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Ritorno al passato

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Buon primo giorno dell'anno nuovo a tutte voi!!💕🍾🍾
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Capitolo 14
Ritorno al passato

A quel contatto la ragazza sussultò per la seconda volta nel giro di poco tempo.

Non era abituata a quei gesti da parte di Draco Lucius Malfoy. Il principe delle serpi, il cui cuore di ghiaccio poteva fare invidia persino al serial killer più spietato appartenente al mondo babbano.

Era già la seconda volta che le labbra soffici del purosangue lasciavano il loro sapore sulla pelle - o meglio, nel primo caso sulla cute - della bella mezzosangue.

«Mi dispiace-aveva sussurrato Draco, all'orecchio della mora-mi dispiace per non essere intervenuto...»aveva detto infine, per poi lasciare un leggero e delicato bacio sui capelli di Hermione, stringendola ancora più forte tra le braccia.

Al ricordo la Grifondoro sorrise.
Nonostante quello non fosse stato uno dei giorni più belli, era felice dei passi avanti che - lentamente , e senza neanche accorgersene - stava facendo con chi da sempre le era nemico.

"Sto tenendo fede alla mie parole, Granger" continuò a ripensare quest'ultima, mentre ancora volavano dominando la notte buia che li circondava.

Quando Hermione capì la destinazione del biondo Serpeverde, però, iniziò ad agitarsi, e le parole del ragazzo passarono decisamente in secondo piano.

«Malfoy!-esclamò-torna indietro, non possiamo andare...»iniziò a dire, ma il ragazzo la interruppe.
«Rilassati, Granger. Carpe Diem. Cogli l'attimo»le mormorò all'orecchio lui. Con voce sensuale.

Per la seconda volta. La ragazza rimase sorpresa a sentire il Serpeverde citare un autore babbano, ma questa volta non disse nulla. E al contrario decise di ascoltare il consiglio del biondo, e godersi il momento.

Iniziò ad osservare il cielo stellato, notando come queste ultime formassero piccoli raggruppamenti di puntini luminosi.
Colse subito la costellazione di Orione - da sempre quella che lei preferiva di più - studiandola con occhio attento.

Vide subito l'allineamento delle tre stelle che formavano la cintura del famoso cacciatore, incorniciate da un rettangolo di quattro stelle più luminose.

«Quella è la costellazione del Drago»sussurrò il purosangue, stancando per qualche secondo la mano dal manico di scopa per puntarla verso il cielo.

Hermione spostò lo sguardo nel punto indicato, inizialmente fece un po' di fatica a distinguere l'enorme figura, ma poi - con più attenzione - notò subito le quattro stelle che rappresentavano la testa, e poi più in là quelle che formavano il corpo.
Era forse una delle costellazioni più grandi che avesse mai visto. Se non la più grande dell' intera volta celeste.

Mentre la osservava, non poté fare a meno di ricordare ciò che aveva letto su quella costellazione nel libro che le aveva regalato sua madre, qualche anno prima.

La storia legata a quell'insieme di stelle era tanto affascinante quanto tediosa.

La costellazione del Drago era da sempre stata una costellazione settentrionale, che partiva dai pressi del Polo Nord e si insinuava tra le due Orse.
Le vicende legate alla sua forma erano numerose, veniva - infatti - vista di volta in volta come un serpente, un ippopotamo e, nell'antica India, un coccodrillo o un alligatore.

La forma del Drago era originaria della Mesopotamia, dove compariva come un dragone alato, ma Talete, famoso filosofo babbano, tolse al drago le ali per formare l'Orsa Maggiore e da allora, non fu più volante.

Secondo un primo mito, il Drago rappresentava il dragone che divorò gli uomini del fondatore del sempre babbano Cadmo. Quest'ultimo, avrebbe poi ucciso il drago e seminato i suoi denti, dai quali sarebbero nati degli uomini armati, gli Sparti.
Un altro mito narra di come, al matrimonio di Giove con Giunone, la Terra regalò alberi da frutto che ad ogni primavera facevano nascere mele d'oro. A custodia del giardino, vennero poste quattro ninfe, le Esperidi, le quali misero a guardia dei preziosi alberi un drago, Ladone, con cento teste, capace di parlare e di imitare ogni tipo di voce umana o verso animale.

