inaspettatamente perfetto
Era meglio prima, ad uno sguardo da me
Sarebbe meglio ora, ad un battito da me, piuttosto che nel cuore
Piuttosto che alla disperata ricerca di te, a mille mila sguardi da me
Non spegnevi la mia anima e l'incendio che la guidava
Tu li domavi
Ora che non ci sei, sono una forza indomabile
Ora che non ci sei, non c'é pace a questo calore
Le fiamme mi seguono ovunque
Spegni quest'incendio di pensieri, placa questa fame di desiderio che ho di te
03\03\18
Mi chiesi perché lo stessi aspettando. Che cosa mi aspettassi da un ragazzo di appena diciotto anni? Io che di anni ne avrei presto compiuti 20. Le ragazze stavano andando alla fermata dell'autobus per andare a Valletta ed io mi ero offerta per aspettare Paride e Saladanna. Paride aveva chiamato Glenda C. prima di me e poi me, il che mi fece pensare. Io gli avevo scritto per la prima volta, ogni volta che non capiva qualcosa Paride scriveva a Lei e questo mi faceva rodere di continuo. Mi sedetti nella hall ad aspettarlo, lo aspettai per una buona mezz'ora, se non un'ora, finché alla fine, stanca di aspettare e consumare la batteria del telefono per ammazzare il tempo chiamai Martina. Prima di partire ce l'avevo a morte con Martina, non si rendeva conto che mi cercava solo quando le pareva e piaceva ed in classe a momenti nemmeno mi salutava. Un giorno, mi resi realmente conto di ciò e rimasi tutto il giorno con un muso triste stampato in viso, metà classe mi chiese che cosa avessi ed io mi aprì solo con una persona, senza però rivelare il suo nome. Ma il giorno prima della partenza mi aveva dato un foglio zeppo di ''buon viaggio'' ed altre piccole frasi in varie lingue e mi ero leggermente addolcita, senza contare che era una delle poche care amiche che avevo, seppur per Lei non mi sentissi la stessa cosa. Stavo giusto dicendo a Martina che li stavo aspettando nella hall quando arrivarono, così attaccai promettendole di risentirci. Mentre aprivo la porta Paride mi disse che si sentiva che io l'avrei aspettato, così io feci per andare nella direzione opposta alla sua e Lui mi tirò a sè cogliendomi completamente di sorpresa. Finimmo quasi contro una ragazza della sua sede intenta fumare. Quasi, solo perché Lei arretrò di qualche passo. La sua faccia era sconcertata. Mi staccai da Lui e ripresi a camminare, questa volta nella direzione in cui tutti si stavano dirigendo ''sai, mi ha ricordato quando Lui la prende a sè..'' lo guardai e mi stoppai da sola ''fa nulla.'' Penso che nemmeno mi stesse ascoltando, penso che nemmeno gli sarebbe interessato quello che stavo dicendo.
Salimmo in autobus. Saladanna. Paride ed io. In fila, divisi in questo modo. Io e Paride parlammo e nel parlare mi disse che era stato operato al cuore e che le sue cicatrici erano ancora ben presenti sul suo corpo, istintivamente, come una bimba ad una festa in maschera che tenta di levare la maschera al pagliaccio, gli alzai lentamente la maglietta bianca dall'orlo ''vediamo.'' Lui un po' imbarazzato mi rispose ''no, non adesso.'' una coppia italiana che ci stava osservando ed ascoltando da un po' (commentandoci con dolci parole e teneri toni) lo guardò con uno sguardo comprensivo ''no, ma infatti, è giusto così.'' Sarò sembrata una sfacciata, ma non lo ero e non lo sono, ero solo curiosa e molto, molto istintiva.
Scendemmo dall'autobus. Potevo sentire la storia venirmi incontro. Il suo profumo. Le sue raffigurazioni. Potevo sentire gli arabi, gli spagnoli, gli inglesi e gli italiani di un tempo vantarsi di poter vivere nella più assoluta pace di quel posto.
