Ricordi
Ciao ragazze!!! Sono felicissima, qualche capitolo fa avevo detto che avrei provato a fare il video della storia, e finalmente ci sono riuscita😁
Fatemi sapere che cosa ne pensate, spero vi piaccia😉
Se non riuscite a vederlo quassù ⬆️
Questo è il link su youtube: https://youtu.be/ya4YEDOkm_M
Ora vi lascio al capitolo, un bacio😘💕
8.Capitolo
Ricordi
«Harry... Potter»ripeté per la seconda volta la donna.
Aveva qualcosa di strano, constatò il bambino sopravvissuto osservandola a bocca aperta.
Era diversa dalle altre donne. Aveva la carnagione chiara, che sotto le luci calde del castello, poteva sembrare trasparente.
Era alta, e i capelli erano lunghi e di un biondo lucente.
La figura più bella che avesse mai visto, si ripeté mentalmente per la seconda volta il Grifondoro.
«Ho letto molte storie sul tuo conto, sai?»continuò Ada, girando intorno al mago, che la guardava senza proferire parola«Ti chiamano il bambino sopravvissuto. L'eroe. Altre persone, invece, ti definiscono l'erede di Voldemort...»aggiunse, e con la voce sottolineò il nome del Signore Oscuro.
Sembrava potente, e lo era, mentre si muoveva tranquilla e con un'ombra di divertimento sul viso.
«Ma sia io che te sappiamo che non è cosi. Tu non sei l'erede del mostro, non lo sei mai stato»disse poi, avvicinandosi sempre di più ad Harry Potter, il quale come se si fosse appena risvegliato dallo stato di trance in cui era caduto, prese la bacchetta e la puntò contro la figura-all'apparenza perfetta-di Ada.
Lei lo guardò, e subito dopo scoppiò a ridere.
«Caro mio Harry Potter...»disse poi, ancora tra le risate«..se solo volessi, potrei far saltare in aria te e la tua bacchetta con uno schiocco di dita»finì, tornando subito seria.
«Chi sei?»chiese Harry, senza però abbassare la bacchetta.
Quella donna non gli piaceva. Era strana, diversa...
«Credimi, lo scoprirai molto presto»ghignò la creatura soprannaturale, prima che una voce famigliare e pesante, la interrompesse dall'aggiungere altro.
«Ada»la chiamò Silente, avvicinandosi ai due.
«Qualcosa non va, vecchio mago?» chiese quest'ultima, con una sicurezza tale che sembrava avvolgerla dalla testa ai piedi.
Harry Potter rimase sorpreso dal modo in cui quella che aveva appreso si chiamasse "Ada"si rivolse al preside. Nel suo tono, però, non c'era cattiveria, ma al contrario, sembrava conoscere il mago da talmente tanto tempo, da potersi rivolgere a lui con tono scherzoso.
Allo stesso tempo, Silente, non fu colpito dal modo in cui la demone si rivolse a lui. Ma c'era altro a preoccuparlo. E, in quel momento la sua preoccupazione stava nel fatto che Ada si era presentata agli occhi del bambino sopravvissuto senza nessun preavviso.
«Cara, potresti lasciare me...»iniziò a dire il mago, per poi puntare il suo sguardo su quello confuso di Harry«e il Signor Potter da soli, ci sono argomenti piuttosto...delicati, di cui dovrei parlarli»concluse, ripuntando il suo sguardo su quello della donna.
«Ai suoi ordini, Silente»disse questa, con lo stesso tono usato poco prima«in ogni caso, devo andare a cercare la mia cena»lanciò un'ultima occhiata al giovane mago, e cosi come era comparsa, sparì.
In quel momento in uno dei corridoi dell'enorme Castello regnava il silenzio.
Albus Silente, non proferiva parola, e i suoi occhi azzurri chiaro erano puntati in quelli verdi di Harry Potter, che a sua volta non diceva nulla.
In quegli anni il vecchio preside non era cambiato molto. Era alto e magro, e come sempre la barba lunga era infilata nella cintura. Il mantello era color porpora, e sotto di questo si potevano intravedere gli stivali di colore scuro, alti e con le fibbie. Sulla punta del naso lungo e ricurvo, invece, erano poggiati i suoi famosi occhiali, che li conferivano un'aria saggia e vissuta.
Il bambino sopravvissuto, invece, era cambiato, e tanto anche.
