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Nonostante i problemi...

2.Capitolo
Nonostante i problemi...

-Albus, la situazione sta diventando più pericolosa di quanto pensassimo. Io credo che sia giunta l'ora di dire tutto a Harry Potter, lui è il bambino sopravvissuto, lui deve sapere, deve sapere la verità, deve sapere della sua esistenza...-
la McGranitt, si trovava nello studio del preside, sul suo viso, regnava la preoccupazione e la paura che il male potesse tornare. Nella sua mente vagavano i ricordi di qualche mese prima, i nomi di tutte le persone che avevano perso la vita in una guerra tanto grande, tanto brutta.
-Minerva, Harry non deve sapere niente di tutta questa storia, non ancora almeno. Come ho detto a lui li dirò tutto a tempo debito.- disse il vecchio mago con voce pacata e composta.
-Ma Albus, cerca di capire. Come ti sentiresti tu al suo posto se ti fosse stato nascosto un segreto talmente grande?-insistette la maga, con tono materno.
-Non so come mi sentirei, nessuno mi ha mai nascosto niente, sono sempre riuscito a scoprire la verità. Ma so che se Harry venisse a sapere di questa storia, non sarebbe più il bambino sopravvissuto, perché a quel punto, la sua voglia di vendicarsi sarebbe tanto grande da ucciderlo.- Rispose il preside, intanto che porgeva a Minerva McGranitt una tazza di tè. Questa la prese, guardo dentro in un modo che ricordava molto quello della professoressa Cooman, come se stesse leggendo il futuro, poi bevve.
-So che questa storia ti preoccupa. Ma ti chiedo di stare tranquilla, passerà ancora del tempo prima che lui arrivi. Passerà ancora del tempo prima che Voldemort tornì in vita. E noi sfrutteremo questo tempo per prepararci, per vincere, senza che nessuno si faccia del male. Inoltre, ti chiedo anche di farmi un favore. Devi riuscire a unire le quattro case. Falli lavorare insieme, falli fare delle ricerche insieme... Grifondoro con Serpeverde, e Tassorosso con Corvonero. Se riusciremo mai per qualche strana ragione del destino a farli andare d'accordo, allora avremmo qualche possibilità in più di vincere. Ricorda Minerva, solo uniti si esce dalle battaglie vincitori- continuò il mago.
La McGranitt, posò la tazza del tè sulla scrivania, alzò il viso e fissò i propri occhi in quelli di Silente. Se qualche alunno l'avesse vista in quel momento avrebbe potuto giurare che quella fu la prima volta in cui Minerva McGranitt sorrise. Un sorriso dolce, un sorriso che celava mille preoccupazioni.

***

--Sei un immaturo Malfoy, ecco cosa sei--
--Cosi mi deludi mezzosangue... essere immaturi significa essere perfetti--
--Oscar Wilde?--
--Oscar Wilde--
Nonostante fosse passata quasi una settimana da quella loro conversazione, Hermione Jean Granger, non riusciva a pensare ad altro. L'aveva sorpresa il fatto che lui l'avesse presa in braccio. L'aveva sorpresa il fatto che lui l'avesse aiutata a pulirsi il ginocchio dal sangue. L'aveva sorpresa il fatto che lui glielo avesse rimesso a posto con la sua magia. Ma ancora di più era rimasta sorpresa quando lui le aveva fatto capire di leggere opere di autori babbani. Insomma, è Draco Lucius Malfoy chi non sarebbe rimasto sorpreso?
La Grifondoro, era appena entrata nell'aula della McGranitt. La classe era quasi tutta piena, lei si sedette insieme a Ginny Weasley dietro a Harry Potter e Ronald Weasley e aspettò che la professoressa entrasse in aula. Ginny era tornata da qualche giorno dalla Tana, dov'era andata per passare un po'di tempo con la sua famiglia, e per andare a vedere la sua prima e per il momento unica nipote. Infatti, Bill e Fleur, dopo il matrimonio, avevano annunciato che la nuova Signora Weasley era in dolce attesa, e qualche giorno fa avevano mandato un gufo per far sapere che la piccola Victoria Weasley era nata. I genitori avevano scelto quel nome, per la vittoria ottenuta nella guerra e per onorare il nome di Fred che nonostante non fosse riuscito a sopravvivere, aveva portato lo stesso una vittoria nel cuore di tutte le persone a lui care. E cosi Ginny, ottenuto il permesso della McGranitt in quanto direttrice della sua casa e del preside, si era recata a fare la conoscenza della nuova nata. Ron, al contrario, aveva inventato scuse su scuse per non andare e alla fine era arrivato alla conclusione che l'avrebbe conosciuta durante le vacanze di Natale. Ma sia Hermione, che Ginny e Harry, sapevano che il vero motivo per il quale non era andato, era perché, non era ancora riuscito a superare la morte del fratello, e non riusciva a passare del tempo con la sua famiglia, perché la loro sola presenza gli faceva provare dolore, un dolore troppo forte da affrontare e superare.
Quando la professoressa arrivò, la preoccupazione che aveva preso possesso del suo viso nell'ufficio del preside era quasi del tutto svanita. Si sedette dietro la grande cattedra, controllò che in classe ci fossero tutti gli studenti delle case: Grifondoro e Serpeverde, poi si alzò, si mise al centro dell'aula e disse
-Ragazzi, a causa di alcuni avvenimenti dei quali non vi è dato sapere il motivo, sono costretta su iniziativa del preside, ad unire tutte e quattro le casate- aspettò qualche minuto prima di proseguire, minuti in cui i visi di ogni singolo studente sbiancarono, qualcuno stava già per protestare, ma la vicepreside lo interruppe senza farli proferire parola.
-Tutte e quattro le case, si divideranno in: Grifondoro con Serpeverde, e Corvonero con Tassorosso. Ognuno di voi- e indico i grifondoro con una mano -dovrà divenire il compagno di ognuno di voi- e indicò i Serpeverde con l'altra mano.
-Per far si che le cose non si complicassero ancora di più, insieme ai direttori delle vostre case, quindi il professor Lumacorno, il professor Vitious e la professoressa Sprite, abbiamo deciso di dividervi in coppie da due persone, e gruppi, con i quali dovrete svolgere le ricerche che vi daremo durante quest'anno scolastico per superare i M.A.G.O, da quattro persone. Inoltre, sapendo il comportamento che caratterizza alcuni soggetti maschili di questa classe, abbiamo deciso che le coppie saranno formata da un maschio e una femmina-concluse, poi fece comparire un foglio a mezz'aria lo prese e prima di leggerne il contenuto aggiunse-su questo foglio, sono scritte le coppie e i gruppi che dovranno lavorare insieme- con una mano si mise *gli occhiali squadrati dalla forma identica che il gatto aveva intorno agli occhi e iniziò a leggere i nomi delle coppie.
-Il Signor Paciock sarà in coppia con la Signorina Bulstrode-. Subito si udirono grida di disapprovazione, Neville, quasi cadde dalla sedia per la sorpresa, invece, Millicent Bulstrode iniziò a disperarsi come una pazza, arrivando a minacciare persino la McGranitt, dicendoli che se non l'avrebbe messa con un compagno della sua casa, glielo avrebbe detto a suo padre.
Ma la vecchia maga non si fece intimorire. Nell'aula si era scatenato un putiferio, Serpeverde e Grifondoro si lanciavano incantesimi di tutti i tipi addosso, non avendo paura di colpire un proprio compagno, urlavano e dalle loro bocche uscivano offese più che gravi, solo grazie alla professoressa McGranitt non si scatenò l'ennesima lotta, infatti, puntandosi la bacchetta alla gola pronunciò l'incantesimo Sonorus, la sua voce venne amplificata di dieci volte rispetto al normale "silenzio" rimbombo con un eco quella parola tra le quattro mura di quell'aula. Tutti si fermarono di colpo, gli ultimi incantesimi furono lanciati e la vecchia "megera" come la definiva Draco Malfoy, vedendo che l'attenzione degli alunni era rivolta a lei decise di annullare l'incantesimo.
-Vi pregherei di comportarvi da persone mature. Da questo momento in poi siete pregati di non scatenare discussioni inutili. Queste sono le coppie che io e gli altri professori abbiamo deciso e queste sono le coppie che rimarranno da qui fino alla fine dell'anno.- disse e poi come se nulla fosse continuò a leggere i nomi delle coppie. Intanto, seduta in seconda fila, Hermione Jean Granger con la testa poggiata sul braccio, ascoltava la professoressa McGranitt:
Lavanda Brown con Vincent Tiger, Ron Weasley con Pansy Parkinson, Calì Patil con Theodore Nott, Harry Potter con Dapfne Greengrass, Ginny Weasly con Blaise Zabini...
Di colpo, sentì che il suo nome venne pronunciato e salto subito dalla sedia come se si fosse scottata quando la vecchia maga disse il nome della persona con cui era in coppia: Draco Malfoy.
Qualche banco più in là, il giovane Serpeverde, ebbe una reazione quasi identica a quella della giovane Grifondoro, eccezion fatta per il semplice motivo che lui si mise a urlare.
-CHE COSA?- urlò furibondo. -IO IN COPPIA CON UNA MEZZOSANGUE? SE LO PUO SCORDARE-.
-Signor Malfoy, la prego si calmi e porti almeno un minimo di rispetto- rispose la maga, per nulla sconvolta dalla sua reazione.
-LEI MI STA DICENDO DI STARE CALMO? CALMO! NON POSSO STARE CALMO.-
-Odio ammetterlo ma Malfoy ha ragione, io in coppia con lui non ci sto-disse a sua volta Hermione.
-Signorina Granger, non ci si metta anche lei, uno basta e avanza- .
-VISTO GLIELO STA DICENDO ANCHE LA MEZZOSANGUE-
-Signor Malfoy è pregato di moderare il linguaggio e di uscire dall'aula, Signorina Granger anche lei, andate nel mio ufficio vi raggiugerò a breve-.
Dopo che i due giovani guardarono la professoressa McGranitt come fosse una criminale, decisero finalmente, di incamminarsi verso l'ufficio di quest'ultima. Il cammino non fu lungo, e per quei brevi minuti che rimasero insieme nessuno dei due parlò. L'ufficio, si trovava al primo piano e la porta per accedervi era difronte all'aula di trasfigurazione, la porta, come previsto era aperta, Il Serpeverde e la Grifondoro entrarono, all' interno Il grande ufficio era arredato sobriamente, grandi quadri erano appesi alle pareti. Nel centro della stanza, si trovava una grande scrivania, e sopra di essa c'era un piccolo barattolo di zenzerotti, di lato, invece si trovava un enorme camino di pietra. Per il resto la stanza era arredata con i colori della casa di cui era direttrice, rosso e oro. Mentre il Serpeverde si svacco tranquillamente su una delle due poltrone poste davanti alla scrivania e si accese una sigaretta nella più totale beatitudine. La Grifondoro lo guardò perplessa, per poi avvicinarsi a lui e come niente fosse toglierli la sigaretta che il ragazzo teneva stretta tra le labbra e farla evanascere.
