Capitolo 3.
Capitolo 3.
La mattina dopo i cinque ragazzi si prepararono per andare a lezione.
Thomas aveva preso con sé il raccoglitore dove metteva gli appunti per Leonard.
Mentre camminava lungo il corridoi con gli amici venne chiamato da una ragazza: «Thomas, devo parlarti»
Il gruppo si fermò e Thomas le domandò: «Cosa vuoi?»
«Rilassati. Volevo sapere se ieri hai preso i nuovi appunti per la lezione di chimica» disse semplicemente lei.
Il ragazzo ci pensò un attimo, prese il raccoglitore sfogliando gli appunti della materia: «Sì. Li ho presi...»
«Capito. La professoressa mi ha dato questo foglio per te. Bisogna fare degli esperimenti in gruppo» rispose lei dandogli il foglio per poi aggiungere: «Mi dispiace che tu debba fare tutto questo lavoro»
«Non preoccuparti. Ci siamo divisi il lavoro per le materie che dobbiamo seguire» rispose Thomas allegando il foglio al raccoglitore per poi riprendere il cammino verso l'aula nel quale avrebbe seguito la prima lezione separandosi dagli amici.
Poco dopo aver preso posto la lezione iniziò.
Thomas si mise al lavoro prendendo tutti gli appunti allegandoci anche diversi schemi.
Non era facile scrivere per due, ma alla fine si stava adeguando per farlo al meglio.
Intanto, Leonard, si era svegliato presto e dopo aver fatto colazione era stato sottoposto a nuove visite e alle medicazioni delle ferite.
Tornato in camera trovò i nonni che gli sorrisero.
«Siete arrivati presto...» constatò il ragazzo lasciandosi aiutare dall'infermiera a salire sul letto rimettendosi comodo.
«Abbiamo pensato che volessi qualcosa da leggere per passare il tempo» disse lei con dolcezza.
«Grazie, nonna. Mi serviva qualcosa per distrarmi un po'» ammise Leonard rilassandosi tra le coperte.
L'infermiera sorrise nel vedere quella scena: «Stai meglio adesso?»
«Sì. Mi ci voleva alzarmi dal letto e soprattutto un bagno per ripulirmi un po'» le rispose arrossendo leggermente imbarazzato: «Mi hai aiutato veramente moltissimo»
«È il mio lavoro. Credevo che avresti chiesto di fare da solo» ammise lei remore da altre persone che messe in condizioni peggiori di Leonard avevano pensato di fare tutto da soli peggiorando solo le loro condizioni fisiche.
«No. Mi sento un po' debole. Non ci sarei mai riuscito da solo» disse il ragazzo rispondendo alle sue parole.
«Ti lascio riposare. Più tardi devo cambiare le sacche della flebo» disse semplicemente l'infermiera per poi uscire dalla stanza.
Dopo qualche minuti la nonna del ragazzo disse: «Leonard, più tardi non possiamo venire. Stiamo aspettando la visita del tuo medico a casa per vedere come sistemare al meglio la tua stanza»
Il ragazzo sorrise tranquillamente: «Non preoccuparti, nonna. Ho questi libri da leggere e poi avete bisogno di tempo per sistemare la stanza»
Qualche ora più tardi i nonni del ragazzo se ne andarono lasciandolo da solo.
Per passare il tempo, Leonard, prese il libro e dopo aver aperto la finestra per far entrare un po' d'aria si mise a leggere scivolando lentamente nel sonno.
A ora di pranzo, Kevin, con la scusa di tornare a casa passò a comprare qualcosa da mangiare andando in ospedale.
Si presentò nella stanza di Leonard poco dopo posando la busta sul tavolo, si avvicinò al ragazzo posando la mano su la sua spalla: «Leonard, è ora di pranzo»
Quest'ultimo si mosse tra le coperte aprendo lentamente gli occhi: «Kevin, cosa ci fai qui?»
«Ho pensato volessi mangiare qualcosa di diverso dal cibo dell'ospedale» ammise il ragazzo recuperando il vassoio sul quale mise tutto quello che aveva scelto per lui posandolo sul comodino.
Leonard si mise seduto tra le coperte, mettendo un segnalibro tra le pagine per poi chiuderlo: «Ti ringrazio...»