Quando qualche malintenzionato si avvicinava al giardino, il drago iniziava ad urlare in cento tonalità differenti facendolo fuggire. Euristeo, assegnando le dodici fatiche ad Ercole, comprese proprio il furto di una delle mele, ed Ercole riuscì a superare anche questa prova grazie all'ausilio di Atlante, scagliando una freccia che colpì Ladone a morte.
Il drago fu così ucciso, ma per ricordarlo Era, profondamente turbata, lo pose in cielo come costellazione.
Un'altra vicenda legata al dragone era di come combattè insieme ai Titani nella guerra contro gli dèi dell' Olimpo. Erano poi trascorsi dieci anni di guerra, quando il dragone ingaggiò una battaglia contro la dea Atena, che lo afferrò per la lunga coda e lo scagliò roteandolo in cielo. Mentre precipitava dall'alto il corpo del dragone si annodò, e si impigliò attorno al Polo Nord celeste. L'aria lassù era così gelida che la bestia si congelò in quella posizione contorta attorno al Polo.

Intanto che sul volto della giovane strega si formava un sorriso sincero, Draco Lucius Malfoy, aveva la mente in subbuglio. E ad aumentare quella sua confusione era la ragazza che - inconsapevolmente - si stava lasciando cullare dalle braccia forti e muscolose del ragazzo.

In effetti, aveva notato che in quella piccola prigione di calore umano, si sentiva al sicuro.
Protetta da un mondo bugiardo, spregevole e irrispettoso.
Un mondo che altro non le aveva regalato se non sofferenze.
E quello stesso mondo, le sofferenze le aveva regalate a entrambi.
Senza distinzioni di sesso. Senza distinzioni di casa, o di sangue.

Draco Lucius Malfoy aveva sofferto. Imprigionato in quell'universo di magia di cui non ne sapeva indossare i panni.

Perchè - anche se sembrava strano ammetterlo anche a se stesso - Draco Malfoy era felice di essere un mago, ma la cosa che gli provocava dispiacere, era il doversi alzare ogni mattina dal letto, e vedere sul proprio braccio quell'orribile segno che lo marchiava a vita.

«Draco»sussurrò con voce strascicante "l'uomo".

Il suo viso bianco era niente in confronto agli occhi rossi e lividi che lo ornavano.
Il ragazzo lo aveva guardato, cercando di non far notare il brivido di terrore che gli aveva attraversato la schiena quando si era sentito chiamare.

In quegli anni aveva imparato che mai bisognava mostrarsi spaventati di fronte al mostro, perché vedere il luccichio di paura illuminare i tuoi occhi, era la garanzia di una morte certa.
Voldemort agiva cosi. Gli piaceva chi gli dava del filo da torcere, perché gli piaceva dimostrare alla fine, che nonostante il tuo coraggio, lui sarebbe rimasto sempre il numero uno.

E nessuno, sarebbe mai riuscito a superarlo, o quanto meno a  raggiungerlo.

«Signore»aveva risposto, obbediente. Cercando di mantenere un tono fermo, sicuro.
«Mio caro Draco-aveva continuato Voldemort girandoli intorno-stavo pensando, che forse è arrivato il momento anche per te di dare il tuo aiuto in questa guerra».

Il giovane ragazzo si era guardato attorno, cercando di trovare la risposta negli occhi di quelle poche persone che gli erano care.
Ma alla fine la risposta era soltanto una, e senza preamboli aveva puntato lo sguardo in quello orrido della bestia.
«Certo, Signore».
Quante volte si era sentito male dopo essere stato in sua presenza.
Quante volte Daphne lo aveva raggiunto nella sua stanza, e lo aveva abbracciato cercando di infondergli coraggio.

Oh, ma il giovane Serpeverde ne aveva abbastanza di coraggio, e mentre fuori la notte scorreva lenta, lui si era fatto una promessa: mai avrebbe gettato lacrime per tutto quel dolore che stava vivendo, ma le uniche lacrime che avrebbe gettato sarebbero state quelle che mai nessuno avrebbe visto, quando tutta quella sofferenza sarebbe diventata un futile ricordo.

«Voglio che uccidi Albus Silente, Draco Malfoy»aveva ghignato Tom Riddle, gelando lo sguardo dei presenti e facendo rimanere senza parole il suo interlocutore.

«Malfoy, Malfoy ti senti bene?»chiese Hermione notando lo sguardo perso del ragazzo.
Quest'ultimo la guardò, non vedendola realmente. La sua mente era ancora persa in quei ricordi passati, in quel dolore che aveva provato e ancora - avvolte - continuava a provare.
«Malfoy!»urlò Hermione quando la scopa sulla quale ancora entrambi sedevano aveva iniziato a puntare verso il basso.
«Cosa, Granger?»borbottò il Serpeverde, notando un secondo più tardi che nel giro di pochi minuti si sarebbero schiantati contro il terreno umido.
Aumentò la stretta sul manico di legno della scopa e, giusto in tempo riuscì a riprendere il controllo del volo.

