Capitolo 9.
Capitolo 9.
Quella domenica mattina Leonard fu il primo a svegliarsi.
Rimase a osservare Thomas che dormiva tranquillo così sorrise con dolcezza restando disteso tra le coperte disegnando piccoli cerchi con un dito sul suo petto.
Thomas si svegliò lentamente e gli prese la mano posandoci sopra un bacio: «Buongiorno, Leonard...»
«Non volevo svegliarti» disse con dolcezza appoggiandosi al suo petto.
«Non preoccuparti...» rispose lui abbracciandolo con dolcezza: «Cosa vorresti fare oggi?»
«Volevo iniziare ad assemblare il progetto. Ti va di aiutarmi?» gli domandò con dolcezza.
Thomas sorrise posandogli un bacio tra i capelli: «Ti aiuto volentieri, ma prima mangiamo qualcosa»
«Sì. Ho un po' di fame» ammise Leonard mettendosi seduto tra le coperte.
Poco dopo si lavarono e andarono in cucina con indosso il pigiama.
La nonna del ragazzo vedendoli sorrise: «Buongiorno, ragazzi»
«Buongiorno» risposero loro sedendosi a tavola.
Alcuni minuti dopo si misero a fare colazione tutti insieme.
La donna curiosa chiese loro: «Cosa farete oggi?»
«Lavoro sul progetto. Ci mettiamo su la terra così prendo un po' d'aria» ammise Leonard senza giri di parole.
Al termine della colazione i due tornarono in camera.
Recuperarono il progetto disegnato dal ragazzo e tutto l'occorrente comprato da Thomas il giorno prima.
Si accomodarono in terrazza poco dopo.
Leonard aprì il raccoglitore nelle pagine che aveva scritto in quel mese.
Thomas gli posò un bacio su la tempia: «Da cosa vuoi iniziare?»
«Iniziamo dalla parte interna con i vari meccanismi e filamenti» disse lui mostrandogli quello che aveva disegnato.
Poco dopo si misero al lavoro, Thomas, montava tutti i meccanismi per lui seguendo le sue indicazioni stando attento a non rovinare niente.
Per tutta la mattina si concentrarono su quel progetto.
Il ragazzo si pulì le mani con un panno per poi guardare Leonard: «Dovresti firmare il tuo progetto»
«Sì. Lo so, ma ho un metodo semplice per farlo» ammise lui sorridendogli con dolcezza sporgendosi verso di lui dandogli un dolcissimo bacio.
Thomas lo ricambiò sorridendogli appena si allontanarono.
In quel momento al telefono di Leonard arrivò un messaggio:
To: Kevin: Ho passato la notte con Victor!
To: Leonard: Sono felice per te. È andato tutto bene?
To: Kevin: Sì! Avrei voluto fare con lui qualcosa di più, ma non era il caso con i miei genitori in casa.
To: Leonard: Potete andare a cena fuori e dormire in albergo, oppure andate alle terme
To: Kevin: Le terme forse più avanti. Il ristorante è perfetto, poi in albergo potrei prendere coraggio e chiedergli di...
To: Leonard: Si è un ottima idea la tua
To: Kevin: Tu e Thomas?
To: Leonard: Tutto bene. Ieri siamo andati un po' avanti con il nostro legame e oggi mi ha aiutato ad assemblare la prima parte del mio progetto.
To: Kevin: Ti sei sentito in imbarazzo?
To: Leonard: All'iniziò sì, ma poi è stato bellissimo
To: Kevin: Ha fatto male?
To: Leonard: Non così tanto, ma vedrai che Victor si prenderà cura di te in tutti i modi possibili per non farti provare dolore.
La nonna del ragazzo entrò nella stanza per poi avvicinarsi alla terrazza: «Ragazzi, venite a pranzare?»
«Sì. Arriviamo subito, prima mettiamo in ordine queste cose» rispose Leonard sorridendo mettendo il telefono in tasca.