Poco dopo i due iniziarono a mangiare tranquillamente.
Il silenzio tra di loro non era pesante, ma in un certo senso per Leonard era qualcosa di nuovo che non sapeva come definire.
Al termine del pasto, Kevin, mise via tutto quanto rivolgendosi al ragazzo: «Posso chiederti una cosa?»
«Non ci vedo niente di male» rispose lui tranquillamente.
«Perchè non hai negato quando ti hanno accusato di amare Thomas?» gli domandò osservandolo curioso.
Leonard accennò un sorriso: «Perchè seppure avessi negato non sarebbe servito a niente. Avrei solo peggiorato la situazione venendo accusato di mentire» s'interruppe solo un attimo aggiungendo: «Anche su altre cose mi hanno preso per bugiardo e ho deciso che non vale la pena perdere tempo con persone che non arrivano a crederti»
«Su cos'avresti mentito?» gli domandò osservandolo perplesso.
«Quando ero più piccolo su la morte dei miei genitori secondo molti. Dicevano che i miei genitori erano andati via perchè non mi volevano, poi scoperto che era tutto vero hanno smesso di rivolgermi la parola isolandomi» rispose alla sua domanda senza indugiare.
Kevin si affacciò alla finestra della stanza: «Non hai amici?»
«Mai avuti...» rispose lui guardando il paesaggio oltre la finestra.
Ci furono alcuni minuti di silenzio tra di loro, ma Kevin pensò: Se gli chiedessi di diventare amici accetterebbe? Non penso dopo quello che gli abbiamo fatto, però potrei provarci...
«Leonard, potremmo provare a diventare amici?» gli chiese senza riuscire a trattenersi.
Il ragazzo lo guardò per un attimo solo prima di lasciarsi andare a un sorriso divertito: «Pensavo che ci stessi già provando con tutte queste domande a interessarti un po' a me come possibile amico»
A quelle parole, Kevin, assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura per poi guardare l'orario: «Sì, stavo provando a conoscerti...» s'interruppe un attimo solo dicendo: «Adesso devo tornare a scuola. Ci sono ancora alcuni corsi de che devo frequentare e poi devo andare a prendere Erika a scuola»
«Allora è meglio se non fai tardi» rispose lui senza giri di parole.
Il ragazzo sorrise recuperando le cose che aveva rimesso nella busta per poterle gettare via: «La prossima volta torno con Erika»
«Ti aspetto» rispose tranquillamente Leonard.
Kevin corse via dalla stanza e una volta fuori dall'edificio gettò via il sacchetto per poi tornare tranquillamente a scuola.
Rimasto da solo, Leonard, prese in mano il libro che aveva messo da parte rimettendosi a leggerlo.
L'infermiera tornata nella sua stanza lo guardò sorridendo: «Come ti senti?»
«Sto bene, perchè?» chiese lui osservandola posando il libro su le gambe tenendo la mano su le pagine aperte in modo che non si voltassero da sole.
«Perchè sono alcune ore che non prendi antidolorifici» ammise lei per poi aggiungere: «Ho chiuso le sacche vuote mentre dormivi, ma ho dovuto aspettare perchè non avevamo altri antidolorifici pronti»
«Capisco, ma il dolore non lo sento» rispose lui perplesso: «Possiamo aspettare ancora un po' per rimetterle? Tanto devo solo tenere l'ago nella mano per rimetterle giusto?»
«Sì. Facciamo una prova, ma al primo accenno di dolore ti metto nuovamente la sacca» disse lei guardandolo seriamente.
Leonard annuì alle sue parole senza protestare più di tanto.
«Cosa leggi?» chiese lei curiosa di sapere cosa prendesse tanto il ragazzo tra quelle pagine.
«Un vecchio libro di chimica. Ci sono tanti esperimenti carini che si possono fare con poche cose» ammise tranquillamente lui.
L'infermiera rimase in silenzio per qualche minuto, ma poi gli chiese: «Ti andrebbe di far divertire un po' i bambini del reparto di pediatria che sono ricoverati qui?»
«In che modo?» le domandò Leonard osservandola perplesso.
