La collana
Selene scese da cavallo. La testa le doleva ancora, insieme allo stomaco in subbuglio.
Dopo aver ringraziato il paggio di Archer si incamminò verso la sua stanza.
Mentre attraversava il corridoio incontrò Eron, che incedeva nella sua stessa direzione.
D'istinto abbassò la testa, non aveva le forze di affrontare il suo sguardo, ma la sua voce la costrinse a guardarlo.
"Volevo parlarti."
"Scusami, non sto molto bene", rispose lei vigliaccamente.
"Cosa succede?", le chiese lui preoccupato.
"Niente, devo aver esagerato col vino."
Eron deglutì.
Avrebbe voluto chiederle dove era stata la notte prima, ma si trattenne.
"Preferisci che torni più tardi?", le chiese.
"No, lascia solo che mi sieda", rispose lei aprendo la porta.
A quel punto Eron notò il suo vestito. Non era un appassionato di moda, ma non aveva mai visto un vestito del genere addosso a Selene.
"Vestito nuovo?", si limitò a chiederle.
"Sì", rispose lei stringendo le labbra. Pregò che non indagasse oltre perché non si sentiva in vena di discutere. Poi si sedette sul letto.
Eron inspirò profondamente. Poi iniziò a parlare, tenendo una mano sulla spada, come se potesse infondergli forza.
"Sono venuto a chiederti scusa. Mi dispiace per quello che ti ho fatto, mi dispiace per come ti ho parlato, per aver peccato di presunzione, di averti allontanata. È l'ultima cosa che vorrei."
Selene rimase in silenzio.
"Non so se desideri ancora avermi accanto, ma voglio dirti che io lo desidero ardentemente. Dentro di me so di essere una persona difficile, piena di rabbia e idiosincrasie e non credevo di essere alla tua altezza, ma non imporrò mai più la mia volontà sulla tua. Desidero solo renderti felice, qualunque sia la via per farlo."
Selene era frastornata da tutte quelle informazioni. Ma un improvviso senso di calore iniziò a salirle dallo stomaco.
"Stai cercando di dire che vuoi stare con me?"
"Sto cercando di dire che ti amo", rispose lui come se avesse appena ammesso una colpa.
Poi si inginocchiò ai suoi piedi e le poggiò le mani sulle sue ginocchia.
"Scusa se ho cercato di espiare le mie colpe tenendoti al sicuro e su un piedistallo. La verità è che sono innamorato di te da prima che mi chiedessi aiuto per fuggire, ma volevo solo proteggerti come non ho fatto con Sybil. Non potevo accettare l'idea che non ti vedevo più come una sorellina, che avevo macchiato la tua immagine eterea."
"Sono tante conclusioni per una sola notte", rispose Selene.
"Ne ho parlato con Diogene."
Selene ripensò alle conversazioni della notte prima con Grimilde e Archer. Le sue vertevano sullo stesso argomento ma erano arrivate in direzione completamente opposta.
"E per quale motivo mi ami?"
"Per quale motivo ti amo? E' come chiedere al sole perché sorga ogni mattina o il perché il fiore faccia frutto."
"Ti prego, non esprimerti come Diogene. Ho bisogno di capire se tutto questo è sensato o se eravamo solo accecati dalla solitudine e ci siamo rifugiati l'uno nell'altra."
Eron balbettò un po'.
"Selene, perché dici questo? Non pensavo fossi così razionale. Non so dirti quando mi sono innamorato di preciso, ma so dirti che amo il modo in cui mi sento con te, amo il tuo essere gentile e determinata allo stesso tempo, amo il tuo coraggio, amo la tua intelligenza, amo la tua umiltà, amo la tua sincerità, amo la luce che emani quando ridi, amo i tuoi occhi, amo le tue gambe, amo i tuoi seni, amo la tua schiena."
Selene si alzò dal letto e si inginocchiò davanti a lui.
"Anche io ti amo", sussurrò mentre lui le teneva il viso tra le mani.
"Amo quando lasci vedere la tua parte più fragile", disse in mezzo ai baci.
"Amo quando chiedi il mio aiuto", disse mentre lui le sbottonava il vestito.
"Amo quando sei gentile", disse mentre lui le baciava il collo.
"Amo quando mi fai sentire coraggiosa", disse mentre gli toglieva la camicia.
"Amo quando mi fai sentire desiderata", disse mentre lui la stendeva sul letto.
...
Erano entrambi stremati sul letto quando Selene si appoggiò sul gomito per guardarlo.
