Dolore? No distruzione.
Capitolo 9
Dolore? No, distruzione.
Se cerchiamo in un qualsiasi dizionario la parola "dolore", troveremmo qualcosa del tipo:
Dolore [do-ló-re] s.m.
1 Sensazione fisica che dà pena, che provoca malessere SIN male, sofferenza:d. diffuso; sentire d. a un braccio
2 Stato d'animo di profonda tristezza, d'angoscia, di disperazione SIN afflizione, pena: grande d.; (al pl.), cose che arrecano sofferenza: la vita è un seguito di dolori
3 Persona, cosa che è causa di dolore SIN cruccio: il suo d. è di non averlo potuto aiutare.
In realtà il dolore non è nulla di tutto questo.
Il dolore è quel sentimento che ti distrugge l'anima, che ti strazia, ti sgretola per poi ricostruirne i pezzi.
Era questo che provavano in quel momento gli studenti usciti dalle serre, ma non solo loro, tutti gli studenti di tutte le case, tutti i professori, erano usciti di corsa fuori e guardavano il cielo con la paura dipinta sul volto.
Distruzione, questo è il sentimento che si prova quando pian piano vedi quel muro di sicurezza che ti eri costruito intorno rompersi, per essere attraversato di nuovo dal terrore.
Il Marchio Nero brillava del suo colore verde e lucente, proprio come la prima volta che era apparso in cielo, sembrava fatto di stelle di smeraldo, mentre la testa di un serpente, usciva dalla bocca del teschio come una lunga lingua.
Era successo qualcosa.
Il marchio nero compariva ogni volta che un Mangiamorte commetteva un omicidio.
Questo era il pensiero che invadeva le menti di ogni singolo alunno, di ogni singolo docente.
Il Marchio Nero non sarebbe dovuto più apparire da quando Voldemort era morto.
Ma ora era li, davanti a centinaia di studenti, che brillava della sua luce incandescente.
«Non è possibile...»brontolava qualcuno, incredulo.
«E'uno scherzo»affermava invece qualcun altro, cercando di convincere almeno e stesso.
Il magico trio, invece, osservava il marchio in silenzio, mentre l'ombra dei ricordi non tanto lontani offuscava le loro menti.
Harry Potter era arrabbiato.
Ronald Weasley era incredulo, come tutti del resto.
Hermione Granger, invece, era preparata.
Già, preparata, perché lei lo aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Lo aveva capito dalla prima volta in cui il bambino sopravvissuto le aveva detto di essere stato nell'ufficio di Silente, lo aveva capito da quando insieme al biondo Serpeverde avevano letto di Ada, ma soprattutto, lo aveva capito quando qualche giorno prima sempre insieme a quest'ultimo avevano scoperto un nuovo incantesimo, il "magicae sigillum".
Draco Malfoy non fiatava. In quel momento le immagini del mostro che vagava tranquillo per i corridoi di quella che era stata la sua casa, dando ordini e uccidendo persone, gli tornarono in mente come se fossero un vecchio filmato.
Ma i suoi occhi non erano impegnati a fissare il Marchio Nero.
Quel Marchio che aveva invaso non solo i suoi incubi, ma anche i suoi sogni.
No, i suoi occhi erano impegnati a fissare la figura esile al suo fianco.
Fissava Hermione Jane Granger come se questa fosse una cosa preziosa, ma neanche lui sapeva spiegarsi cosa.
La guardava, cercando di notare anche il minimo segno di paura da parte sua, ma lei era impassibile.
In quel momento era lui ad avere paura, e non per se stesso, ma per la Grifondoro so-tutto-io.
Perché? Si chiedeva.
Perché sentiva il bisogno di infastidirla?
Perché sentiva la strana necessità di proteggerla?
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo del preside seguito dalla McGranitt, da Piton, da Lumacorno e Vitius.
«Tutti gli studenti tornino nei loro dormitori!»urlò Silente, anche il suo sguardo, come quello di tutti invaso dalla preoccupazione.
