34.
Jace ha appena accompagnato Nicole a scuola, ovviamente non era in programma questa deviazione, oggi come ha detto prima a Axel ya tante cosa da fare, ma non è riuscito a dire di no a Nicole. Ora però deve sbrigarsi.
Preme sull'acceleratore senza neanche guardare la strada, quando parcheggia tira un sospiro di sollievo per essere ancora tutto intero.
Va da una vecchia signora, una vecchia amica dei suoi genitori, è un avvocato forse saprà come togliere Axel da quella scuola. Anche se l'idea di stare da solo con Nicole gli piace, non può abbandonare suo fratello, nonostante tutte le liti, i ricatti e tutte le cose brutte che ci sono fatti a vicenda ci sono anche dei bei momenti che non dimenticherà mai.
Non avrebbe mai pensato di dire queste parole, Nicole mi lo ha totalmente cambiato, verso suo fratello prima provava solo odio, lei gli ha fatto riaprire gli occhi, è come se prima tutti i suoi ricordi belli con suo fratello fossero stati cancellati e ora lei in qualche strano modo è riuscita a farglieli tornare in mente, o forse era semplicemente sparita la sua umanità.
Con passo deciso e mano ferma bussa alla strana porta marrone. Nessuna risposta. All'inizio pensa che forse all'idea che la signora abbia cambiato casa, ricorda perfettamente che abita qui, o forse non è in casa. Bussa di nuovo. Sta per voltarsi e andarsene quando una donna minuta, dai grandi occhi verdi e qualche capello bianco in testa gli apre.
All'inizio non ha idea di chi sia, è qualche anno che non la vede e da allora è cambiata molta. La signora lo invita ad entrare e gli fa una tazza di the caldo.
<<Figliolo è tanto che non ci vediamo, come stanno i tuoi genitori?>> chiede la signora, Jace rimane immobile, non sa cosa dire, sente le lacrime che vogliono uscire, lo sguardo rimane fisso sulla tazza di the che ha appena preso fra le mani.
Pensava che stesse scherzando ma dalla sua espressione si capisce perfettamente che non sa niente del loro incidente. Sente come un nodo in gola, ma ritira dentro le lacrime, si fa forza e cerca di pensare il meno possibile a quello che gli ha detto.
<<Non ci sono più da diversi anni ormai, sono morti in un brutto incidente>>. Rispkdne Jace, rimane impassibile e cerca di cambiare discorso.
<<Non ne sapevo niente, mi dispiace>>. Jace si guarda intorno.
La vecchia signora Margaret rimane a guardarlo come se non sapesse più cosa dire e si vede che si è pentita di aver fatto la domanda precedente, guarda a terra come se volesse piangere.
La casa è molto bene addobbata, è piena di quadri e mobili antichi, su ognuno dei quali ci sono delle fotografie e dei ricordini della Florida, dove viveva da piccola. In fondo al corridoio ci sono un'altra stanza con la porta semi aperta e un letto blu, evidentemente non vive da sola.
Quando Jace si volta di nuovo verso di lei vede che una lacrima piano piano le attraversa tutto il viso. Si togli gli occhiali per asciugarla.
<<Signora va tutto bene? >> chiede Jace
<<Sisi tranquillo, solo che non mi aspettavo questo brutto colpo, con i tuoi ci eravamo persi di vita ma io gli ero rimasta comunque molto affezionata, per me erano come due figli. Cambiamo discorso altrimenti ho paura di non riuscire a fermare le lacrime, dimmi, perché sei qui? >> dice dolcemente e con la voce tremolante.
Jace aveva quasi dimenticato il vero motivo per cui è venuto.
<<Mio fratello qualche tempo fa ha fatto domanda per una scuola, ora lo hanno accettato e lui si trova lì. È una scuola prestigiosa ma la domanda l'aveva fatta tanto tempo fa, aveva anche firmato un contratto e ora non riesce ad uscirne, non sa come rievocare il contratto. Che lei sappia c'e un modo?>>
<<Ad ogni contratto c'è una scappatoia>> quelle parole lo fanno tornare felice, e fanno scomparire l'immagine dei suoi genitori nelle barre che si è venuta a formare. Stava per mostrarle una copia del contratto quando quello che dice in seguito lo ferma.
<<Ma io non sono più in grado di occuparmi di queste cose>> si ferma per un momento a riprendere fiato. Pensa di aver fatto tutta quella strada per niente, ma lei riprende <<mio figlio però può darti una mano>>punta il dito verso la stanza con il letto blu che Jace ha visto prima. <<Ora non c'è ma se vuoi puoi trovarlo tutti i mercoldì al bar vicino al vecchio ponte, alle 3>> forse c'è una speranza, la ringrazia, e le stringe la mano.
Le labbra di Jace si incurvano. Il suo non è un addio, tornerà a trovarla. Quando varca la soglia della porta e vede che intorno a può per almeno un miglio non c'è nessun'altra casa, si rende conto che quando il figlio non c'è, Margaret, probabilmente, si sente molto sola. Torneró, pensa Jace.
Nicole pensa di non essersela mai presa così comoda. L'ultima settimana è stata tutta una corsa, alzarsi prestissimo la mattina, fare colazione per strada e correre a scuola, nonostante ce la mettesse tutta riusciva comunque ad arrivare in ritardo. Anche quando veniva a prenderla Sophie, non arrivavano in ritardo ma neanche in anticipo, invece questa mattina che l'ha accompagnata Jace ha avuto tutto il tempo per fare quello che voleva.
<<Salve, una bottiglia d'acqua frizzante>> dice Nicole alla gentile signora dietro il bancone del bar della scuola.
<<Certamente>> si gira e si dirige verso il frigo per prendergliela fresca.