«Chi era al telefono?» chiese curioso Thomas.
«Era Kevin. Mi ha detto che ha passato la notte con Victor, ma non è successo niente di particolare tra di loro. Gli ho consigliato di andare a cena insieme per poi dormire in albergo» rispose lui tranquillamente.
Thomas sorrise guardandolo per un attimo: «Dai andiamo a mangiare»
Leonard annuì e dopo aver varcato la soglia della terra chiuse la porta a chiave per poi mettere tutte le cose che avevano portato dentro sul tavolo, mentre il prototipo lo misero dentro il mobile dove c'erano diversi pezzi di ferramenta nascondendolo per un po'.
Solo dopo andarono in cucina dove si misero a tavola mangiando tranquillamente tutti insieme.
Intanto Kevin si era accoccolato meglio tra le braccia di Victor che ancora dormiva profondamente.
Non aveva idea di com svegliarlo per questo decise di seguire l'istinto andando a posargli timidi baci sul collo.
Il ragazzo in tutta reazione gli legò le braccia attorno ai fianchi spostando la testa di lato godendosi quella bellissima sensazione di piacere che gli percorreva il corpo.
«Kevin...» borbottò lui con un filo di voce.
«Victor, stasera andiamo a cena insieme? Dopo potremmo dormire in albergo» gli chiese sussurrandogli timidamente all'orecchio.
Il ragazzo rimase in silenzio per un attimo, ma poi aprì gli occhi dicendo: «Saremmo soli, vero?»
«Sì...» rispose lui arrossendo imbarazzato.
«Mi piace la tua idea, Kevin» disse tranquillamente Victor tenendolo stretto in modo che non si allontanasse da lui.
Kevin si morse il labbro per poi chiedergli: «Perchè non mi hai chiesto qualcosa di più dei baci?»
«Perchè voglio che sia speciale» rispose lui senza indugiare invertendo le loro posizioni poco dopo bloccandolo contro il materasso sovrastandolo, ma senza pesare su di lui: «Sento qualcosa di molto rigido premere contro il mio corpo»
A quelle parole, Kevin, assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura borbottando: «Non credo sia vero»
«A no?» gli domandò Victor portando la mano tra le sue gambe passandola sopra il rigonfiamento esplicito tra di esse.
Quel tocco fece sussultare il ragazzo che si lasciò scappare un gemito di puro piacere.
Victor sorrise divertito nascondendo il volto contro il suo collo posandoci sopra qualche bacio: «Posso toccarti?»
«Sì...» ansimò lui senza pensarci due volte.
Con delicatezza fece scorrere la mano dentro il pantalone e l'intimo del ragazzo afferrandogli l'erezione massaggiandola con calma.
Kevin si lasciò scappare piccolissimi gemiti di piacere.
A ogni tocco i gemiti del ragazzo si fecero più forti anche se cercava di nasconderli con una mano e poco dopo si riversò tra le sue dita mordendosi il labbro.
Victor sfilò le dita da sotto gli abiti di Kevin guardandolo curioso: «Stai bene?» «Sì. Sto bene...» ammise mettendosi seduto tra le coperte: «Andiamo a pranzare?»
«Sì. Ho fame, ma che ne dici se prima di andare a cena insieme passiamo qualche ora al mare? Potremmo prendere il sole e nuotare un pò» gli chiese lui senza pensarci troppo.
«Sarebbe bellissimo!» esclamò lui abbracciandolo con dolcezza.
Erika che passava da quella parte vedendo i due abbracciarsi chiese: «Cosa sarebbe bellissimo?»
«Niente, principessa. Sono solo felice» ammise tranquillamente Kevin sapendo che la sorella scoprendo dove sarebbero andati avrebbe insistito per andare con loro e per una volta non la voleva in mezzo ai piedi.
Voleva bene alla sorella, ma a volte era veramente appiccicosa.