Subito il caos prese vita, gli studenti iniziarono a correre, come se rifugiarsi nelle loro case gli avrebbe in qualche modo protetti dal male che stava ritornando a prendere vita.
Quando fuori non rimase più nessuno se non i professori e il preside, la McGranitt si avvicinò a quest'ultimo e con voce spezzata chiese:«E' tempo?».
Il preside annuì in risposta.
Era tempo, tempo di iniziare a prepararsi per quella che sarebbe stata la battaglia decisiva.
***
Mentre tutti gli studenti correvano per tornare nei propri dormitori, Draco Malfoy aveva afferrato Hermione Granger per un braccio, e sotto lo sguardo confuso di questa, l'aveva trascinata dietro la stessa statua in cui si erano nascosti quando avevano rischiato di essere scoperti dai professori, fuori dai propri dormitori dopo l'orario del coprifuoco.
Il biondo Serpeverde, proprio come la prima volta infilò una mano sotto l'ala del Gargoyle, e facendo una lieve pressione con il braccio questo si spostò di lato, facendoli passare.
Le torce illuminavano il corridoio buio e il freddo era sovrano, rispetto alla prima volta in cui la ragazza era stata qui ora il freddo era ancora più penetrante.
Si strinse le braccia intorno al corpo intanto che seguiva il ragazzo per il lungo corridoio.
«Cosa ci facciamo qui?»chiese, quando raggiunsero il centro della stanza circolare, con le pareti di pietra ricche di torce.
Tutto ciò che ottenne come risposta, però, fu soltanto il silenzio.
Draco Lucius Malfoy era pensieroso, arrabbiato e preoccupato, si girò lentamente verso la ragazza e i loro occhi si incatenarono.
In quegli anni il Serpeverde era cambiato, e tanto anche.
Non portava più i capelli all'indietro, ma ora ce li aveva semplici e per la maggior parte del tempo scompigliati.
I tratti del viso erano cambiati, da un po' di tempo a questa parte erano diventatati più decisi, anche se mantenevano sempre quel qualcosa di aristocratico e quasi nobile.
La bocca carnosa era spesso trasformata in un ghigno o in una risata sprezzante, ma avvolte, come Hermione aveva notato, quella smorfia che per buona parte del tempo gli incorniciava il viso, si trasformava in un sorriso quasi...timido, come se avesse paura di compiere quel semplice gesto.
Gli occhi, invece, erano sempre gelidi e freddi, ma allo stesso tempo quel grigio color mare in tempesta diventava anche magnetico, attirando il tuo sguardo come se questo fosse una calamita.
Infine, anche il suo fisico aveva subito dei grandi cambiamenti, rispetto a qualche anno fa, nonostante fosse sempre asciutto, ora era allo stesso tempo slanciato e muscoloso.
«Avevi ragione»mormorò il Serpeverde dopo un po', rispondendo alla domanda della mora Grifondoro.
Anche lei in questi ultimi anni era cambiata. E, se possibile, i suoi cambiamenti si notavano ancora di più rispetto a quelli del ragazzo.
La prima volta che Hermione Granger aveva fatto ingresso ad Hogwarts aveva una chioma cespugliosa e i denti davanti sporgenti. Ora, invece, dopo un paio di anni, due guerre magiche, la seconda peggiore della prima, la so-tutto-io bambina Hermione Jane Granger, era diventata una donna con la D in maiuscolo. La chioma disordinata di un tempo era diventata ordinata, i denti sia grazie a Malfoy che a Madama Chips erano diventati della giusta misura donandole uno splendido sorriso. I grandi occhi castani, ora erano in grado di esprimere sentimenti.
Anche il corpo era cresciuto trasformando una bambina un po' sgraziata in una bellissima e giovane donna, intelligente e giusta.
La Grifondoro guardò il biondo confusa, non capendo a cosa lui si stesse riferendo, e lui notando lo sguardo disorientato di quest'ultima, si affretto a spiegare.
«Quella volta in biblioteca...»mormorò con fare sbrigativo«...Avevi ragione, si sta ripetendo tutto»concluse, perso nei suoi pensieri.
La cosa che più colpì Hermione, non fu la preoccupazione chiara sul viso del biondo-perché in fondo, in quella situazione, chi non era preoccupato?-la cosa che più colpì la giovane strega, fu il fatto che dopo più di sette anni di prese in giro, per la prima volta il Serpeverde per eccellenza, le aveva dato ragione.
Ma, nonostante volesse in qualche modo far notare a Malfoy, come con molte probabilità involontariamente, lui le aveva dato ragione, rimase zitta, ben sapendo che quelle parole erano più che vere.
Tutto si stava ripetendo.
E forse in modo peggiore rispetto a come erano iniziate anni fa.
Bellatrix era tornata in vita.
Il Marchio Nero era apparso in cielo, ciò voleva dire che qualcuno nelle vicinanze era stato ucciso.
Magari una persona che avevano conosciuto durante le uscite ad Hogsmeade, qualcuno a cui avevano imparato a volere bene.
Perchè era questo quello che succedeva quando quel teschio accompagnato da quell'orribile testa di serpente appariva in cielo.
Qualcuno moriva. Qualcuno veniva brutalmente ucciso.
A quei pensieri la mora sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Non voleva piangere, ma i ricordi, le immagini, il dolore che si portava dietro da quando la Mangiamorte più fedele del Signore Oscuro le aveva inciso sul braccio ciò che lei era, le si presentarono nella sua testa come degli orribili flashback, da cui era difficile scappare.
Sentì le calde lacrime iniziare a rigarle le guance, e cercò inutilmente di asciugarle con le mani.
Ma ormai era tardi, Draco Malfoy la guardava.
Guardava come quegli orribili ricordi la stessero in qualche modo tormentando.
Come ogni lacrime rappresentava in qualche strano modo il dolore che lei stava provando.
Voleva fare qualcosa, voleva dirle che tutto si sarebbe risolto per il meglio, che nulla di male sarebbe successo, ma non era cosi, lo sapeva lui come lo sapeva lei.
E anche se tutto sarebbe andato a finire per il verso giusto, lui non era in grado di consolare, non era in grado di aiutare una persona, perché nessuno lo aveva mai aiutato.
Fece un passo avanti in direzione della ragazza, e poi ne fece un altro e un altro ancora, fino a trovarsi a un passo dal suo viso.
Le lacrime continuavano a bagnare il viso della Grifondoro, e a breve anche i singhiozzi iniziarono a farsi sentire.
Teneva lo sguardo basso, come se avesse paura, timore ad alzarlo.
La mano del ragazzo si poggiò delicata sulla sua guancia, e con altrettanta delicatezza riuscì a farle alzare il viso, incontrando i suoi occhi.
Passarono secondi, forse minuti se non di più, in cui rimasero cosi.
Lei scossa dai singhiozzi, e con le lacrime che non smettevano di scendere dai suoi occhi, lui vicino a lei, con la mano poggiato dolcemente sulla sua gote.
Il caldo, il freddo.
Il bene, il male.
«Ti aspetto dopo cena qui»mormorò infine il Serpeverde, guardando un'ultima volta la ragazza prima di allontanarsi e scendere le scale che lo avrebbero portato alla sua Sala Comune.
***
Dopo che il Marchio Nero era apparso in cielo, il Castello era diventato un inferno.
Gli studenti non uscivano dalle proprie Sale Comuni, tranne i più coraggiosi.
I più curiosi, invece, non smettevano di parlare anche se nessuno di loro faceva riferimento alla guerra magica.
I professori stavano ancora cercando di scoprire se i Mangiamorte avessero realmente commesso un omicidio.
Tutti erano allerta, e ogni movimento al di fuori delle mura del Castello sembrava sospetto.
Subito dopo avere visto il Marchio con i propri occhi, Silente era corso nell'ufficio seguito da Ada.
