Parte seconda, Capitolo I
Scesi dal taxi e guardai il cielo. "Maledetta Inghilterra" pensai, "nebbia e nuvole tutto l'anno".
La casa della signora Parker era semplice ma molto carina, piena di fiori all'esterno.
Aprii il piccolo cancello in ferro battuto e con piacere ascoltai il rumore dei miei passi sulla pietra levigata del sentiero. Mi trovai di fronte alla porta d'ingresso, e suonai il campanello.
Ad aprire fu una donna molto bella, dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri. Sembrava molto curata.
"Mi dica" mi chiese.
"Salve, signora. La prego, non mi chiuda la porta in faccia - dissi - Non sono un venditore ambulante e non voglio farle comprare case o barche. Voglio solo consegnarle una cosa ed essere ascoltato. Vengo da parte di suo marito".
Il suo sguardo si abbassò a terra, ci pensò un attimo, poi mi fece entrare.
"Posso offrirle una tazza di tè?" domandò senza sorridere.
"No, la ringrazio" risposi.
Mi fece accomodare sul divano, i suoi piedi nudi producevano un rumore ovattato sul tappeto del salotto. Accese una sigaretta e sprofondò nello schienale della poltrona, proprio di fronte a me.
"Mi dica, cos'ha da mostrarmi?" chiese, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Tirai fuori dalla tasca la lettera di suo marito e gliela porsi. Lei la guardò, un po' stupita e incuriosita. Mi chiese se sapessi cosa ci fosse scritto, ma le risposi che avevo promesso di non leggerla.
La aprì, poi mi guardò.
"Aspetti un attimo, chi è lei?" disse guardandomi.
"Oh mi scusi, ha ragione, non mi sono neanche presentato - risposi - Sono il dottor Grégoire Duval e, in qualche modo, ho avuto in cura suo marito quest'ultimo periodo"
"In cura? Sta male?" chiese la donna agitandosi.
"Signora, io credo che lei debba leggere la lettera. Penso che contenga più risposte di quante possa dargliene io" risposi.
"Non ce la faccio, la legga lei per favore" disse.
"Ho giurato che non l'avrei letta, signora"
"La prego" mi chiese lei, con gli occhi lucidi. Così mi lasciai impietosire e presi la lettera che mi stava porgendo. Con la voce dei pensieri chiesi scusa al signor Marcus, sperando che avrebbe capito la situazione nella quale lui stesso mi aveva infilato.
Così, indossai gli occhiali e cominciai a recitare ad alta voce. La donna cominciò a mangiarsi le unghie.
"Ciao amore mio.
Ti scrivo perché con te il coraggio di parlare, forse, mi è sempre mancato. Mi dispiace di essere andato via cosi, senza un saluto, senza uno sguardo, senza neanche lasciare una goccia di luce nel nostro rapporto così buio. Mi dispiace.
Se stai leggendo questa lettera, è perché sono morto. Ti prego, non piangere. Sono lontano ormai, e voglio che il mio corpo sia sepolto da qualche parte in Europa, su qualche collina francese o magari olandese, lontano dalle voci della gente, lontano dagli occhi e dal cuore delle persone che ho amato e che mi hanno amato.
Probabilmente non avrei potuto trovare un modo peggiore per lasciarti sola, e non parlo della morte. Sono un vigliacco, è vero. Non hai mai avuto il coraggio di dirmelo, ma so che lo pensi e che lo hai sempre pensato. Non sono mai stato in grado di offrirti ciò che meritavi e che volevi, non so neanche io perché. Eppure, ti giuro, io ti ho amata. Non te l'ho mai dimostrato, e so già che non ci crederai, ma ora che sono morto non avrei motivo di mentire. Sbaglio?
Ti ho amata più della mia stessa vita, ti ho messa al vertice di ogni cosa, a mio modo, e forse non te ne sei mai accorta. Troppo spesso ho dato per scontate tutte le cose che facevi per me, tutti quei piccoli gesti e le piccole attenzioni che mi davi, non le ho mai apprezzate. E ho sbagliato, sono il primo ad ammetterlo. Sono stato un pessimo marito. E non parlo solo degli ultimi anni, amore. Parlo di quando eravamo giovani e felici, quando mi svegliavi al mattino con i tuoi occhioni blu portandomi la colazione a letto. Parlo di quando facevamo l'amore sempre come se fosse l'ultima volta. Ricordo il nostro viaggio a Parigi, era la città che più amavi e che più volevi visitare, ti avevo promesso che ti ci avrei portata e così feci. Ricordo quando ci baciammo al Parc Montsouris, perchè volevo che fosse come una poesia, il nostro amore. Costruimmo il nostro regno pezzo per pezzo, insieme. E insieme lo sfasciammo.
Il resto, amore, lo sai da te.
Avrei potuto rimanere insieme a te, ma sarebbe significato costringerti a vedermi morire, ogni giorno, ed io non voglio che tu sia triste. Sarà difficile accettarlo, se quando sarò morto avrò ancora una coscienza, ma vorrei che ti innamorassi di nuovo. La nostra convivenza ti ha quasi portata alla pazzia e a riempirti di medicinali. Tu sei bella, amore, devi vivere e non soltanto riempire il tempo che ti rimane. Tutto ciò che hai fatto e tutti gli errori che hai commesso ti sono perdonati, perché tu sei l'essere più bello che abbia mai incontrato. Chiunque ti starà accanto dovrà sentirsi fortunato, così fortunato come io non mi sono mai sentito, purtroppo. E ti rimpiango come rimpiango quei tempi felici, perchè avrei dovuto trattarti meglio e regalarti ogni giorno le rose più rosse di Londra. Ma purtroppo il destino ci ha divisi, e il destino non si può contrastare, ci si fa solo male provandoci.
Sei stata giù per troppo tempo, amore mio, e non biasimerò il tuo modo di comportarti perché so che qualsiasi cosa farai, la farai cercando la felicità, e se lo scopo è benefico allora tutte le armi sono ammesse. Spero che tu possa perdonarmi, amore, per tutto ciò che ti ho fatto e per tutto ciò che non ti ho mai dato.
Ho portato con me solo una fotografia, quella di quando eri bambina e stringevi a te un elefante di peluche e avevi due adorabili ciuffetti castani. Amo il tuo sorriso in quella foto, un sorriso struggente, felice, di bambina. Quel sorriso che avevi ogni volta che mi guardavi negli occhi.
E' tempo di andare ora, ti prego, non cercare la mia tomba. Ricordami sorridente, sotto il tuo stesso ombrello, a guardarti negli occhi in quel parco, fermi, sotto la pioggia.
Morirò, amore mio, ma giuro che lo farò come volevi farlo tu. Cavalcando un raggio di Sole."
Quando terminai la lettura e alzai lo sguardo, la donna era in un fiume di lacrime.
"Nessuno ti obbedisce, Marcus" pensai.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro