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8- Imbarazzo: livello 1000000

Rimango nella mia nuova stanza per tutto il tempo continuando a parlare con Ludovica per trovare delle soluzioni. 

-Non ho intenzione di uscire! Cazzo- borbotto allontanando leggermente il cellulare dall'orecchio. Mi passo una mano sul volto, ancora in fiamme. -Io mi ammazzo!-

-Vedi, lo avevo detto che serviva una bara!-

Inizio a piagnucolare cercando una soluzione che mi tolga dall'imbarazzo ma dopo l'altra sera e adesso che l'ho beccato con una ragazza non vedo via d'uscita. 

-E se venissi da te? Improvvisamente Federico e Lina sembrano fantastici-

-Non credo sia fattibile. E poi non puoi vivere da noi per il resto dell'anno!-

-E perché no? Giuro che farò la brava- 

-Anna!- mi riprende ridacchiando. 

Sbuffo, facendo dondolare la testa giù dal materasso. -Va bene. Allora come posso fare?- 

-Bho... cerca di evitarlo-

-A quello ci arrivavo anche io! Grazie tante!-

-Ehi! E' ancora domenica mattina! La mia produttività è messa a dura prova!-

Mi massaggio le tempie, sentendo che il mal di testa è in agguato. -E se mi scusassi con lui?-

-Per cosa esattamente? Per essertelo quasi fatta nel parcheggio, per il ceffone o per aver detto che la madre è una cagna?-

Impreco, avendo dimenticato le ultime due parti. -Grandioso. Sono fottuta-

-Bhe, nel caso può fotterti Stefano!-

-LUDOVICA!- esclamo inorridita ma non riuscendo a trattenere una risatina. 

Qualcuno bussa alla porta e mi irrigidisco. -C'è qualcuno-

-Oh... chi è?-

-Non lo so! Non mi sono ancora alzata!-

-E allora alzati- si affretta a rispondermi. 

Alzo gli occhi al cielo e raggiungo la porta con il cuore in gola. -Chi è?-

-Tesoro, sono io. Va tutto bene?-

Apro la porta con la mano libera e una ventata d'aria mi solleva i capelli. -Cosa succede?-

Mamma sbatte le ciglia e sorride. -Ho sistemato la sabbietta del gatto, in modo che Mozart possa fare i suoi bisogni. Nel salottino ci sono alcuni tuoi scatoloni e delle buste. Comunque sono venuta qui per dirti che è pronto e che devi scendere-

-Uhh... in bocca al lupo per il pranzo.- ridacchia Ludo al mio orecchio. -Dove Stefano è il lupo... cerca solo di non finire subito contro la sua bocca-

-Vaffanculo- sbotto facendo sgranare gli occhi a mia madre. Poi vede il cellulare e si rilassa. 

-Ti chiamo dopo- trilla la voce di Ludo poco prima che metta giù. Alzo lo sguardo su mamma e  rimetto il telefono in tasca. -Devo scendere per forza?-

-Si. Per forza. Niente scuse e niente repliche. Manuele ha fatto gli spaghetti con le vongole.-

Maledizione! Non poteva fare qualcosa che mi piacesse di meno! Mi è venuta l'acquolina in bocca solo a immaginare il piatto. 

-Arrivo. Mi lavo le mani e arrivo- le assicuro iniziando ad andare verso la porta. 

-Ti piace la tua nuova stanza?- chiede con il sorriso sulle labbra indelebile. 

Annuisco. -Si, ma credo che non ci stia la libreria che avevo nella mia vecchia stanza-

-In caso andiamo all'IKEA e compriamo qualche cosa-

-Okay- accetto voltandole le spalle ed entrando. Appena mi giro completamente sento i muscoli paralizzarsi e tutte le imprecazioni, in tutte le lingue che studio a scuola, arrivare sulla punta della lingua in attesa di essere dette. 

Stefano si volta lentamente e maledizione a lui e al suo corpo dannatamente attraente. Ha dei pantaloni scuri a vita bassa e nessuna maglietta. Il che è sia un bene che un male, ma sicuramente è una bella vista. 

