Capitolo 6
Capitolo 6.
La mattina dopo, Thomas, si svegliò presto mettendosi seduto tra le coperte sentendo il telefono segnare l'arrivo di un messaggio.
Nascondendo uno sbadiglio dietro la mano prese lo prese aprendolo leggendolo svogliatamente:
To: Simon: Thomas, ho bisogno di parlarti da solo.
To: Thomas: Puoi farlo tramite messaggio. Mi sono appena svegliato e devo ancora prepararmi per andare a prendere i compiti portati a termine da Leonard.
To: Simon: Cosa succede tra te e Leonard veramente?
To: Thomas: Niente di particolare...
Un dubbio sorse nella mente del ragazzo dopo la domanda dell'amico e qualcosa lo fece dubitare del fatto che il suo interesse per quella situazione non avesse un secondo fine e doveva fare qualcosa per creare una protezione per sé stesso e Leonard.
To: Simon: Ti ho visto diverso da qualche giorno fa. Ti stai interessando a lui?
To: Thomas: Sì. Mi sto interessando a lui e alla sua vita per capire cosa gli passa per la testa, ma se non erro l'ho fatto anche con te, Derek e Kevin. Non ti ricordi?
To: Simon: Mi ricordo, ma forse non ti ricordi che io ti ho detto qualcosa di particolare e che la tua risposta è stata: "I tuoi sentimenti verso di me non mi fanno ne caldo ne freddo"
To: Thomas: E riconfermo le mie parole. Non provo niente per te che non sia un sentimento d'amicizia.
To: Simon: Lui ti interessa sentimentalmente?
A quella domanda, Thomas, strinse i denti sapendo dove stava andando a parare il ragazzo, ma gli rispose lo stesso mettendo subito in chiaro le cose:
To: Thomas: Sì. Hai ragione, ma ti consiglio di lasciarmi perdere e dedicarti a Derek che non sta facendo altro che aspettarti. Poi sei così tanto interessato a me che ti fai sentire solo quando sto iniziando a interessarmi a qualcuno che non sei tu. Le tue manie di protagonismo verso di me non hanno effetto. Adesso devo andare. Ciao.
Posato il telefono sul comodino si alzò dal letto spogliandosi dei vestiti che indossava lasciando poi la stanza entrando nel bagno adiacente entrando nella doccia per poi aprire il getto dell'acqua lavandosi con tutta calma.
Aveva un po' di tempo prima di andare a casa di Leonard e prendere i compiti, ma una vocetta dentro di lui gli diceva: Non lasciare che Simon metta le mani su i lavori fatti da Leonard o potrebbe causargli dei problemi con la media scolastica.
Terminato di lavarsi cancellando le tracce del sonno della notte precedente uscì dalla doccia avvolgendosi in un accappatoio per poi tornare in camera.
Si asciugò con calma per poi vestirsi e una volta che ebbe recuperato gli abiti che puliti li mise in un borsone.
Solo dopo se lo mise in spalla per poi uscire di casa e in sella alla sua moto dirigersi a casa di Leonard.
La nonna del ragazzo era intenta a stendere i panni in giardino e vedendolo arrivare sorrise: «Buongiorno, Thomas»
«Buongiorno, signora» rispose lui spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Sei venuto per Leonard?» chiese lei con dolcezza.
«Sì. Dovrebbe darmi i compiti che ha terminato per consegnarli ai professori» ammise lui sorridendole.
La donna sorrise con dolcezza: «Vai pure da lui. Penso che ti stia aspettando»
Thomas annuì ed entrò in casa andando fino alla stanza del ragazzo appoggiandosi allo stipite della porta vedendolo che guardava il giardino fuori dalla finestra.
«Buongiorno, Leonard» disse tranquillamente attirando la sua attenzione.
Il ragazzo si voltò a guardarlo tendendo la mano verso di lui: «Vieni, Thomas»
Senza indugiare entrò nella stanza avvicinandosi a lui sedendosi sul letto stando attento a non muoverlo troppo: «Come ti senti oggi?»
«Sto bene...» si appoggiò a lui godendosi quel momento: «Quanto tempo resti?»
«Non preoccuparti di questo. Sono in moto posso partire da qui cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni e arrivare puntuale per il suono della campanella» rispose lui senza giri di parole.
Rimasero in quella posizione per diversi minuti.
