per un attimo
Non ho chiesto io che questo sangue pompasse cosí avidamente
Non ho chiesto io che questi pensieri affluissero come il traffico della sera
Vivo di quello che ho
Mi prendo un po' di tutto
Mi prendo un po' di te
Acquisto la tua ferocia
Prendo parte alla tua dolcezza
Le tue labbra sono un dolce richiamo
Io, dispersa, non sento che te
Il tuo richiamo é un canto di sirena
Incanto di te
Cecità d'altri
Risuono di te
Sordità d'altri
La fame che ho di te guida il mio timone
Non ci sono redini
Sei tu la tua unica ancora
Puoi farti soccombore
Lasciarti assaporare da uno squalo
Mi nutro dei tuoi piú intimi desideri
Li esaudisco tutti
01/03/2018
Mi svegliai rimembrando il sogno appena fatto: Paride stava con Emma, Paride mi aveva mentito. Dovevo aver collegato il discorso fatto sugli ex e l'antipatia che provavo verso Emma, che non era nemmeno poi così intensa. Chissà che cosa balenava nel mio inconscio. Sarebbe stato solo l'inizio, tornata in Italia sognai Paride infinite volte, tante da odiarlo. Tanto da odiarmi. Avrei solo voluto smettere di pensare a Lui. Avrei solo voluto smettere di pensare. Fermare il flusso dei miei pensieri. Avrei solo voluto smettere di sognarlo. Avrei solo voluto smettere di averlo come punto fisso. Anche al buio. Nel bel mezzo di notti in cui la sua assenza era più presente che mai.
La colazione offriva più pietanze salate che dolci, io mi presi un paio di briochine e due nutelline. Quella mattina facemmo colazione tutte insieme, ma per paura di fare tardi ci lavammo i denti prima e non dopo. Paride arrivò tardi perchè era andato (con molta calma) a lavarsi i denti.
Alla fermata dell'autobus ci aspettava Elisa, una giovane siciliana, trasferitasi lì ed integratasi in men che non si dica. Io mi lasciai guidare dalla mia solita ed insolita curiosità, gli chiesi del posto, della gente e del cibo. Sul cibo mi trovai d'accordo, non che ci fu chissà quale occasione per poter mangiare i cibi tipici. L'unica cosa che mangiai fu una pastizza al formaggio, una bontà unica. Avevo fatto delle ricerche prima di partire e mi aspettavo di trovare dei cannoli siciliani, ma non ebbi il piacere di mangiarli, un gran peccato. Sulla gente non mi trovai affatto d'accordo, amai la gente del posto.
Elisa ci spiegò come arrivare nella struttura dove avremmo dovuto fare il nostro stage, la croce rossa, e da lì come arrivare a scuola. Ci lasciò augurandoci buona fortuna.
Una volta saliti mostrammo il nostro abbonamento, per poi renderci conto che avremmo dovuto passarlo come una tessera. Era una tessera, una tessera bianca con l'occhio di Osiride, pensai che fosse il simbolo di Malta poiché lo trovai ovunque, ma non era proprio il principale simbolo.
Circa alle 9 arrivammo alle croce rossa e non trovammo nessuno, così io e Glenda ci sedemmo nella sala d'attesa, mentre Paride andò alla scoperta di un'anima viva e la trovò, ancora dormiente. Non la disturbò.
Vero le 10 passate arrivò un uomo alto, pelato, con un bel panzotto prosperoso, che avremmo tranquillamente potuto scambiare per un italiano, ci chiese chi fossimo, avremmo dovuto sfoggiare il nostro inglese e Paride, vedendoci in difficoltà parlò per noi. Quando sentì il suo inglese rimasi davvero sorpresa e mi ricordai di quello che la mia professoressa aveva detto: Lui era bravissimo in inglese. Bravissimo era riduttivo, parlava fluentemente un inglese con un forte e strano accento americano. Era un mio strano feticismo, amare ed idolatrare chi parlava così bene l'inglese. L'uomo ci chiese nuovamente chi fossimo ed io mi rivolsi ai miei compagni di viaggio ''come cazzo glielo dico che siamo stagisti?'' non mi risposero loro, mi rispose l'uomo ''ma siete italiani? ma vaffanculo!'' mi prese in giro in inglese ed entrambi ridemmo. Fu intesa sin da subito tra me ed il nostro referente. Ci presentò il capo: un bellissimo uomo dai lineamenti arabi ed i profondi occhi verdi. Anch'esso ci parlò in italiano. Ci dividemmo: io e Glenda andammo con l'auto della croce rossa a cercare un televisore in centro e Paride rimase a lavorare. Cercammo di ammazzare il tempo andando in giro per il negozio finchè non vedemmo che in uno dei televisori trasmettevano ''toy story, la grande fuga'' ed iniziammo a seguire il film senza audio, cercando di capire solo dai loro gesti. Una cosa era chiara: stavano fuggendo e sembrava proprio questione di vita o di morte. Concordammo sul fatto che uno di quei giorni saremmo andate a cercarcelo su internet ed a guardarcelo. Per il momento ridevamo come due bambine al loro primo film cartone della Disney al cinema.