«Puoi far vedere loro alcuni esperimenti se ti va» propose indicando il libro che teneva tra le mani: «Posso procurarti tutto quello che ti serve per farlo»
«Va bene. Mi servirebbe un foglio dove scrivere quello che mi serve. Ho in mente delle cose molto divertenti per i bambini» ammise lui sorridendo per poi aggiungere: «Poi sono il migliore della mia scuola in tutte le materie»
La donna gli diede un quadernetto e una penna aspettando con calma che terminasse di scrivere tutto quello che gli serviva.
Poco dopo, Leonard, glielo ridiede sorridendo: «Ci sarà da divertirsi»
«Sono tutte cose di uso comune. Cosa pensi di fare?» chiese lei perplessa.
«Non posso mica rovinare la sorpresa» rispose lui lasciandosi andare a una lieve risata.
La donna uscì dalla stanza andando a recuperare tutto quello che le era stato richiesto dal ragazzo per poi tornare da lui.
Posò la bacinella dove aveva messo tutto l'occorrente per il ragazzo aiutandolo a salire su la sedia a rotelle per poi passargliela in modo che potesse tenerla lui stesso mentre lei spingeva la sedia a rotelle.
Il medico che era tornato presto dalla visita a casa del ragazzo vedendoli andare all'ascensore si affrettò a raggiungerli: «Cosa succede?»
«Porto Leonard al reparto pediatria. Oggi c'è la giornata divertimento, ma la persona che viene di solito stava male così ho chiesto a lui se aveva qualche idea» ammise l'infermiera spingendo la sedia dentro l'ascensore per poi premere il tasto che li avrebbe portati a destinazione.
«Cosa c'è nella bacinella?» chiese curioso l'uomo.
«I miei oggetti magici» rispose Leonard sorridendo divertito. Non aveva nemmeno bisogno del suo libro di chimica per fare quei giochi perchè erano davvero molto semplici.
«Posso unirmi a voi? Ho ancora un'ora di tempo prima che inizi il mio turno» chiese semplicemente lui incuriosito da quello che voleva fare il ragazzo.
«Certamente. Sarà davvero divertente» rispose semplicemente Leonard.
Pochi minuti dopo arrivarono al piano, ma per aiutarlo l'uomo gli prese la bacinella per portarla fino alla stanza dove i bambini li aspettavano.
Quando varcarono la soglia tutti gli occhi furono su Leonard che sorrise dicendo: «Bambini, volete vedere delle cose divertenti?»
«Che cosa?» chiese uno di loro.
«Qualcosa che potete far vedere ai vostri genitori e lasciarli senza parole» rispose lui facendo il misterioso.
I bambini si avvicinarono a lui curiosi così decise di partire da quello che era più facile per loro.
Recuperò il cartoncino tondo e le matite colorate usando i colori dell'arcobaleno per poi chiedere loro: «Sapete che colori sono questi?»
«Quelli dell'arcobaleno» rispose una bambina.
«Molto bene. Ma voi sapere cosa succede se io adesso metto un bastoncino al centro di questo cartoncino e lo faccio girare?» chiese lui senza giri di parole.
I piccoli scossero la testa perplessi senza avere nessuna idea.
L'uomo incuriosito prese il bastoncino infilandolo al centro del cartoncino osservandolo per un attimo facendolo girare, ma poi sorrise divertito voltandolo verso i bambini: «Guardiamo un po' cosa succede»
Lo fece girare poco dopo muovendolo velocemente, ma poi i bambini esclamarono sorpresi: «È bianco!»
«Ma era colorato...» constatò uno dei bambini perplesso.
«Questo esperimento si chiama disco newton. È facile da fare come vedete, la sua caratteristica è quella di far fondere i colori dell'arcobaleno in bianco» disse semplicemente Leonard sorridendo divertito dalla loro reazione: «Che ne dite volete vedere qualche altra cosa divertente?»
I bambini annuirono per questo prese dalla bacinella i nuovi elementi per l'esperimento e una ciotola dove mescolarli.
Mise nella ciotola l'amido di mais, un po' di colorante alimentare verde e dell'acqua che mescolò fino a ottenere un composto omogeneo senza grumi. Solo dopo averla posata sul tavolo disse: «Chi vuole provare a vedere cosa succede?»
