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Capitolo 1.

Note Autrice: (Si le metto qui sopra visto che devo mettere il banner della storia) 

Volevo ringraziare @SaraLovex8  per avermi aiutato a trovare il titolo della storia, poi devo anche ringraziare alcune amiche su FB che mi hanno aiutato a trovare i colori giusti per la copertina della storia. 


Capitolo 1.

Era una giornata come tante per Leonard.

Quella mattina dopo essersi preparato lasciò casa avviandosi verso l'edificio scolastico. Da quando era entrato grazie a una borsa di studio la sua vita era diventata un inferno.

Arrivato a destinazione si lasciò andare a un sospiro varcando l'enorme cancello in ferro lavorato a mano con svariate decorazioni che lo rendevano piuttosto elegante anche se imponente.

Strinse con forza la cintura della tracolla nel quale c'erano i suoi libri camminando guardando dritto davanti a sé senza guardare nessuno dei ragazzi attorno a lui. Varcata la soglia dell'edificio pensò: Dentro queste mura sono al sicuro, non osano toccarmi con tutta questa gente attorno...

Arrivò in cima a quattro rampe di scale che l'avrebbero condotto fino alla sua classe quando si trovò davanti Thomas e quattro suoi amici.

«Eccolo qua il secchione» disse uno dei cinque ragazzi.

Leonard ignorò la cosa cercando di passare oltre, ma venne afferrato da un altro dei ragazzi che lo spinse indietro: «Dove pensi di scappare?»

«Vado a lezione...» sbuffò lui liberandosi dalla sua presa cercando di passare nuovamente oltre.

Per la terza volta venne bloccato da quei ragazzi sotto lo sguardo di Thomas che non fece niente per fermarli. Quell'azione, però, fece perdere l'equilibrio a Leonard che cadde all'indietro rotolando giù dalle scale andando a ripercorrere tutte e quattro le rampe per poi restare a terra in una pozza di sangue.

Le urla di alcune ragazze attirarono l'attenzione dei professori che corsero ai piedi delle scale trovando il ragazzo a terra che respirava a fatica.

Non ci misero molto a chiamare l'ambulanza che giunse a sirene spiegate, i paramedici gli prestarono i primi soccorsi caricandolo su una barella per poi portarlo in ospedale accompagnato dal vicepreside della scuola.

Il preside della scuola tornato nel suo ufficio, usando gli altoparlanti presenti nell'edificio, disse: «Siete pregati di presentarvi tutti nella sala delle assemblee. Chi non si presenterà verrà sospeso per due settimane»

Gli alunni si presentarono tutti nella sala parlando sul chiaro motivo della loro presenza in quel luogo.

L'uomo entrò poco dopo appoggiandosi alla cattedra senza celare il suo stato d'animo dicendo: «Non mi aspettavo che uno dei ragazzi con i voti più alti della scuola finisse in ospedale»

Una ragazza si alzò dal suo posto chiedendo: «Si hanno notizie di Leonard?»

«Il vicepreside mi farà sapere qualcosa quando avrà notizie» rispose lui guardando tutti aggiungendo: «Adesso voglio sapere chi è stato a causare tutto questo»

Un ragazzo si alzò dal suo posto dicendo: «Signore mi sembra logico sapere di chi sia la colpa. In fin dei conti quel ragazzo è dall'inizio della scuola che viene maltrattato da Thomas e i suoi amichetti»

«Questa è un'accusa grave» disse l'uomo osservandolo seriamente.

«Allora dovrebbe guardare i video delle camere di sicurezza presenti nei corridoi» constatò nuovamente il ragazzo tornando a sedersi.

L'uomo ci pensò su dicendo: «Molto bene. Guarderò i video e convocherò tutti in presidenza per ascoltare le loro motivazioni»

Poco dopo uscì dalla sala portandosi dietro il brusio delle voci dei ragazzi.

Intanto in ospedale, Leonard, era stato portato a fare tutti i controlli del caso.

Il vicepreside aveva chiamato i nonni del ragazzo informandoli dell'accaduto.

I due si presentarono qualche minuto più tardi in ospedale andando incontro all'uomo, ma non ebbero il tempo di parlare che il medico si presentò davanti a loro.

La nonna del ragazzo si affrettò a chiedergli: «Come sta Leonard?»