Leonard si sentiva bene in quel momento, ma una vocetta gli diceva: Non affezionarti subito a lui, potrebbe farti soffrire nel momento in cui meno te lo aspetti...
Lentamente si mosse lasciandosi scappare un gemito di dolore per aver mosso il braccio e la gamba.
«Fai piano, Leonard» disse con dolcezza il ragazzo passandogli un braccio attorno ai fianchi tenendolo stretto in modo che non si muovesse.
Sentendosi al sicuro grazie a quel gesto nascose il volto contro il suo collo: Vorrei restare tra le sue braccia per sempre...
Thomas era un po' preoccupato per questo gli chiese: «Leonard, non vorresti rientrare a scuola?»
«Non penso che sia fattibile. Ci sono le scale per arrivare alle varie aule» ammise lui mordendosi il labbro: «Dovrò aspettare ancora un po' prima di potermi muovere come vorrei»
«Potremmo aiutarti io e Kevin a fare le scale. Io potrei prenderti in braccio e portarti in cima alle scale e lui potrebbe portare la tua sedia a rotelle» disse lui accarezzandogli lentamente il petto con un lieve movimento della mano.
«No. Preferisco evitare di pesare su di voi in questo modo» ammise lui senza pensarci due volte.
Thomas guardò l'orario dicendogli: «Tra poco devo andare via. Ti andrebbe di darmi i compiti che hai fatto per poterli consegnare ai professori»
«Li ho messi in quel raccoglitore azzurro per distinguerlo da quello bianco che mi hai portato tu» rispose lui sorridendogli spostandosi lentamente dal suo corpo per permettergli di alzarsi anche se a malincuore.
Thomas si spostò prendendo il raccoglitore mettendolo poco dopo nel borsone che aveva posato davanti all'entrata della stanza per poi tornare da lui posandogli la mano su la guancia attirando la sua attenzione sorridendogli baciandolo con dolcezza.
Si allontanò poco dopo, ma Leonard si aggrappò alla sua maglia.
«Cosa succede?» gli domandò perplesso.
«Non lo so...» ammise lui mordendosi il labbro: «Voglio restare con te»
«Oh, adesso capisco. Se vuoi per pranzo posso tornare da te» disse senza giri di parole.
«Davvero?» gli domandò sorpreso.
«Sì, ma non potrei restare a lungo. Ci siamo divisi anche i tuoi lavori part time quindi nelle ore libere dai corsi facciamo quello» disse Thomas pensieroso.
«Capisco...» borbottò lui lasciandosi andare a un sospiro rimettendosi disteso tra le coperte.
Thomas gli posò una mano sul volto baciandolo nuovamente: «Dai ieri mi hanno avvisato che non servono ripetizioni per il solito ragazzino perchè sarà in gita con la scuola per una settimana. Quindi ho quelle ore libere e posso sul serio venire qui da te»
Leonard gli legò il braccio al collo infilando la mano tra i suoi capelli: «Ti aspetto allora...» gli chiuse la bocca con la sua per poi dirgli a fior di labbra: «Vai a scuola adesso. Saluta Kevin da parte mia»
«Lo farò. Ti serve aiuto per alzarti dal letto?» gli chiese con dolcezza.
«No. Voglio restare ancora un po' qui tra le coperte. Mi viene mal di schiena su quella dannata sedia» ammise guardando male l'oggetto che lo aspettava da una parte della stanza.
Thomas rise divertito alla sua reazione osservandolo mettere il muso offeso: «Allora dovrò proprio litigarci con quella sedia per farle smettere di farti male alla schiena»
«Ecco bravo a me non da retta» sbuffò lui indispettito.
Il ragazzo si spostò dalla sua posizione avvicinandosi alla sedia dicendo: «Non si fanno queste cose sedia cattiva. Non devi fargli male alla schiena o ti rottamo»
Poco dopo andò a prendere il suo borsone mettendoselo in spalle: «Adesso vado in caso ti serva qualcosa fammi sapere con un messaggio o una chiamata»
«Meglio i messaggi così non passi guai con i professori» rispose lui sorridendogli per poi osservarlo lasciare la stanza.