«Io!» esclamò un bambino avvicinandosi al tavolo guardando dentro la ciotola. Leonard sorrise divertito: «Su. Prendine un po' i mano e stringi il pugno»
Un po' perplesso il bambino fece come gli disse inclinando la testa di lato perplesso per poi riaprire la mano lasciando ricadere il tutto nella ciotola: «Cosa? Non capisco...»
«Il gioco della bava di drago...» disse lui osservando il medico e l'infermiera che erano perplessi allo stesso modo del bambino.
Leonard indicò loro la ciotola così ci provarono e compresero al volo cos'avesse turbato il bambino lasciandosi andare a un sorriso divertito.
«Adesso vi spiego. Mescolando l'amido di mais, il colorante verde e l'acqua si ottiene un composto liquido omogeneo» disse mostrando ai bambini il composto nella ciotola: «Ma se lo prendi in mano e stringi il pugno diventa solito al contrario se allenti la presa torna liquido»
Tutti i bambini provarono quell'esperimento giocandoci un po', ma poi gli chiesero: «Ne sai fare altri?»
«Certamente. Posso farvi vedere la lampada di lava e un'eruzione vulcanica fatta con due metodi diversi» rispose il ragazzo sorridendo divertito.
L'uomo preoccupato gli chiese: «Pensi che sia il caso di far vedere loro gli esperimenti del vulcano?»
«Sì. La prima versione possono farla da soli, ma la seconda hanno bisogno di un adulto per farlo per questo lo tengo a ultimo in modo che non si facciano male provandolo da soli» rispose semplicemente il ragazzo tranquillizzando l'uomo per poi rivolgersi ai bambini: «Avete capito, bambini? L'ultimo esperimento che vi mostrerò dovrete farlo solo con mamma o papà che vi aiutino. Promesso?»
«Promesso!» esclamarono loro sorridendo felici.
«Bene! Allora ecco come fare la lampada con la lava» disse lui mettendo sul tavolo un boccale di vetro. Ci versò dentro l'acqua, l'olio e il colorante rosso e verde sorridendo divertito nel vedere come si fossero avvicinati ancora di più per vedere meglio: «Ok come avete visto ho messo l'acqua e l'olio e il colorante verde e rosso nel boccale, adesso serve solo una pastiglia effervescente»
«Perchè?» chiese una bambina curiosa.
«Adesso vedete...» rispose lui lasciando cadere la pastiglia al centro del bicchiere.
Dopo pochi minuti la pastiglia sciogliendosi mosse il contenuto del bicchiere creando delle bolle d'olio rosse e verdi che si mossero all'interno dell'acqua.
L'infermiera ridacchio divertita: «Ecco perchè avevi specificato che la pastiglia doveva essere effervescente. Sembra davvero una lampada con la lava dentro»
Quando l'effetto della pastiglia termino i bambini lo guardarono sorridendo così mise via il bicchiere dicendo: «Ora si passa al vulcano»
«Sì!» esclamarono loro felici.
Recuperato un contenitore un po' più grande dalla bacinella ci mise dentro il bicarbonato, il colorante rosso per poi guardare il medico e l'infermiera: «Adesso tocca a voi. Prendete l'aceto e il succo di limone, dovete versarlo insieme sul bicarbonato»
I due presero i due contenitori con i due liquidi gettandoli insieme sul bicarbonato che reagì a essi creando quella che era una piccola eruzione vulcanica.
Per un attimo solo i bambini non dissero niente, ma poi iniziarono a ridere divertiti per la reazione che avevano creato tutti quegli elementi mescolati assieme.
Leonard si spostò una ciocca di capelli dal volto mentre una piccola goccia di sudore scivolava sul suo volto.
«Tutto bene?» gli chiese l'uomo preoccupato.
«Sì. Solo che la chimica mi piace e ogni volta vado in tensione perchè ho paura di non riuscire ad avere le dosi giuste» ammise lui senza pensarci due volte.
«Ci fai vedere l'ultimo esperimento?» chiese uno dei bambini sorridendogli.
«Va bene, ma vorrei che vi allontanaste dal tavolo o rischiate di sporcarvi» disse lui sorridendo afferrando la bacinella mettendola sul tavolo per poi prendere un pacchetto di mentos e la bottiglietta di coca-cola per poi rivolgersi al medico e l'infermiera: «Potete farlo voi? Dovete solo aprire la bottiglia, metterci dentro una caramella e tenerla ferma dentro la bacinella per non sporcare tutto»
I due eseguirono quella semplice azione e appena la caramella entrò in contatto con il liquido quello schizzò in aria per poi ricadere dentro la bacinella.
