12- Qualcosa di simile a scusa, ma non scusa
Stefano è esattamente dietro di me, gli occhi sgranati e la bocca socchiusa.
Sento le guance diventarmi rosse e lo guardo preoccupata. -Ma che cazzo! Non sai cos'è la privacy!- gli urlo contro stringendomi l'asciugamano al petto e provando ad allontanarmi il più in fretta possibile.
Ste mi afferra il polso, bloccandomi e tirandomi indietro. Vado a finire inevitabilmente contro il suo petto.
Lasciando cadere i vestiti bagnati e tenendomi una mano sul petto inizio a indietreggiare. Mi blocco quando vado a finire contro la parete, imprecando mentalmente.
Ho il cuore in gola e non perché ho paura che mi faccia male, non almeno in senso fisico. Ho paura di non riuscire a resistergli e non voglio tornare a essere "la cagna che si striscia su di lui".
-Lasciami andare- ringhio a voce bassa, facendolo sorridere. -Sono seria!-
-Anna, giuro che non ho cattive intenzione-
-Disse il lupo prima di divorare cappuccetto- sbotto guardandolo negli occhi e vedendo che sono ancora argento liquido.
La sua risata è bassa e roca e per poco non mi cedono le gambe quando allunga una mano e la appoggia sul pezzo di muro accanto al mio volto. -Prima stavo pensando-
-Wow! Sai pensare! Dovremmo comunicarlo a tutti gli scienziati per studiare questo fenomeno!-
Lo vedo sospirare e alzare il braccio sinistro mentre molto, ma molto, lentamente mi scosta delle ciocche bagnate dal viso. -Se mi fai parlare scopri anche quello che stavo pensando-
-Non so se voglio saperlo- sussurro, la voce leggermente tremante.
-Ce ne vuole di pazienza con te-
Sorrido come una scema e cerco di spostarsi. - Se l'hai esaurita possiamo rimandare questa conversazione a un altro giorno-
Faccio per scostarmi ma questa volta vengo imprigionata da tutto il suo corpo, bagnato e praticamente nudo.
-Ho abbastanza pazienza-
Deglutisco e provo a muovermi leggermente sgranando gli occhi quando sento qualcosa di duro premermi contro il ventre.
Oh merda! Ma sul serio?!
-Ma che cazzo! Sei perennemente eccitato?!- borbotto. Mi porto le mani alla bocca, imbarazzata. -L'ho detto ad alta voce?-
La sua risata è fantastica e sento il basso ventre contrarsi e andare a fuoco. -Posso finire di parlare?-
-Mi tigli il tuo coso di dosso?-
Lui alza le sopracciglia, perplesso. -Non mi sembrava ti dispiacesse. Soprattutto venerdì scorso-
Uno, non mi dispiace, mi distrae. E seconda cosa...-Bastardo.-
Lui mi afferra il polso prima che la mia mano colpisca il suo volto e mi stringe ancora di più contro il muro. -Calmati gattina-
Lo fisso negli occhi che sembrano due pozze argento e cerco di ignorare il suo amichetto premuto sulla mia pancia.
-Carini, non li avevo mai notati- sussurra sposando le ciocche dietro all'orecchio sinistro e sfiorando i due orecchini sul lobo per poi il cerchietto più in alto.
Trattengono il fiato e cerco di non abbassare lo sguardo sul suo torace o sui suoi muscoli. -Dimmi quella cosa e poi lasciami andare-
-Ah, ora lo vuoi sapere?-
Sto iniziando a perdere la pazienza. Cerco di guardarlo male ignorando il resto del mio corpo e quello che mi piacerebbe realmente fare: baciarlo.
-Ho pensato, e si so pensare, a quello che è successo fuori dalla discoteca. Eravamo entrambi ubriachi e forse ci è sfuggita di mano la situazione- mi guarda per tutto il tempo negli occhi e sento il cuore sprofondare. Si sta scusando? -Non avrei dovuto darti della cagna in calore-
-Dici?!- dico indignata ma anche decisamente compiaciuta.
Lui ridacchia e mi lascia il polso. -Sono serio -
Annuisco e lui continua a guardarmi, probabilmente aspettandosi qualcosa in cambio.
Sospiro, appoggiando la testa al muro freddo. -Non mi scuserò per lo schiaffo, te lo sei decisamente meritato. Ma...- abbasso lo sguardo. È più difficile di quel che credessi. -Non avrei dovuto dire quelle cose dopo, per quanto arrabbiate-
Il suo sorriso si allarga e i suoi occhi sembrano più tendenti all'azzurro ora. -Quindi...come se nulla fosse?-
-Mi stai chiedendo troppo- borbotto ormai arrendendomi completamente e smettendo di combattere per andarmene. -E poi hai mangiato le mie patatine-
-E tu mi hai dato la pizza piena di peperoncino e la coca agitata-
-E tu mi hai buttato in piscina- ribatto alzando le sopracciglia.
-E tu mi hai provocato-
Stringo gli occhi guardandolo male, improvvisamente più consapevole del fatto che sono tra un sandwich: il muro da un lato e il corpo di Ste dall'altro. -Vaffanculo-
Lui scoppia a ridere e apre la bocca ma prima che riesca a dire qualcosa Gabri lo chiama, chiedendogli che fine a fatto.
-Torni in acqua?- mi chiede allontanandosi lentamente. I boxer neri sono come una seconda pelle e appena mi accorgo della protuberanza che fino a poco fa era sul mio ventre divento rossa come un peperone.
-No, mi sono già tolta i vestiti-
-Entra così- replica sfiorandomi la spallina del reggiseno blu.
Rabbrividisco cercando di non chiudere gli occhi per il piacere che quel gesto mi ha dato. -Non ho intenzione di entrare mezza nuda!-
-Perché? Non c'è da vergognarsi!-
-Non sono come Carlotta- sbotto, stringendo l'asciugamano più forte.
Stefano mi fissa a lungo prima che un sorriso gli comparga sul volto. -Aspetta un attimo-
-Perché?- domando mentre si allontana. Cos'ha i n mente? E perché questo Stefano gentile mi mette così a disagio?
È più facile avere a che fare con lo Stefano scorbutico e stronzo.
Quando torna ha in mano una maglietta leggermente stropicciata. Si avvicina e senza dire una parola me la infila dalla testa. -Mettiti questa. È quella che tengo qui per quando esco. È pulita, lo giuro-
Lo osservo perplesso mentre infilo un braccio alla volta sentendo l'odore di menta avvolgermi come una seconda pelle. Faccio un respiro profondo e lascio andare l'asciugamano che cade a terra pesante.
La maglia mi arriva praticamente a metà coscia e mi copre a sufficenza. -Grazie- gracchio impacciata sistemandomi i capelli.
Lui scrolla le spalle e con la mano mi alza il mento. -Comunque non hai niente di cui vergognarti- mi sussurra prima di allontanarsi, prendere la rincorsa e tuffarsi in acqua.
Mi porto una mano sul petto per assicurarsi che il cuore batta ancora e scuoto la testa decidendo di non pensarci troppo. Mi faccio già abbastanza film mentali senza il bisogno di aggiungere quelli su Stefano.
Recupero le mie cose e impaziente di andare a raccontare tutto a Ludo vado in camera, salutando gli altri velocemente.
Eppure non riesco a togliermi dalla testa quello che è appena successo.
-Ma che ho fatto per meritarmi tutto questo?- borbotto collassando sul letto.
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