La nonna del ragazzo vedendolo passare si avvicinò a lui porgendogli un sacchetto di biscotti al cioccolato: «Tieni, Thomas. Questi puoi mangiarli a scuola tra una lezione e l'altra. A Leonard aiutano moltissimo mentre fa i compiti»
«Grazie, signora» rispose lui prendendo il sacchetto mettendolo nel borsone per poi uscire di casa salendo in sella alla moto che riportò a casa per poi andare a piedi fino a scuola.
Davanti all'entrata dell'edificio incontrò Kevin che gli passò un braccio attorno alle spalle: «Dov'eri?»
«Da Leonard. Ho recuperato i compiti che ha fatto per consegnarli ai professori in modo che possano correggerli» ammise lui per poi guardarsi attorno: «Sono un po' preoccupato perchè Simon oggi mi ha contatto»
«Che voleva?» gli domandò lui a sua volta.
Thomas prese il telefono dalla tasca aprendo la chat di quella mattina in modo che potesse leggere i messaggi che si erano scambiati.
Kevin scosse la testa dicendo: «Meglio stare attenti. Potrebbe fare qualche cazzata»
«Non ho intenzione di farlo avvicinare a Leonard per questo controllerò anche tutti gli appunti che prende parlandone con il professore dei corsi che ha in comune con lui» disse seriamente senza pensarci due volte.
«Ti aiuterò anch'io. Ci possiamo dividere i corsi per parlare con più professori alla volta» disse Kevin sorridendogli aggiungendo: «Cosa farai per pranzo?»
Il ragazzo sorrise divertito alle sue parole: «Passo da lui, ma prima devo prendergli qualcosa da mettere dietro la schiena perchè quella sedia gli sta facendo venire mal di schiena»
In quel momento a loro si unirono Victor, Simon e Derek.
Thomas non disse altro su quel discorso, ma si rivolse a Victor che di certo avrebbe potuto aiutarlo dato che i genitori erano medici e avevano uno studio privato: «Victor, avrei bisogno del tuo aiuto»
«Come posso aiutarti?» gli domandò lui perplesso.
«So che ogni tanto lavori nello studio medico dei tuoi genitori, per caso sapresti dirmi come posso aiutare qualcuno che sta sempre seduto a non soffrire di mal di schiena?» gli chiese il ragazzo senza giri di parole.
«Non saprei. Posso chiedere a mia madre, la chiamo prima che inizino le lezioni» rispose lui per poi domandargli: «Per caso è per Leonard?»
«Sono stato a casa sua per prendere i compiti che ha terminato e consegnarli ai professori e mi ha detto che preferiva restare disteso per via del mal di schiena che gli procurava la sedia a rotelle» ammise semplicemente il ragazzo accennando un sorriso.
Victor sorrise prendendo il telefono dalla tasca per poi guardare Kevin e fargli l'occhiolino riportando lo sguardo sull'oggetto digitando il numero della madre portandolo all'orecchio aspettando una risposta che non gli arrivò per questo la staccò.
Quel gesto fece arrossire il ragazzo imbarazzato portandolo ad afferrare la maglia di Thomas attirando la sua attenzione facendolo sorridere divertito.
Il ragazzo aprì la chat con la madre inviandole un messaggio:
To: Victor: Ciao, mamma forse sei impegnata e non rispondi per questo. Appena hai un attimo potresti dirmi quale cuscino posso consigliare a Leonard per far si che non soffra troppo il mal di schiena restando seduto per troppo tempo su la sedia a rotelle?
Rimise il telefono in tasca sorridendo rivolgendosi a Thomas: «Appena mi risponde ti inoltro il messaggio, ma sono certo che sarà un bel romanzo da leggere»
«Non importa. Se mi sarà utile per aiutarlo va benissimo» rispose tranquillamente lui mentre varcavano la soglia dei dormitori.
Una volta davanti alla porta della sua stanza Thomas l'aprì con la sua chiave posando il borsone sul letto recuperando il raccoglitore notando che era diviso per materie si lasciò andare a una lieve risata divertita.
Kevin curioso gli chiese: «Come mai ridi?»
«Niente, Kevin. Leonard ha il suo stile tutto qui» rispose lui tenendo stretto il raccoglitore tra le braccia.
«Come?» chiese lui sempre più curioso.
