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La spedizione




Selene si stiracchiò sbadigliando. Tastò con la mano vicino a lei, con gli occhi ancora offuscati dal sonno, ma sentì solo il materasso. Eron era fuori dalla stanza, tornato al suo posto.

Da quando era diventato il suo mantis, appena sveglio si piazzava davanti alla sua stanza con spada e scudo come faceva quando era la sua guardia al castello.

Le sarebbe piaciuto trovarlo lì accanto a lei al risveglio, ma d'altronde il suo primo pensiero era quello di proteggerla, pensò.

Si coprì maldestramente con il lenzuolo e si diresse verso di lui.

"Buongiorno", gli sussurrò all'orecchio.

Eron scosse le spalle in un tremito, poi senza neanche guardarla le rispose: "Buongiorno, mia signora."

"Che noia, pensavo avessimo superato queste formalità", lo canzonò lei spostandosi al suo fianco.

Lo sguardo di Eron cadde prima sui suoi piedi nudi, poi sul lembo di lenzuolo che sfiorava il terreno.

"Selene! Torna subito dentro", le ordinò come non aveva mai fatto prima.

La ragazza lo guardò stupita, indietreggiando con il corpo. Non era quello il buongiorno che si aspettava.

"Che succede? Perché sei così scontroso?"

Eron sospirò abbassando le palpebre.

"Selene, ti rendi conto che sei mezza nuda, fuori dalla tua stanza?", asserì lui spostandosi per coprirla.

"Ma non c'è nessuno..."

"Torna dentro, prima che ti vedano."

"E va bene, mio signore. Sia mai che qualcun altro veda il mio corpo", rispose lei divertita.

Poi si allungò cercando di dargli un bacio, ma Eron la fermò prendendole un braccio.

"Selene, cosa ti salta in mente? Vuoi far sapere a tutti che sei stata a letto con me?"

La strega rimase interdetta. "Non capisco quale sia il problema."

"Vuoi davvero che tutti sappiano che non sei più illibata e per giunta che ti sei data ad un'umile guardia?"

Selene scoppiò a ridere. "Accidenti, credevo di essere io quella cresciuta prigioniera in un castello."

"Devi aspirare ad un buon partito. E la nobiltà crede ancora in queste sciocchezze."

"Eron, tutto quello che mi interessa ora è la libertà. E non la scambierei con alcuna ricchezza al mondo."

"Mia signora, dici così perché non hai mai conosciuto la miseria. Ascoltami, non penso altro che al tuo interesse."

"No! Tu credi di sapere cosa è giusto per me, esattamente come i miei. Ma indovina un po', io voglio cose diverse! E mi ferisce che tu non colga questo fatto."

All'improvviso lo squillo di una tromba irruppe nell'aria.

"Adunata dei guerrieri!", gridò qualcuno.

Selene non fece in tempo a fare un passo che Eron aveva già aperto la porta per andare.

"Devo andare, tu rimani qui."

---

Selene era seduta allo scrittoio quando udì qualcuno bussare.

"Avanti", disse lei con tono distaccato.

Aveva già intuito chi fosse dal passo e dal modo di bussare.

"Selene."

"Eron."

"La creatura è stata avvistata nel bosco. E' stata indetta la spedizione per provare a sconfiggerlo utilizzando il cuore. Vorrei mi disegnassi un simbolo prima che vada." Disse lui porgendole un calamaio e una penna.

Selene rimase interdetta.

"Sei sempre stata brava a disegnare."

Selene prese in mano l'occorrente senza parlare e fece segno all'uomo di sedersi.

Eron si accomodò sul bordo del letto. Era così alto che da seduto arrivava al petto di Selene.

"Cosa dovrei disegnare?"

"Il simbolo della congrega", disse lui porgendole un pezzo di cuoio su cui era inciso un cardo.

Selene lo guardò annuendo.

"Dove?"

Eron si toccò la guancia.

La strega intinse la penna nel calamaio e iniziò a tracciare segni neri sulla guancia dell'uomo.

Si sforzò di essere precisa, ma la mano le tremava e il suo cuore batteva all'impazzata.

Avrebbe voluto appoggiare una mano sul petto di Eron per vedere se anche il suo cuore correva così, ma era troppo ferita dalle sue parole. Non voleva fargli vedere che cercava ancora il contatto.

Di lì a poco si accorse dal suo respiro che anche il suo battito dell'uomo era accelerato.

Il disegno era finito, ma si stava attardando sugli ultimi dettagli perché non voleva lasciarlo andare.

"Ho finito", disse lei alla fine, evitando di guardarlo negli occhi.

"Selene", sospirò lui.

"Presente", rispose lei atona.

"Sai che tutto quello che faccio è per il tuo bene." Il suo sguardo era apprensivo.

"Ne abbiamo già discusso."

"Ti prego, non farmi andare via sapendo che mi odi."

"Eron, sai che non ti odio", disse lei, quasi seccata.

"Ho bisogno di sentirmelo dire."

Quelle parole fecero gonfiare l'ego di Selene, riparando il suo orgoglio. Non aveva mai visto Eron con occhi così supplicanti.

Decise di avere pietà di lui.