«Perchè sei felice?» chiese lei guardandolo curiosa.
«Perchè oggi lo porto via con me per tutto il giorno» rispose Victor senza giri di parole.
«Voglio venire anch'io!» esclamò lei senza pensarci due volte.
«No» le rispose Kevin senza giri di parole.
Si alzò poco dopo dal letto raggiungendo il bagno adiacente alla camera per poi lavarsi e cambiarsi.
Erika che era rimasta nella stanza, una volta che lo vide riuscire dal bagno, disse: «Voglio venire con te!»
«Adesso basta, Erika!» esclamò lui guardandolo seriamente: «Non ti voglio con noi!»
«Lo dico a mamma!» disse lei mettendosi a piangere.
«Non me ne frega niente vai pure a dirglielo e sparisci» rispose lui sospirando rassegnato.
La madre era riuscita nell'intento di viziarla ai massimi livelli e la cosa a volte lo irritava soprattutto quando si auto invitava, ma la sua presenza non era gradita.
La bambina corse via ritornando qualche minuto dopo con la madre che la teneva in braccio: «Perchè non vuoi portare con te tua sorella?»
«Perchè devo farmi inculare dal mio ragazzo. Chiaro? O vuoi che si unisca a noi anche la piccola principessina di sto cazzo?» chiese lui guardandola seriamente. «Modera il linguaggio» disse la donna senza giri di parole.
«No! Non lo modero fai tu da babysitter a lei per una cazzo di volta. Mi sono rotto» disse semplicemente lui incrociando le braccia al petto: «Decido di andare al cinema, al mare, al parco o dove cavolo voglio per restare con i miei amici e lei è sempre attaccata al mio cazzo. Mi volete lasciare vivere?»
«Sarai in punizione per tre settimane e da casa non uscirai»
«Ok. Prendo le mie cose e vado a vivere da papà» rispose lui tranquillamente. A quelle parole, Erika, urlò: «No! Non voglio che te ne vai! Faccio la brava e non vengo più con te!»
Kevin scosse la testa dicendo: «No. Io vado via perchè domani tu mi starai di nuovo attaccata come una cozza e non ho più voglia di rinunciare a qualcosa perchè ci sei tu»
Prese tranquillamente il telefono mandando un messaggio al padre:
To: Kevin: Ciao, papà. È ancora valida l'offerta per venire a vivere da te e il tuo compagno?
To: Papà: Certamente, ma cosa succede?
To: Kevin: Sono stanco di Erika. Non la sopporto più, non riesco a vivere. Oggi (come gli altri giorni) voleva attaccarsi ancora a me e io voglio passare la giornata con il mio ragazzo.
To: Papà: Capisco. Tua madre è riuscita nell'impressa di creare una mini sanguisuga. Prepara i tuoi bagagli veniamo a prenderti e portiamo tutto a casa nostra.
To: Kevin: Grazie, papà
Rimise il telefono in tasca e guardò Victor sorridendogli: «Ti va di aiutarmi a mettere via tutte le mie cose? Papà arriva tra un po' per aiutarci assieme al suo compagno»
«Non lo voglio in questa casa!» esclamò la donna.
«Tranquilla, mamma. Prepariamo io e Victor le mie cose, loro aiuteranno per metterle nel furgone» rispose lui senza giri di parole.
Aveva raggiunto il limite di sopportazione.
La notte doveva chiudere la porta della sua stanza a chiave o si sarebbe trovato la sorellina nel letto e la cosa lo urtava moltissimo.
L'ultima volta che poi aveva lasciato la stanza aperta lei aveva pensato bene di pasticciare i suoi compiti e una ricerca di quaranta pagine con dei pennarelli per poi dire alla madre che lei non aveva fatto niente di male obbligandolo a riscrivere tutto da zero passando la notte in bianco.
Victor gli posò un bacio tra i capelli conoscendo bene quello che succedeva visto che spesso si era offerto volontario per aiutarlo a riscrivere tutto dall'inizio dettandogli quello che la sorellina aveva distrutto poche ore prima e sapeva benissimo che era arrivato al punto di rottura.
I due dopo aver lasciato la stanza si prepararono qualcosa di veloce da mangiare e una volta che ebbero terminato tornarono in camera dove si misero a sistemare gli abiti nelle valigie e le altre cose in svariati scatoloni.
Poi restava solo da portate via da lì i pochi mobili presenti nella stanza per questo attesero l'arrivo del padre del ragazzo che non tardo ad arrivare.
L'uomo non salutò nemmeno l'ex moglie e raggiunse con il compagno il figlio: «Kevin, è tutto pronto?»
«Sì, papà. Non voglio lasciare nessuna traccia in questo luogo» rispose lui senza giri di parole.
«D'accordo. Iniziate a portare gli scatoloni nella macchina di Ector. Io e lui iniziamo a trasportare i mobili sul camion che poi porterò a casa» rispose l'uomo sorridendogli.
«Grazie, papà. Forse volevi stare a casa con Ector e io mi sono intromesso» ammise lui abbassando lo sguardo.
A quelle parole, Ector, gli posò una mano tra i capelli sorridendogli: «Non ti devi preoccupare. Abbiamo tutto il giorno per stare insieme. Adesso vogliamo solo portati via da questo luogo»
Un timido sorriso comparve sul volto del ragazzo che aiutato da Victor si affrettò a portare le cose in macchina mettendole nel bagagliaio assieme alle valigie.
Un'ora dopo riuscirono a caricare tutto in macchina e nel camion.
Solo dopo Kevin lasciò la coppia delle sue chiavi alla madre e senza dire una parola salì in macchina con Ector e Victor, mentre il padre li seguiva a poca distanza.
Arrivati a destinazione un'altra mezz'ora dopo si ritrovarono a varcare il cancello di quella che era una villetta immersa nel verde circondata da un bellissimo giardino con diversi alberi, ma le aiuole erano praticamente vuote e senza fiori per questo al ragazzo venne un'idea che avrebbe esposto poi al padre e a Ector.
Scesi dai due mezzi portarono tutte le cose in quella che sarebbe stata la stanza del ragazzo.
Mentre sistemavano tutte le cose, Kevin, si rivolse al padre dicendo: «Ho notato che il giardino è un po' spoglio. Non ci sono dei fiori?»
«No. Stiamo ancora cercando di sistemare il giardino» ammise l'uomo sorridendo.
«Penso che potrei chiedere a Leonard. Ha buon occhio per questo genere di cose. Il giardino di casa sua è bellissimo» ammise lui prendendo il telefono mostrando loro le foto del giardino di casa del ragazzo.
«Sicuri che ha fatto tutto il tuo amico?» chiese lui senza pensarci due volte.
«Sì. Ha iniziato con i genitori poi quando loro sono morti se n'è occupato da solo» rispose tranquillamente Kevin.
Ector ci pensò su qualche minuto, ma poi disse: «Allora uno di questi giorni portalo qui. Così vediamo se ha qualche consiglio per renderlo bellissimo»
«Ne sarà felicissimo» rispose lui abbracciandoli entrambi.
Una volta che ebbero terminato di sistemare la stanza, Victor, gli chiese: «Andiamo al mare?»
«Sì, ma prima mettiamoci il costume e prendiamoci qualche vestito di ricambio. Te l'ho detto che oggi ho in mente e non voglio tirarmi indietro prima del tempo» rispose lui senza giri di parole.
Victor lo prese per il polso abbracciandolo tenendolo stretto a sé: «Tranquillo. Conosco un ristorante con albergo che sarà perfetto per la nostra prima volta e poi è in riva al mare»
Ector prese le chiavi della macchina e di casa dicendo: «Prendete pure la mia macchina, c'è anche la chiave di casa in modo da poterla aprire tranquillamente in caso rientraste presto domani mattina»
«Grazie, Ector» rispose Kevin prendendo le chiavi sorridendogli.
I due uomini li lasciarono poco dopo da soli in modo che potessero mettersi i costumi con tutta calma.
I due si prepararono velocemente mettendo in una borsa degli abiti di ricambio per il giorno successivo e solo dopo aver salutato i due umini uscirono di casa.
Arrivarono al mare alcuni minuti dopo per questo dopo aver parcheggiato scesero dalla macchina chiudendola per bene per poi scendere in spiaggia.
Trovarono un posto lontano dallo sguardo della gente e si spogliarono dei vestiti restando in costume per poi rilassarsi prendendo il sole.
Per tutto il pomeriggio rimasero al mare coccolandosi, nuotando e prendendo il sole per abbronzarsi un po'.
Al tramonto lasciarono la spiaggia raggiungendo l'albergo ristorante dove Victor prenotò una stanza o per la notte e la cena al ristorante.
Ricevute le chiavi della stanza la raggiunsero, ci adagiarono dentro la borsa con gli abiti puliti. Si fecero una doccia per levare il sale da sopra e solo dopo si prepararono raggiungendo il ristorante per cenare.
Il cameriere prese la loro ordinazione e solo dopo una decina di minuti furono serviti.
Mangiarono con tutta calma regalandosi ogni tanto delle piccole tenerezze, ma il silenzio che c'era tra di loro non era fastidioso, ma era caldo e accogliente.
Al termine della cena salirono in camera.
Si chiusero la porta alle spalle andando a distendersi sul letto.
Kevin prendendo coraggio si appoggiò a Victor baciandolo timidamente: «Io non so come fare...»
«Va tutto bene. Non preoccuparti i baci vanno bene per iniziare» disse lui incoraggiandolo a seguire l'istinto e fare solo quello che si sentiva al momento.
Il ragazzo si spostò a baciargli con dolcezza il collo.
Victor sospirò estasiato a quel suo tocco, ma quando iniziò ad aprirgli la camicia con mani tremanti gliele prese posandoci sopra due piccoli baci: «Stai tremando, Kevin»
«Ho solo paura...» rispose lui abbassando lo sguardo per cercare di celare l'imbarazzo.
«Vuoi che faccia io adesso?» gli chiese con dolcezza Victor.
A quella domanda, Kevin, annuì distendendosi tra le coperte.
Victor si aprì la camicia sfilandosela per poi gettarla a terra prima di sovrastarlo posandogli tanti piccoli baci da prima su le labbra, poi su la mandibola e infine sul collo lasciandoci un segno rosso ben visibile.
Piccoli fremiti scossero il corpo del ragazzo che si lasciò scappare anche dei piccoli gemiti che cercò di soffocare nascondendoli sotto la mano, ma Victor gli spostò la mano sussurrandogli con dolcezza: «Lasciami sentire la tua voce. È troppo sexy...»
Kevin arrossì ancora di più borbottando: «È imbarazzante...»
«Non devi essere in imbarazzo» gli rispose lui con dolcezza baciandolo nuovamente.
Lentamente gli aprì la camicia che indossava scoprendone il petto accarezzandolo dolcemente con un tocco della mano facendolo sospirare.
Solo dopo riprese a baciare il suo corpo lasciando una dolcissima scia su di esso e si spostò verso il basso raggiungendo la cintura del pantalone che indossava.
Alzò lo sguardo per vedere come stesse il compagno e poco dopo gli aprì la cintura e il bottone del pantalone.
Kevin sentendo meno pressione sull'erezione ormai sull'attenti in cerca di attenzioni si lasciò scappare un gemito più forte: «Victor... ti... prego...»
«Va tutto bene» gli sussurrò all'orecchio: «Posso toglierti questi pantaloni?»
«Solo se lo fai anche tu...» rispose lui mordendosi il labbro.
Il ragazzo annuì con dolcezza sfilandogli gli abiti lasciandogli sopra solo l'intimo per poi togliersi i vestiti mettendoli via.
Solo dopo tornò a dedicarsi al piacere del compagno facendolo rilassare al meglio.
Kevin prese coraggio e con mani leggermente tremanti strinse tra le dita i boxer che indossava tirandoli verso il basso: «Andiamo... avanti...»
«Sì. Mi prenderò cura di te, Kevin» disse con dolcezza sfilandogli quell'ultimo indumento per poi fare lo stesso con i suoi distendendosi al suo fianco aprendo il cassetto sapendo per certo che ci avrebbe trovato del lubrificante così afferrò il tubetto nuovo aprendolo lentamente.
Si versò una dose generosa di lubrificante nelle dita per poi portarle tra le gambe di Kevin: «Sentirai un po' di freddo, ma farò con calma e se non te la senti più potrai fermarmi»
«Sono pronto...» rispose lui guardandolo seriamente.
Con delicatezza, Victor, iniziò a stimolare la sua piccola apertura inviolata facendoci scivolare dentro il primo dito muovendolo lentamente solo dopo qualche minuto riuscì ad allargarlo completamente.
Il ragazzo si spinse contro le sue dita lasciandosi scappare un gemito più forte sorpreso dalla scossa di piacere che gli scosse il corpo.
Victor gli diede un dolcissimo bacio: «Kevin, preferisci che io usi il preservativo?»
«No... voglio... sentirti...» rispose lui senza pensarci due volte.
Senza indugiare oltre il ragazzo si fece strada in lui stando attento alle sue reazioni.
Kevin, però, rimase completamente rilassato fino a quando Victor non fu completamente in lui e si affrettò ad abbracciarlo tenendolo stretto in modo da nascondere il volto contro la sua spalla: «Sei... enorme...»
«Ti fa male?» gli chiese preoccupato.
«No, ma dammi un attimo solo» rispose lui senza indugiare.
«Non mi muovo se non sarai tu a dirmelo» ammise tranquillamente Victor accarezzandogli dolcemente il corpo.
Kevin si rilassò completamente spingendosi contro il suo corpo.
Ottenendo quel permesso, Victor, iniziò a muoversi in lui amandolo con tutta la dolcezza in suo possesso.
Quella tenerezza fece piacere al ragazzo perchè per la prima volta dopo moltissimo tempo si sentì sul serio amato da qualcuno per la prima volta.
Il loro rapporto durò diversi minuti nei quali i gemiti di entrambi si fecero sempre più intensi mentre ricercavano il modo di darsi piacere a vicenda, ma all'ennesi affondo Victor disse: «Sto per venire...»
«Fallo... dentro...» ansimò lui legandogli le gambe ai fianchi in modo da non farlo allontanare.
Victor sorrise con dolcezza assestando l'ennesimo affondo che lo portò a riversarsi in lui.
Sentendolo riversarsi in lui si affrettò ad abbracciarlo riversandosi tra i loro corpi con un gemito più forte dei precedenti.
I due ragazzi si presero un attimo per recuperare il controllo del loro respiro e solo dopo Victor lo liberò dalla sua presenza tenendolo stretto per i fianchi distendendosi al suo fianco affrettandosi ad abbracciarlo.
Kevin si nascose tra le sue braccia lasciandosi scappare un piccolo gemito di fastidio.
«Tutto bene?» gli domandò lui preoccupato affrettandosi a coprire entrambi con le coperte in modo da non prendere freddo.
«Ho solo un po' di fastidio, ma sono felice di essermi legato a te» ammise Kevin con voce assonnata scivolando lentamente nel sonno.
Per diversi minuti, Victor, rimase a coccolarlo. Quando si accorse che si era addormentato sorrise per poi rilassarsi completamente anche lui scivolando in un sonno profondo sfinito da quella lunga giornata.
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