«Il ragazzo ha riportato un trauma cranico piuttosto grave, ma ha anche il braccio sinistro fratturato in più punti come del resto la gamba destra e poi ha anche delle costole incrinate» rispose il medico senza indugiare aggiungendo: «Dovremmo vedere gli effetti collaterali del trauma cranico. Per ora ci stiamo occupando di stabilizzargli le fratture e ingessarlo in modo che possa guarire al meglio»

«La ringrazio. Quando potremmo portarlo a casa?» chiese l'uomo preoccupato. 

«Non credo che sia saggio farlo a meno che non possiate prendere qualcuno che possa aiutarlo a fare tutte quelle cose che normalmente farebbe da solo» rispose lui senza giri di parole.

I due si guardarono preoccupati, non avevano la possibilità di assumere qualcuno che aiutasse il nipote: «Dovremmo vendere la casa e tutte le cose che possediamo per poter assumere qualcuno»

Alcuni minuti dopo Leonard fu condotto in camera dove lo collegarono a nuovi macchinari per tenerlo sotto controllo.

I nonni del ragazzo entrarono nella stanza restando lì fino al termine delle visite, ma poco prima che se ne andassero il ragazzo aprì gli occhi.

«Leonard!» esclamò la donna avvicinandosi al letto accarezzandogli dolcemente il volto: «Come ti senti?»

«Nonna... mi fa male la testa...» borbottò lui con un filo di voce.

La donna a quelle parole suonò il campanello vicino al letto e il medico entrò nella stanza: «Cosa succede?»

«Leonard si è svegliato, ma gli fa male la testa» rispose la donna senza giri di parole.

«È normale dopo i colpi presi anche se attutiti dalle braccia» disse il medico avvicinandosi al letto per aiutarlo aumentando il dosaggio della morfina.

Intanto il nonno del ragazzo uscito dalla stanza si rivolse al vicepreside: «Come possiamo fare? Leonard non potrà lavorare per molto tempo ridotto in questo stato»

«Se parlate della retta scolastica non preoccupatevi parlerò con il preside per evitare che vi venga accreditato il prezzo per i mesi che resterà fermo dal lavoro» rispose lui per poi aggiungere: «Adesso vado a informare il preside delle sue condizioni»

Si allontanò da loro prendendo il telefono chiamando direttamente il preside.

Non ci mise molto a ottenere una risposta: «Pronto?»

«Sono io, Jacob. Ci sono buone e pessime notizie. Quali vuoi sapere?» gli chiese tranquillamente lui giocando con una ciocca di capelli.

«Entrambe, Maxwell» rispose l'uomo aspettando pazientemente.

Il vicepreside si mise comodamente appoggiato al muro dicendo: «Il ragazzo è stato operato perchè potessero sistemargli tutte le fratture, ma dovrà stare a letto per moltissimo tempo. Per questo dobbiamo solo aspettare e vedere come vanno le cose, ma dovremmo trovare un modo per non far pesare tutte le spese su i nonni del ragazzo»

«Spiegati meglio» disse semplicemente lui.

«Non hanno i soldi per permettersi di pagare le rette scolastiche e qualcuno che badi anche al nipote per poterlo aiutare nelle piccole cose di tutti i giorni» rispose lui alla sua richiesta.

«Mi vedrò costretto a convocare i genitori di quel ragazzo e spiegare loro la situazione mettendo, in caso di problemi, di mezzo gli avvocati in modo che paghino loro tutte le spese per lui» disse il preside per poi sospirare: «Di ai parenti di Leonard di non preoccuparsi e che ci occuperemmo noi di tutto»

«Lo farò. Più tardi ci vedremmo, Jacob?» gli chiese lui senza pensarci due volte.

«Sì, Maxwell. Ho voglia di passare un po' di tempo con il mio ragazzo» disse tranquillamente l'uomo sorridendo giocando con una ciocca di capelli. 

Il ragazzo si lasciò andare a un sorriso rispondendogli: «Ti raggiungo al più presto. A dopo» rispose lui chiudendo la chiamata.

Poco dopo tornò dai nonni del ragazzo per poter parlare con loro.

Vedendolo entrare nella stanza Leonard abbassò si voltò verso la finestra senza dire una parola, ma Maxwell disse: «Per quanto riguarda questa situazione il preside ha deciso di convocare i genitori dei responsabili. Saranno loro a pagare tutte le spese ospedaliere e quelle per la persona che ti aiuterà durante il periodo di convalescenza. Per le rete scolastiche invece abbiamo deciso di sospenderle in modo da non farle pesare su i tuoi nonni. Potrai decidere in seguito come pagarle»

«Dovrò ringraziare il preside per questo...» borbottò lui con un filo di voce.