In quel momento erano ancora li, chiusi nell'ufficio del preside a sfogliare la Gazzetta del Profeta, sulla quale si poteva leggere già da adesso, a distanze di poche ore, del Marchio Nero apparso in cielo.
Scene di terrore a Hogwarts.
Diceva il titolo dell'articolo.
Che il male stia per tornare...?
Poche ora fa, nelle vicinanze del Castello di Hogwarts, ai confini di Hogsmeade, in cielo è apparso uno
di quei simboli che è meglio dimenticare.
Nel cielo ha ricominciato a brillare il Marchio Nero, mentre gli studenti del Castello, chi distrutto e chi incredulo lo guardavano con la paura dipinta sul volto.
Albus Silente, preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e presidente del tribunale supremo dei maghi Wizengamot, non ha voluto rilasciare dichiarazione su quanto successo.
Che il male stia per tornare? O che sia stato solo uno scherzo fatto per spaventare tutti noi, facendoci credere che Il Signore Oscuro, morto per mano del famoso bambino sopravvissuto Harry Potter, abbia ancora dei seguaci che mantengono in vita il suo nome?
Lesse ad alta voce Ada, mormorando un "idioti" subito dopo aver finito l'articolo.
E non aveva tutti i torti, perché chi aveva scritto quell'articolo stava prendendo quella situazione come se fosse un gioco, come se quel Marchio Oscuro non avesse un significato, come se non rappresentasse l'inizio della fine.
«Dobbiamo fare qualcosa...»disse poi a voce più alta, rivolta al vecchio mago.
Lui la guardò, ma con lo sguardo assente, perso nei suoi pensieri
«Tom Riddle, sta per rinascere»disse poi, pronunciando quelle parole come se fossero ovvie.
«Tom Riddle non è il problema più grande, Albus. Lo so io come lo sai tu»disse dopo qualche attimo in cui il silenzio regnò nella stanza, Ada.
Silente non rispose, la guardò soltanto da dietro gli occhiali a mezza luna, immerso nei suoi pensieri.
Tom Riddle era un mostro, un carnefice, una persona spietata che non può essere nemmeno definita persona.
Però Ada aveva ragione, Voldemort, non era il problema maggiore.
La sua rinascita comportava dei rischi, comportava il pericolo, la morte.
Ma la fuori, dietro le mura di quel Castello, magari anche al di fuori del mondo magico, nel mondo dei babbani c'era qualcuno peggiore dell'Oscuro Signore.
Quest'ultimo aveva diviso la sua anima in sette parti: il libro, il medaglione, l'anello, il calice, il serpente Nagini e la corona di Corvonero. L'ultima parte, a causa di un errore, era stata quella costituita dallo stesso bambino sopravvissuto.
Ma Voldemort non si era limitato soltanto a questo. Voldemort voleva essere invincibile, e cosi creò un altro Horcrux.
Un Horcrux che nessuno sapeva che forma aveva, o dove si trovava.
L'ottavo Horcrux.
Per crearlo però, Voldemort aveva dovuto abbassarsi al demonio, aveva dovuto chiedere aiuto, perché la magia di quell'Horcrux era superiore rispetto alla propria.
Erano questi i pensieri che annebbiavano la mente del preside, i pensieri che lo tormentavano.
«Questo non è il momento di parlarne»disse infine, rivolto alla bella demone-la quale con il suo aspetto avrebbe potuto ingannare chiunque-che sedeva di fronte a lui.
Quando il silenzio ritornò a regnare tra i due, la porta dell'ufficio si aprì, e una Minerva affannata e dallo sguardo preoccupato, seguita da Piton e Lumacorno entrarono nella stanza.
«Albus!»urlò la McGranitt, correndo verso la scrivania«Albus! Uno studente...»disse tra un affanno e l'altro«Uno studente del primo anno Jacob Mackenzie...»la voce le si spezzò mentre una lacrima iniziò a rigarle il viso, subito dopo seguite da altre.
Non ci volle molto prima che il preside e Ada capissero.
Non era una cosa da sempre vedere la direttrice della casa di Grifondoro piangere.
Il Marchio Nero era apparso in cielo, qualcuno era morto, qualcuno era stato costretto a dire addio alla vita.
Un ragazzo, un bambino ancora, Jacob Mackenzie era stata la persona per cui quell'orribile Marchio era apparso in cielo.
«Avvertite i genitori»borbottò Silente facendo cenno verso i due professori alle spalle di Minerva McGranitt, e anche la sua voce, di solito sicura e forte, questa volta era incrinata dal dolore.
Piton e Lumacorno uscirono dall'ufficio, mentre Ada ancora troppo scossa, semplicemente scomparì, cosi come era scomparsa quando aveva incontrato Harry Potter.
«Albus...dobbiamo fare qualcosa»mormorò la McGranitt, quando nell'ufficio rimasero da soli.
«Minerva cara, ti devo dare ragione, ma...»iniziò il vecchio mago, ma non trovò le parole per continuare a parlare, quando l'immagine di quel povero ragazzo gli invase i pensieri.
«Uno studente è stato ucciso vicino al Castello. Questo posto è in pericolo...»disse poi la strega, mentre altre lacrime uscivano dai suoi occhi.
«Hogwarts è in pericolo, è vero. Ma gli studenti lo sarebbero ancora di più se tornassero nelle loro case, dalle loro famiglie, sarebbero un punto ancora più debole di quanto lo siano qui»la interruppe Silente.
«Cosa...cosa ci faceva il ragazzo fuori dal Castello?»chiese poi.
La direttrice di Grifondoro, scosse la testa, non riuscendo a trovare una risposta a quella domanda.
«Albus, il freddo sta aumentando, non è una cosa normale. I camini di tutto il Castello sono accesi, sono stati fatti incantesimi, ma questo freddo...questo freddo ti penetra fin dentro le ossa, ti ghiaccia dall'interno».
«E' il male Minerva. E' il male che sta tornando ancora più forte di prima»rispose il preside.
«Ti chiedo di andare al Ministero, Minerva cara, dobbiamo scoprire quanto loro sanno riguardo questa storia»disse infine, prendendo la Gazzetta del Profeta e buttandola all'interno del camino acceso. Le fiamme la avvolsero in breve tempo, mentre il preside dava le spalle alla McGranitt, che annuiva alla richiesta del Mago, prima di uscire dalla ufficio.
***
Durante la cena, buona parte degli studenti furono assenti, altri furono presenti fisicamente ma non mentalmente.
Mentre Hermione Granger si dirigeva a passo lento al passaggio segreto che aveva conosciuto con Malfoy, e dove aveva appuntamento con quest'ultimo, ripensò alle parole del preside nella Sala Grande.
«Questa mattina...»aveva iniziato a dire«..il Marchio Nero ha ricominciato a brillare nel cielo. E inutile dirvi di mantenere la calma, e di non preoccuparvi, tutti noi sappiamo cosa quel marchio significhi. Ma vedete questa mattina, qualcuno che magari vi era capitato di incontrare per i corridoi della scuola, con cui magari avevate scambiato qualche parole, avevate stretto un legame di amicizia, è venuto a mancare. Oggi, prendiamo atto di una perdita ingiusta, atroce. Jacob Mackenzie, è stato ucciso ingiustamente, assassinato da qualche seguace di Voldemort.
Questa sera, insieme a voi, insieme ai suoi compagni, voglio mantenere vita al suo nome, e al nome di Cedric Diggory, anche lui ucciso per mano di Tom Riddle, e al nome di tutti coloro che durante la guerra si sono sacrificati, sono stati massacrati!
In questo momento i ricordi ci distruggono, ma qualsiasi cosa succeda, dobbiamo rimanere forti e uniti, per onorare un giovane ragazzo, un bambino, che aveva appena iniziato la sua avventura nel mondo della magia. Per onorare tutte le persone vittime di quest'inferno!».
