
Vorrei chiederti scusa, o forse dovrei chiederlo a me stesso. Sono io che ci ho perso di più, in fondo.
Stanotte ti ho sognata. Eravamo in una vecchia casa con le tubature dipinte di bianco, era la nostra casa. Non ho un ricordo nitido, ma poco dopo ero di fronte al lavandino e ti vedevo nello specchio. Mi stavi lavando i capelli, le tue mani erano gentili e delicate, piacevoli su di me.
Quando mi sono risollevato con la testa ancora bagnata mi hai avvolto in un asciugamano e hai cominciato a strofinare. Nello specchio la mia immagine riflessa aveva un'espressione un po' interrogativa e ne ho capito il perché solo dopo aver guardato meglio i capelli. Man mano che strofinavi questi perdevano colore e diventavano bianchi, e tu sorridevi noncurante, come se fossero sempre stati così.
Ho pensato molto a lungo a questo bizzarro sogno e credo di averlo interpretato.
Se i capelli bianchi rappresentassero saggezza e quindi consapevolezza, tu saresti colei che ha svelato a me stesso questo lato.
Io ero stupito di vedermi in quel modo, tu no. Tu sapevi, e forse lavavi i miei capelli proprio perché perdessero quel colore finto e superficiale che avevano prima. Sapevi che in me c'era qualcosa di speciale e hai fatto in modo che emergesse davanti ai miei occhi.
Ne sono sicuro, le cose devono stare così. Spero di sognarti ancora, mio amore. Buonanotte.
Credo di conoscere il motivo per il quale m'innamorai di te. "Malinconia".
Secondo il mio punto di vista la malinconia unisce qualcosa di triste e qualcosa di felice. Pensaci un attimo, Jolene, quando ricordi com'era bella la vita quando eravamo insieme, non diventi un po' malinconica perché oggi le cose sono cambiate?
Tu saresti stata a Londra solo per due, forse tre anni, poi saresti tornata probabilmente ad Aberdeen.
Eri bella, ma sapevo che se mi fossi innamorato di te alla fine avrei dovuto salutarti in lacrime all'aeroporto. Quel divieto di amarti che tentai d'impormi ebbe poi effetto contrario e ci innamorammo.
Ricordo ogni cosa di noi due, ricordo anche quando ti lasciai. Ricordi? Ti chiesi di non piangere di fronte a me. Il risultato fu che ogni volta che ci incontravamo eri costretta ad allontanarti. Questo mi faceva male, lo ammetto, ma allo stesso tempo mi rendeva forte, mi faceva pensare di avere il controllo su qualcuno. Mi vergogno di tutto questo, ma ero giovane, credevo che tutto ciò significasse essere forti, potenti.
Più avanti, nel corso degli anni, ho capito che i forti assumono il controllo di loro stessi, mentre i deboli cercano di avere potere sugli altri perché non riescono ad averne su di sé.
Stasera il cielo è pieno di stelle. Mi sono ricordato di quella volta in collina, tu ed io. Mangiavamo fragole in un cestino che avevi portato tu, eravamo così giovani.
Vent'anni dopo sono tornato lì con Sienna. Non era la stessa cosa, io ero ingrassato di qualche chilo, lei non era te. Eravamo due adulti e sembravamo felici. Lei lo era, sicuramente, mentre io ero malinconico, come sempre, ero attaccato al ricordo di me giovane con un'altra ragazza al mio fianco.
Recitavo, non la amavo più. Sono passati più di cinque anni da quel giorno. Ricordavo te, sdraiata sul fianco, che tenevi la testa su un palmo. Sienna invece era rannicchiata su di sé, stringeva le ginocchia al petto e le cingeva con le braccia. La accarezzai, e dopo poco si addormentò sulla mia gamba.
Anni prima con te andò diversamente. Avevamo fatto l'amore per tutta la notte e ci eravamo svegliati all'alba, infreddoliti.
Vedendo Sienna addormentarsi quel giorno ho capito l'inutilità dell'emulare un'esperienza passata con una persona diversa, ho capito che non ti avevo dimenticato e che ti avrei ritrovata in un modo o nell'altro. E così ho fatto.
Sei rimasta impressa persino nella mia calligrafia. Quando scrivo la S, per esempio, parto sempre dal basso come facevi tu.
Ti ho spezzato il cuore quando me ne sono andato, ma senza di me sei cresciuta sicuramente più forte.
Eppure, anni dopo, mi hai accolto di nuovo. Neanche tu mi avevi dimenticato, non ne avevo dubbi.
Se ne fossi capace dipingerei noi due abbracciati, giovani, vestiti da scolari. Olio su tela, vivremmo per sempre nella perfetta immobilità eterna di un istante.
Non potevo morire senza farti sapere quanto io ti abbia amato. Le aspettative erano rosee per noi, invece è finita.
A volte mi capita di vedere la nostra scuola, e mi torna in mente ogni cosa del nostro passato. Ciò che io e te siamo stati non potrà cancellarlo mai nessuno. Non sono pentito delle mie scelte, evidentemente doveva andare così, ed è giusto.
Ho nostalgia di ciò che eravamo, se potessi fare un viaggio nel tempo tornerei alla nostra adolescenza, in quella scuola, per essere spettatore di quel bacio, il nostro primo bacio, nascosti dietro la siepe nel cortile.
E' un peccato che io debba morire proprio ora, Jolene. Proprio ora che sono vivo.
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