Capitolo 5.
Capitolo 5.
La mattina dopo il primo a svegliarsi fu, Thomas, che osservò Leonard per qualche minuto.
Senza far troppo rumore si alzò dal letto avvicinandosi a lui.
Rimase per qualche minuto incantato a guardarlo, ma lasciandosi guidare da quelle strane sensazioni che fino a quel momento si erano mosse dentro di lui sovrastò il ragazzo che ancora dormiva posandogli un dolcissimo bacio su le labbra.
Poco dopo sentendo delle voci avvicinarsi alla stanza di allontanò da lui e si diresse in bagno dove si lavò la faccia per cancellare i residui del sonno dal suo corpo.
Quando tornò in camera trovò Leonard che ancora riposava: Certo che ha il sonno proprio pesante...
All'oscuro che il ragazzo dopo quel bacio si era svegliato, ma teneva gli occhi chiusi cercando di calmare il battito del suo cuore pensando: Cos'è successo? Quello era un bacio? Perchè l'ha fatto? Thomas, mi vuole? Sta solo giocando?
Una dolce carezza si posò sul suo volto così rimase ancora un po' con gli occhi chiusi ma spinse il volto contro quella mano sussurrando: «Thomas...»
«Sei sveglio, Leonard?» gli chiese con dolcezza il ragazzo.
«No...» borbottò lui muovendosi lentamente tra le coperte.
«Posso baciarti?» gli domandò Thomas senza giri di parole.
Leonard rimase in silenzio un attimo, ma poi gli rispose: «Sì, ma non so come fare...»
«Non preoccuparti. Farò io...» gli sussurrò lui a fior di labbra per poi baciarlo dolcemente.
Non affrettò quello che stava facendo, gli sfiorò con la lingua le labbra sorridendo mentalmente quando ottenne l'accesso alla bocca del ragazzo sotto di lui lo coinvolse in un bacio per niente casto tanto che quando si separarono erano entrambi senza fiato con il volto leggermente arrossato per l'imbarazzo.
Non ebbero, però, il tempo di parlare perchè l'infermiera entrò nella stanza poco dicendo: «Leonard, è quasi ora di tornare a casa»
«Sì. Ho solo bisogno di andare al bagno e cambiarmi questi vestiti» ammise lui senza giri di parole.
Thomas andò a prendere la sedia a rotelle fermandola davanti al letto: «Ti serve aiuto per alzarti?»
«Sì. Devo solo sedermi su quella sedia» ammise lui mettendosi seduto tra le coperte per poi muoversi lentamente lasciandosi aiutare dal ragazzo a scendere dal letto e sedersi su quella sedia che l'avrebbe accompagnato per un po' di tempo.
Solo dopo Thomas spinse la sedia fino al bagno dove gli lasciò la sua privacy dicendo: «Leonard, per prima...»
«Se stai per dire che è stato uno sbaglio non farlo» rispose lui interrompendolo.
«Veramente volevo chiederti se potessi rifarlo ancora» ammise il ragazzo restando appoggiato la muro aspettandolo pazientemente: Voglio capire cosa mi sta succedendo e perchè quel bacio abbia fatto battere così forte il mio cuore e soprattutto voglio sapere se a lui ha fatto lo stesso effetto. Non ho ancora un nome per questo sentimento e non voglio illudermi, ne illuderlo in qualcosa che potrebbe essere solo temporaneo...
Leonard assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura, ma poi ammise: «Possiamo rifarlo, mi farebbe piacere»
Terminato di fare i suoi bisogni e lavarsi mosse la sedia fino alla porta aprendola.
Thomas sorrise affrettandosi ad aiutarlo per tornare in camera.
Una volta lì lasciò che l'infermiera gli medicasse le ferite osservandole in silenzio e solo quando furono bendate, il ragazzo lo aiutò a cambiarsi i vestiti indossando quelli che i nonni gli avevano portato il giorno prima.
Leonard si sentì leggermente in imbarazzo nel farsi vedere nudo da lui, ma Thomas non commentò quello che vide per non metterlo a disagio anche se pensò: Ha un corpo davvero molto bello anche se resteranno delle cicatrici. Sono stato davvero un cretino a fargli del male...
