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32.

3 OTTOBRE

Axel apre gli occhi. Se li stropiccia con le mani prima di mettere a fuoco. Seduta davanti a lui c’è sua zia Ilde. Non è cambiata molto dall’ultima volta che l’ha incontrata, tranne che per i capelli bianchi alla radice.

Quanti anni ha ora? Si chiede Axel. Forse una cinquantina, ma non sa dirlo con certezza, è talmente tanto tempo che non va a un suo compleanno che può essere invecchiata anche di dieci anni e lui può non saperlo.

Non ricorda neanche di averla vista nella chiesa riempita di fiori inutili, in cui è stata celebrata la messa per i genitori defunti. Si mette comodo sul sedile dell’aereo, è ancora addormentato e non sa cosa ci fa lì. Si sforza di ricordare e con la mente torna a qualche sera prima, quando lei si era presentata davanti alla sua porta e lui – che si era completamente dimenticato della sua esistenza – l’aveva accolta in casa.

<<Il tuo talento nel disegno può finalmente essere riconosciuto, sono riuscita a ottenere un posto per te in una delle più grandi scuole di Spagna>> le aveva detto la zia. Lo aveva colto di sorpresa, cercava da anni ormai di entrare in qualche scuola d’arte. Aveva passato l’estate a ignorare Nicole nella speranza che fosse lei a cercare lui, invece lo chiamava raramente. Si era stancato di essere sempre lui  a chiamare lei e nella sua testa iniziava a prendere forma l’idea che forse non gliene importava neanche più di tanto di lui. Questa cosa l’addolorava. All’inizio pensò di rifiutare l’offerta per l’amore della sua vita. Ovviamente per andare a scuola in Spagna si sarebbe dovuto trasferire a vivere lì e così non avrebbe avuto possibilità di intraprendere una relazione con Nicole <<l'aereo parte fra un'oretta>> gli aveva detto mettendogli fretta. Axel si era precipitato al piano di sopra per mettere in valigia le cose essenziali che gli sarebbero potute servire solo per quel breve tempo che sarebbe rimasto lontano da casa. La sua intenzione era quella di partire per poco tempo, magari solo per visitare la scuola, poi ci avrebbe ragionato seriamente. La valigia era già piena e le cose da mettere erano ancora molte. Le comprerò una volta arrivato, aveva pensato.

E ora è arrivato. Non voleva abbandonare in quel modo Nicole, non era sua intenzione. È riuscito ad avvertire solo suo fratello con il quale si è raccomandato di non dire nulla a Nicole, la chiamerà lui il prima possibile.

Continua a pigiare sul tasto dell'accensione del telefono nonostante sappia che ha la batteria scarica, spera che si accenda almeno per qualche secondo per dargli il tempo di inviare un messaggio. Nulla. Lo schermo è insistentemente nero. Lo rimette nella tasca interna della giacca e prendendo la sua valigia per il manico prosegue. Sono scesi dall’aereo e dopo aver camminato a lungo e aver preso diversi taxi sono quasi arrivati.

La zia gli va dietro. Si fermano davanti il portone della scuola. Axel dubita per qualche istante. È davvero pronto a far intraprendere alla sua vita quell'avventura? Anche se per poco? Si. Ne è sicuro.

È il suo sogno da anni diventare un grande artista e potersi rapportare con qualcuno che ama la pittura quanto lui, certo Nicole prova a capirlo ma non riesfe a cogliere l'intimità della pittura. Nicole. Quel nome gli torna in mente anche se in fondo sa di non averlo mai scordato. Neanche per un'instante. Vorrebbe rimanere lì e intraprendere una buona carriera ma dall'altra parte della sua vita, quella che ha appena lasciato a New York c'è Nicole.

La ragazza che ama e anche se lei non prova lo stesso per lui, Axel si sente lo stesso bene vicino a lei, lo fa stare bene. Spera che le cose, un giorno, possano cambiare.
<<Andiamo>> dice la zia mettendogli una mano sulla spalla e sorridendogli. All'entrata il preside lo accoglie.

<<Axel. È un piacere conoscerti. Io sono il preside di questa prestigiosa scuola, il signor Jones>> dice l'uomo porgendogli una mano. La sua voce suona sicura e da quanto ha capito è anche abbastanza presuntuoso. È un uomo bassetto e un po cicciottello, vestito in modo elegante e con una cravatta nera. Nonostante la sua voce superbia il suo sguardo trasmette sicurezza e da l'impressione di potersi fidare di lui.

<<Piacere mio>> Dice Axel stringendo la mano che gli ha teso.

Tutt'intorno a loro le persone chiacchierano e parlano disinvolte, non si preoccupano della presenza del signor Jones. Alcuni sono seduti a dei tavolini in un mini bar all'interno dell'istituto e svolgono i loro compiti.

<<Venite con me, vi mostro la scuola>> dice il preside facendo cenno con la mano di seguirlo.

In quel momento Axel trattiene una risata, sembra più emozionata sua zia che lui. I quadri che addobbano la scuola sono magnifici. Il signor Jones gli mostra anche un'enorme stanza dove gli studenti si radunano per disegnare sui muri, ovviamente tutte opere d'arti. In quella scuola ci sono solo i migliori.

Axel pensa che si rifugierà lì quando penserà a Nicole e farà dei disegni tristi per la sua mancanza e gioiosi nella speranza di rivederla presto. Forse quando tornerò avrà sentito così tanto la mia mancanza che avrà capito di privare qualcosa di più dell'amicizia nei miei confronti, pensa Axel.

In quel momento si rende conto di non averla ancora avvertita, da quando sono scesi dall'aeroporto se ne è completamente dimenticato. Il preside continua a fare il giro turistico della scuola.

<<Questa è la stanza per le pitture astratte> spiega. Axel deve sentire la voce di Nicole e per farlo deve trovare una presa per caricare il cellulare. Deve andare nella sua stanza perché il caricatore è nella valigia e non può mettersi a rovistare nel suo bagaglio lasciando i vestiti per terra nel bel mezzo del corridoio.

<<Avrei urgentemente bisogno di andare in camera mia, mi ci può accompagnare? >> chiede Axel.

<<Non ti senti bene? Forse hai la febbre>> dice sua zia iniziandolo a tastare sulla fronte per verificare la sua teoria.

<<Sono semplicemente stanco, il viaggio è stato lungo>> dice Axel allontanando la mano della zia.

<<Allora andiamo subito>> interviene il preside. Lo porta nella sua stanza e lo lasciano riposare.

Nella sua stanza ci sono due letti ma lui non vede nessun altro, il preside non gli ha parlato di un compagno di stanza, probabilmente è andato a farsi un giro della scuola e tornerà a momenti. Lascia la valigia vicino a un comodino, poi mette la testa sul letto che gli sembra meno usato, evidentemente quello è suo.

Chiude per un po gli occhi ma rimanendo comunque sveglio, si rilassa. Prima di chiuderli ha dato un'occhiata veloce alla camera, ma non ha visto segni evidenti di qualche compagno di stanza. Forse anche lui è dovuto partire velocemente e si è portato dietro poche cose.

Sente la porta aprirsi, le sue orecchie sono allerta e nonostante fosse stanco ha mantenuto un po di energia per cercare di restare sveglio per presentarsi al suo compagno

<<Ciao, io sono Axel, piacere>> dice drizzandosi in piedi e porgendo una mano al suo compagno.

<<Io sono Williams e il piacere è tutto mio>>risponde stringendo la presa. È un ragazzo alto circa 1.65 con folti capelli neri e il naso a patata. Porta una camicetta a quadri azzurra, sembra uno dei secchioni delle scuole superiori.

<<Mi sono appoggiato su questo letto e ho lasciato la valigia in mezzo alla camera perché non sapevo quale fosse il lato della mia stanza>> dice Axel guardando la valigia.

<<Tranquillo non preoccuparti, il letto dal quale ti sei appena alzato è libero e per quanto riguarda la stanza se per te va bene non ci sono lati, io ho poche cose occupo solo qualche cassetto tu puoi prendere gli altri>> dice Williams.

Axel annuisce e inizia a sistemare le cose nei vari cassetti quando qualcosa nella mente gli si illumina. Nicole! Si era completamente dimenticato di chiamarla, era così stanco che non aveva messo neanche il telefono in carica.

Corre a cercare una presa e la trova proprio dietro il suo letto, lo scosta leggermente per poter mettere il caricatore, aspetta qualche minuto che si carichi e la chiama.