Tornammo in struttura e Paride mi accolse piuttosto preoccupato, chiedendomi che avessimo fatto, il capo passò ed io non ebbi il tempo di rispondergli ''sembrava piuttosto preoccupato, devi essergli proprio mancata.'' mi disse Glenda ed io risi in tutta risposta ''ma smettila, scema!'' Un po' mi faceva piacere, un po' mi faceva pena, sembrava un cucciolo bastonato con quegli occhietti innocenti.
Mangiammo in struttura, mangiammo i panini che l'hotel ci dava. Io, non potendo mangiare carne rossa, non avevo molta scelta: o panino con il tonno o nulla. Sarà pure stupido ma temevo di avere l'alito puzzolente con Paride ad un centimetro da me, ogni volta che potevo, mi infilavo una cicca in bocca e mi sentivo subito meglio. Più sicura nel parlare.
In autobus Glenda e Paride si sedettero vicini, li osservai parlare e constatai che tra loro c'era chimica. Un senso di disagio mi assalì, Glenda credeva che fosse gelosia, ma non lo era affatto, sentivo addosso un pesante senso di inferiorità. Un senso di inadeguatezza.
Essendo stati gli ultimi ad arrivare in classe, ci sedemmo nell'ultima fila, lasciai una sedia vuota tra loro e me, volevo mantenere una certa distanza, almeno per quelle due orette. Anche quando Glenda mi invitò ad avvicinarmi, io non lo feci.
L'insegnante, il classico goffo perfettino sfoggiava un adorabile inglese intriso di un forte accento irlandese, non riusciva a ricordare né il mio nome, né il mio cognome, così glielo tradussi ''La Rosa, the flower!'' ''The flower?'' mi chiese Lui perplesso ''The flower! the Rose!'' ''oh, the rose! rose!'' affermò compiaciuto, quello fu il mio nome in quella classe e tutt'ora resta il mio soprannome preferito. Avrei soltanto voluto che tutti fossero in grado di pronunciarlo come Lui. Ancor più adorabile come pronunciava Paride, dandogli un che di irlandese. Irene divenne Irish, verrebbe da pensare subito ad ''Iris'' ed invece no. Irish è il quadrifoglio ed il nome di un buonissimo liquore irlandese.
Paride mi toccò la mano e dimenticai tutta la negatività che fino a quel momento mi stavo portando appresso, mi stavo portando dentro. Paride mi toccò la mano e, per quanto possa suonare e sembrare stupido, tutto passò. Fu lì, fu in quel momento che capì che effettivamente Lui mi interessava, ancora all'oscuro dell'infinito potere che deteneva su di me.
L'insegnante ci divise in due gruppi, io capitai con Paride, che pareva al quanto abbattuto, in realtà era solo stanco. Iniziai a toccargli il ginocchio mentre parlavamo in italiano e Lui fece lo stesso, vidi che sembrava meno mogio. Gli toccai le gambe con i polpastrelli degli indici e Lui fece lo stesso, giocammo a toccarci per gioco. Non vi era più segno di stanchezza nei suoi occhi, nel suo viso. L'insegnante si rese conto che stavamo giocando e lo spostò. Ovviamente andò a finire vicino a Glenda. Li osservai ancora, ma non mi preoccupavano più. Le sue mani si erano portate via tutte le mie insicurezze.
Tornammo a casa ed io ero convintissima che la piscina del terrazzo la sera sarebbe rimasta aperta, già mi immaginavo uno scenario da film... tutti sul terrazzo distesi sulle coperte a guardare le stelle e parlare del cielo, ma la sera il terrazzo veniva chiuso.
Io mi ero portata il mio amatissimo e fedelissimo pc a Malta per non dover prendere una pausa dalle mie maratone di serie tv e per poter scrivere su wattpad, perciò sfruttammo questa cosa, ci mettemmo d'accordo nel trovarci nella camera delle ragazze per poter vedere un film. Alle 8:45 scrissi a Paride di muoversi, poco dopo arrivarono in camera Lui e Saladanna. Aprì Amazon prime video e dopo un'accuratissima ricerca misi ''guess who, indovina chi?''
Era presente un rete wi fi per ogni piano, ma andavano tutte piuttosto male, caricavano lentamente, soprattutto quella sera.
Avrei tanto voluto stare vicina a Paride, ma stetti vicina a Saladanna, non parlammo granché, perciò non mi dispiacque affatto. Poco dopo Paride stava crollando perciò ci augurò una buonanotte e se ne andò, dopo qualche minuto ricevetti un suo messaggio ''ei tu.'' che però ignorai.
Quel giorno avevo sentito i miei genitori durante il pomeriggio ed a Como nevicava, le foto che mi mandavano erano stupende, ma non li invidiavo affatto.
Inverno inoltrato nel cuore, l'estate negli occhi, la primavera addosso. Maggio alle porte. Persa tra i sentieri del cuore non vedevo altro che te, non vedevo altro che i tuoi occhi. Non desideravo altro che te, non desideravo altro che i tuoi occhi. Un profondo oceano di sicurezza. Avrei voluto immergermici per un attimo. O per una vita.
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