I bambini esultarono felici e al termine di quell'esperimento tornarono nelle loro camere per poter riposare.
Solo dopo aver messo via tutte le cose l'infermiera e il medico riportarono Leonard in camera.
Con calma la donna lo fece rimettere a letto: «Adesso puoi stare tranquillo. Come ti senti?»
«Sto bene. Non mi fa male niente, ma adesso dormire volentieri un po'. Magari leggendo qualche pagina riesco a rilassarmi» rispose lui sorridendo mettendosi comodo tra le coperte.
Poco dopo i due uscirono dalla stanza lasciandolo da solo.
Intanto Thomas, Kevin, Simon, Victor e Derek si erano riuniti in biblioteca.
Seduti allo stesso tavolo Thomas mise nel raccoglitore tutti gli appunti di quella giornata.
Per curiosità, Thomas si rivolse a Kevin chiedendogli con un filo di voce: «Dove sei stato oggi a pranzo?»
«Non voglio parlarne adesso...» rispose lui con un sussurro.
«D'accordo» rispose lui chiudendo il raccoglitore stirando lentamente i muscoli: «Per oggi abbiamo finito con i corsi. Non ci resta che portare a termine le ultime cose e poi a letto»
Il gruppo uscì dall'edificio scolastico, dopo aver messo le cose nelle loro rispettive stanze, separandosi per andare a svolgere i lavori che si erano divisi.
Thomas decide di passare vicino all'ospedale, dopo aver ricevuto un messaggio dall'infermiera.
To: Infermiera: Sono l'infermiera di Leonard. Mi hai chiesto di darti delle informazioni. Al momento ha chiesto di sospendergli i medicinali e ha giocato con qualche bambino facendo per loro degli esperimenti di chimica.
To: Thomas: Almeno sembra stare un pochino meglio
To: Infermiera: Se vuoi puoi vederlo con i tuoi occhi. Ho spostato il letto vicino alla finestra perchè voleva prendere un po' d'aria fresca.
To: Thomas: Stavo passando giusto da quelle parti. Darò un'occhiata da lontano
Senza farsi notare rimase nascosto sotto un albero poco distante guardando verso la finestra della stanza dove dormiva il ragazzo e nel vederlo intento a leggere godendosi il calore del sole si lasciò andare a un lieve sorriso.
Solo quando lo vide addormentarsi passò oltre andando a dare le ripetizioni che risultavano sull'orario del ragazzo.
Venne distrato, però, dall'arrivo di un altro messaggio da parte dell'infermiera per questo l'aprì trovandosi davanti la foto di Leonard che dormiva sereno accarezzato dolcemente dalla luce del sole che entrava dalla finestra.
Non rispose a quel messaggio, ma rimase qualche minuto a osservare quella foto.
Solo dopo rimise il telefono in tasca andando a lavoro.
Rientrò a scuola appena in tempo per l'allenamento di basket riunendosi agli amici, ma non disse niente loro della foto che gli era stata mandata, però, ne avrebbe parlato con Kevin appena si fossero trovati da soli.
Al termine dell'allenamento rientrarono nello spogliatoio.
Victor, Simon e Derek recuperarono le loro cose per poi guardare gli amici chiedendo all'unisono: «Venite con noi?»
«Andate avanti. Ci vediamo in mensa per parlare un po'» rispose Thomas osservando perplesso Kevin che si era accomodato su una panchina appoggiando la testa contro il muro alle sue spalle tenendo gli occhi chiusi.
«D'accordo» rispose Victor per poi lasciare la stanza seguito da Derek e Simon.
Una volta soli, Thomas, si mise seduto vicino a lui: «Kevin, stai bene?»
«Sì. Ho solo bisogno di un attimo di pausa» ammise senza giri di parole.
«Ti va di dirmi dov'eri a pranzo?» gli chiese tranquillamente.