Ci ricongiungemmo alle altre, Valletta era davvero bella e... varia, diciamo. Trovammo ogni tipo di soggetto in quel luogo, in particolare un uomo vestito in modo molto retrò cantare a squarciagola e muovendo (involontariamente) il suo panciotto mentre cantava e tentava di Imitare Elvis Presley. Io e Paride ci fermammo a guardarlo, stavo per raggiungere gli altri quando Paride si mise a riprenderlo con il suo telefonino, così lo aspettai.
Vidi ''the body shop'' ''ragazzi io entro.'' non aspettai alcuna risposta, sentì solo Glenda C. obbiettare ''ma c'è anche in Italia..'' Entrai da sola e swatchai tutto ciò che mi ispirava, mi misi anche a parlare con una delle commesse per un ipotetico regalo a mia sorella e mia madre, ma la verità era che avrei voluto regalargli ogni prodotto presente. ''Mh, molto buono.'' commentò Paride, sorrisi. Sorrisi perchè non sapevo che cosa ci faceva lì. Con Saladanna al seguito. ''Se ora fai così, non oso immaginare quando ti fidanzi.'' sbottò il suo coinquilino ''ho sentito solo l'ultima parte.'' alzai la testa senza però guardarli ''stai zitto.'' gli rispose Paride, era la sua risposta a tutto ed io la tolleravo perchè con me scherzava, ma non ero troppo sicura che con il suo compagno scherzasse. Avevo idea che non si sopportassero molto a vicenda, ma essendo gli unici due maschi erano costretti a convivere sotto lo stesso tetto ed a familiarizzare. Beh, a familiarizzare non proprio, ma chi ero io per contestare le loro masochiste scelte di frequentazione? Dopo tutto avevo scelto io di separarmi dalle mie compagne di classe per finire con delle complete sconosciute, che fino a quel momento non sembravano gradire affatto la mia presenza, ma a me poco importava. Provai qualcosa sulle mani di Paride ''dai, andiamocene prima che mi prendano per un gay.''
I giardini di Barrakka sono una davvero una bella meta, davvero un bel paesaggio, ma Paride mi aveva presa per mano e non riuscivo a vedere altro che Lui. Mi sentivo nel mio posto. Con la mia mano nella sua. Vidi Glenda C. girarsi verso di noi, per chi non la conosceva, soprattutto per Paride, il suo sguardo non significava niente ma io ci vedevo tutto: sorpresa e... disprezzo. Non ci feci troppo caso, dopo tutto era stata Lei a spingermi tra le sue braccia, anche se io mi ero già tuffata oltre l'infinito dei suoi occhi.
Erano ormai quattro giorni che non facevamo altro che mangiare i panini che ci venivano dati dall'albergo, io in particolare non potevo variare: solo e rigorosamente pane con il tonno. Non tutti mangiammo, io offrì il mio panino a Paride. Facemmo metà per uno.
Ad ogni passo restavo senza fiato, Malta era davvero bella. Non avrei mai voluto essere in qualunque altro posto con chiunque altro, era il posto giusto con le persone giuste. Almeno così pensavo.
Ammirammo il paesaggio, ma girammo anche a vuoto, tra faticosissime scalinate e ripide discese. Trovammo una gradinata costruita sulla roccia che dava a picco sul mare, io e Paride fummo i primi a scendere, ci sedemmo vicini. Parlammo. Piú parlavamo, piú lo vedevo meglio. Piú gli vedevo l'anima. ''Aspetta.'' non feci in tempo a chiedergli che cosa dovesse aspettare che quello spericolato era già sotto e con una mano stava toccando l'acqua. Avevo paura, davvero troppa paura che potesse farsi male, ma non si fece male Lui. Mi feci male io. Al cuore. Gli porsi la mano per salire ''tutto a posto?'' ''tutto a posto.'' Poggiai la mia testa sulla sua spalla e Lui mi strinse la mano, non facemmo in tempo a goderci il silenzio delle onde che... ''dai ragazzi, andiamo.'' saltò su Glenda C.