Inizio a guardarmi attorno per evitare il suo sguardo mentre il mio imbarazzo raggiunge proporzioni epiche. Proprio bella la doccia...ancora con le goccioline sui vetri. E il lucernario rende tutto molto luminoso... per non parlare del tappetino blu sotto i piedi di Stefano. 

-Ricordami il tuo nome-

Improvvisamente sento l'imbarazzo scemare e indurisco lo sguardo. O ha una memoria di merda o è un vero stronzo. 

In entrambi i casi la mia soluzione è solo una: gli alzo il dito medio e vado verso il lavandino, il più lontano possibile da lui. 

Cerco di non guardarmi allo specchio, altrimenti cadrei in depressione, e in un silenzio fatto di imbarazzo e insulti mentali mi lavo le mani con il sapone al miele. 

-Chi lo avrebbe mai immaginato!- lo sento ridacchiare scuotendo la testa. -E così sei la figlia di Nina-

-Ho già risposto a questa domanda- replico fredda, e anche stronza. Ma, ehi, quando non mi sento a mio agio inizio con il sarcasmo e la cattiveria. 

Lui annuisce e devo impedire al mio cervello di ripetere "quanto è figo" come uno slogan ogni volta che alzo lo osservo. Ha la mascella squadrata e ora gli occhi sono tornati ad essere argento fuso, decisamente fantastici. Ha un fisico asciutto, soprattutto visto di profilo, ma decisamente muscoloso e la tartaruga sembra ritoccata con photoshop. 

Ma che cazzo! E' un modello! Un fottuto e dannatamente sexy, modello. 

-Quindi è un si- lo sento sospirare e poi prende una maglietta da dove di solito si appendono gli asciugamani. -E quanto hai intenzione di rimanere qui?-

Non so se essere confortata o scioccata dalla sua stupidaggine. -Ci siamo trasferite idiota! Si sono fidanzati i nostri genitori. Non ti ha detto niente tuo padre?-

Vedo il suo sguardo diventare perplesso. Si appoggia al lavandino e incrocia le braccia al petto. -Sei seria?-

-No, trovo divertente andare di casa in casa e dire alle persone che mia madre si è appena fidanzata con i loro padri!- commento ironica.

-E chi lo può sapere! La gente ha vizi strani!-

Alzo le mani, esasperata, ed esco da quel bagno cercando di non pensare a quello che è appena successo. 

-Mozart- chiamo, per poi fischiare. 

-Chi cazzo è Mozart?- domanda Stefano seguendomi fuori dal bagno. 

Poco dopo il mio gatto si ferma davanti alla porta stiracchiandosi e fissandomi con i suoi bellissimi occhi verdi.  -Lui è Mozart-

-Cristo! Hai un gatto?-

-No! È un fottuto criceto! Non vedi?-
Lui mi guarda male e dopo un sospiro continuo -Ti avviso che se gli succede qualcosa o lo tratti male non mi limito a castrarti con le forbicine da manicure- dico, prendendo spunto dalla minaccia di Ludo -Ma lo sminuzzerò ancora di più di una cipolla e poi lo darò da mangiare a Mozart-

Lo vedo sgranare gli occhi, anche se non sembra per niente impaurito. Anzi, è più divertito che altro. -Abbassa gli artigli gattina. Non farò niente alla tua palla di pelo-

-Meglio per te- sbotto prendendo Mozart e portandolo a vedere dove mia madre gli ha sistemato la lettiera. Il tutto sotto gli occhi vigili di Stefano. 

Ma che cazzo! Non deve andare da nessuna parte?!

Accarezzo la testolina a Mozart prima di andare verso le scale, scendendo e preparandomi psicologicamente a un pranzo che raggiungerà livelli di imbarazzo mai visti. 

Ma si può sapere cos'ho fatto nella mia vita precedente per subire una cosa del genere!
Sto prendendo in seria considerazione lo slogan "mai una gioia".


Hola readers, cosa ve ne pare? Finalmente l'incontro è avvenuto e ora ne succederanno delle belle😸😸

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