Non era più il piccolo ragazzino di undici anni che si era presentato ad Hogwarts tranquillo, silenzioso e insicuro sulle proprie capacità. Nel corso degli anni, Harry si era ambientato velocemente in quello che era il suo vero mondo, il mondo dei maghi, e aveva trovato amici di cui fidarsi, e cosa più importante aveva iniziato a fidari anche di se stesso e ad essere coraggioso. E senza sapere nulla di quello che lo avrebbe atteso, ora era cresciuto, era diventato un uomo.
Un uomo che si era guadagnato l'odio e l'amore di più persone nel mondo magico.
Anche i suoi occhi ora erano più sicuri, e come dice un vecchio detto, gli occhi sono lo specchio dell'anima.
Senza dire nulla, Silente iniziò a camminare, ed Harry Potter a seguirlo.
Iniziarono a percorrere i corridoi fino a raggiungere il secondo piano del Castello, dove si fermarono davanti ai due Gargoyle, il preside pronunciò la parola d'ordine, e questi ultimi si spostarono di lato, facendoli passare.
Quando entrarono nell'ufficio, il vecchio mago attraversò la stanza fino a raggiungere la parte inversa, dove c'era ancora il vecchio pensatoio.
Era da tanto che Harry Potter non vedeva quel vecchio bacile, ma era proprio come lo ricordava.
Aveva l'aspetto di un lavabo di pietra non molto profondo, sul quale erano incisi strani simboli, al suo interno la solita sostanza argentata che all'apparenza poteva sembrare gas liquido.
Ancora con il silenzio che li circondava, il preside prese la bacchetta e poggiò la punta vicino alla tempia.
«Ora Harry, ti mostrerò qualcosa che è successa qualche mese fa. Ti avevo detto che a tempo debito, ti avrei fatto sapere quello che sta succedendo, e nonostante quel tempo non sia ancora giunto, credo sia giusto mostrarti questo mio ricordo»disse il mago,e poco dopo tolse la bacchetta dalla tempia e e trascinò il pensiero all'interno del pensatoio.
Passarono alcuni secondi in cui sia gli occhi del mago, sia quelli del ragazzo erano puntati verso la sostanza bianca-argento, prima che questa gli travolgesse all'interno del ricordo.
Non ci volle molto prima che Harry Potter riconoscesse il posto in cui si trovavano, aveva vissuto uno dei momenti peggiori della sua vita in quel luogo.
Subito i ricordi del torneo tre maghi iniziarono ad invaderli la testa, i ricordi di Cedric Diggory mentre veniva ucciso e lui non era riuscito a fare niente per impedirlo.
Il cimitero di Little Hangleton era tetro e buio, proprio come lo ricordava.
Osservò Silente che rimaneva al suo fianco senza dire nulla, ma poi la sua attenzione fu catturata da altro.
Davanti a loro una lapide di marmo alta, su cui fondo c'era scritto il nome di Tom Riddle.
La stessa lapide sulla quale qualche anno prima Codaliscia lo aveva legato con delle funi da capo a piedi per far risorgere il Signore Oscuro, la lapide del padre di Voldemort.
Voleva chiedere al vecchio preside come mai si trovassero li, ma prima ancora che potesse aprire bocca, qualcuno apparve nell'oscurità.
Era una figura coperta da un enorme e lungo mantello nero, camminava con passo lento ma deciso verso l'enorme pietra tombale, e quando la raggiunse si inginocchiò e con le mani percorse ogni singola lettera che c'era incisa su quest'ultima.
Cercò invano di guardarla in volto, ma questo era coperto da una maschera argentata.
E allora capì...capì che quella persona era un Mangiamorte, ma c'era qualcosa di strano nel suo modo di fare.
Perchè un Mangiamorte, un fedele dell'Oscuro, dovrebbe inginocchiarsi ai piedi della lapide del padre di Voldemort?
Voleva avvicinarsi e toglierli l'orribile maschera che li copriva il viso, per capire chi fosse, ma non lo fece, non poteva farlo.
Sentì una mano poggiarsi sul suo braccio, e quando alzò il viso in direzione di Silente, notò che questo era concentrato a fissare un puntò al di là della lapide, al di là del Mangiamorte.
Gli occhi azzurri e saggi del vecchio mago, erano concentrati a fissare una casa sopra la collina.
Non ci mise molto a capire di chi fosse quella casa.
Le parole del mostro gli risuonavano ancora nelle orecchie.