"Non ti odio, Eron. Ma se non dovessi tornare... Allora sì che ti odierei."

Eron mise le mani sui fianchi di Selene e l'attirò a sé.

Poggiò la testa contro il suo ventre sospirando.

"Certo che tornerò."

"Giuralo."

"Lo giuro."

Selene mise una mano tra i suoi capelli e iniziò ad accarezzarli.

Eron face scorrere le mani sui suoi fianchi, fino alle natiche, fermandosi appena sotto.

Poi la tirò verso di sé, facendola sedere a cavalcioni su di lui. La strinse tra le sue braccia.

"Selene, mia adorata Selene."

La ragazza si sentì percorsa da un brivido. Si sciolse dall'abbraccio e lo guardò negli occhi. Gli prese il viso tra le mani e gli posò un bacio sulle labbra.

Eron chiuse gli occhi lentamente assaporando il bacio e poi prese d'assalto le sue labbra.

Si baciarono appassionatamente, mettendosi le mani tra i capelli a vicenda e sospirando sulle bocche dell'altro .

"Girati", sussurrò Eron nell'orecchio della strega.

Selene ubbidì, così che Eron potesse slacciarle il vestito, lasciando un bacio su ogni centimetro di pelle che scopriva.

Poi Selene si alzò per lasciarlo cadere completamente.

Si girò e trovò Eron a guardarla con occhi adoranti. Le piaceva non aver mai visto prima quello sguardo.

Gli sfilò i pantaloni di tela.

Tornò a sedersi su di lui e incominciò a baciarlo sul collo mentre gli sfilava la camicia.

Erano entrambi a petto nudo, i seni di lei si strusciavano sul petto di lui e le loro bocche si cercavano senza sosta.

"Selene, non riesco più a contenere l'urgenza di unirmi a te."

Selene ebbe un sussulto a quelle parole.

"Neanche io", e così dicendo accolse Eron tra le sue gambe umide.

Eron emise un verso di piacere, mentre Selene si morse il labbro per non fare rumore.

Iniziò a muoversi piano, la sensazione era diversa dalla volta prima. Sembrava che il membro di Eron occupasse fin troppo spazio.

Lui le mise una mano sulla bocca per coprire i suoi gemiti, mentre con l'altra mano guidava i suoi fianchi.

"Sì, così", ansimò lui mentre Selene capiva meglio come muoversi.

Avrebbe voluto prenderla con entrambe le mani e muoverla da solo, ma quella lenta tortura di piacere che gli infliggeva lei era impossibile da interrompere.

Si muovevano piano all'unisono, respirando e ansimando allo stesso ritmo, stretti in un abbraccio.

Continuavano a baciarsi, poi a poggiare la fronte una contro l'altra, poi a baciarsi il collo.

Eron non l'aveva mai fatto in  quel modo.

"Selene, io non resisto così."

La giovane sorrise e lo spinse contro il materasso. Poi si appoggiò con le mani al letto e iniziò a muoversi più velocemente. Eron iniziò ad ansimare sempre più forte.

Quando Selene iniziò a rallentare per la stanchezza, la fece girare e si mise sopra di lei.

La fece godere e poi fu il suo turno, un attimo dopo essere uscito da lei.

Selene si addormentò profondamente e non sentì Eron che usciva.
...

Selene corse fuori, tenendosi il vestito sopra le caviglie.

C'era un tremendo baccano e la battaglia si stava svolgendo in lontananza, ma Selene iniziò comunque a chiamare il suo nome con una voce che non credeva neanche di possedere.

Mentre correva giù dalla collina vide i corpi dei soldati privi di vita, alcuni sfigurati. I suoni cominciarono a essere ovattati, persino la sua stessa voce. L'unica cosa che sentiva chiaramente era il battito accelerato del suo cuore.

Poi lo vide, anche il suo sguardo era alla ricerca.

I loro occhi si incrociarono e dapprima furono entrambi sollevati, poi Selene si rimise a correre per raggiungerlo mentre Eron le fece segno di andare via.

Le altre streghe stavano lanciando incantesimi ma nessuno sembrava sortire effetto, mentre Il senzabocca continuava a sterminare uomini come formiche.

Si stava avvicinando al drappello di Eron, che proteggeva alcune streghe.

"Fermati!", urlò Selene. "Cos'è che vuoi?"

"Il cuore", sibilò la creatura, cambiando direzione.

"E poi cosa ci farai", gli chiese lei impavida.

Il senzabocca si avvicinò. "Lo rimetterò al suo posto"

"E dopo te ne andrai?", gli chiese ancora la strega, così vicina al mostro da sentirne il fiato caldo.

"Toglietela da lì!", urlò Eron.

Selene si sentì tirare da delle mani proprio mentre la creatura allungava una mano verso il suo viso.

Il senzabocca, circondato da soldati, lanciò un incantesimo di dolore che colpì tutti mentre si dileguava.

Selene cadde in ginocchio, urlando come una forsennata. Non aveva mai provato nulla di simile. Provò a spostarsi per raggiungere Eron, che stava facendo la stessa cosa, ma il dolore era così forte che le fece perdere i sensi.

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