Thomas sorrise mostrandogli la copertina del raccoglitore con una scritta dorata: "Vedi di non perdere i miei compiti o te la faccio pagare. Leonard"
Kevin rise divertito: «Ce lo vedo proprio a fartela pagare se succede qualcosa ai suoi compiti»
Un messaggio arrivò al telefono del ragazzo facendolo sussultare, ma prese lo stesso il telefono per poterlo leggere con calma:
To: Leonard: Sei arrivato a scuola sano e salvo?
To: Thomas: Sì. Sono arrivato tutto intero stavo andando a consegnare i tuoi compiti ai professori. Ho ancora qualche minuto prima del suono della campanella per la prima lezione.
To: Leonard: Capisco...
To: Thomas: Volevi dirmi qualcosa?
To: Leonard: Mi sento un po' solo qui a casa da solo
Quel messaggio fece rabbuiare lo sguardo di Thomas che si morse il labbro borbottando: «Merda. Questo edificio fa schifo...»
«Tutto bene?» gli chiese Kevin preoccupato mentre si riunivano agli amici.
«Non proprio sto messaggiando con Leonard» ammise lui senza giri di parole: «Si annoia a casa. Questo edificio, però, fa schifo in quanto è pieno di scale e non ci sono ascensori. Poi ci sta anche il problema che se venisse anche a scuola non potrebbe fare molte delle cose che fa di solito»
«Dovremmo trovare un modo per farlo distrarre un po' e uscire di casa» constatò Kevin mettendosi a pensare a qualcosa che potessero fare insieme a lui.
Thomas si separò dagli amici andando in sala professori dove consegnò i compiti fatti dal ragazzo ai vari professori ringraziando il fatto che Leonard gli avesse scritto anche una lista dei nomi di chi dovesse cercare in un foglio a parte.
Il professore di matematica gli chiese: «Come sta Thomas?»
«Sì annoia. Vorrebbe tornare a scuola, ma non può per quanto è costretto a su la sedia a rotelle» rispose lui senza giri di parole.
«Immagino che non sia piacevole per lui» constatò l'uomo, ma poteva prendersela con calma per fare i compiti.
Il ragazzo sorrise divertito dicendo: «Non vuole farli accumulare anche perchè ha deciso di fare un progetto di meccanica e ingegneria piuttosto complicato»
«Capisco. Speriamo che riesca a lavorarci bene allora» disse l'uomo mettendo i compiti del ragazzo dentro la sua cartella in modo da correggerli assieme agli altri appena li avesse ricevuti dagli altri studenti: «Posso consegnare a te i compiti una volta che li ho corretti?»
«Certamente, professore. Glieli porterò volentieri una volta che li avrete corretti» rispose lui sorridendo tranquillamente.
Il professore di letteratura gli posò la mano su la spalla: «Andiamo a lezione. Sei riuscito a fare la tua parte di compiti?»
«Sì. Non ho avuto problemi» ammise lui senza pensarci due volte: «Ho il vizio di memorizzare gli appunti mentre li scrivo per poi non avere difficoltà in caso di compiti»
I due si diressero fino alla loro classe per poi varcarne la soglia.
Thomas prese posto mettendosi comodo in modo da poter prendere al meglio gli appunti per quella lezione, ma prima di farlo il professore richiese loro i compiti svolti.
Quelle ore di lezione passarono piuttosto velocemente.
A ora di pranzo, Thomas, uscì dalla classe trovandosi davanti Simon.
«Ti devo parlare» disse il ragazzo senza giri di parole.
«Di cosa?» gli chiese lui senza indugiare avviandosi verso la mensa per incontrare tutti gli altri e recuperare gli appunti presi durante quelle lezioni.
«Cos'è per te quel ragazzo?» gli chiese Simon guardandolo seriamente.
Il ragazzo lo guardò seriamente dicendo: «Non lo so ancora o per meglio dire credo di saperlo, ma devo esserne certo»
«Ti piace?» gli domandò senza indugiare.
«Conoscendolo e parlandoci posso dire che è molto meglio di quello che pensavo» ammise lui senza pensarci due volte.
Arrivati in mensa, Thomas, si mise seduto davanti a loro dicendo: «Che giornataccia»
«Ma dai è appena iniziata e già ti lamenti?» gli chiese Derek sorridendo divertito.
«No, ma che ne dici di dirmi se tua madre nel suo vivaio ha questi fiori?» chiese lui aprendo la galleria del telefono mostrandogli i fiori che cercava.