Una volta che ebbe terminato gli mise su le spalle la giacca per poi recuperare tutte le cose e metterle nello zaino che si era portato dietro il giorno prima raccogliendo anche tutti i vestiti di Leonard mettendoli nella borsa portata dalla nonna la sera prima.
Si mise lo zaino su la schiena e la borsa in spalle.
Il medico entrò nella stanza in quel momento per riprendersi il libro dicendo: «Vedo che sei già pronto per tornare a casa. La macchina aspetta davanti all'entrata. L'infermiera ha le ricette delle medicine che dovrai prendere per evitare problemi»
«La ringrazio, Dottore» rispose lui sorridendogli.
«Non sforzarti troppo e vai piano anche con i compiti. Potresti soffrire di qualche lieve mal di testa nonostante il trauma cranico non sia così grave» gli ricordò il medico.
Leonard annuì senza indugiare per poi guardare Thomas: «Ti va di restare un po' a casa con me o hai altro da fare?»
«In mattinata niente. Forse riesco a liberarmi anche nel pomeriggio, ma avrei una partita di basket» ammise lui mordendosi il labbro pensieroso.
Il silenzio scese tra di loro, ma Leonard pensava: Potrei andare a vedere la partita, ma poi dovrei avere a che fare con tutti gli altri ragazzi della scuola e non credo di poter reggere a tutto...
«A cosa pensi?» gli chiese il ragazzo spingendo la sedia verso l'ascensore.
«Niente di particolare, ma se hai la partita dovresti andare. Sarebbe inutile restare con me e rischiare che la tua squadra perda» ammise lui tranquillamente sorridendo mestamente.
«Sì, ma non sono l'unico bravo in squadra» constatò Thpmas senza giri di parole.
Leonard si lasciò andare a una lieve risata: «Ma sei quello che in una partita fa più punti di tutti gli altri messi insieme»
«Come fai a saperlo? Non vieni mai alle partite» gli chiese sorpreso che sapesse una cosa del genere.
«A dire il vero sei tu che non mi hai mai notato, ma ho visto tutte le partite della tua squadra da quando sono entrato a scuola» rispose tranquillamente lui guardando davanti a sé.
L'infermiera al loro fianco ascoltava il discorso senza dire una parola, ma poi una domanda lasciò spontaneamente le sue labbra: «Leonard, non è che vorresti andare a vedere la partita»
«No. Ne faccio a meno. Non ho voglia di andare a scuola e sopportare lo sguardo della gente su di me, ma soprattutto non ho voglia di ricevere domande da gente che non ha mai prestato attenzione alla mia presenza» rispose lui con una leggera scrollata di spalle: «Resterò a casa portandomi avanti un po' con i compiti che devo consegnare»
Arrivati al piano terra uscirono dall'edificio, Thomas aiutò a far salire la sedia a rotelle su la rampa della macchina che li stava aspettando per poi prendere la moto.
Leonard lo guardò perplesso, ma Thomas disse: «Tranquillo. Vi seguo con la mia moto»
Poco dopo salì in sella indossando il casco accendendo il suo mezzo.
Una ventina di minuti dopo arrivarono a destinazione.
Thomas si trovò davanti a una villetta su un piano solo con un bellissimo giardino a circondarla.
Il ragazzo rimase senza parole vedendo quella distesa fiorita.
Leonard notando la cosa sorrise dicendo: «Ti piace il mio giardino?»
«Sì...» rispose lui sorridendogli con dolcezza: «Quando hai iniziato a sistemarlo?»
«Quando avevo tre anni ho iniziato e me ne prendo ancora cura» ammise lui per poi indicargli uno spiazzo di terra: «Li volevo mettere i fiori preferiti della mamma, ma non sono ancora riuscito a trovarli da nessuna parte»
«Mi dispiace. Posso aiutarti in qualche modo?» gli chiese con dolcezza.
«Non lo so. Conosci qualcuno che sa dove trovarli?» rispose il ragazzo senza giri di parole.
Thomas rimase in silenzio per qualche minuto dicendo: «Posso chiedere a qualcuno che conosco. Sono certo che da qualche parte riuscirò a trovare quei fiori»
«Ti ringrazio, Thomas. Vieni entriamo in casa» disse tranquillamente lasciando che l'infermiera spingesse la sedia dentro casa.