-Granger, ma sei impazzita forse?- disse il biondo alzandosi di scatto e facendo indietreggiare la ragazza. Nello sguardo regnava la rabbia e i suoi occhi erano diventati ancora più gelidi di quanto già non fossero.
-Io non sono impazzita, sei tu quello impazzito. Come ti viene in mente di accenderti una sigaretta nell'ufficio della vicepreside?- chiese a sua volta la mora, guardandolo negli occhi. Quest'ultima, infatti, conosceva molto bene la sua precisone nel rispettare le regole, e le dava fastidio quando queste erano poste in secondo piano. Non che lei fosse la perfezione fatta a persona, effettivamente, fino ad un anno prima, anche lei insieme a Harry Potter e Ronald Weasley era andata contro un centinaio di regole, facendo uscite notturne sotto il mantello dell'invisibilità del suo migliore amico per andare a trovare Hagrid, quando l'orario del coprifuoco era già scattato o ancora peggio andando in biblioteca, più precisamente nel reparto proibito, a leggere tomi su tomi, che molto probabilmente, trattavano argomenti di magia oscura. Ma, quando i suoi amici glielo facevano notare, la giovane Grifondoro, giustificava questa sua fase di poco rispetto per le regole con poche semplici paroline, "l'ho fatto per un buon motivo" . E cosi da quando Voldemort era stato sconfitto, e la pace era tornata sovrana, la mora era tornata alla carica con il suo "le regole sono fatte per essere rispettate".
-Mezzosangue, ma a te che import... aspetta tu ti stavi preoccupando per me, avevi paura che la megera mi potesse punire- affermò il ragazzo, per poi con il solito ghigno dipinto sul volto accendersi un'altra sigaretta.
-Io preoccuparmi per te? Mai. Sei tu che fai conclusioni troppo affrettate- affermò a sua volta la Grifondoro che senza rendersene conto si era avvicinata al giovane Serpeverde.
- Non sopporto il fumo e tantomeno sopporto l'odore del fumo. Inoltre fa male alla salute e...-ma venne interrotta dal biondo che dopo aver fatto un tiro alla sigaretta soffiò tutto il fumo alla mora.
-E...-la incitò.
-E tu sei un grandissimo stronzo- finì allontanandosi e andandosi a sedere a sua volta sulla poltroncina di fianco.
- Suvvia Granger, sarò uno stronzo bello-disse Malfoy ridendo tra sé.
Ma la giovane Grifondoro non fece e in tempo a rispondere che dall'altra parte della stanza, la vicepreside di Hogwarts con il suo solito cipiglio severo era entrata dalla porta e si stava accomodando alla poltrona posta al lato opposto della scrivania.-Prendete uno zenzerotto, ragazzi-gli disse porgendoli il piccolo barattolo che fino a poco prima si trovava sulla scrivania. I ragazzi, stavano per rifiutare i biscotti, ma quando videro il viso della maga diventare ancora più severo di quanto non fosse già, decisero di accettarli e dopo averne preso uno a testa tornarono a guardare la vicepreside.
-Innanzi tutto, voglio che voi sappiate che il comportamento che avete avuto poco fa nell'aula mi ha deluso molto. Soprattutto il suo comportamento, Signor Malfoy, non sarò la direttrice dei Serpeverde, ma faccio comunque parte del corpo docenti e in quanto tale , se non è chiedere troppo pretenderei un minimo di rispetto. Pertanto cinquanta punti saranno tolti alla sua casa. Quanto a lei Signorina Granger, nonostante mi abbia dato fastidio il fatto che non abbia approvato la mia scelta sul suo compagno di coppia, non è questo il vero motivo per cui lo chiamata qui.-la professoressa gli guardò per un attimo, poi proseguì.
-Ultimamente, stanno succedendo delle cose strane, e dal momento che voi due svolgete il compito di caposcuola, vi chiedo di aumentare i giri notturni, vorrei che girasse ogni sera ogni singola aula di questo castello, e se troverete qualcosa di sospetto siete pregati di avvertirmi immediatamente. Inoltre vi chiedo anche di avverti gli altri due caposcuola, il Signor Weasley e la Signorina Parkinson, il quale ruolo come lei già saprà Signor Malfoy, verrà ricoperto per un breve periodo di tempo dal Signor Zabini-concluse la vicepreside. Il ragazzo la guardò e annuì, consapevole che Pansy sarebbe andata a trovare i suo famigliari per una riunione di cui l'amica non gli aveva detto niente. Quando i due giovani, uscirono dall'ufficio della vicepreside, dopo una mezzoretta abbondante, si fermarono per qualche secondo sulla soglia della porta, e dopo essersi lanciati un'ultima breve occhiata, si incamminarono ognuno nella loro rispettiva Sala Comune.Attraversato il ritratto della Signora Grassa, Hermione si era trovata faccia a faccia con il suo amico/ ex-fidanzato Ronald Weasley e aveva approfittato dell'occasione per avvertirlo dei nuovi cambiamenti che avrebbero dovuto svolgere in quanto caposcuola, e dopo si era finalmente potuta rilassare sedendosi sulla poltrona rossa con le rifiniture in oro della sua Sala Comune, nella stanza non c'era più nessuno, Ron l'aveva avvertita che andava agli allenamenti di quidditch, e lei dopo quella strana mattinata, in cui aveva appreso di dover stare per tutto l'anno scolastico in coppia con Malfoy, aveva finalmente potuto trovare un po'di pace, alla fine i tentativi di persuadere la McGranitt e farli cambiare compagno, non erano valsi a molto, e aveva- anche se facendo un enorme sforzo- accettato l'idea . Certo, come lei sapeva Draco Malfoy eccelleva quasi in tutte le materie, in particolare in pozioni. Fino a qualche anno prima, aveva creduto che tutti gli "eccellente" che riceveva in quella materia, erano dovuti al fatto che fosse il prediletto da Piton, ma quando il ruolo di quest'ultimo era stato sostituito da Lumacorno, aveva dovuto ricredersi, in quanto la media di quella serpe, come lo definiva lei, non accennava a scendere. Vista da quel punto di vista, almeno, la mora fu consolata, non avrebbe dovuto perdere tempo inutile dietro al biondo per far si che la sua media non venisse rovinata. Ma vista da un altro punto di vista, il suo umore tornò subito nero. Come avrebbe fatto a passare cosi tanto tempo in sua compagnia, come avrebbe fatto a sopportarlo, a tollerarlo se a malapena quando si incontravano nei corridoi riuscivano a non schiantarsi a vicenda? Si chiedeva .
Intanto, giù ne sotterranei, Draco Lucius Malfoy, sembrava fuori di se. Non aveva accettato l'idea di stare in coppia con una sangue sporco. Ma non con una qualsiasi sangue sporco, ma con la sangue sporco, la mezzosangue per eccellenza, la saccente so-tutto-io, lei, la persona che più odiava dopo Potter.Anche lui, si trovava seduto su una poltrona verde-argento, come i colori della sua casa. Accanto a lui, sedevano i suoi due migliori amici: Blaise Zabini e Theodore Nott.
-Draco, cerca di vedere il lato positivo, starle sempre vicino ti aiuterà a vincere la scommessa velocemente-cercò di sollevarli il morale quest'ultimo, accendendosi una sigaretta. L'occhiata che ricevette in risposta, però, lo fece pentire subito. In suo aiuto accorse Zabini, che con la sua solita aria innocente, come se vivesse in un pianeta a parte, riusciva sempre a calmare l'amico.
-Dra, Theo ha ragione, cosi potrai vincere la scommessa, e allora, come tu ben sai non dovrai chiederle scusa. E poi, pensa a un altro dei tanti lati positivi, quando saremo in gruppo, ci sarò io a tenerti compagnia-disse il moro dagli occhi cobalto, accennando un sorriso a trentadue denti.
-Di male in peggio-sospirò il biondo alzando gli occhi al cielo. Effettivamente, dopo che lui e la Granger erano usciti dall'aula, la vicepreside, aveva finito di elencare i nomi delle coppie, per poi passare a elencare i nomi dei gruppi, che avrebbero dovuto svolgere insieme le ricerche. Infatti, all'inizio di quel nuovo anno scolastico, il preside aveva annunciato dei cambiamenti, i ragazzi del settimo anno, dal momento che avrebbero dovuto affrontare i M.A.G.O (Magia Avanzata di Grado Ottimale) , una volta a settimana, dovevano riunirsi in piccoli gruppi e svolgere delle ricerche, ricerche che fino ad oggi, erano state svolte dai rispettivi membri, di ogni singola casa, ma che a partire dal giorno seguente, sarebbero dovute essere svolte da gruppi misti. Draco Malfoy, anche se non lo faceva vedere, era capitato per sua fortuna, nel gruppo in cui c'era il suo migliore amico, ma per sua sfortuna in quel gruppo, c'erano anche: Hermione Granger e Ginny Weasley, quest'ultima, era passata direttamente al settimo anno in quanto prima della guerra, aveva frequentato per un certo periodo di tempo il sesto anno, a questi si aggiungevano anche la sua media, abbastanza buona e la sua abilità che aveva dimostrato durante lo scontro con Voldemort. In più, a quanto era riuscito a capire Draco, la sorella minore dei fratelli Weasley, aveva chiesto lei stessa al preside di poter fare un salto di un anno avanti perché dopo la morte di suo fratello Fred, non riusciva più a stare con gli studenti del suo stesso anno, poiché voleva vicino a sé i suoi amici, e dal momento che questi ultimi avrebbero lasciato la scuola da lì a nove mesi, aveva paura di rimanere sola. Cosi il preside gli aveva concesso di sostenere un esame. Esame che era andato a buon fine, e per quel motivo, ora si trovava in gruppo con la sorella del pezzente.Un altro pensiero, però, prese posto nella mente di Draco, ormai erano passate quasi due settimane da quando aveva stretto la mano della mezzosangue, e doveva ammettere, che si era totalmente dimenticato della scommessa. Maledetto il giorno in cui gli ho lanciato quella sfida, pensò. Ancora non riusciva a capire come aveva fatto a dimenticarsene, forse questa era la prova di quanto lei contasse poco, o meglio, non contasse niente per lui? E poi, continuava a chiedersi il perchè avesse agito in quel modo, quando l'aveva vista ferita e indifesa. All'inizio aveva pensato fosse stato l'istinto, ma alla fine era giunto alla conclusione, che ogni gesto che aveva svolto quel giorno, quando l'aveva presa in braccio, quando le aveva curato il ginocchio, e quando gli aveva citato la frase di Oscar Wilde, era legato a quella stupida scommessa, tutto per vincere, un Malfoy non si può permettere di perdere. Anche lui si stava ponendo le stesse domande di Hermione Granger, bensì, questo Draco Malfoy non poteva saperlo.

***

Harry Potter e Ronald Weasley, erano agli allenamenti di quidditch, per la partita che si sarebbe tenuta quel fine settimana. Grifondoro contro Tassorosso, la squadra vincitrice, si sarebbe poi battuta contro i Serpeverde o i Corvonero, i quali si sarebbero battuti qualche mese dopo di loro. Il bambino sopravvissuto, sembrava più che disposto a dare ordini alla sua squadra di quidditch, quel anno si era prefisso un obbiettivo e lui aveva intensione di raggiungerlo. Essendo il suo ultimo anno a Hogwarts, voleva vincere per l'ultima volta la coppa delle case e sperava, che la squadra con cui-se avesse vinto - si sarebbe battuto fosse quella dei Serpeverde, voleva togliere quel ghigno malefico dal viso di Malfoy afferrando il boccino prima di lui. La squadra di quidditch dei Grifondoro era composta da: Ron e Ginny Weasley, la quale era tornata a scuola da qualche giorno, dopo che con il permesso della McGranitt era andata a casa della sua famiglia, il primo portiere e la seconda cacciatrice assieme ad: Angelina Johnson e Katie Bell, mentre il ruolo di battitore veniva ricoperto da, Dean Thomase e Jimmy Peakes . In quel momento tutti e sette, svolazzavano nel cielo sulle loro scope, la pluffa, volava da una parte all'altra del campo e insieme a questa anche il bolide, intanto Harry, anche lui componente della squadra in quanto cercatore, si teneva in alto rispetto agli altri, sforzando la vista per trovare il boccino d'oro. A un tratto, si accorse che qualcosa di piccolo, tondo con un paio di ali dorate, svolazzava vicino la sua spalla, e capendo subito cosa fosse, si lanciò al suo inseguimento. Il boccino, però, non aveva nessuna intenzione di farsi prendere, e a tutta velocità sfrecciava lungo le tribune. Harry lo seguiva, con una mano protesa nella sua direzzione e quando dopo una ventina, trentina di minuti, riuscì a prenderlo, si lascio cadere assieme al resto della squadra sull'erba soffice e fresca che rivestiva il campo.
-Bene ragazzi, la partita si avvicina, e noi dobbiamo vincere, anzi non dobbiamo, perché senza ombra di dubbio noi vinceremo. Questa, per alcuni componenti della squadra, me compreso, sarà a una delle ultime partita di quidditch che giocheremo come studenti di questa scuola. Quindi, dobbiamo dare il meglio di noi, perché non dimenticatelo mai la nostra squadra è la migliore e dopo aver battuto i Tassorosso nella partita di sabato, stracceremo anche i Serpeverde, o in caso contrario i Corvonero. Ora andate, e mi raccomando sabato date il meglio di voi, so che lo darete- disse, alzandosi dall'erba e osservando il boccino che teneva ancora in mano, in quel momento si ricordò della prima volta di quando lo aveva afferrato, o meglio quasi ingoiato, si ricordò della sua prima partita giocata o di quando la McGranitt, lo aveva consigliato a Boston come membro della sua squadra. E pensare che tutto era iniziato per caso, era iniziato perché Neville Paciock, il quale, dopo essere stato scortato dalla professoressa Bumb in infermeria, si era dimenticato la sua ricordella in campo, e Malferret l'aveva presa e aveva iniziato a volare lungo la circonferenza del campo, cosi Harry si era lanciato al suo inseguimento, e per una strana ragione del destino la McGranitt lo aveva vista e aveva subito pensato che il suo fosse un talento naturale, magari ereditato dal padre. E ora dopo sette anni, tutto stava per finire, solo pochi mesi. Una strana sensazione, lo colpì alla bocca dello stomaco, come se un enorme peso lo stesse opprimendo, in quella scuola aveva iniziato la sua nuova vita, finalmente, per nove mesi l'anno, non si trovava più nella gabbia di matti in cui aveva vissuto per undici anni della sua vita, dove suo zio non faceva altro che sgridarlo per ogni sciocchezza, sua zia lo usava come un maggiordomo, e suo cugino lo usava come una sacca da boxe. Finalmente, si era fatto degli amici, dei veri amici, e aveva conosciuto delle persone di cui non si sarebbe mai dimenticato...
-Harry, io inizio ad andare, tu vieni?- La domanda gli era stata rivolta dal suo migliore amico, l'unico rimasto in campo con lui fino a quel momento, intanto che tutti gli altri si erano diretti negli spogliatoi per poi tornare al castello.
-No, vado prima a fare una doccia, ci vediamo in Sala Grande-rispose e dopo aver ricevuto un cenno d'assenso dal suo amico, iniziò ad incamminarsi verso gli spogliatoi. Nella stanza, come aveva immaginato non c'era nessuno, lasciò la scopa sulla panchina di legno e iniziò a spogliarsi, per poi entrare nella doccia.
Intanto, Ginny Weasley, dopo aver raggiunto il castello assieme a Angelina Jhonson e Katie Bell si era ricordata, che quando si era cambiata la divisa, aveva poggiato la borsa, con tutte le sue cose dentro, bacchetta compresa nell'armadietto, e per la fretta, l'aveva lasciata lì, salutò le due ragazze, e poi si diresse lungo il sentiero che l'avrebbe portata agli spogliatoi femminili.Quanto tempo era passato da quando la guerra era finita, quanto tempa era passato da quando Fred Weasley era morto... Ginny, si sentiva persa, quando suo fratello maggiore, il suo gemello preferito se n'era andato, una parte di lei era andata via con lui, una parte di lei era morta con lui, e nonostante avesse provato varie volte a non pensarci, alla fine, quando rimaneva sola il pensiero era inevitabile. Ron affrontava la situazione in modo diverso, da quando si era lasciato con Hermione, passava tutto il suo tempo con Lavanda Brown, e le poche volte in cui si vedevano faceva finta che lei non esistesse, come se la sua presenza gli facesse ricordare il fratello, lo stesso faceva con il resto della famiglia, e lei si sentiva sola, vuota e persa. Senza che se ne accorgesse, era arrivata a destinazione, aveva aperto la porta degli spogliatoi, e aveva attraversato prima quelli maschili, per poi raggiungere quegli femminili, presa la borsa, rifece lo stesso percorso di prima, ma questa volta qualcosa, o meglio qualcuno la blocco a meta strada. Infatti, era andata a sbattere contro il corpo umido di Harry Potter, il quale era appena uscito dalla doccia. Per un po' tra di loro calò il silenzio, e l'imbarazzo regnava sui loro volti. Erano passati mesi dall'ultima volta che Ginny aveva visto il bambino sopravvissuto a torso nudo, con solo un asciugamano a coprirli dalla vita in giù. L'ultima volta, era successo quando Ginny si era concessa a lui per la prima volta, gli aveva concesso la sua verginità, la cosa più preziosa che una donna ha fin dal momento in cui nasce, e lui se n'era preso possesso, per poi lasciarla qualche settimana dopo. Nella mente della ragazza, un ricordo si prese spazio tra la valanga di pensieri che gli affollavano in quel momento la testa...

-Ginny, ti posso parlare un minuto?-gli chiese Harry Potter, con l'esitazione nella voce. Era già da un po' che le cose tra loro non andavano bene, dopo che lei si era concessa a lui, il bambino sopravvissuto, aveva capito che qualcosa non andava nel loro rapporto, aveva capito di non ricambiare i suoi stessi sentimenti, e dopo vari dubbi, dopo varie domande che si era fatto tra sé e sé, era arrivato a una conclusione. Lui non amava Ginny Weasley, lui non l'aveva mai amata, le voleva bene, molto bene, come un fratello gliene vuole a una sorella, ma non la amava. Lui, si era fatto coinvolgere da lei, quando era in sua compagnia sentiva una strana sensazione allostomaco, all'inizio aveva pensato fosse amore, ma alla fine aveva capito che quel sentimento era dispiacere per la scomparsa di Fred, aveva visto il sentimento nei suoi occhi, e si era fatto coinvolgere. Aveva pensato che stare con lei avrebbe fatto bene ad entrambi, si erano messi insieme, e per un paio di mesi le cose erano andate bene, ma poi il sentimento da parte di lui era iniziato a farsi sentire sempre di meno, fino a non farsi sentire proprio, e ora si trovavano nel giardino della Tana - dove la Signora Weasley aveva gentilmente invitato lui e Hermione a passare il resto dell'esteta con loro, la Grifondoro aveva rifiutato, dicendo che gli avrebbe raggiunti dopo qualche settimana, in quanto voleva passare il tempo che gli era stato portato via per combattere la guerra con i suoi genitori.
-Gin, io...non so da dove iniziare...è complicato-iniziò il ragazzo, senza guardare la ragazza negli occhi.
-Inizia dall'inizio, Harry- gli andò incontro la rossa.
-Io, io credo di...- fece una lunga pausa, poi continuo -volermi prendere una pausa-.
-Cosa Harry, come... non capisco...perch..- stava per chiedere la ragazza, sconvolta, senza riuscire a formulare una frase migliore, quando il moro la interruppe alzando una mano.
-Fammi finire prima, io credo di non essere all'altezza del tuo amore. Tu mi ami, e me lo hai ripetuto più volte, ma io non so bene cosa provo per te. E mi sento uno schifo, perché avrei dovuto dirtelo prima che tu ti concedessi a me, è sono uno stronzo, un grandissimo stronzo e ti chiedo scusa per tutto quello che ti ho fatto... ma io non provo i tuoi stessi sentimenti- quando fini alzò gli occhi e gli fisso in quelli castani e lucidi della ragazza, questa lo fissò a sua volta per qualche secondo, poi con un movimento fulmineo della mano gli diede uno schiaffo.
-Vaffanculo Harry- furono le uniche parole che disse, prima di andarsene.

...Il ricordo, sparì com'era comparso, come fosse una nuvoletta di fumo. Da quel giorno, i due avevano smesso di parlarsi, eccezione fatta per gli allenamenti di quidditch, dove Harry essendo capitano della squadra doveva cercare di avere un comportamento adeguato con il resto dei giocatori, Ginny compresa.
-Io...scusa, avevo dimenticato questa- sosprirò la ragazza e alzando il braccio per mostrarli la borsa che teneva stretta tra le mani.
-Tranquilla, non è successo niente- rispose lui, senza però staccare la presa dalla ragazze che era andata a finire tra le sue braccia. Quando lei glielo fece notare lanciando una breve occhiata alle sue braccia lui si scostò subito.
-Bene allora io andrei- continuò lei, spostandosi di lato per poi raggiungere la porta degli spogliatoi, ma prima che lei potesse abbassare la maniglia per uscire, il bambino sopravvissuto la fermò.
-Ginny- disse quest'ultimo, girandosi verso la ragazza che rimaneva di spalle.
-Mi dispiace, sul serio, per tutto- continuò, tirando fuori quelle parole come fossero lava ardente che gli bruciava la gola. Non perché quello che aveva detto non era la verità, gli dispiaceva veramente, ma perché non parlava da solo con Ginny da mesi, e in quel momento tutto gli sembrò cosi strano. La ragazza non lo guardò, tanto era grande la sua rabbia, abbasso la maniglia e si chiuse la porta alle spalle. Iniziò a correre lungo il sentiero e neanche quando arrivo al castello la sua corsa ebbe fine. Corse, corse lungo le scale e i corridoi, arrivo al ritratto della Signora Grassa pronunciò la parola d'ordine, e continuò a correre lungo la Sala Comune finché non raggiunse il dormitorio, si buttò sul letto si mise in posizione fetale e iniziò a piangere, pianse, pianse tutte le lacrime che non aveva gettato quando lui l'aveva lasciata, pianse per la perdita di Fred, pianse per Ron che la trattava come se non esistesse, pianse tutto il dolore, l'angoscia, la solitudine, pianse per le scelte che aveva fatto negli ultimi mesi e da cui non sarebbe più tornata in dietro. Pianse, pianse e pianse. Fu cosi che la trovò Hermione dal ritorno della ronda notturna
-Ginny...- si avvicinò a lei lentamente, questa non gli rispose, solo i suoi singhiozzi rompevano il silenzio. Ginevra Molly Weasley, era una ragazza forte e coraggiosa una ragazze che non piangeva mai, fu per questo che Hermione rimase sorpresa quando notò i suoi occhi, rossi, lucidi e gonfi. Si sdraio accanto a lei e l'abbraccio. Rimasero in silenzio per ore, e alla fine, prima una, poi l'altra finirono entrambe tra le braccia di Morfeo.

***

Daphne Greengrass, si trovava da sola nella sua stanza, dopo che Theodore Nott era uscito per tornare nel suo dormitorio. In quel momento si sentiva come se la cosa più bella che avesse le era stata portata via con la forza. Tutti a scuola, pensavano che lei fosse quel tipo di ragazza che se ne andava con tutti, ma soltanto chi la conosceva veramente sapeva che non era cosi. Era una ragazza bella, forse la più bella dell'intero castello: alta, con capelli lisci ma che avvolte li cadevano lungo le spalle con soffici onde bionde, gli occhi verdi ma con delle venature grigie quasi invisibili, le labbra morbide e carnose che durante la maggior parte delle giornate erano colorate di un rosso fuoco. Il fisico slanciato, ma allo stesso tempo ricoperto da morbide curve, che facevano impazzire la maggior parte dei ragazzi di Hogwarts, aveva una vita sottile, ma il suo aspetto in sé era formoso. E proprio per il suo aspetto tutti la prendevano per una poco di buono, e in quel momento era proprio quello che si sentiva lei. Si sentiva usata, sfruttata, si sentiva un oggetto rotto buono solo per essere buttato. Il ragazzo che era uscito da qualche minuto dalla sua stanza, l'aveva soltanto usata, lei credeva di essere innamorata di lui, no, non credeva, lei era innamorata di lui. Ma lui no, lui le voleva solo bene, la riteneva una delle persone più importanti della sua vita, ma allo stesso tempo la riteneva anche la sua amica di letto, niente di più. E lei per un po' di tempo era stata al suo gioco, ma quella sera si era ribellata, gli aveva detto che lei non era una qualunque, che lei non era una delle tante, ma che prima di tutto era una persona e ancora prima era una sua amica e che come tale, meritava il suo rispetto. E in tutto questo lui non le aveva risposto, si era alzato aveva aperto la porta e se n'era andato. Com'è possibile che gli uomini siano cosi stronzi ? si chiese Com'è possibile che siano cosi menefreghisti? Che prendano tutto alla leggera, come se nella vita non ci fossero mai problemi da affrontare?
Due braccia forti la avvolsero da dietro e le cinsero la vita in un abbraccio, facendoli poggiare la testa sulla spalla dell'uomo. Lei sobbalzo per lo spavento, ma quando si accorse chi era il ragazzo che l'abbracciava, si lascio stringere ancora più forte. Draco Malfoy, il suo migliore amico, l'uomo che mostrava una corazza gelida, fredda e dura fuori, ma che con le persone a cui lui teneva veramente mostrava il su vero essere, il suo vero io. E Daphne Greengrass, aveva la fortuna di far parte di quelle poche persone. La loro amicizia, era iniziata qualche anno prima, quando insieme a Theodore e Blaise, avevano deciso di opporsi all'Oscuro Signore, Voldemort. Avevano deciso di mettersi contro di lui, perché loro al contrario degli altri Mangiamorte, non volevano diventare degli assassini. Da allora, avevano iniziato a prendere delle decisioni difficili, che pian piano gli avevano portato ad avvicinarsi sempre di più. E quando qualche mese prima, il mago oscuro più potente di tutti i tempi era stato sconfitto, avevano capito, che le loro famiglie non erano le persone che gli avevano cresciuti imparandoli fin da bambini a non amare, a non provare sentimenti, non erano le persone da cui ognuno di loro aveva ereditato il sangue che ora scorreva nelle loro vene. Ma che la loro famiglia era formata semplicemente da loro. Da loro che si erano rifiutati con tutte le forze che avevano in corpo di diventare Mangiamorte, ma alla fine erano stati costretti e ora ognuno di loro portava inciso sul braccio destro, un segno indelebile, il marchio oscuro. A quella loro famiglia, con il tempo si era aggiunta anche Pansy Parkinson, che conoscendola bene non era poi cosi male, aveva i suoi ideali, come ogni purosangue, ma era un ottima amica, e anche se non si era opposta al volere di Voldemort, come invece avevano fatto loro, aveva già sofferto tanto nella vita e di sicuro, non si meritava di rimanere da sola...