Il ragazzo si spostò una ciocca di capelli dal volto dicendo: «Passami la foto che glielo chiedo subito»
Thomas annuì mandandogli la foto.
Derek scrisse un messaggio alla madre inviandoglielo senza indugiare:
To: Derek: Mamma hai questi fiori nella foto nel tuo vivaio? Thomas li sta cercando...
To: Mamma: Sì. Sono arrivati oggi. Per quando gli servono?
Ricevendo quella risposta si rivolse all'amico: «Chiede per quanto ti servono. Le sono arrivati oggi al vivaio»
«Se sono ancora aperti passo adesso stesso, me ne servono almeno una decina di piantine di diversi colori possibilmente» rispose lui senza pensarci due volte.
Il ragazzo annuì rispondendo alla madre:
To: Derek: Passa tra qualche minuto a prenderli, se possibile vorrebbe una decina di piantine di vari colori.
To: Mamma: Va bene. Gliele metto da parte e lo aspetto.
To: Derek: Grazie, mamma
Mise via il telefono dicendo: «Ti sta aspettando al vivaio»
«Allora vado» rispose lui senza pensarci troppo.
«Stai dimenticando i nostri appunti per Leonard» disse Kevin mostrandogli i fogli.
«Ti ringrazio, Kevin» rispose lui sorridendogli prendendo i fogli che gli porgevano mettendoli nel raccoglitore che il ragazzo gli aveva dato quella mattina nelle varie sezioni che lui stesso aveva preparato.
Solo dopo lo mise nello zaino per poi uscire dalla mensa lasciò di corsa la scuola, recuperare la moto da casa sua e andare al vivaio. Aveva promesso al ragazzo di andare da lui per pranzo per questo si diede una mossa per arrivare in tempo.
Non ci mise molto tempo a recuperare quelle piantine sorridendo nel vedere quei bellissimi fiori colorati.
Con attenzione salì in sella alla sua moto tenendo le piantine ferme in un rettangolo di polistirolo su le gambe si diresse verso casa del ragazzo.
Arrivato a destinazione si tolse il casco scendendo dal mezzo.
La nonna del ragazzo vedendolo sorrise uscendo di casa dicendo: «Thomas, sei qui per fare compagnia a Leonard?»
«Sì. Gli ho portato questi fiori» ammise lui senza pensarci due volte.
«Ma questi...» disse lei osservandoli meglio, ma poi sorrise dicendo: «Ne sarà veramente felice»
Thomas sorrise alle parole della donna e poco dopo entrarono in casa.
La donna varcata la soglia della cucina disse: «Leonard, è arrivato Thomas»
Il ragazzo si voltò verso la soglia dicendo: «Thomas...» la frase gli morì in gola quando vide quei fiori.
«Erano questi che stavi cercando?» gli chiese lui sorridendogli con dolcezza.
«Sì. Sono quelli preferiti della mamma» disse Leonard mentre due piccole lacrime scendevano dai suoi occhi.
Thomas posò i vasetti su un tavolino poco distante in modo che non disturbasse e avvicinandosi a lui cancellò quelle lacrime con due piccoli baci: «Non piangere, Leonard»
«Sono felice» ammise lui sorridendo: «Li cercavo da tanto tempo»
La nonna del ragazzo si avvicinò a Thomas sussurrandogli all'orecchio: «Oggi è l'anniversario della morte della mamma»
Quelle parole freddarono sul posto il ragazzo che portò lo sguardo su Leonard non sapendo cosa dirgli, ma il bisogno di restargli vicino adesso che ne era a conoscenza era cresciuto prepotente in lui.
Quando si allontanarono si morse il labbro: «Se vuoi posso restare con te»
«Hai gli allenamenti oggi. Non voglio che li perdi, se vuoi puoi venire dopo» rispose lui senza pensarci due volte.
A quelle parole, Thomas, sorrise: «D'accordo. Allora dopo gli allenamenti vengo da te» gli diede un tenero bacio su le labbra per poi sedersi a tavola con loro dove mangiarono.
Al termine del pranzo, prima di lasciare casa del ragazzo, gli chiese: «Per te va bene se vengo più tardi con Kevin, Derek e Victor?»
«Come mai me lo chiedi?» gli domandò curioso lui.
«Voglio far si che Kevin trovi il coraggio di parlare con Victor. Quei due sono testardi e nessuno dei due vuole fare il primo passo» disse senza giri di parole.