Una volta varcata la soglia la donna andò a parlare con i nonni del ragazzo che si rivolse a Thomas: «Andiamo ti mostro la mia stanza»
«Adesso sono curioso di vederla. Non ho mai visto nemmeno la tua camera in dormitorio» constatò lui tranquillamente.
«Una volta che vedi la mia stanza qui avrai visto anche quella nel dormitorio» rispose lui indicandogli da che parte dovessero andare.
Dopo aver percorso il corridoio si trovarono davanti a una porta che Thomas si affrettò ad aprire venendo inondato da una forte luce proveniente dall'esterno.
Quando il suo sguardo si abituò rimase sorpreso nel vedere le enormi vetrate che davano sul giardino nel retro, ma oltre una porta a vetri c'era un balcone esterno con tavolo e sedie mentre oltre di esso c'erano altri fiori e degli alberi a circondarlo con alle loro spalle una bellissima recinzione sul quale c'erano delle rose rampicanti a decorarlo.
Poco dopo si mise a guarda l'interno della stanza restando sorpreso dai libri presenti nelle librerie mentre su uno scaffale a parte c'erano dei modellini in ferro per questo si avvicinò a guardarli curioso.
Leonard sorrise divertito dicendo: «Sono esperimenti di meccanica e ingegneria»
«In che senso?» chiese perplesso il ragazzo.
«Puoi portarmi quel serpente? Ti faccio vedere cosa intendo» rispose semplicemente Leonard muovendo la sedia verso il tavolo anche se a fatica.
Thomas prese il modellino portandoglielo per poi osservarlo curioso, Leonard ci armeggiò per qualche minuto per poi azionarlo facendolo scattare sull'attenti pronto ad attaccare come un vero serpente.
Il ragazzo sussultò sorpreso nel vedere i movimenti di quell'oggetto in metallo.
Per un po' rimasero in silenzio, ma poi Thomas gli chiese: «Com'è nata questa tua passione per la meccanica e l'ingegneria?»
«Da piccolo m'incuriosiva come facevano i vari oggetti a muoversi e così ho iniziato a chiedere di vedere dei libri per capire com'erano fatti all'interno» ammise lui giocando con una ciocca di capelli per cercare di mascherare l'imbarazzo che gli colorava il volto: «Poi mi sono appassionato alla cosa e ho iniziato a studiare da solo e creare qualche oggetto. Alcuni funzionavano altri no e la cosa mi ha invogliato a provare ancora e comprendere meglio tutto quanto per questo ho scelto come corsi pomeridiani queste due materie»
Thomas toccò la testa di quel serpente facendo illuminare i suoi occhi: «Adesso capisco. Mi è stato difficile seguire tutto quello che diceva il professore, ma sarei curioso di comprendere meglio»
«Potrei spiegarti io quello che ha detto» ammise tranquillamente lui sorridendogli.
«Magari dopo. Tra poco devo andare a scuola per vedermi con la squadra per decidere una strategia di gioco contro la squadra avversaria molto forte» ammise lui senza pensarci due volte.
«Hai il tempo per pranzare?» gli chiede mordendosi il labbro.
«Sì penso di poter mangiare qualcosa con te. Tanto di solito discutiamo per delle ore prima della partita» ammise Thomas senza pensarci due volte.
Leonard si morse il labbro: «Forse ho un'idea su come risolvere il problema della squadra e delle vostre discussioni»
Non era bravo nello sport, ma c'era una cosa che lo avvantaggiava per questo guardò il pc alla scrivania e con un po' di fatica si avvicinò a esso, ma Thomas gli andò in aiuto spingendo per lui la sedia: «Chiedi quando devi muoverti. Sono qui per aiutarti»
«Va bene» rispose lui sorridendogli accendendo poco dopo il pc.
Solo dopo si mise a cercare con calma l'ultima partita della squadra che Thomas doveva affrontare.
Prima di far partire il video caricò un programma che usava per le lezioni di statistica applicandolo ai vari giocatori della squadra avversaria ottenendo in qualche modo anche i vari schemi di gioco.
«Cosa stai facendo?» gli chiese il ragazzo un po' più curioso.
«Adesso vedrai. Potresti prendere dei fogli per la stampante da quel cassetto?» gli chiese Leonard indicandogli il cassetto.