«La vedi quella casa sulla collina, Potter?»gli disse il Mago Oscuro, subito dopo che era rinato«Mio padre viveva lassù. Mia madre, una strega che abitava in questo villaggio, s'innamoro di lui. Ma lui la abbandonò quando lei gli rivelò chi era... non piaceva la magia, a mio padre...».
Si ricordava ogni singola parola uscita dalle labbra di Voldemort, e la notte quando non riusciva a dormire quelle parole tornavano a tormentarli la mente.
Ma ora mentre fissava la vecchia casa, si chiese come mai questa sembrava essere abitata, come mai si potevano vedere delle luci attraverso le finestre.
E poi, gli stessi fulmini rossi che la notte di Halloween annunciarono l'arrivo di Bellatrix, iniziarono a squarciare il cielo.
E prima ancora che la sua mente riuscisse a formulare un qualsiasi pensiero coerente. Prima ancora che la sua mente riuscisse a collegare il perché della figura, della casa abitata e degli strani fulmini... si ritrovò di nuovo all'interno dell'ufficio di Silente, con quest'ultimo al suo fianco.
Harry era perso nei suoi pensieri, cercava di dare un senso a quello che aveva appena visto, mentre il vecchio mago, iniziò a camminare e a fissare uno per uno i nomi di tutti i maghi che lo avevano preceduto.
A partire da Dylis Derwent,e a seguire con Everard, Dexter Fortebraccio, Phineas Nigellus Black, e Armando Dippet.
«Sai Harry...»disse poi, attirando l'attenzione del ragazzo«forse quello che ti ho mostrato non ti sembrerà avere molto senso, ma...come ti ho già detto questo è solo uno dei tanti ricordi di qualche mese fa»finì.
Il ragazzo lo guardò confuso «Professore»boccheggiò«io non capisco... cosa c'entra questo con la donna di poco prima, con quella Ada?»chiese.
Il mago lo guardò da sopra gli occhiali a mezzaluna«Harry, ora non pensare ad Ada, lei non è pericolosa»mormorò in risposta.
«Sei un ragazzo sveglio, Harry Potter, quello che ti ho mostrato ha un significato molto più profondo di quello che sembra. Il male sta tornando, e qualcuno, là fuori...»disse, e puntò il viso in direzione delle enormi vetrate che ricoprivano le pareti dell'ufficio«sta cercando di far tornare in vita Tom Riddle»concluse, ripuntando il suo sguardo su quello del giovane mago«Questa guerra, Harry, sarà ancora più forte delle altre, e non ci sarà solo il Signore Oscuro da sconfiggere»disse infine, prima di far uscire Harry dal suo ufficio e lasciarlo da solo in balia dei suoi pensieri.
***
Nella Sala Comune dei Serpeverde c'era aria di noia.
Blaise Zabini era seduto su una poltrona nera, mentre diceva cose senza senso.
Pansy Parkinson e Daphne Greengrass stavano parlando della festa che si sarebbe tenuta a Natale, e per la quale ancora mancava più di un mese.
Di fronte a Blaise, seduto su un'altra poltrona del medesimo colore, stava Draco Malfoy, con una sigaretta tra le labbra, assorto nei suoi pensieri.
Aveva scoperto il fumo per caso, in realtà era stato il suo migliore amico dagli occhi cobalto a farglielo scoprire, fino a quel momento non sapeva neanche che nel mondo magico esistessero le sigarette, ma si sbagliava.
I suoi pensieri, però, non erano concentrati sul giorno in cui aveva scoperto il fumo, no, i suoi pensieri erano concentrati su altro.
Da giorni la sua mente era invasa da quello che aveva scoperto con la so-tutto-io.
Voldemort stava tornando, questo era certo, ma perché tutto gli sembrava cosi strano, cosi falso?
Chi era Thief? Era vera la storia che avevano letto in biblioteca?
Esiste davvero il Magicae Sigillum?
Stava per formulare l'ennesimo pensiero, quando il suo amico lo chiamò.
«Dra....sei pronto per la partita di domani?»chiese Blaise, accendendosi a sua volta una sigaretta.
Il biondo aspirò il fumo prima di rispondere«Quelle nullità mangeranno sangue»disse infine, con in volto il suo solito ghigno.
Si era allenato tanto per quella partita, e voleva vincere a tutti i costi, voleva dimostrare a Potter quello che era: il niente.
Stava per aggiungere altro, quando dai dormitori maschili uscì Theodore Nott.
«Posso parlarti?»disse quest'ultimo indicando Daphne, questa annuì in risposta.
Non parlava con lui da quando Draco lo aveva colpito, e forse era arrivato il momento di ascoltarlo.
«Mi dispiace»sussurrò questo, e anche se aveva chiesto di parlare con la bionda, quelle scuse sembravano tanto essere rivolte a tutti.«E mi mancate...»aggiunse«ne abbiamo passate tante insieme, e be'..si io...tengo a voi»concluse, guardando ognuno di loro.
Non c'era bisogno di aggiungere altro, perché in fondo anche lui mancava a loro, e mancava anche a Draco.
Blaise li lanciò una sigaretta, che il moro prese al volo, e per una volta dopo tanto sembrarono tornare ai vecchi tempi.
***
Il giorno della partita era per la gioia di Potter e Malfoy, finalmente arrivato.
Ad arbitrarla come oramai succedeva spesso sarebbe stata Madame Bumb.
«Non imbrogliate»disse quest'ultima, guardandoli di sottecchi, prima che al suono del suo solito fischietto argentato quindici scope prendessero il volo.
Da subito, sia i Grifondoro che i Serpeverde mostrarono quello che erano in grado di fare.
Angelina Johnson, passò la pluffa a Dean Thomas, la quale però venne intercettata da Graham Montague, giocatore dei Serpeverde, il quale la portò via, ma la pluffa venne bloccata un'altra volta da Jimmy Peakes, che la passò alla cacciatrice Katie Bell.
Quest'ultima stava per avvicinarsi in picchiata alla porta, quando un bolide la colpisce alla testa.
Per qualche secondo la partita sembra fermarsi, mentre Katie Bell cade dalla scopa sull'erba soffice, ma ricomincia appena i giocatori ricevono un segno che va tutto bene da parte di Madame Bumb.
Intanto sugli spalti tutti guardano la partita curiosi, e anche il preside, seduto tra gli altri insegnanti osserva i giocatori con attenzione, ma il suo sguardo più che curioso è attento.
Anche lo sguardo di Hermione Granger è attento, mentre scruta il cielo alla ricerca del minimo segnale che possa annunciare il pericolo. Accanto a lei c'era seduto Hagrid, con il suo fidato binocolo.
«Povera ragazza»mormorò tra sé e sé quest'ultimo, riferendosi alla Grifondoro caduta dalla scopa.
«Mica si può giocare cosi..«continuò«bisogna fare attenzione»disse in fine, per poi riconcentrare la sua attenzione al cielo.
La pluffa ora era in mano di un Serpeverde che schivandò il portiere dei Grifondoro Ronald Weasley, riuscì a fare entrare la palla all'interno della porta.
Subito dagli spalti dei Serpeverde si elevano grida e applausi di approvazioni.
Intanto, più in alto di tutti, sopra tutti gli altri giocatori, c'erano i due capitani nonché cercatori delle rispettive squadre, Harry Potter e Draco Malfoy, che sorvolavano il cielo con occhio attento alla ricerca del boccino d'oro.
Ma il boccino sembrava non volesse mostrarsi, e cosi i due giocatori si guardavano fissi, dichiarandosi guerra con gli occhi.
Ma poi, poi l'attenzione del biondo Serpeverde venne attirata da una piccola pallina dorata che svolazzava vicino le tribune, guardò un'ultima volta Potter prima di volare a tutta velocità in quella direzione.
Quando arrivò vicino le tribune, però il boccino era sparito, e dietro di lui Harry lo aveva seguito.
Intanto la partita sotto di loro continuava, e i Grifondoro erano riusciti a segnare due punti, ma anche i Serpeverde si stavano dando da fare, segnando per la loro squadra il loro terzo punto.
Quando la partita era iniziata ormai da un paio di ore, finalmente si Harry che Draco sembrarono rivedere il boccino.
E insieme, uno dietro l'altro, chi più veloce chi meno, iniziarono ad inseguirlo.
Percorsero sulle proprie scope le tribune, a un certo punto Harry sembrò quasi afferrarlo, ma questo scappò prima ancora che lui potesse chiuderlo all'interno del suo pugno.
Il boccino ricominciò a volare in alto, e questa volta in vantaggio era Draco, il quale stese il braccio per afferrarlo, ma nello stesso momento in cui lo fece, sulle sue mani si poggiarono anche quelle di Potter.
«La partita è finita!»urlò Madame Bumb, mentre i due giocatori si guardavano con odio.
Avevano preso il boccino nello stesso istante, ma Malfoy era stato più veloce ad afferrarlo.
«La partita è stata vinta dai Serpeverde!»constatò quindi la professoressa.