Leonard sorrise con dolcezza: «Va bene. Magari potete aiutarmi a piantare i fiori»
«Possiamo farlo noi mentre tu ci dici come metterli» disse tranquillamente Thomas dandogli un altro bacio.
«Va bene...» rispose lui portando la mano tra i suoi capelli dandogli un altro bacio.
Si separarono alcuni minuti dopo, Thomas tornò a casa per lasciare la moto e tornò a scuola raggiungendo le classi dei vai corsi che doveva fare nel pomeriggio per poi andare agli allenamenti.
Le ore passarono svelte e al termine dell'allenamento con la squadra, Thomas mandò un messaggio a Kevin e Derek:
To: Thomas: Vi aspetto davanti all'entrata di scuola. Dobbiamo andare da una parte.
To: Kevin: Dove andiamo?
To: Derek: Mi sa che è importante o non avresti creato un altro gruppo con solo noi tre
To: Thomas: Sì. Andiamo a casa di Leonard. Oggi è l'anniversario della morte di sua madre è per questo che stava cercando quei fiori
To: Kevin: Lo dobbiamo aiutare a metterli nel giardino?
To: Thomas: Solo se volete. Non è obbligatorio
To: Derek: Non ho niente da fare. Posso aiutarvi senza problemi
Thomas sorrise a quelle parole e portò le cose nella sua stanza per poi chiuderla a chiave, aveva approfitato delle docce dello spogliatoio per darsi una rinfrescata svelta, per questo raggiunse velocemente l'entrata dell'edificio aspettando i due amici che lo raggiunsero poco dopo.
Mentre aspettava gli arrivò un messaggio da Victor che gli scrisse:
To: Victor: Mia madre ha trovato il cuscino adatto a Leonard. Te lo sto portando dove sei?
To: Thomas: Sono davanti a scuola. Con Derek e Kevin andiamo da Leonard. Ti unisci a noi?
To: Victor: Solo perchè ci sta Kevin
To: Thomas: Sei cotto, Vick. Devi dirglielo
To: Victor: Nemmeno per idea...
A quella risposta Thomas rise divertito per poi mettere il telefono in tasca aspettandoli tranquillamente.
Una volta che furono tutti e quattro insieme si avviarono per raggiungere la loro destinazione.
Dalla scuola a casa di Leonard ci misero mezz'ora.
Arrivati a destinazione Derek e Victor rimasero sorpresi dal bellissimo giardino che circondava la casa.
Kevin andò a suonare alla porta aspettando tranquillamente.
Il nonno del ragazzo aprì la porta sorridendo: «Kevin, non sei da solo...» constatò vedendo Thomas e altri due ragazzi.
«Sì. Siamo qui per Leonard» ammise tranquillamente.
«Si trova nella sua stanza» rispose lui facendosi da parte per farlo passare.
Il ragazzo entrò in casa andando fino alla stanza dell'amico: «Ehi, Leonard!»
«Ciao, Kevin» disse lui sorridendogli.
«Andiamo a piantare i fiori per tua madre?» gli chiese lui avvicinandosi per poter spingere la sedia fino al giardino.
«Sì. Solo che io non posso fare niente in questo stato» ammise lui mordendosi il labbro.
«Siamo in tre che ti aiutiamo tu devi solo dirci come preferisci che siano messi» gli disse lui portandolo fino al giardino.
Una volta fuori casa rimase sorpreso nel vedere Victor e Derek che parlavano con Thomas mentre lo aspettavano.
Thomas vedendolo gli sorrise avvicinandosi a lui: «Come ti senti?»
«Triste, ma sto bene» ammise Leonard spostandosi una ciocca di capelli dal volto mordendosi leggermente il labbro.
Il ragazzo ridacchiò liberandogli il labbro dalla stretta dei denti dicendo: «Smetti di morderti il labbro o dovrò impegnarlo in un modo diverso»
Leonard assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura per poi portare lo sguardo su Victor e Derekdistogliendolo velocemente.
Immaginando cosa stesse pensando, Victor, disse: «Bene, Thomas ce lo siamo giocato. È cotto»
«Victor!» esclamò il ragazzo arrossendo imbarazzato.
«Colpito e affondato» rincarò la dose Kevin dando man forte all'amico.