Passarono altri minuti in silenzio, Hermione preoccupata, Draco pensieroso. Fin quando quest'ultimo non decise che era arrivato il momento di tornare a camminare di nuovo sulla terra ferma, e facendo attenzione puntò la scopa verso il basso, atterrando in una delle stradine poco illuminate di Hogsmeade.

Il giovane Serpeverde scese dalla scopa per poi aiutare la ragazza a fare lo stesso.

Quest'ultima continuava a guardarlo, ansiosa di scoprire cosa avesse, ma lui sembrava essere intenzionato a non dirle niente, e afferrandole la mano iniziò a trascinarla verso uno dei pochi luoghi che avevano il potere di calmarlo.

***

Daphne Greengrass camminava indisturbata per i lunghi corridoi di Hogwarts, intenta a raggiungere i sotterranei.

In quei giorni si sentiva strana. Dopo aver fatto pace con Theodore, aveva passato un po' di tempo con il ragazzo.
Tempo durante il quale avevano parlato di tutto, e si erano conosciuti meglio.
Aveva scoperto che Theodore odiava i maglioni di lana perché gli provocavano prurito alla pelle, al contrario adorava indossare camicie perché - a detta sua - mettevano in risalto il suo fisico.
Odiava i colori troppo scuri, ma allo stesso tempo gli piaceva il nero perché era un colore semplice e che si poteva abbinare con tutto.
Aveva scoperto inoltre, che dopo aver terminato quell' ultimo anno di Hogwarts gli sarebbe piaciuto volare in Francia per trascorrere li alcuni mesi della sua vita.
Anche lei aveva confessato alcune cose al bel Serpeverde, partendo dal suo colore preferito - stranamente l'argento - per finire a parlare di quello che sarebbe voluta diventare una volta uscita dal Castello, e quando dalle sue labbra erano uscite cinque piccole paroline - mi piacerebbe fare la scrittrice - il ragazzo era rimasto ammutolito, fissandola con la sorpresa dipinta negli occhi.
«La scrittrice?»aveva domandato, allora.
La Greengrass l'aveva guardato per poi spostare il suo sguardo sulle sponde del Lago Nero.
Esistono molti scopi nella vita, aveva pensato, c'è chi vuole fare il medimago, chi il magicavvocato.. C'è chi vuole fare un lavoro da nulla, chi invece vuole seguire i propri sogni...
In effetti le era sempre piaciuto scrivere, anche se erano poche le persone che lo sapevano. O meglio, fino a quel momento l'unico che sapeva di questo suo sogno era Draco Lucius Malfoy.
Glielo aveva confessato una sera, dopo che Voldemort gli aveva lanciato il suo ennesimo Cruciatos...

Draco era accasciato sul pavimento mentre il dolore sembrava ardere ogni suo singolo osso, nella stanza erano rimasti soltanto loro due.

Daphne si era avvicinata lentamente all'amico, sedendosi di fianco a lui. Aveva iniziato ad accarezzarli il capo aiutandolo - delicatamente - a poggiare la testa sul suo grembo.
Il silenzio era rotto dai singhiozzi della ragazza, mentre il ragazzo non esprimeva nessuna emozione, né una lacrima veniva gettata dai suoi occhi in tempesta.
«S-sai cosa, Draco...?- aveva borbottato la bionda- un giorno tutto questo sarà finito, e noi saremmo liberi di fare delle nostre vite ciò che più ci piace. Un giorno non dovremo più sottometterci a una bestia, a un bastardo senza cuore. Tra qualche anno, mentre io sarò seduta alla mia scrivania intenta a scrivere il mio primo libro, e tu sarai in giro per il mondo facendo di te l'uomo meraviglioso che sei, ci sentiremo tutti i giorni e rideremo ripensando a questi momenti. Rideremo alle sue spalle, Draco. E saremo felici, come non lo siamo mai stati. E io verrò a trovarti, e tu verrai da me. E andremo a trovare anche Blaise, Pansy e Theodore... e... e..»si era interrotta di colpo, mentre la sua voce stava iniziando ad incrinarsi e anche il gesto abituale del respirare iniziava a diventare una cosa di troppo.
Draco se ne accorse, e cercando di non pensare al dolore che lo stava invadendo si era alzato, puntando lo sguardo in quello dell'amica, per poi con la punta delle dita asciugare le lacrime incessanti che continuavano a rigarle le guance.
«E cosi vuoi fare la scrittrice?»aveva domandato, per alleggerire la tensione che si era venuta a creare.
«È già...»aveva singhiozzato la ragazza.
«È mi farai mai leggere un tuo scritto?»aveva continuato a chiedere il Serpeverde, poggiandole il braccio dolorante sulle spalle e avvicinandola a sé.
«Sarai il primo, Draco» aveva promesso la Greengrass.
E in effetti, aveva mantenuto fede alle sue parole, presentandosi - pochi giorni più tardi - nella stanza di Malfoy con un malloppo di fogli stretti in una mano.
Il ragazzo l'aveva accolta con un sorriso afferrando la carta che teneva stretta nella mano e iniziando a leggere.