Senza indugiare, Thomas, recuperò i fogli inserendoli nella stampante accendendola.
Il ragazzo fece partire le stampe dei vari fogli per poi chiudere il video una volta che ottenne tutto quello che gli serviva, ma prima di spiegare quello che aveva fatto a Thomas spense il pc: «Potresti darmi le stampe e aiutarmi ad arrivare al tavolo?»
«Sì, certo...» rispose lui porgendogli le stampe per poi spingere la sedia vicino al tavolo sedendosi al suo fianco.
Leonard mise in ordine i fogli per poi spiegargli tutto quello che doveva sapere su la squadra avversaria.
Punti di forza, debolezze e schemi di gioco gli furono velocemente chiari per questo prese una penna scrivendo qualche appunto in modo da spiegarlo anche a tutti gli altri dicendo loro quello che dovevano fare.
«Ho già in mente uno schema di gioco contro la squadra avversaria. Posso prendere qualche foglio?» gli domandò senza giri di parole.
«Sì. Prendi quello che ti serve» rispose lui senza pensarci troppo.
Thomas gli diede un piccolo bacio a stampo per poi alzarsi andando a prendere dei fogli e qualche colore per poi mettersi a lavorare su gli schemi, ma ogni tanto Leonard gli dava qualche consiglio su come perfezionare ogni mossa e passaggio senza perdere troppo tempo.
Con le modifiche portate dal ragazzo sorrise soddisfatto: «Adesso non mi resta che spiegare tutto ai ragazzi. Poi ti faccio sapere come vanno le cose, ma non ho il tuo numero»
Il ragazzo sorrise tendendo la mano verso di lui: «Dammi il cellulare»
«Va bene...» rispose lui dandogli l'oggetto.
Leonard ci armeggiò un attimo registrandogli il suo numero per poi farsi uno squillo e fare la stessa cosa: «Adesso abbiamo il numero l'uno dell'altro. Puoi scrivermi o chiamarmi tutte le volte che vuoi»
«Stai certo che lo farò» rispose lui sorridendogli tranquillamente per poi avvicinarsi allo zaino dal quale portò fuori tutte le cose di Leonard posandole sul tavolino al quale era seduto.
La nonna del ragazzo che aveva terminato di parlare con l'infermiera bussò alla porta della stanza dicendo: «Il pranzo è pronto. Venite a mangiare ragazzi»
«Ho una fame da lupi nonna» rispose Leonard sorridendole.
Thomas si portò alle sue spalle spingendo la sedia dicendo semplicemente: «La ringrazio, signora»
«Devi essere in forze. Ho sentito che hai una partita oggi» disse lei sorridendo a sua volta avviandosi verso la cucina.
Una volta arrivarono si misero tutti a tavola mangiando tranquillamente.
Thomas per qualche minuto rimase in silenzio per poi rivolgersi al ragazzo: «Leonard, per caso ti serve qualcosa? Posso passare a comprare quello che ti serve al termine della partita»
«Al momento non mi serve niente e poi voglio che dopo la partita ti riposi» ammise lui sorridendogli posandogli la mano sul braccio senza distogliere lo sguardo dal suo: «Stai facendo veramente tanto per me»
«Non lo sto facendo da solo. Siamo in cinque a esserci divisi il lavoro soprattutto quello di tutte le materie che segui. Se dovessi fare da solo potrei morire...» rispose lui in modo giocoso.
Leonard lo guardò seriamente: «Ma vedi tu che si prende gioco di me e del mio duro lavoro»
«Sì che adesso è il nostro duro lavoro per colpa di forze dannatamente idiote che ci hanno portato al disastro» constatò semplicemente Thomas terminando di mangiare quello che c'era nel suo piatto.
La nonna del ragazzo sorrise divertita dicendo: «Ah la giovinezza. Certo che ne avete tante di energie. Posso consigliare di usarle in un altro modo?»
«Certo, nonna. Io le userò per fare un po' di compiti. Lui per distruggere la squadra avversaria»
«Beh, pensavo che mi ci vuole un incentivo per vincere questa partita» disse con una nota maliziosa nella voce.
Leonard assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura ripensando a quel bacio che si erano dati in ospedale: «Chissà, potrebbe andare bene un pugno?»
«Stai scherzando?» gli domandò Thomas guardandolo sorpreso.
Il ragazzo avendo la sua completa attenzione lo prese per la maglia con la mano sana attirandolo a sé chiudendogli la bocca con la sua per poi allontanarsi dicendo semplicemente: «Vedi di non perdere la partita»
«Adesso sono certo che vincerò» rispose lui senza giri di parole.
La nonna del ragazzo sorrise divertita rivolgendosi al marito: «Mi devi venti dollari, caro»
«Devo ricordarmi di non andare contro il sesto senso di una donna ogni volta ci perdo soldi» disse lui dando la banconota alla moglie.
Al termine del pranzo, Thomas, recuperò lo zaino dalla stanza di Leonard.
Si avvicinò a lui dandogli un altro piccolo bacio a stampo dicendo: «Ti mando un messaggio alla fine della partita. Non stancarti troppo»
«Lo farò...» rispose lui tranquillamente osservandolo su la soglia di casa prendere il casco indossandolo per poi salire in sella alla sua moto e partire verso la sua destinazione.
Solo quando non lo vide più tornò dentro aiutato dall'infermiera che spingeva per lui la sedia: «Davvero non vuoi andare a vedere la partita?»
«Sì. Non voglio stare sotto lo sguardo delle persone della scuola» rispose lui tranquillamente: «Potresti accompagnarmi in camera. Vorrei fare i compiti su balcone della mia stanza»
«D'accordo» rispose la donna spingendo la sedia fino alla stanza per poi portarlo su la terrazza recuperando per lui tutto l'occorrente che gli mise sul tavolo in modo che potesse studiare tranquillamente.
Intanto, Thomas, dopo esser tornato a casa recuperò la divisa della squadra mettendola in un borsone per poi andare a scuola in sella alla sua moto.
Arrivato in palestra trovò gli altri ragazzi della squadra ad attenderlo.
«Dov'eri? Sei in ritardo» gli domandò uno dei ragazzi.
«Stavo facendo delle cose che ci aiuteranno a battere la squadra avversaria, oppure, volete faticare per niente?» chiese semplicemente lui mettendo il casco nello scompartimento sotto il sedile.
Poco dopo entrarono nell'edificio avvicinandosi all'allenatore.
Thomas non ci mise molto a spiegare loro il metodo più semplice per fermare ogni schema di gioco della squadra avversaria sorprendendo non poco i presenti, ma l'allenatore fece la domanda che ronzava in testa a tutti: «Come hai fatto a ottenere tutti questi dati?»
«Ho incontrato una persona oggi che mi ha dato una mano per ottenere tutto questo e nessuno glielo faceva fare dopo il casino che gli ho creato» disse semplicemente il ragazzo per poi aggiungere: «Gli devo una vittoria dopo questo lavoro»
Consegnò i fogli all'allenatore e nello stesso momento arrivò la squadra avversaria già pronta con la loro divisa.
Thomas andò a cambiarsi velocemente per poi tornare dalla sua squadra.
Kevin, Simon, Derek e Victor erano su gli spalti a guardare la partita.
Victor guardò l'amico dicendo: «C'è qualcosa di strano in Thomas. Che gli è successo?»
«Non ne ho idea. Forse è successo qualcosa tra lui e Leonard» gli rispose semplicemente Kevin con una scrollata di spalle.
«Che intendi dire con qualcosa?» gli domandò perplesso Simon.
«Forse hanno parlato» rispose semplicemente lui: «Ieri sono andato con lui e stavano parlando tra di loro quando sono andato via con mia madre, ma ha chiesto se poteva restare un po' di più al medico quindi penso che abbiano parlato fino a tardi»
«Dovremmo proprio indagare su quello che è successo» constatò Victor senza pensarci due volte.
«Posso farlo io» rispose Kevin alle sue parole: «Devo andare a casa sua per delle cose che gli ho chiesto»
«Facci sapere cosa scopri» disse Derek senza distogliere lo sguardo dall'amico che parlava con gli altri ragazzi della squadra senza riuscire a capire cosa si stessero dicendo.
«Com'è possibile che quella persona ti abbia aiutato in questo modo? Io non l'avrei fatto dopo quello che gli è successo» gli domandò uno dei ragazzi cercando di estrapolare qualche altra informazione da Thomas.