Eron le accarezzò il viso.
"Non ti ho detto che amo la tua espressione dopo il sesso."
Selene scoppiò a ridere.
"Avrebbe rovinato l'atmosfera", rispose lei percorrendo il suo petto con un dito.
Improvvisamente Eron allungò una mano verso il collo di Selene.
"Dove hai preso questa?", chiese agitato.
"È un regalo", disse lei cercando di ritrarsi.
"Di chi?", chiese lui tenendo sempre il ciondolo nella mano.
"Eron... Non iniziare."
Un muscolo sulla mascella di lui guizzò.
"È stato Archer. Sei stata con lui", rispose lui scandendo le parole una ad una sforzandosi di non alzare la voce.
"Eron, lasciala. Mi stai facendo di nuovo paura."
Eron iniziò a respirare affannosamente.
"Selene, questa collana era di Sybil! È lui che l'ha rapita! Ecco perché mi era familiare!", urlò lui mentre si alzava dal letto.
"Eron, come puoi esserne sicuro?"
"È lo stemma della mia famiglia!", esclamò lui disperato.
"È un regalo che gli è stato fatto!"
"Ti ho detto che ricordo i suoi occhi! Come puoi non credermi?", disse mentre afferrava i suoi calzoni.
"Dico solo che devi calmarti! Lasciami scoprire se è vero, prima di impazzire!"
Eron prese le sue cose e uscì sbattendo la porta.
Selene si sedette sul materasso, stretta nel lenzuolo.
Ancora una volta si era fidata di lui ed era rimasta scottata. Come aveva potuto pensare di cambiarlo così facilmente?
Certo, il minimo dubbio che avesse ragione le era passato per la testa, ma quella possibilità sembrava così remota che non la stava neanche considerando. E dopotutto, erano i suoi modi ad essere il problema, non i contenuti.
Mentre si rivestiva, udì del clamore provenire dal'esterno.
"L'ha presa! Aiutatela!"
Selene si infilò il vestito in fretta e furia e si precipitò fuori.
"Che succede?", chiese avvicinandosi alla folla.
"La creatura ha preso una strega."
"Oh, venti... Chi?"
Fu la voce di Grimilde a risponderle.
"Datemi il cuore e ve la darò indietro."
La creatura la teneva per una spalla, dominandole la mente.
"Attaccatelo!"
"Non muovete un dito o la sgozzo", esclamò Grimilde tenendosi il coltello alla gola da sola.
Eron, che si era già lanciato nella sua direzione, fece qualche passo indietro.
"Ho esaurito la pazienza. Datemi ciò che è mio o la ucciderò."
Selene ebbe un tremito.
"Fate come dice! Dobbiamo aiutarla!", urlò Selene.
In quel momento la contessa giunse insieme ai suoi mantis.
"Fermi! cosa succede?", chiese scendendo dalla sella.
"La creatura vuole scambiare una strega per il cuore."
"Devo discuterne con il consiglio", rispose la contessa senza scomporsi.
"Non c'è più tempo! O ucciderò lei e ne prenderò un'altra", gridò Grimilde.
"Contessa, vi prego, la vita di una strega non vale quanto un oggetto sconosciuto", implorò Selene.
"Potrebbe valere la vita di molte streghe", rispose lei.
Selene si sentì crollare il mondo addosso.
Non c'era tempo di convincere la contessa, nè di combattere o provare incantesimi.
C'era solo una cosa da fare.
"Prendi me! Sono io che ho trovato il cuore!"
Nel dire ciò si avvicinò a Grimilde e la strappò via dalla presa della creatura.
Grimilde si ritrovò a terra, con i sensi ancora annebbiati dall'incantesimo.
Qualcuno la tirò via, mentre la creatura chiamava a sè Selene.
"Selene!", gridò Eron mentre correva nella sua direzione.
La creatura lo spazzò via con un gesto.
Diogene si avvicinò alla contessa.
"È solo questione di tempo prima che arrivi al cuore. Meglio lasciarglielo senza che mieta vittime"
La contessa sospirò e fece segno ad un suo mantis.
Egli estrasse dalla bisaccia il rubino e lo porse alla contessa.
La creatura iniziò ad incedere nelle loro direzione, accompagnata da Selene.
Lasciò che fosse lei ad afferrarlo. Poi lanciò un incantesimo di sonno collettivo.
Una volta svegli, videro che la creatura era sparita insieme al cuore.
Selene era già in piedi, sorrideva.
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