<<Ti dispiace se faccio una telefonata?>>

<<certo che no, fai pure>>

Axel avvicina il telefono all'orecchio e dopo diversi squilli inizia a pensare che forse è meglio attaccare e aspettare che sia lei a chiamarlo quando si sentirà pronta. Forse è arrabbiata. Sta per premere la cornetta quando una voce gli parla.

<<Axel! Ma si può sapere che fine hai fatto? >>chiede Nicole dall'altro lato del telefono

<<Nicole! Ti prego lasciami spiegare.>> la implora. Prende il suo silenzio come un si. In fondo chi tace acconsente e inizia con il suo racconto. <<e così ora sono in Spagna, mi dispiace moltissimo di non averti avvertita>> conclude Axel.

<<L'importante è che stai bene, ci sentiamo dopo ho da dare>> dice Nicole e senza aspettare una sua risposta attacca.

Axel doveva immaginarlo, probabilmente ora lei è arrabbiata con lui perché lui l'ha fatta preoccupare. Preme anche lui sulla cornetta rossa e riattacca, posa il telefono sul letto ancora sotto carica.

Si volta verso il suo compagno di stanza che ha assistito a tutta la conversazione e scuote le braccia come per dire: cosa ci posso fare .

<<Ehh... Le donne>> dice il suo compagno, sognante. <<qualcosa non va?>>

<<un po di casini con una ragazza>> risponde Axel sedendosi di nuovo sul letto e spostando il telefono sul comodino in modo che stesse più vicino alla presa, e lui può stare più comodo sul letto. <<è speciale>> continuó <<è solare, ride sempre. Trova sempre un pretesto per ridere e cerca sempre di far sorridere anche te, le piace rendere felici le persone. Penso che sia molto particolare, è spensierata, forse lei ha davvero capito il senso della vita>>

<<wow! Da come ne parli sembri esserne proprio innamorato, al quanto ho capito è la tua ragazza>> dice Williams.

<<eh già>> sospirò Axel. <<riguardo la seconda parte della frase… no. Purtroppo non è la mia ragazza>> marca la parola purtroppo in modo che possa risulatre la più importante.

Si sta trovando molto bene con il suo nuovo compagno di stanza, si conoscono da pochi minuti e già si stanno raccontando i fatti loro, Axel non sa perché gli abbia detto cosa prova per Nicole, ma sente di potersi fidare, gli piace proprio quel ragazzo, sente che possono diventare ottimi amici.

Da sotto la porta striscia qualcosa di bianco. Una lettera. Si alza per raccoglierla ma Williams lo precede e la butta nel cestino all’angolo della stanza.

<<non la leggi? >> chiede Axel

<<So già cosa c'è scritto>> risponde Williams abbassando lo sguardo.
Axel con aria interrogativa scruta il suo compagno, finché lui non si decide a parlare <<sono dei bulletti della scuola che mi hanno preso di mira, nella lettera c'è scritto che sono uno stupido, un povero fannullone, me le mandano ogni giorno da quando sono arrivato, ormai non le leggo neanche più, tanto usano sempre le stesse parole, e io sono solo, loro sono in tanti.>>

Axel guarda l'amico addolorato e si dispiace.

Sembra un tipo apposto, molto gentile e disponibile, non capisce perché lo abbiano preso di mira. Ma non lo chiede neanche, si ricorda quando Nicole gli ha chiesto, la sera del party di inizio anno che fine avessero fatto i suoi, ovviamente non lo aveva fatto con cattive intenzioni ma in quel momento il suo cuore fu trafitto da una lama, anzi la lama già c'era, semplicemente sembrava che qualcuno la stesse spingendo ancora più infondo, finché non sarebbe arrivata a tagliare il suo cuore.

Forse anche le sue prese in giro sono collegate a qualcosa che a lui fa male, che lo fa soffrire. Nicole. Pensa. Ogni cosa lo porta a pensare a lei.

<<ora non sei più solo amico mio, ci sono io con te e faremo in modo che ti lascino in pace>> si limita a dire Axel.

Gli occhi di Williams si illuminano. Amico. Gli ha detto amico, finalmente aveva qualcuno, qualcuno che tenga veramente a lui.

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