E mentre questi ultimi esultavano felici, i Grifondoro se ne andavano sconfitti, chiedendosi come mai dopo tanto tempo che non succedeva, ora avevano perso.
Draco Malfoy, scese a terra con il boccino stretto nella mano, e subito i suoi amici gli saltarono addosso, urlando il suo nome.
Ma a lui quella confusione non piaceva, si allontanò con una scusa qualsiasi, e camminò svelto dietro gli spalti, dove si accese una sigaretta.
Aveva vinto, finalmente, era riuscito a portare la sua squadra alla vittoria.
«Bella partita»si complimentò una voce che ormai era diventata famigliare alle sue spalle.
«Granger, sempre tra i piedi tu, eh?» disse lui, senza neanche girarsi a guardarla, aspirando il fumo dalla sigaretta.
Quella ragazza lo faceva impazzire
«Dovresti smettere»disse lei, senza tenere conto del commento che aveva fatto lui qualche secondo prima, riferendosi al tubetto cilindrico di carta che lui teneva tra le dita.
Non attese risposta e se ne andò.
***
Era passata un'altra settimana ad Hogwarts, una settimana da quando c'era stata la partita contro i Serpeverde, e questi ultimi sorprendendo tutti avevano vinto.
In questi sette giorni le cose sembravano cambiare lentamente.
Il cielo era quasi sempre buio, non nero, ma grigio, e la neve cadeva di continuo, ricoprendo con il suo candido manto il Castello e il paesaggio intorno.
Faceva freddo, molto più freddo del solito e degli anni scorsi.
Era quel freddo che ti penetrava nelle ossa, e ti toglieva il respiro.
I camini di tutto il Castello erano accesi giorno e notte, ma il freddo non passava, rimaneva li da compagno fidato qual'era.
Alcune lezioni erano state annullate e anche le uscite per Hogsmeade erano state rimandate.
Sia i professori che gli alunni iniziavano a preoccuparsi, anche se i primi non lo davano a vedere davanti agli studenti.
Era lunedì quando la professoressa Sprite invitò i suoi alunni in una delle serre per una nuova lezione di erbologia.
Gli studenti stavano tremando mentre aspettavano che l'insegnate parlasse.
Erano stati divisi nei gruppi che aveva scelto la professoressa McGranitt, e uno i questi gruppi era formato da: Draco Malfoy, Hermione Granger, Blaise Zabini e Ginny Weasley.
I primi due, avevano davanti ai loro occhi una pianta strana, e la cosa valeva per gli ultimi due e per il resto degli studenti.
La pianta aveva l'aspetto di una Mandragola, ma al posto della radice umanoide dall'aspetto di neonato, questa aveva un Grinzafico dell'Abissinia.
«Questa cosa mi fa senso»disse Blaise, indicando la piante e rompendo il silenzio che si era creato tra i quattro.
«Ma stai zitto»borbottò tra sè e sè Draco, a voce non troppo bassa per non farsi sentire dal suo migliore amico, il quale si sporse sul tavolo e li colpì il braccio.
Draco fece finta di nulla e prendendo una forbice da potatura ringhiò tra i denti:«Cosa dobbiamo fare con questa cosa?».
Ma non ricette nessuna riposta.
La ragazza al suo fianco, Hermione, non riusciva a parlare, tanto era il freddo all'interno della serra, e la stessa cosa valeva per Ginny Weasley.
«D-dobbiamo tagliare le foglie ed estrarne la radice»disse alla fine la Granger, tremando.
«Non ti facevo cosi debole, Granger»la stuzzicò Malfoy, in fondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso e mai dato a vedere anche lui stava morendo di freddo, ma provava un profondo senso di gioia nel prendere in giro la Grifondoro.
In tutta risposta, quest'ultima gli strappò la forbice dalle mani e iniziò a tagliare le foglie dalla strana pianta, mentre sia gli occhi di Zabini sia quelli della Weasley erano puntati su di loro.
Zabini stava per aprire bocca, quando si sentì un rumore provenire da fuori, un suono agghiacciante, che ti perforava i timpani.
Tutti gli studenti lasciarono da parte i loro strumenti da lavoro e insieme alla professoressa Sprite corsero fuori dalla serra.
I respiri di tutti aumentarono, mentre il cuore di Harry Potter perse un battito, i visi di alcuni ragazzi iniziavano ad essere bagnati da calde lacrime, mentre nel cielo grigio il Marchio Oscuro, prendeva vita.
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