«Lo so. Solo che sono io ad aver sbagliato. Dovevo parlare con lui, ma ho dato per scontato che il suo negare fosse una conferma delle parole dette da quelle persone e poi parlandoci mi sono accorto che ero io quello a sbagliare» ammise senza farsi troppi problemi per poi aggiungere: «Su. Parliamo più tardi adesso pensiamo a distruggerli»
Poco dopo la partita iniziò e seguendo i consigli di Leonard e lo schema di gioco di Thomas riuscirono ad anticipare tutte le loro mosse risparmiando una marea di secondi che usarono per segnare più punti possibili.
Al termine della partita vinsero con trenta punti di distacco.
Dopo qualche minuto di festeggiamento nello spogliatoio dove si erano radunati per cambiarsi, Thomas, prese il telefono scrivendo un messaggio a Leonard inviandoglielo poco dopo:
To: Thomas: Grazie ai tuoi consigli abbiamo vinto con trenta punti di distacco.
To: Leonard: Ne sono felice, ma sapevo che avreste vinto con un bel distacco.
To: Thomas: Adesso sei anche un veggente?
To: Leonard: No. Solo che tu e la tua squadra siete dannatamente competitivi e non date tregua agli avversari per questo sapevo che avreste vinto.
La risposta del ragazzo lo fece ridere divertito attirando l'attenzione di tutti su di lui, sentendosi osservato si ricompose dicendo: «L'ho informato del risultato della partita, ma lui sapeva già che avremmo vinto perchè siamo troppo competitivi e non diamo tregua a nessuno»
«Mica siamo dei vichinghi» constato uno dei ragazzi.
«No. Siamo solo degli Unni che dove passano bruciano tutto» disse un altro di loro scrollando le spalle.
Dopo essersi lavati e rivestiti uno dei ragazzi gli chiese: «Cosa farai adesso?»
«Pensavo di passare da lui, ma ha detto che è meglio se mi riposo e farò come vuole lui» rispose con una scrollata di spalle.
Lasciato lo spogliatoio e la palestra si trovò davanti Kevin, Derek, Victor e Simon.
«Com'è che sei così diverso?» gli chiese Simon perplesso.
«Sono solo felice per la vittoria facile» rispose Thomas alla sua domanda con una scrollata di spalle.
«Avete giocato in modo diverso. Che diavolo sta succedendo?» gli chiese Derek cercando delle risposte sensate.
Il ragazzo si lasciò andare a una lieve risata: «Ho solo avuto un piccolo aiuto esterno per distruggere la squadra avversaria. Non c'è niente di male ad approfitarne un po'»
«Thomas, come sta Leonard?» gli chiese Kevin lasciando perdere gli amici per un attimo.
«Sta bene. È tornato a casa questa mattina e credo che adesso stia facendo un po' di compiti per liberarsi delle cose più rapide da fare e concetrarsi sul progetto di meccanica e ingegneria» gli rispose lui senza pensarci troppo per poi aggiungere passandogli un braccio attorno alle spalle: «Credo che sia meglio distrarlo un po' dai suoi compiti»
«Bene. Allora conosco la persona adatta a questo compito» ammise Kevin dicendo: «È ora che la principessa Erika vada a vedere se il cavaliere Thomas ha protetto il mago Leonard»
Victor, Derek e Simon li osservarono perplessi con una marea di domande a ronzargli in testa alla quale non avevano risposte, così il ragazzo disse: «Mia sorella ci ha dato questi ruoli e ha inserito anche Leonard nel suo gioco e lui stranamente l'ha assecondata subito. Quel ragazzo è dannatamente strano e incomprensibile su certi punti di vista, ma poi s'inizia a comprenderlo»
«Meglio se ci muoviamo ti scrivo l'indirizzo di Leonard così potete andare da lui. Cercate di non stroppicciarmi troppo il mago» disse Thomas guardandolo seriamente.
Prese il telefono mandando un messaggio a Kevin con l'indirizzo di casa di Leonard: «Voglio proprio sapere cosa ne penserai della casa dove vive»
«Perchè?» chiese perplesso lui.
«Non preoccuparti. Meglio se chiedi a tua madre di accompagnarvi» disse Thomas facendo il misterioso.