-Cosa ti ha fatto quel coglione questa volta?-le chiese Draco, distogliendola dai suoi pensieri, mentre le accarezzava la schiena con una mano. Lei non rispose, e lui li rifece la domanda, ma anche questa volta non ricevette una risposta.
-Daph, giuro che se non me lo dice con le buone, te lo farò dire con le cattive- continuò il giovane Serpeverde, sapendo che in verità non avrebbe mai trovato la forza per fare del male alla sua amica.
-Niente Draco, davvero. E' solo colpa mia, sono stata un'ingenua- sussurrò lei in risposta.
-No, ti sbagli se qua c'è un ingenuo, quello non è altro che lui- continuò il biondo -raccontami cos'è successo- le disse, continuando ad accarezzarle delicatamente la schiena, in modo da confortare l'amica facendoli capire che non era sola, e non lo sarebbe mai stato. Draco, si era subito affezionato alla bionda Serpeverde, ed era stato uno dei pochi, a non essere ammaliato dalla sua bellezza, ma aveva subito iniziato a provare nei suoi confronti un sentimento di protezione.
-Mi sento una stupida, mi sento usata, ferita e umiliata. Mi sento un oggetto, mi faccio schifo da sola. Come ho potuto innamorarmi di lui, come ho potuto farmi abbindolare da lui, quando mi ha fatto capire chiaro e tondo che l'unica cosa che prova per me, è solo un sentimento di bene, che mi vuole bene come gliene se ne vuole a una sorella, che è affezionato a me molto profondamente ma nulla più. Come ho fatto, Draco?- e per la prima volta da quando il ragazzo era entrato silenziosamente nella stanza, la ragazza alzo il viso per fissare i propri occhi nei suoi.
-Come ho fatto, Draco?- ripeté, mentre una lacrima solitaria sfuggiva dai suoi occhi. Il giovane Serpeverde non gli rispose, ma notando quella piccola goccia cristallina rigarli il viso, si alzò dal letto e si diresse nel suo dormitorio, dove sapeva di trovare la persona che l'aveva fatta soffrire. La ragazza lo seguì, e quando lui aprì la porta della stanza, vide Blaise sdraiato sul letto, con le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi, quando la porta venne richiusa, il ragazzo aprì un occhio per vedere chi era entrato a disturbare la sua pace. A sua volta, vide Daphne dietro a Draco, la ragazza con gli occhi lucidi, e il ragazzo con il viso contratto in una maschera di pura rabbia, si alzò di scatto e andò incontro ai suoi amici, capendo subito cosa fosse successo. Infatti, anche se la Serpeverde non glielo aveva mai detto, lui con il suo solito occhio attento, aveva capito i sentimenti di questa nei confronti dell'amico. Andò da lei, e l'abbraccio. Intanto Malfoy, si era diretto verso la porta del bagno e aveva iniziato a bussare con tutta la forza che possedeva nel palmo della mano, la porta si aprì e ne uscì fuori un Theodore Nott, con i capelli tutti bagnati, intento a frizionarseli con l'asciugamano bianco candito.
-Oh Draco, sei tu... che c'è?- chiese sorpreso. Quando il biondo si spostò di lato, notò che dietro le spalle del ragazzo, vicino la porta, tra le braccia di Zabini, si trovava Daphne. Non fece in tempo a chiedere null'altro perché nello stesso momento in cui vide la ragazza, un pugno gli arrivò dritto in faccia, spaccandoli buona parte del labbro, lui si portò automaticamente una mano alle labbra e si accorse che un liquido rosso, dall'odore di ruggine aveva preso ad uscire, dallo stesso punto in cui il labbro era rotto. Continuò a fissare la mano piena di sangue per qualche secondo, poi alzò il viso e guardò l'amico negli occhi.Draco Lucius Malfoy, non aggiunse altro, si giro e uscì dalla stanza.

Ciao a tutte ragazze, allora, che ve ne pare di questo capitolo? Personalmente, devo ammettere che non ne sono molto convinta, ma comunque mi piacerebbe sapere anche il vostro parere. Ho iniziato il capitolo, con una piccola conversazione tra Silente e la McGranitt, quest'ultima molto preoccupata per il ritorno di Voldemort. Come avete visto in questo capitolo, ho inserito un nuovo personaggio, cioè Ginny, inizialmente, non volevo, perché Ginny non mi è mai stata molto simpatica, ma poi ho iniziato a pensare a lei che si era lasciata con Harry e lui l'aveva fatta soffrire.
In più mi è venuta l'idea di creare queste coppie Tra Grifondoro e Serpeverde, Corvonero e Tassorosso, le coppie, come avete notato non vengono prese bene da nessuno dei personaggi della storia, in particolare da Draco e Hermione, ai quali in questo capitolo ho dedicato soltanto una piccola parte. Infine ho voluto concludere la storia con Draco e Daphne e spiegando un po' l'amicizia che lega il bel Serpeverde biondo a Daphne, Blaise, Theodore, e Pansy, la quale assenza verrà spiegata meglio nei prossimi capitoli. Cercherò di spiegare meglio le cose nel prossimo capitolo. Ciao!!!

*E' una frase di come la Rowling descrive la McGranitt nel primo libro di Harry Potter.

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