Questa erano state le parole del vecchio mago, inutile dire che le lacrime avevano cominciato a bagnarle le guance.
Non aveva mai conosciuto Jacob Mackenzie, conosceva il suo nome, ma non ci aveva mai parlato anche se lo aveva visto qualche volta in Sala Grande.
Il primo giorno di scuola durante lo smistamento, era capitato nella casa dei Corvonero, e ora a distanza di due mesi e mezzo da quando le lezioni erano ricominciate, di Jacob Mackenzie, non rimaneva nulla, se non il nome.
Immaginava la disperazione della sua famiglia in quel momento, dei suoi genitori, dei suoi fratelli, dei suoi amici.
Silente aveva ragione, tutto quello che ognuno di loro aveva vissuto, e che pian piano stavano ricominciando a vivere era un inferno.
Il male era il demonio.
E il bene? Il bene chi era?
Il bene erano tutti loro. Tutti loro che avevano unito le forze per combattere, tutti loro che dovevano rimanere uniti per vincere.
Quando raggiunse la statua, infilò la mano sotto l'ala del Gargoyle e dopo una lieve pressione fatta con il braccio, questo si spostò di lato, facendola passare.
Percorse il lungo corridoio fino a raggiungere il centro del Passaggio segreto, dove appoggiato con le spalle a una delle quattro pareti umide c'era Draco Malfoy, in tutta la sua straordinaria bellezza.
La mora lo guardò, mentre lui le faceva un segno di saluto con la testa prima di spegnere contro la parete fredda, la sigaretta che fino a qualche secondo prima aveva tra le labbra.
«Malfoy»disse Hermione, ferma dall'altro lato della stanza.
«Granger»ricambiò il biondo, staccandosi dalla parete e avvicinandosi alla Grifondoro.
Per un po' regnò il silenzio, fino a quando la giovane strega non si decise a spezzarlo.
«Non c'eri a cena»gli fece notare, distogliendo il proprio sguardo dal suo.
Sul viso del Serpeverde pian piano si formò un ghigno quasi...soddisfatto.
«Cos'è...ora mi controlli anche?»disse, per poi scoppiare a ridere qualche secondo più tardi all'espressione sconvolta che fece la strega.
Quest'ultima, però si riprese subito e riconcentrò la propria attenzione su quello che era successo poche ore prima.
«Hanno ucciso...»iniziò a dire, ma il ragazzo la interruppe.
«Jacob Mackenzie, lo so»concluse lui per lei.
«Perché mi hai chiesto di venire qui?»domandò dopo un po' Hermione, puntando i suoi occhi in quelli gelo di lui.
«Ci deve essere per forza un motivo?»domandò lui a sua volta.
Il silenzio ritornò a regnare tra quelle quattro mura, lasciando quelle due domande senza risposta.
«Dobbiamo fare qualcosa»disse Hermione, facendo un passo verso Draco.
«Non voglio mischiarmi in tutta questa storia».rispose subito lui.
«E morto uno studente, un ragazzo innocente, dobbiamo fare qualcosa»ripeté lei, più sicura che mai.
«Non è compito nostro, se ne deve occupare Silente»ribatté Draco, accendendosi un'altra sigaretta e avvicinandosi a sua volta alla mora.
Non era compito loro, questo era vero. Non era nemmeno compito del "Magico Trio" intromettersi sempre in cose che non gli riguardava negli anni precedenti.
Ma Silente aveva ragione, bisognava rimanere forti e uniti, per vincere.
«La smetti?»sbottò la ragazza, quando lui rilasciò andare il fumo.
«Dovresti provare»disse invece lui, porgendole la sigaretta.
Hermione gli lanciò un'occhiataccia, e aprì la bocca per parlare.
Ma nello stesso momento in cui aprì la bocca, Draco con un movimento agile della mano mise la sigaretta tra le labbra della Grifondoro.
La giovane strega non perse tempo prima di prendere il cilindro bianco tra il pollice e l'indice, e buttarlo per terra per poi calpestarlo con la punta della scarpa.