<<Ciao Nicole>> dice una voce alle sue spalle, è familiare ma al momento ha ancora la testa turbata per aver capito matematica e non riesce a riconoscerla subito, si volta facendo girare la sedia con le ruote sotto di se talmente forte che la sua coda di cavallo gli è quasi andata a finire negli occhi. È Dylan.
<<Ei, anche tu ti sei svegliato presto questa mattina? >> chiede Nicole
Nel frattempo la signora arriva con la bottiglia d'acqua e Nicole inizia a sorseggiarla.
<<Beh... Io arrivo sempre in anticipo a scuola, sei tu che sei sempre in ritardo o che arrivi giusto in tempo>>
<<Vero>>. È un po' che lei e Dylan non si parlano, gli è mancato il suo umorismo, gli manca il ragazzo dolce con cui confidarsi, che la capisce, la appoggia e non la giudica mai. È vero c'è Sophie, ma non è la stessa cosa.
<<Oggi anche tu hai lezione di matematica a prima ora vero?>> la loro conversazione sembra strana, molto strana, ci sono delle lunghe pause fra un discorso e l'altro e lei si gira più volte a sorseggiare la sua bottiglia d'acqua facendogli credere che è per quello che non gli risponde subito, o perlomeno prova a convincersi, sa che in realtà non è così, non sa bene cosa dire, c'è un forte imbarazzo fra di noi.
<<Si>> risponde Nicole freddamente, cerca di fargli notare il meno possibile di non averlo mai notato, non può credere che anche lui sia a quel corso e che lei non se ne sia mai accorta.
Probabilmente era troppo immersa nei miei pensieri. La conversazione non riesce ad andare avanti perciò Nicole prende in mano la situazione.
<<Vieni andiamo insieme in classe>> si alza con lei, poi continua <<sai penso di aver finalmente capito l'ultimo argomento, forse finalmente riuscirò a prendere la prima sufficienza di tutto l'anno senza aver copiato>> si gira verso di lui e fa un lieve sorriso. Lui lo ricambia
<<Dopo l'interrogazione dell'altra volta e la sgridata della professoressa suppongo che tu ti sia impegnata sul serio questa volta>> scoppiano in una grossa risata, ripensa all'altro giorno, quando la professoressa aveva un'espressione esausta, quasi come se volesse cacciarla dalla sua classe e non volesse vederla mai più, sono 4 anni che capitiano insieme, ma la professoressa ancora non ha imparato che Nicole non imparerà mai la matematica.
<<Che figuraccia>> dice Nicole e ridendo si mette una mano sugli occhi come se desiderasse scomparire.
Passano davanti allo sgabuzzino, sentono due voci, Nicole riconosce la prima: è Olivia.
Dylan si china verso la porta e mette un orecchio per sentire, la sua voglia di voler sapere sempre tutto, di voler conoscere tutto e la sua curiosità lo spingono ad origliare, dopo riferirà tutto a Nicole, nonostante Nicole sa che è sbagliato origliare la sua voglia di continuare a fare squadra con Dylan, la speranza che il loro rapporto possa tornare come prima, la voglia di essere di nuovo complici la spingono a mettere l'orecchio vicino al suo e a origliare.
Le persone nel corridoio erano diminuite, la campanella stava per suonare e quelle poche persone che passavano erano impegnate a cercare disperatamente qualfhe libro che avevano lasciato chissà dove, non facevano caso a noi.
<<Durante Moon festival le verseremo addosso vernice mischiato al fango, proprio quando le avranno messo la corona da reginetta in testa e tutti gli sguardi, i riflettori e le attenzioni saranno rivolte verso di lei tu lascerai la corda e puff... Rideranno tutti e la festa della luna diventerà una comica>>
<<Come riuscirai a far sì che Sophie venga incoronata reginetta? >>
Sophie? Perché vogliono farle questo? Un secondo. L'altra voce a Nicole suona familiare, pensa, pensa a lungo ma niente, non riesce a ricordare, ma sa di conoscerlo
<<Semplice, truccheró i voti, quella sgualdrina non potrebbe mai vincere da sola>>
Nicole e Dylan si guardano, è solo un secondo, ma lei capisce dal suo sguardo che è sconvolto dalla cattiveria di quella donna.
Fino a che punto può spingersi?
Le loro voci si spengono, Nicole capisce che stanno per uscire ma non ha i riflessi abbastanza pronti, fortunatamente Dylan si, perciò la tira verso di sé dietro un armadietto e le mette una mano sulla bocca per evitare che li sentano.
Stanno uscendo.
La prima figura che esce è proprio lei, Olivia.
La seconda figura sta uscendo, all'inizio Nicole non la vede bene, è di spalle, può vedere solo il cespuglio di ricci che ha in testa, l'inconfondibile cespuglio di ricci. Magro, alto con una voce cupa... Quando si gira di profilo ha la conferma del suo sospetto. Jean Mclocwood. L'ex di Sophie.
Per un attimo non capisfe cosa ci faccia insieme a Olivia, ma poi ricollega tutto. Quando se ne sono andati, lei e Dylan si accettano che siano abbastanza distanti per poter parlare senza che loro li sentano e racconta i suoi sospetti a Dylan.
È l'ex di Sophia, ma non un ex qualunque, lei ne ha avuti tanti, ha persino perso il conto di con quante persone è stata.
Era in vacanza in Florida e lo incontró in un vecchio bar, non era molto frequentato. Sono stati insieme per una settimana, forse, finché lei non scoprì che stava già con un altra. Ma il vero problema non fu questo. Sophie era profondamente ferita perciò fece di tutto in modo che anche lui potesse soffrire proprio come stava soffrendo lei, perciò in quel caso la sua astuzia e la sua cattiveria non ebbero limiti.
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