Entrammo da Pull and bear, gli unici a rimanere fummo io e Saladanna, Lui si prese una camicia verde a quadri ed io un top nero vellutato. Il caldo stava esplodendo, sotto la grigia tshirt da maschiaccio avevo un bellissimo top rosso che pareva ricamato, uscí cosí. "Okay si, si vede che hai caldo." mi osservó Saladanna. Tutti mi osservavano, mi guardavano, mi fissavano ed i loro sguardi non erano certo benevoli. "Cazzo, mi guardano tutti male." "Sei tutta scoperta." sputó Paride "ho caldo! E non sono certo nuda!" "Ma non sei in estate." "Fanculo voi tutti." Pensai in tutta risposta mentre mi rimettevo la maglietta. Glielo avrei rinfacciato, ne ero sicura.
Poco dopo ci fermammo in un locale a mangiare, piú che mangiare io bevetti la piñacolada analcolica ghiacciato che mi ero voluta prendere, era sembrata una buona idea, ma col sennó di poi... Paride si vizió per poi pentirsi, per il suo corpo allenato grazie alla box ed allo scii era troppo. Mangiava schifezze, non si allenava e beveva poco. Sentiva già di star obesando. Anche il mio cuore si sentiva obeso, stracolmo d'amore per te. Mi rubasti un po' di piñacolada, finí la tua panna con il caramello.
Sapevo che Victoria, uno dei miei personaggi storici preferiti, nonché eroina, nonché donna d'ispirazione, era stata a Malta. A Lei era dedicata una città, ma non sapevo che vi era stata costruita una statua in suo onore. Bellissima. Imponente. Candida. Mi fermai, noncurante dei miei compagni di viaggio, mi avvicinai per ammirarla meglio e per scattarle una foto con la mia piccola polaroid rosa. "Che fai? Perché ti sei fermata?" mi chiese Paride "é Victoria, io la amo. Victoria la regina d'Inghilterra, la piú giovane!" trasudavo ammirazione e Lui indifferenza, ma mi aspettó ugualmente. Sperai con tutti il cuore nello sviluppo della foto (mi era capitato spesso che non si sviluppassero.) ma non si sviluppó. Tornammo dagli altri, ci sedemmo e Paride si appoggió con tutto il suo peso al mio petto ed io lo cinsi con un braccio.
Prendemmo l'autobus come all'andata. Noi 3. Non eravamo mai io e Paride. Saladanna non ci abbandonava mai. Mi faceva una tale tenerezza, mi piaceva parlarci. Con Lui si poteva parlare di tutto, ma Lui parlava troppo di tutto.
"Se ti peso dimmelo." e con cautela mi sedetti sulle sue gambe "uh." "Cosa?" scattai "pesi troppo!" gli mollai un ceffone sulla pancia, il dolore rimbalzó. Lui me ne tiró uno sul coppino "ahia!" mi lamentai "schiaffetto educativo." Mi sorrise. Bip. Ti scattai una foto mentale. Una di quelle indelebili, di cui puoi dimenticarti, ma non ne dimenticherai mai la bellezza e le sensazioni. L'amore per quel sorriso. Il sorriso per l'amore. Quell'amore.
"Sai cos'é importante per me in questo momento?" ci guardammo negli occhi e persi il coraggio "no, nulla. Non é da me dire queste cose." "Dici sempre che tu non usi filtri, che sei sincera. Sii sincera." "No." risposi secca, ma sapeva che avrei ceduto "dai, dici sempre che non ti filtri e poi con me non devi. Apriti, raccontami di te. Delle tue emozioni." "Ma é una cosa sdolcinata!" obbiettai "tu dilla perché io voglio sentirla." Mi voltai, lo guardai negli occhi, l'accarezzai e confessai "per me ora l'importante é passare del tempo con te." Avrei voluto aggiungere che per me tu in quel momento eri importante. L'essenziale. L'essenza. Ma non lo dissi. "Oh." tu non mi risposi, mi abbracciasti forte, forte. Mi strinsi a te come si stringono solo le cose belle che si ha paura di perdere, rompere, far scivolare dalle dita. Far scivolare dal cuore. Io avrei tanto dovuto farti scivolare dal cuore, invece volevo soltanto amarti senza uno ieri e senza un domani.
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