Subito dopo iniziò a tossire, sentendo il fumo invaderle la gola.
«Ti ci abituerai»fu il commento del biondo, mentre osservava la ragazza voltargli le spalle e percorrere il corridoio che l'avrebbe portata all'uscita.
Quando capì le sue intenzioni la bloccò per un polso, facendola voltare.
«Sei un'idiota!»scoppiò a quel punto la ragazza«Per me tutto questo non è un gioco!»
«Non lo è neanche per me, Granger»disse Malfoy.
I loro occhi si incrociarono, ma cosi come si incrociarono, si sfuggirono.
«Lo vedi questo?»domandò a quel punto la Granger, alzandosi la manica del maglione.
Sul suo braccio, illuminata dalla luce leggera delle torce, attaccate alle pareti umide, la scritta "Mezzosangue" sembrò brillare.
Il ragazzo fissò quell'incisione per minuti, forse ore.
Si ricordava quando Bellatrix l'aveva torturata, si ricordava quanto in quel momento avrebbe voluto fare qualcosa, ma alla fine era rimasto fermo a guardarla mentre si contorceva dal dolore.
«Questo Malfoy, è il simbolo di quello che ho dovuto affrontare, di quello che ho dovuto sopportare...»continuò a dire lei, la voce leggermente incrinata, più debole rispetto a prima.
«Sai il dolore che si prova quando, lettere dopo lettera, la tua pelle viene lacerata?»domandò.
«Quando sulla tua carne, viene inciso quello che tu sei?»chiese ancora, senza dare al biondo il tempo di rispondere.
«Vuoi sapere la risposta? Te lo dico io, non lo sai»a quel punto le lacrime avevano iniziato ad uscire dai suoi occhi.
«Per giorni mi sono sentita sporca, e ancora oggi, mentre osservo questa parola mi sento tale. Ma sono orgogliosa di essere ciò che sono»continuò a dire, la voce ora rotta dalle lacrime.
Malfoy la guardava, mentre uno strano sentimento, tristezza quasi, prendeva vita dentro di sé.
«E' vero, non sai quello che si prova...»ricominciò a parlare Hermione«Ma tu eri là, mentre io venivo torturata tu eri là, e hai visto con i tuoi stessi occhi, quello che io ho provato quando tua zia ha inciso la prima lettera, seguita subito dopo dalle altre...»finì.
I loro occhi si incatenarono, come ormai era solito succedere.
Gli occhi di Hermione erano lucidi, rossi, tristi e arrabbiati.
Gli occhi di Draco, nonostante mantenessero ancora il loro solito gelo, ora erano anche timorosi e dispiaciuti.
Non ci pensò due volte, prima di compiere gli ultimi passi che lo separavano dalla mora.
Quando fu vicino a lei, quasi con timidezza, strinse le proprie braccia intorno al suo corpo snello, sentendo la ragazza tra le sue braccia irrigidirsi immediatamente a quel contatto.
Passarono però pochi secondi prima che la mora si rilassasse e stringesse a sua volta le braccia intorno al corpo del biondo.
Le erano sempre piaciuti gli abbracci, erano magici, proprio come il mondo in cui aveva avuto la fortuna di entrare a far parte.
Fortuna, si, perché nonostante il dolore, lei era felice di far parte di quel mondo magico, e di aver conosciuto persone come Ron ed Harry, che in breve erano diventati pezzi importanti della sua vita.
Rimasero abbracciati per quello che parve un tempo molto lungo.
Le braccia di lui avvolte intorno al corpo di lei.
Le braccia di lei, avvolte intorno al corpo di lui.
«Mi dispiace»sussurrò Draco, all'orecchio della mora«mi dispiace per non essere intervenuto...»disse infine, per poi lasciare un leggero e delicato bacio sui capelli di Hermione, stringendola ancora più forte tra le braccia.
***
Salveee, vorrei ringraziare tutte voi che continuate a leggere questa storia❤️😁Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere😉
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