Nell'osservare quella scena, Leonard, rise divertito non riuscendo proprio a trattenersi nel vedere da vicino quel legame che li univa.
Victor si avvicinò a lui prendendo dalla busta che teneva in mano un cuscino: «Vorrei che adesso mi legassi il braccio al collo. Devo farti spostare un po' per mettere questo cuscino su lo schienale della sedia»
Un po' incerto su come muoversi legò il braccio sano al collo del ragazzo che passandogli un braccio attorno ai fianchi sistemò con l'altra mano il cuscino facendo passare ai lati una cintura.
Kevin che era alle spalle della sedia l'afferrò fissando il cuscino allo schienale.
Poco dopo Victor aiutò Leonard a rimettersi comodo su di essa: «Come va?»
«Molto meglio. Non mi fa male la schiena adesso» constatò sorpreso da quel cambiamento.
«Bene. Abbiamo trovato il cuscino giusto» disse Victor sorridendogli: «So quanto può essere fastidioso il mal di schiena»
Lo sguardo di Victor incontrò quello di Kevin che arrossì imbarazzato per questo pensò: Quanto può essere carino quando arrossisce in questo modo...
Intanto Kevin pensava: Non guardarmi così, m'imbarazza dannazione. Sei troppo bello e io non lo sono...
Pochi minuti dopo i tre ridendo e scherzando guidati dal ragazzo piantarono quei fiori nel pezzo di terreno che aveva liberato per loro stando attenti a non rovinare quelli che già ornavano le aiuole.
La nonna del ragazzo portò loro da bere e qualche dolcetto da mangiare felice che il nipote avesse qualcuno che riuscisse a farlo distrarre da tutti i pensieri negativi che gli ronzavano nella mente.
Al termine del loro lavoro guardarono il risultato finale soddisfatti di quello che avevano fatto, sorprendendosi di quanto fosse divertente occuparsi di un giardino riempiendolo di colore.
Prima di quel momento non ci avevano mai pensato perchè a casa loro erano i giardinieri a occuparsene.
Kevin senza pensarci troppo disse: «La prossima volta che vuoi mettere qualche fiore io sono disponibile»
«Grazie, ragazzi. È fantastico» ammise Leonard sorridendo felice nonostante due piccole lacrime che scivolarono sul suo volto.
Derek si avvicinò al ragazzo porgendogli un biglietto: «Qui ho scritto il mio numero. In caso avessi bisogno di qualche nuovo fiore o di qualsiasi altra cosa»
Victor fece lo stesso dicendogli: «Quando starai meglio e ti serviranno dei tutori per la gamba o il braccio puoi avvisarmi e chiederò consiglio ai miei genitori»
«Grazie» rispose lui alle loro parole mettendo i due biglietti in tasca.
Avrebbe memorizzato il numero una volta in casa.
Thomas si pulì le mani su i vestiti dicendo: «Adesso noi torniamo a scuola per il coprifuoco»
«Sì. State attenti durante il ritorno a scuola» disse lui sorridendo loro.
Il ragazzo si avvicinò sovrastandolo per poi posargli una mano sotto il volto facendoglielo sollevare baciandolo con dolcezza per poi sussurrargli: «La prossima volta portiamo dei fiori ai tuoi genitori in cimitero»
«Davvero?» gli chiese lui sorpreso da quella semplice frase.
«Sì, Leonard» disse tranquillamente rubandogli un altro bacio per poi allontanarsi: «Riposati un po'»
Leonard annuì alle sue parole: «Buona notte, ragazzi»
«Buona notte» risposero loro aspettando che Thomas tornasse da loro dopo aver accompagnato il ragazzo in casa affidandolo ai nonni.
Rientrati a scuola si diressero alla mensa dove si unirono a Simon per la cena.
Solo dopo aver terminato tornarono nelle loro stanze.
Thomas controllò con calma tutti gli appunti presi quel giorno per poi mettersi sotto le coperte e addormentarsi sfinito.
Intanto Leonard, dopo aver lavorato ancora un po' sul disegno del suo prototipo scannerizzandolo per trasferirlo sul pc in modo da usare il giorno dopo un programma che glielo avrebbe mostrato tridimensionale, si mise a letto prendendo le medicine che l'avrebbero aiutato con il dolore lasciando che l'infermiera gli medicasse le ferite e solo dopo si addormentò.
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