Kevin rimase in silenzio per qualche minuto prima di alzarsi dalla panchina e spogliarsi andando a infilarsi in una delle docce aprendo il getto dell'acqua lasciandola scorrere sul suo corpo: «Sono stato in ospedale»
Thomas non disse niente spogliandosi a sua volta entrando nella doccia vicino alla sua dicendo: «Come ti è sembrato?»
«Solo...» ammise lui per poi aggiungere: «Abbiamo parlato un po'»
«Di cosa?» gli domandò curioso.
«Del motivo per cui non ha negato che fosse innamorato di te» gli rispose mentre s'insaponava i capelli.
Il ragazzo rimase in silenzio aspettando che continuasse cosa che successe poco dopo: «Non ha negato perchè tanto eravamo tutti convinti che fosse vero e non voleva perdere tempo, ma anche perchè in passato gli era successa la stessa cosa su qualcosa di totalmente diverso»
«Su cosa?» gli domandò Thomas.
«La morte dei suoi genitori. Erano tutti convinti che l'avessero abbandonato, ma quando poi è stata data loro la conferma che i suoi genitori erano veramente morti l'hanno isolato e allontanato» disse semplicemente lui passando a insaponarsi il corpo per poi ammettere accennando un sorriso: «Credo di averlo fatto divertire»
«In che senso?» gli domandò curioso Thomas insaponandosi il corpo.
«Non sapevo se chiedergli di poter diventare suo amico dato che è sempre solo e lui mi ha risposto che pensava ci stessi già provando con le mie domande» ammise Kevin lasciandosi andare a un sorriso divertito.
Thomas lo guardò pensando: Sono un po' geloso del fatto che riesca a parlare normalmente con Leonard senza dover fare tutto di nascosto soprattutto per sapere come stia, ma la paura di confermare le voci che ci hanno portato a questa situazione che stiamo vivendo mi mette a disagio smuovendomi sentimenti veramente contrastanti che mi turbavano nel profondo...
Qualche minuto dopo, Kevin, gli chiese: «Domani è sabato, non abbiamo lezione e dovrai andare a portargli gli appunti. Come pensi di fare?»
«Non ne ho idea. So solo che se non ci parlo continuerò ad avere un testa troppe cose che mi turbano» ammise semplicemente Thomas lavandosi da sopra il sapone.
Solo dopo essersi legato un asciugamano attorno ai fianchi uscì dalla doccia recuperando un'altro asciugamano dal suo borsone per potersi asciugare e rivestirsi con calma.
Kevin lo raggiunse qualche minuto dopo per poter fare la stessa cosa: «Mi chiedo per quanto ancora debba restare chiuso in quella stanza d'ospedale»
«Penso di avere un'idea per saperlo» ammise semplicemente Thomas recuperando il telefono digitando velocemente un messaggio inviandolo poco dopo:
To: Thomas: Tra quanto tempo, Leonard, tornerà a casa?
To: Infermiera: Tra due settimane il medico lo manderà a casa, ma se hanno sistemato la casa in modo che lui possa muoversi con la sedia a rotelle senza problemi potrebbe uscire prima. Chiedo qualche informazione e ti faccio sapere
Letta la risposta si mise seduto su una panchina legandosi le scarpe: «Dovrebbe tornare a casa tra due settimane, ma forse lo faranno uscire prima se hanno sistemato la casa in modo che possa usare tranquillamente la sedia a rotelle»
Kevin si vestì tranquillamente per poi uscire dallo spogliatoio portandosi dietro il borsone con i vestiti sporchi che avrebbe portato a casa il giorno dopo per poter lavare tutto.
Thomas camminava a pochi passi da lui tenendo in spalla il suo borsone.
Intanto l'infermiera andò nella stanza di Leonard dove il medico le aveva chiesto di raggiungerlo per poter parlare con loro.
Una volta lì il medico disse: «Ho controllato con i tuoi nonni tutta casa perchè tu possa muoverti tranquillamente con la sedia a rotelle senza trovare problemi. Devo dire che vivi in una casa molto bella e il fatto che non ci siano scalini e le stanze siano tutte al piano terra ti sarà molto utile. L'unico problema sono gli scalini all'entrata, ma tuo nonno ha preparato una rampa che possano usare sia loro che tu che ho prontamente aiutato a sistemare»
«Quindi posso tornare a casa?» gli chiese perplesso il ragazzo.