Kevin annuì osservandolo indossare il casco e salire su la moto andando via, poco dopo anche lui si diresse verso casa. Varcata la soglia andò in salotto trovando Erika che guardava la televisione con la madre così si schiarì la voce dicendo: «Sono rientrato. Mamma, potresti accompagnarmi da Leonard?»
«In ospedale?» chiese lei voltandosi a guardarlo.
«No, a casa sua. È stato dimesso oggi» rispose lui senza pensarci due volte.
Erika saltò sull'attenti dicendo: «Vengo anch'io!»
«Certo che vieni anche tu. Thomas mi ha detto che qualcosa lì vi piacerà» disse lui non avendo idea nemmeno lui idea di quello che poteva esserci.
La donna prese le chiavi della macchina aspettando i figli che la raggiunsero poco dopo.
Saliti in macchina, Kevin, inserì l'indirizzo nel navigatore e alcuni minuti dopo si misero in viaggio. Quando arrivarono a destinazione si trovarono davanti a una villetta al centro di un giardino fiorito.
Parcheggiata la macchina scesero dal mezzo.
Varcarono il cancelletto andando a suonare direttamente alla porta di casa. La nonna del ragazzo andò ad aprire alla porta, ma quando fece per dire qualcosa Erika esclamò: «Buonasera, signora! Siamo venuti a trovare il mago Leonard!»
La donna rise divertita facendosi da parte per farli entrare: «Il mago Leonard è in camera sua che lotta contro i compiti di scuola»
Kevin si passò una mano tra i capelli: «Scusi mia sorella è sempre molto agitata»
La madre del ragazzo era incantata a guardare i fiori di quel giardino e notando la cosa indicò a Erika e Kevin dove andare per trovare il nipote per poi rivolgersi alla donna: «Le piacciono i fiori?»
«Ho sempre amato i fiori. Questi sono davvero bellissimi» rispose lei spostandosi una ciocca di capelli dal volto.
«Leonard ha avuto quest'idea e ogni anno pianta dei fiori nuovi per la madre. Anche lei amava i fiori e questo è il suo modo per ricordarsi di lei» le spiegò lei per poi aggiungere: «Le mostro il retro della casa»
Si chiuse la porta di casa alle spalle portandola sul retro dove c'era il balcone della stanza di Leonard mostrandole i fiori e gli alberi presenti in quel luogo. Sentendo la voce della nonna alzò la testa dal progetto di meccanica e ingegneria che aveva iniziato a disegnare: «Nonna, cosa succede?»
«Tranquillo, Leonard. Ci sono i tuoi amici che stanno venendo da te» disse lei sorridendo.
Poco dopo nella stanza entrarono Kevin ed Erika che esclamò: «Quanta luce!»
«Venite qua in balcone» disse lui sorridendo facendosi notare da loro.
Kevin uscì seguendo Erika che corse fuori sedendosi su una delle sedie vicino al tavolo: «Stai bene, Leonard?»
«Sì, principessa Erika» rispose lui posando da parte la matita.
«Come vanno i compiti?» chiese Kevin sedendosi vicino a lui.
«Ho finito quelli per le materie che seguo di solito il lunedì» ammise senza pensarci troppo.
Il ragazzo sorrise guardandolo per un attimo chiedendogli: «Com'è andata con Thomas ieri?»
«Abbiamo parlato un po'. Poi questa mattina qualcosa è cambiato» ammise lui giocando con una ciocca di capelli.
«Ti ascolto» disse lui incuriosito di avere qualche notizia in più.
Leonard arrossì imbarazzato ammettendo: «Questa mattina credevo di aver sognato che mi baciasse visto che stavo ancora dormendo, ma poi mi ha baciato di nuovo quando mi sono svegliato» si morse il labbro per poi aggiungere: «Quando poi mi ha detto che voleva dirmi qualcosa pensavo che volesse chiedermi di scordarmi tutto, ma al contrario mi ha detto di volermi baciare ancora altre volte»
Ci furono alcuni minuti di silenzio, ma Kevin disse: «Non preoccuparti. Thomas non fa mai niente senza un motivo logico e penso che sia interessato sul serio a te, ma che voglia capire se il sentimento che si è svegliato per te in lui sia reale o solo un'illusione»
«Io ho paura perchè non conosco l'amore per qualcuno che potrebbe diventare la persona più importante della mia vita» ammise semplicemente il ragazzo.
«Non devi averne perchè se Thomas avrà le sue risposte ti aiuterà a capire quel sentimento dentro di te e ti proteggerà da qualsiasi cosa che possa farti del male» gli rispose semplicemente Kevin aggiungendo: «Conosco da quando ero bambino Thomas quindi so quello che ti dico. Aspettati presto un suo messaggio»
Alcuni minuti dopo, Kevin, si mise a guardare il progetto che aveva disegnato il ragazzo per poi posare lo sguardo sul foglio dove aveva scritto tutto l'occorrente che poteva servirgli per quel progetto.
«Questo è il materiale che ti serve?» gli domandò curioso il ragazzo.
«Sì, ma la lista non è ancora completa» ammise lui accennando un sorriso.
Poco dopo il suo telefono suonò segnando l'arrivo di un messaggio così lo prese aprendolo:
To: Thomas: Spero che Erika e Kevin non ti stiano stressando troppo.
To: Leonard: No. Anzi sembrano piuttosto interessati al mio progetto di meccanica e ingegneria
To: Thomas: Vorrei vederlo quel progetto...
To: Leonard: Dovrai per forza vederlo. Comunque ho finito alcuni compiti per le materie che ho lunedì. Li do a Kevin?
To: Thomas: No! Passo io domani mattina prima di andare a scuola
To: Leonard: Come mai?
To: Thomas: Non fare lo scemo. Lo sai benissimo, non andrò a scuola senza un incentivo
Leonard posò il telefono ridendo divertito facendosi anche un po' male alle costole, ma poi si calmò rispondendogli:
To: Leonard: Allora ti aspetto
Kevin lo guardò perplesso, ma poi si sporse guardando chi fosse il mittente dei messaggi e scosse la testa per poi guardare l'orario: «Credo che sia meglio andare. È ora di cena e dovremmo proprio rientrare»
«Va bene. Tanto hai il mio numero di telefono lo tieni, vero?» gli chiese lui mordendosi il labbro.
«A dire il vero no. Potresti darmelo adesso» rispose Kevin sorridendogli dandogli il telefono.
Leonard non ci mise molto a darglielo per poi farsi uno squillo in modo da memorizzarlo a sua volta per poi renderglielo.
La madre dei due ragazzi si presentò nella stanza di Leonard sorridendo: «Il giardino è davvero molto bello»
«Sono lieto che le piaccia, signora» rispose lui sorridendo spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Adesso dobbiamo rientrare e poi tu hai bisogno di riposare. La giornata dev'essere stata molto lunga e stancante» constatò lei senza smettere di sorridere.
Leonard annuì alle sue parole ammettendo: «Sì. Penso che mi ci vogliano alcune ore di sonno»
Kevin mise in ordine tutte le cose che erano presenti su quel tavolo e aiutato dalla sorella le portò dentro la stanza per poi tornare da lui e spingere la sedia dentro: «Ci vediamo per portarti i nuovi compiti»
«Anche se non ci sono compiti da portarmi potete venire. Giusto per staccarmi dai compiti o il mio cervello si frigge» disse lui sorridendo divertito.
Il ragazzo annuì e poco dopo andò via con la madre.
L'infermiera entrò pochi minuti più tardi per accompagnarlo in cucina dove si misero tutti a tavola per poter cenare.
La nonna notandolo silenzioso gli chiese: «Stai bene, Leonard?»
«Sì, nonna. Stavo pensando al progetto per la scuola. Credo di essermi addentrato in un luogo molto insidioso» ammise lui accennando un sorriso.
«So che saprai cavartela come al solito e poi ci siamo io e tuo nonno se hai bisogno di qualcosa in particolare» disse lei sorridendogli incoraggiandolo con le sue parole.
Alcuni minuti dopo terminarono di cenare e dopo essersi preparato per quella notte tornò in camera mettendosi a letto addormentandosi quasi subito dopo aver preso le sue medicine ed esser stato medicato dall'infermiera che la nonna del ragazzo aveva deciso di far dormire nella stanza degli ospiti poco distante da quella del nipote.
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