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L'incontro

Una figura incappucciata stava percorrendo la piana sotto la pioggia battente. La luna crescente, alta nel cielo notturno, copriva d'argento le foglie della radura e rischiarava la via. Un forte vento ululava tra le fronde, annunciando oscuri presagi.

Il cuore di Diogene batteva all'impazzata mentre si recava nel luogo dell'incontro che aveva prefissato con Eron. Nonostante la grande fiducia che aveva in lui, temeva che il piano potesse essere fallito e che una volta giunto lì non avrebbe trovato nessuno. O peggio, che ci fosse qualcuno ad aspettarlo, ma non Grimilde.

Giunto alla caverna, Diogene si abbassò il cappuccio. Davanti a lui era seduto un uomo dalla corporatura tozza e muscolosa, vestito di nero.

Diogene sussultò e portò la mano alla spada.

Dalla bocca dell'estraneo uscirono le parole: "Sono io, Grimilde."

"Dimostralo!", gli ordinò il poeta, puntandogli l'arma contro

"Sacri venti... Eron ha messo fuori gioco la guardia che mi sorvegliava, ha scambiato i nostri corpi grazie alla tua pozione e ha messo il suo dentro la mia cella, per poi mandarmi qui", rispose lui sbuffando.

"Potresti aver fatto confessare ad Eron il piano", disse Diogene guardando l'uomo in modo circospetto.

"Suvvia, Diogene. Non sei forse un poeta? Pensavo fossi capace di vedere oltre la mera apparenza", lo canzonò.

"D'accordo, mi hai convinto."

Diogene accese una candela e gliela porse, poi si tolse il mantello, ormai fradicio.

"Sicura non ti abbia seguito nessuno?"

"Beh, se fossi stata nel mio solito corpo, immagino mi avrebbero seguito in molti, sola nella radura. Ma così non attiro neanche una mosca."

"Non sei male" rispose lui, lanciando un'occhiata fugace al suo corpo maschile.
"Se qualcuno dovesse sentirci sarebbe finita. Immagino tu ti stia chiedendo perchè ti ho fatta venire qui."

"Chissà, per un ultima notte di fuoco prima che Selene ci uccida tutti?"

"Grimilde, per favore..."

"Dai, non essere così serio. Cercavo di farti sorridere", rispose la strega.

"Sorriderò quando saremo di nuovo liberi. Ora ascoltami bene. Ho raccolto delle informazioni e sto cercando di mettere a posto i tasselli. A quanto pare, Selene è posseduta da una donna che ha tentato in passato di soverchiare la Regina usando un esercito di stregoni. L'altra cosa che ho scoperto è che Artemisia stava indagando sulla famiglia di Selene, prima di essere uccisa. Ho trovato il suo albero genealogico nel caminetto, insieme alle ceneri di tutti gli altri documenti che sono stati bruciati."

"Accidenti, questo non prova nulla. Forse Artemisia stava solo facendo delle ricerche sulla famiglia di Selene dato che era un segreto fino a poco fa", asserì Grimilde poggiando la testa sulle mani in segno di sconforto.

"Sì, potrebbe, ma qualcosa non torna... Sai, Artemisia si era accigliata quando Selene aveva rivelato il suo vero cognome", rispose Diogene grattandosi la barba.

"Diamine, ho vissuto in quel castello, possibile che se quella famiglia nascondeva qualcosa non mi sia mai accorto di nulla?", aggiunse lui sbraitando.

"Ora che ci penso... Quel cuore, quel maledetto cuore... Sapevo di averlo già visto da qualche parte! Hai mai visto l'arazzo nelle cantine del castello di Selene?"

"Non credo di esserci mai stato."

"Accidenti, che spirito di esplorazione. Dovrai fidarti della mia memoria, allora. Nei sotterranei c'era un arazzo, vecchio e malandato, che rappresentava una donna di potere con quel rubino in mano", affermò Grimilde.

"Poteva essere un rubino qualunque", rispose Diogene.

"I rubini sono rari. Per non parlare dei rubini di quelle dimensioni! Non può essere un caso."

"Ammettiamo sia lo stesso. Dunque?"

"Se la famiglia di Selene possedeva quell'arazzo, probabilmente raffigurava una loro antenata. Ma se dovevano nasconderlo forse non era una strega ben vista", ipotizzò la strega.

"Dove vuoi arrivare, Grimilde?"

"Dico che forse quel cuore è appartenuto alla famiglia di Selene, un tempo. Magari Selene è posseduta dalla proprietaria di questo cuore."

"E cosa c'entra la creatura in tutto questo?"

"Non lo so, magari era un suo mantis. Dico solo che se il rubino era davvero un artefatto della famiglia di Selene abbiamo un grosso vantaggio", sussurrò Grimilde.

"Ovvero?"

"Non ne sai proprio nulla di misticismo?"

"Tu ne sai qualcosa di erboristeria?"

"Touché. Beh, come avrai visto durante il rito del mantis, il patto è stato stipulato col loro sangue. In teoria Eron è legato ad obbedire al sangue di Selene, quindi anche alle sue figlie streghe. Solo lei o la sua prole con poteri può dissolvere il legame."

"E quindi?", domandò Diogene.

"Per gli artefatti magici vale lo stesso discorso. Per cui Selene è l'unica che può distruggere il Cuore."

"Sai, non hai tutti i torti. Forse è questo il reale motivo per cui i genitori di Selene l'hanno nascosta al mondo. Per paura che potesse sentire il richiamo del cuore e risvegliare la rivale."

"Bene, Selene è l'arma, ma come può esserci d'aiuto se non è in sé?"

"Dovresti saperlo meglio di me, Grimilde. Voi streghe possedete un potente incanto: lo spettro."

"È vero, ma lei al momento è ben più potente di noi. Possiede il potere di una reggente e di chissà quante altre streghe. Disperderebbe l'incanto in un istante."

"Non se dovessero arrivarle molteplici incanti a raffica."

"E come potremmo mai avvicinarci a lei in massa? È protetta da soldati e presto anche da stregoni."

"Effettivamente questo è un problema. Dovremmo avvicinarci in modo più subdolo."

"Potrei avvicinarmi ad Archer, lui sembra il tipo che cadrebbe in questo tipo di trappola. Fingermi dalla sua parte ed avvicinarmi per carpire informazioni."

"D'accordo, non credo ci sia altra scelta", rispose Diogene.

"Farò del mio meglio" fece Grimilde guardandolo negli occhi.

"È tutto nelle tue mani", rispose Diogene prendendole tra le sue.

Grimilde guardò gli occhi di Diogene, illuminati dalla flebile luce della candela.

Rassomigliavano il suolo del bosco, con sfumature verdi e marroni.

Provò un improvviso senso di quiete nel guardarli. Poi si avvicinò a Diogene e lo abbracciò.

Le sembrò di respirare di nuovo per la prima volta da quell'infausta mattina.

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