Non ho paura della morte.
Ho paura di tante cose, ma non della morte.
Forse perché la vivo ogni giorno, o forse perché ogni giorno avverto il suo odore pestilenziale seguirmi come un'ombra.
Ho paura del domani. Ho paura di svegliarmi e ritrovarmi da sola, di non avere più nessuno accanto a me...
Vivo nella speranza che questo non accada, ma nell'attesa anche quest'ultima mi sta abbandonando.
Vorrei che la mia vita fosse un sogno, perché dai sogni ci si sveglia, ma dalla realtà non si fugge.

Quelle erano state le parole che più avevano colpito il bel Serpeverde, e che mai - negli anni a venire - avrebbe dimenticato.

La giovane Serpeverde senza rendersene conto aveva raggiunto i sotterranei, e dopo aver pronunciato la parola d'ordine si era rifugiata all'interno della Sala Comune, osservandosi intorno.

A circondarla c'era solo qualche primino. Senza degnarli di un'occhiata si sedette sulla poltroncina verde-argento vicino al camino, perdendosi nuovamente nei suoi pensieri.

Alla fine la battaglia si era conclusa e Voldemort era stato sconfitto. Tutto si era concluso per il meglio, o almeno questo era quello che pensava lei.

Perchè la fuori, nascosto nel buio della notte il male stava per tornare, e il suo ritorno sarebbe stato più crudele che mai.

«Hey Daph!» disse qualcuno, distraendola nuovamente dai suoi pensieri.
Alzó la testa verso la fonte di quella voce calda, accogliente, ritrovandosi di fronte un volto famigliare.
Theodore Nott la guardava curioso e pensieroso al tempo stesso.
In quegli ultimi giorni la giovane strega era spesso distratta, e quel comportamento non era di sicuro sfuggito agli occhi del Serpeverde.
Quest'ultimo si sedette sulla poltrona di fronte alla sua, fissandola.
«Ti senti bene?» le chiese, sporgendosi verso di lei.
«Come?... Oh, sì sto bene» rispose poco convinta la ragazza.
«Sei sicura?»insistette il mago.
Daphne Greengrass lo guardò, irritata, dirigendosi a passo di marcia nella stanza che divideva con Pansy Parkinson, subito seguita dal Serpeverde.
Per qualche secondo all'interno della piccola stanza regnò il silenzio.
Un silenzio durante il quale la ragazza si era seduta sul letto con le mani a coprire il volto stanco.
E il ragazzo si era posizionato di fronte a lei, attendendo una sua reazione.
«Hey...»sussurrò Theo, avvicinandosi.
Daphne allontanò le dita diafane dal volto e lo guardò.
Il giovane mago era dritto davanti a lei - quasi come fosse una statua di chissà quale scultore - le mani erano tenute all'intero delle tasche dei pantaloni scuri che indossava. Spostò lo sguardo più in alto, sul suo petto, dove il candido tessuto della camicia bianca metteva in risalto le forme del suo torso.

Il ragazzo seguì i suoi movimenti con gli occhi, fin quando questi ultimi non si incontrarono con quelli di lei.

«Daph...-pronunciò con voce dolce-te lo richiedo, sei sicura di stare bene?»domandò Theodore facendolesi più vicino, fino a sedersi accanto a lei sul letto.
Questa volta non ci volle molto prima di ricevere una risposta dalla bionda.
«Si.. No... Non lo so»borbottò confusa.
«Daphne rilassati... So che di solito è con Draco che ti confidi,  e so di non essere lui. Ma ci sono qui anche io Daph, per qualunque cosa».
«È solo che... Avvolte vorrei allontanare i ricordi. Sai quando ci trovavamo circondati da Mangiamorte, o quando ci trovavamo a trascorrere le nostre giornate all'interno di una casa dove non avremo saputo se avremo visto la luce del giorno seguente. Vorrei... Dimenticare. Ma è impossibile dimenticare il passato. Si può andare avanti, non si può tornare indietro. Ma i ricordi saranno sempre lì, in un angolino della tua mente, o del tuo cuore, a farti compagnia da ottimi amici quali sono»finì, la voce stanca. Alla ricerca di quella pace che sembrava impossibile da raggiungere.

Mentre parlava, senza rendersene conto aveva afferrato la mano del ragazzo, il quale all'inizio l'aveva guardata, insicuro, ma poi con delicatezza aveva ricambiato la stretta.

«I ricordi saranno sempre lì a spargere la loro merda, su questo hai ragione, ma nessuno ci vieta di creare altri ricordi»rispose Theodore Nott, prima di sporgersi verso la ragazza, e poggiare le proprie labbra calde su quelle ancora più calde di lei.

***

Durante la notte Hogsmeade sembrava diversa. Fu il primo pensiero che colpì Hermione mentre si guardava attorno.
Ed era vero, durante la notte Hogsmeade sembrava più magica, più pittoresca.
Draco la trascinò lungo High Street, tra i tre manici di scopa e il Negozio degli scherzi di Zonco, e ancora oltrepassarono Mielandia e Mondomago, seguiti da Stratchy & Sons per poi proseguire lungo una strada buia in cui l'unica luce era quella delle stelle, che illuminavano la notte buia.

Non sapeva dove il ragazzo la stava trascinando, ma per qualche strana ragione si sentiva al sicuro.
Era da quando Bellatrix Lestrange - poco lontano da dove si trovavano adesso - aveva annunciato la sua rinascita al mondo magico che Hermione Granger - così come anche gli altri studenti - non si allontanava dalle quattro mura sicure del Castello.
E in quel momento non le importava neanche delle conseguenze che l'avrebbero attesa una volta ritornata ad Hogwarts, perché in quel momento, in compagnia di quello che da sempre era stato il suo acerrimo nemico si sentiva bene, e questo era l'importante.

Era ancora persa nei suoi pensieri quando andò a sbattere contro la schiena dura del bel Serpeverde.
«Sempre distratta, mezzosangue?» ghignò quello girandosi verso di lei.
Notò subito come le guance della Granger si stavano lentamente colorando di un leggero rosso, mentre - imbarazzata - teneva gli occhi puntati verso il basso.
«Dove siamo?»domandò quindi la Grifondoro, per smascherare la tensione.
Draco la guardò un'ultima volta, per poi puntare lo sguardo verso l'alto.

«A dire il vero non lo so neanche io, non ho mai scoperto come si chiama questo posto. Ma mi piace pensare di essere in capo al mondo quando sono qua».
«In capo al mondo?»domandò la mora, confusa.
«Guardati attorno, Granger.-spiegò Draco- Attorno a te non c'è nulla che ti possa far pensare di appartenere a questo mondo. Non ci sono case, non ci sono negozi o stamberghe stregate. C'è il verde, Granger, c'è l'odore di questi strani fiori magici, c'è il rumore dell'acqua che scorre in un ruscello. E c'è il buio, che ci avvolge quasi come volesse proteggerci da tutti i mali del mondo. E poi ci sono le stelle, mezzosangue. Ci sono questi piccoli puntini luminosi che sono in grado di infonderti sicurezza, nonostante tutto.
E io mi sento in capo al mondo, quando sono qua, perché smetto di pensare».

Inutile dire che Hermione Jane Granger rimase sorpresa dalle parole del giovane Serpeverde. E senza rendersene conto fece qualche piccolo passo avanti verso quest'ultimo, guardandosi attorno.
Il biondo aveva ragione, pensò, attorno a loro c'era tanto verde e c'era odore di fresco, sembrava quasi una piccola radura. In lontananza si sentiva il rumore dell'acqua che scorreva, ma nonostante quello tutto attorno a loro emanava sicurezza.
«Perché mi hai portato qui?»domandò ancora.
«Perché avevo bisogno di smettere di pensare, Granger. E per qualche assurda ragione avevo bisogno di smettere di pensare insieme a te»rispose Draco, facendo a sua volta, un passo in avanti.

***
Salve ragazze, allora come sempre mi scuso per il ritardo, ma come avrete sicuramente notato la puntualità non è il mio forte😅😅
In questo capitolo ho voluto dare posto anche ad un'altra coppia, cioè quella di Daphne e Theodore, mentre alla fine del capitolo, c'è questo momento dolce tra Draco ed Hermione che devo essere sincera, ho adorato scrivere🙈
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, e vi auguro nuovamente un felice anno nuovo🎉❤️❤️

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