Ti sei fatto spazio in me come Mosé
Chi sei, diavolo, per tormentare le mie notti insonni? Chi sei, diavolo, per cullare i miei incubi? Chi sei, diavolo?
Chi diavolo sei, angelo che con un tocco m'innamorai? Chi diavolo sei, angelo che che con uno sguardo mi resi devoto a te soltanto? Attraverso le tue labbra soffici, aride di fuoco diabolico, ho conosciuto il sapore dell'inferno e credimi, gli angeli e tutto il paradiso non mi tentano di più Armonia dell'ordine caotico nella mia mente, nel mio cuore Le tue mani agognavano
4\3\18
Le Glenda mi chiariscono la situazione: frequentavamo i ragazzi solo perchè io frequentavo Paride, ora sta a me decidere se includerli o meno. Perchè dovrei? Paride pensa alla sua ex, non mi guarda nemmeno in faccia e per di più non l'ho saputo da Lui, l'ho saputo da Glenda C. che a sua volta lo ha saputo da Saladanna che al mercato mio padre comprò.Tutti sapevano che non mi avrebbe mai dato certezze perchè Lui stesso non era certo, tranne la sottoscritta. Tranne la sottona con le fiorentine sugli occhi.
Optiamo per una serata fra sole donne, così quando Paride scrive a Glenda C. Lei le mente spudoratamente: ''Noi restiamo a casa.'' ma a cena siamo già belle truccate e vestite che Chiara Ferragni chi cazzo sei? Anzi, quella sera truccai con dei toni caldi e dorati Glenda C. I suoi occhi risaltarono come fossero le stelle più luminose del cielo, le feci un leggero contouring, leggerissimo, non ne aveva davvero bisogno e scolpì gli zigomi già ben pronunciati di Letitia, che perse svariato tempo a stratificare il suo fondotinta con il mio correttore (che stava talmente tanto usando da creargli un buco nel mezzo).Ovviamente Glenda C. non era soddisfatta perchè non era abituata a vedersi così, non necessitava di particolari trucchi, era una bellezza che spiccava da sè. Glenda C. attirava chiunque, piaceva a chiunque... almeno finchè non si iniziava a conoscerla bene. Ovviamente, al contrario, Letitia si ammirava allo specchio approvando i suoi zigomi effetto lifting.
A cena pensavo che sarei riuscita a mangiare nulla (le delusioni d'amore mi hanno sempre bloccato lo stomaco.) Invece mi riempì il piatto e presi pure il gelato. Lasciai tutto nel piatto schifai il gelato. Il cioccolato non sapeva minimamente di cioccolato e la fragola sapeva di chimico (non che la cosa dovesse sorprendermi, il rosa era proprio rosa shocking!) Pensavo che sarebbe stata la sofferenza causata dall'amore a chiudermi la bocca dello stomaco, invece fu proprio il cibo. ''Meglio così.'' pensai ''attingerò ad altro, smaltirò le riserve di troppo.''
Filammo a casa, dritte verso il loro appartamento.
Avevo chiesto ad Emma ed alle altre se volesse venire, ma avevano scelto di ascoltare il loro diavolo pantofolaio.
La pioggia batteva forte, inondava le strade ed il mio cuore, ma per la prima volta dopo due giorni non inondava più i miei occhi.
Stavamo uscendo dal loro appartamento quando sentimmo Paride e Saladanna parlottare sulle scale, ci precipitammo nel lungo corridoio parallelo alle scale. Non so come, non so ancora per quale particolare miracolo o cerume che otturava le loro orecchie, non ci sentirono e non appena chiusero la porta del loro appartamento ci fiondammo giù per le scale. Le percorremmo con una velocità tale che rischiammo di farci male un paio di volte tutte quante, tranne forse Jassira, con la sua solita calma ed eleganza da pantera. Camminavamo svelte con il fiatone ed il cuore in gola, come se avessero mai potuto raggiungerci e ridevamo perchè ci sembrava la fuga del secolo. ''Fuga da Alcatraz!'' urlai a braccia aperte lasciando che la pioggia venisse a me.