«Sì. Potrai tornare a casa, ma avrai bisogno di aiuto per questo volevo chiedere alla signorina qui presente se avesse voglia di lavorare a casa tua per tutto il tempo in cui avrai bisogno d'aiuto» disse semplicemente l'uomo senza indugiare.
«Per me non ci sono problemi» rispose lei senza pensarci troppo.
«D'accordo. Allora domenica mattina tornerai a casa» rispose l'uomo alle loro parole per poi aggiungere: «Se ci saranno problemi di qualsiasi genere dovrai tornare qui, ma se seguirai le cure dovrai tornare solo per mettere il gesso alla gamba e al braccio»
«Non possiamo metterli subito?» chiese lui perplesso.
«Le ferite sono ancora fresche. Potremmo rischiare che ne fare quell'operazione si strappino i punti, invece mettendo il gesso dopo averli tolti non c'è il rischio d'infezione» rispose l'uomo alla sua domanda sorridendogli.
Il ragazzo annuì guardando fuori dalla finestra mentre l'infermiera si mise a togliergli le bende e medicarli le ferite in modo che cicatrizzassero velocemente.
Solo dopo aver terminato prese il telefono dalla tasca scrivendo a Thomas:
To: Infermiera: Domenica mattina tornerà a casa, ma dovrà tornare in ospedale per mettere il gesso alla gamba e al braccio.
Sentendo il telefono suonare lo prese aprendo il messaggio affrettandosi a scrivere una risposta che inviò a destinazione:
To: Thomas: Ti ringrazio. Domani passo a portargli gli appunti delle varie materie, non dirgli niente. Ho bisogno io stesso di prepararmi per vederlo di persona
Inviata la risposta al messaggio si lasciò andare a un sospiro per poi rivolgersi all'amico: «Domenica mattina torna a casa, ma deve ritornare in ospedale per il gesso quando le ferite saranno guarite»
«Capisco» rispose Kevin sorridendogli: «Se vuoi posso accompagnarti da lui domani. Magari se la prima volta andiamo in due sarà meno difficile per te»
«Forse è meglio. Potrei parlargli liberamente, ma se quello che ti ha detto è vero allora ho già la mia risposta alla domanda che volevo fargli» ammise lui senza giri di parole.
Si separarono poco dopo per posare il borsone in camera e solo dopo andarono in mensa per poter cenare e riunirsi agli amici.
Ricevuti gli ultimi appunti dagli amici li mise da parti per poterli allegare al raccoglitore, ma prima si rivolse loro dicendo: «Domani gli porto il raccoglitore. Non penso che rientrerò in dormitorio dopo anche perchè devo passare a casa per poter lavare i vestiti»
«Anche noi avremmo degli impegni e poi dobbiamo fare i compiti che ci sono stati assegnati nelle varie materie e sono veramente infiniti» ammisero gli altri ragazzi.
Thomas annuì alle loro parole per questo dopo aver terminato di mangiare tornarono in camera per poter riposare un po', ma quella sera Kevin bussò alla porta della sua stanza: «Avanti!»
Aperta la soglia quel poco che bastava per entrare la varcò chiudendosela alle spalle: «Posso restare qui con te?»
«Puoi restare qui tutte le volte che vuoi. Lo sai bene che il letto è sempre libero per te» rispose semplicemente Thomas mettendosi comodo tra le coperte.
Kevin si distese il letto libero cercando di addormentarsi trovandolo leggermente difficoltoso, così Thomas si passò una mano tra i capelli dicendo: «Dai vieni qui con me, magari riesci a riposare un po'»
Il ragazzo annuì raggiungendolo mettendosi vicino a lui andando a rifugiarsi tra le sue braccia scivolando quasi subito in un sonno profondo.
Thomas coprì entrambi con le coperte pensando: Quando riuscirai a trovare il coraggio di dirgli che lo ami? Potresti stare male, ma se non gli dici niente lui potrebbe andare avanti lasciandoti indietro senza darti una piccola possibilità. Forse è anche colpa mia e della mia reazione a quella che poteva essere una confessione da parte di Leonard a metterti paura e farti fare tanti passi indietro nel tuo modo di essere...
Con quel pensiero in testa si addormentò senza permettere all'amico di allontanarsi da lui.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro