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prologo

Selene, seduta sul suo morbido materasso di piume, stava aspettando il responso sul suo destino.
Il tempo sembrava scorrere così lentamente che i suoi respiri, seppur affannosi, le parevano infiniti.
Il buio, invece di rilassarla, le appariva come una cappa densa e asfissiante.
Le mura della stanza le stavano strette già da un po', ma in quel momento era come se si muovessero nella sua direzione per schiacciarla.
Cercava di ingannare l'ansia dell'attesa lisciandosi i lunghi capelli castani, resi ondulati dalla corona di trecce che aveva indossato il giorno prima.

Il cigolio della porta, sebbene fosse ció che aspettava, la fece sussultare.

Dietro di essa comparve una ragazza della sua età dai capelli rossi e indomiti, vestita di umili stracci.

"Allora? Sei riuscita a convincerlo?", chiese Selene stringendo a sé il cuscino di seta.

"Quell'uomo è inamovibile. Non ho mai visto nessuno così disinteressato a quello che posso offrirgli. La cosa mi stuzzica, ma mi serve tempo per lavorarlo. O forse è innamorato di te, chissà" rispose Grimilde alzando le spalle mentre chiudeva la porta a chiave.

Selene scoppiò in una risatina nervosa.

"Beh, prova a sedurlo, no?", la incalzò Grimilde sedendosi sul letto a baldacchino.

"Sedurlo?", chiese Selene aggrottando le sopracciglia.

"Sì, illudilo, fatti desiderare, convincilo che puoi offrirgli qualcosa in cambio del suo aiuto?"

"E cosa potrei offrirgli io? Non ho accesso al denaro dei miei genitori."

"Selene, non parlo di quello. Deve desiderare te, il tuo corpo", le spiegó Grimilde come avrebbe fatto con una bambina.

La ragazza avvampò, facendo scoppiare a ridere Grimilde.

"Poi non sei obbligata a dargli quello che vuole, devi solo fargli sperare", aggiunse sorridendo.

"Grimilde, non ho idea di come fare!"

"Andiamo, non hai mai visto la servitù flirtare con le guardie?", le chiese Grimilde, avvicinandosi a lei con aria maliziosa.

Selene la guardò confusa.

"Come non detto. Vorrà dire che dovrai impietosirlo", concluse Grimilde, rassegnandosi.

"Credi che funzionerà?", chiese Selene.

"Dovrai convincere anche altre persone."

"E se non dovessi riuscire?"

"Non essere catastrofica. Devi crederci. E se non dovessi riuscire a convincere nessuno avresti sempre me. Sarà più difficile, ma ti tireremo fuori di qui."

Selene si slanciò verso Grimilde per abbracciarla. Ella rimase rigida per qualche secondo, poi si lasciò andare all'abbraccio.

"Sei il mio angelo salvatore", sussurrò Selene nell'orecchio dell'amica.

"Beh, mi devi un favore", rispose Grimilde sarcastica.

Poi si sciolsero dall'abbraccio e si guardarono negli occhi. Selene vedeva degli occhi furbi ma gentili, del colore dell'ambra. Grimilde vedeva degli occhi neri e spaventati, lo stesso sguardo che aveva avuto lei probabilmente quando aveva scoperto che i suoi l'avevano abbandonata.

"Ora devo andare. Non posso rimanere troppo a lungo", sentenzió Grimilde, alzandosi.

"No! Ti prego, solo un altro po'. Raccontami ancora del villaggio, della gente, del mare..."

"Va bene Selene, solo un'altra storia", disse sedendosi ancora.

Grimilde sospirò prima di ricominciare a parlare. I raggi di luce che entravano dalla finestra illuminavano il suo viso, spento da un'espressione malinconica.

"C'era una volta una bambina. Non era come te, era nata in una capanna da genitori pescatori. I suoi genitori erano così poveri che a un certo punto l'avevano abbandonata, perché incapaci di sfamarla. La bambina era disperata, non sapeva che fare, iniziò a correre nel bosco piangendo e urlando il nome di sua madre e suo padre. Corse fino a quando le cedettero le gambe e si addormentò senza forze.

La mattina dopo si svegliò in un letto, sotto calde coperte. L'aveva trovata un'anziana signora, Iside, che viveva nel bosco. Le diede rifugio e la crebbe come una figlia, insegnandole quello che sapeva sulla magia e sulla natura. Creavano pozioni e unguenti, poi li scambiavano con cibo e beni con gli uomini del villaggio vicino.

Era una vita umile e solitaria, ma a lei piaceva. Fino al giorno in cui un ribelle le trovò e uccise l'anziana. La ragazza arrivò subito dopo, vide il corpo di Iside e impazzì dal dolore. Si lanciò alla caccia dell'assassino e una volta trovato gli lanciò un incantesimo di sonno. Poi lo sgozzò con il coltello che usava per raccogliere erbe. Qualcosa dentro di lei, già incrinato dall'abbandono dei suoi genitori, si era definitivamente rotto. Da quel momento dovette cavarsela da sola, e ad oggi vive ancora alla giornata, senza una famiglia né qualcuno a cui affidarsi."

"È una storia molto triste."

Grimilde rimase in silenzio.

"Mi dispiace", disse Selene abbracciandola ancora.

"Per ora sono io che mi sto affidando a te, ma ti giuro che se uscirò da qui, anzi anche se non lo farò potrai sempre contare su di me. È una promessa."

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