Il ''Brew'' ci attirò sin da subito, buona musica, tanti tavoli in tradizionale legno, buttafuori molto attraente. Quella sera sia io che Letitia facemmo colpo, su due camerieri completamente diversi. Il suo era alto magro, giovane e dal viso furbersco, il mio era di una normalissima altezza, pelato e dalla faccia simpatica. Effettivamente fece il simpatico, io gli parlavo in italiano quando non sapevo come dirgli una certa cosa in inglese e Lui mi parlava in russo, la sua lingua madre, per farmi capire come ci si sente. Il tutto risultava più comico che educativo, le altre ci deridevano e Lui arrossiva leggermente, si avvicinava e subito dopo se ne andava a causa del suo lavoro. Non ordinammo nulla di pesante, solo cocktail. Io ordinai la mia amata pinacolada, che risultò essere davvero troppo buona, alle altre consigliai di prendere un mojito, non altrettanto buono, ma fresco, sapeva d'estate. Glenda G. iniziò a vaneggiare avendolo solo sorseggiato il suo cocktail. C'eravamo promesse testualmente ''verità, nient'altro che la verità!'' e le nostre verità non sarebbero uscite da quel bar, invece eccomi qui a scrivere con l'orgoglio e la fiducia traditi. Glenda G. non fece altro che sparlare di una nostra compagna, Magda. Magda in classe mollava puzzette, il rumore non si sentiva, ma la puzza si diffondeva per l'aula e quando chiedevamo chi fosse il colpevole Lei non rispondeva. Il colmo! Se molli una puzzetta ti devi prendere le tue responsabilità, non fare finta di niente! Quella sera Glenda G. non si risparmiò nemmeno un centimetro di lingua, a sua detta Frida, un'altra nostra compagna faceva tanto la santerellina, ma in un momento di crisi economica (sua, non della sua famiglia) aveva offerto prestazioni sessuali a pagamento. Nessuno ci poteva credere. Anch'io ci misi del mio, parlai dell'amica di Frida, ma non dissi nulla di eclatante, semplicemente Lei non era completamente etero, ma era risaputo ed io credevo (e credo ancora) che nessun essere umano, per quanto possa autoconvincersi del contrario, possa essere etero al 100%.
Io postavo immagini testimoni della leggerezza e del divertimento di una serata diversa dalle altre e Paride visualizzava tutto, era uno dei primi. Che cosa fai Paride? Non mi stai certo pensando, perchè io dovrei curarmi di te? ''Lascia che guardi, io non ho problemi, avevamo bisogno di stare da sole.'' però sapevo che era l'impulsività di un briciolo d'alcool a donare questo coraggio, questa sfacciataggine, a riempire la bocca di Glenda C. di bugie. Se era così, Glenda mia cara, perchè mai non gli hai scritto la verità? Perchè mai? Non mi pare una ''bugia bianca''.
Il cameriere di Letitia continuava a passare ed a fissarla intensamente, ad un certo punto le inchiodò gli occhi addosso e le fece segno che la teneva d'occhio, noi volevamo spronarla a buttarsi, vedevamo che si sentiva lusingata e certi giochi non possono durare per sempre. L'amore poteva sbocciare anche così, perchè non cogliere l'occasione? Ma più Letitia veniva incitata più ripeteva a grande voce, in italiano ed in inglese di essere minorenne. Il cameriere non lo era affatto. ''Bene, se non ci provi tu, ci provi io.'' presi un fazzoletto e con la complicità Glenda C. scrissi un numero, volevo far credere fosse il mio, in realtà era palesemente quello di Letitia e ridevamo perchè ci sembrava di essere finalmente libere.
Ma come si può essere libere se si è schiave di un cuore che soffre e detta legge? C'è libertà nell'inquietudine di amare? Di vivere? C'è libertà nella sofferenza? Nella solitudine?
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