«Non preoccuparti. È il minimo che possiamo fare per te con tutto quello che fai a scuola per noi gestendo la segreteria» disse semplicemente Maxwell avvicinandosi a lui spostandogli una ciocca di capelli dal volto: «Per qualsiasi cosa non esitare a chiedere»

«Grazie...» rispose lui voltandosi a guardarlo accennando un piccolo sorriso.

«Adesso ti lascio riposare» disse l'uomo lasciando la stanza.

I nonni del ragazzo guardarono il nipote sorpresi per un attimo per poi sorridendogli dicendo: «Andiamo a casa anche noi. L'orario delle visite è finito, ma torniamo più tardi per portarti dei vestiti di ricambio»

«Va bene, ma non affaticatevi troppo» disse lui preoccupato per loro.

I due annuirono alle sue parole lasciando la stanza tornando a casa.

Rimasto da solo, Leonard, chiuse gli occhi addormentandosi.

Una delle infermiere vedendolo riposare entrò silenziosamente nella stanza chiudendo la tenda in modo che la luce non gli desse troppo fastidio per poi tornare al suo lavoro.

Intanto Jacob aveva convocato in presidenza i cinque ragazzi chiamando anche i loro genitori, ma durante l'attesa si rivolse loro: «Sapete perchè siete qui. Secondo voi io cosa dovrei fare adesso? Il vostro è un gesto gravissimo»

«Noi non abbiamo fatto niente» disse uno dei ragazzi.

«Ci sono i video di quello che è successo» rispose l'uomo guardandoli seriamente: «La vostra è un aggressione che potrebbe finire con lo sporcare le vostre fedine penali e non servirà a niente che voi usciate da questa scuola con i voti alti perchè nessuno vi prenderà per un lavoro ben pagato»

«Non è colpa nostra! È lui che non porta rispetto!» esclamò uno dei ragazzi infastidito.

«Ma davvero? E voi avete mai portato rispetto per lui?» chiese l'uomo senza indugiare aggiungendo: «Il rispetto ve lo guadagnate comportandovi bene non bullizzando una persona che non vi ha fatto niente»

Ci furono alcuni minuti di silenzio, ma poi un altro ragazzo disse: «Lui non porta rispetto a Thomas. Lo sanno tutti che ne è innamorato»

«Sentiamo. Chi avrebbe messo in giro questa voce?» chiese l'uomo senza pensarci due volte.

«Una ragazza» rispose un altro del gruppo.

«Per quale motivo?» incalzò l'uomo senza indugiare.

«Lei gli ha confessato di amarlo, ma lui ha detto che non era interessato alle ragazze» constatò semplicemente uno dei cinque.

Jacob sospirò rassegnato stringendosi tra le dita la radice del naso: «Siete degli stupidi. Lui non ha mica detto di essere omosessuale, ha semplicemente detto che non è interessato alle ragazze»

«Questo vuol dire che gli piacciono i ragazzi» disse nuovamente uno di loro.

«No. Vuol dire che ha altro a cui pensare» ribadì lui sbattendo davanti a loro un foglio: «Questo è l'orario di lezione di Leonard e sul retro ci sono gli orari di lavoro per pagarsi le rette scolastiche. Decidete voi quando ha il tempo anche solo per rilassarsi»

I cinque guardarono l'orario praticamente pieno di lezioni per poi voltare il foglio notando che si era ritagliato appena poche ore di sonno tra una giornata e l'altra.

Solo dopo posarono nuovamente il foglio sul tavolo guardandosi tra di loro cercando di capirci qualcosa senza sentirsi degli idioti.

Jacob interruppe i loro pensieri dicendo: «Devo prendere dei provvedimenti per questa situazione per questo ho convocato i vostri genitori con il quale deciderò come agire. Adesso andate a lezione»

I cinque uscirono dalla presidenza incontrando lungo il corridoio i genitori che li guardarono piuttosto arrabbiati, ma invece di andare a lezione andarono a rifugiarsi in bagno lontano da orecchie indiscrete.

Uno dei ragazzi chiese: «Thomas, cosa facciamo adesso?»

«Non lo so, Derek» rispose lui incrociando le braccia al petto pensando: Ho dato per scontato che quelle voci fossero vere. Non potevo mica immaginare che non lo fossero. Lui poi non ha negato niente di quello che si dice sul motivo per il quale ha rifiutato quella ragazza...

«I nostri genitori sono furiosi, Derek. Non è roba da poco quello che abbiamo fatto e non sappiamo nemmeno cosa sia successo a lui dopo che è stato portato via» disse un altro dei ragazzi mordendosi il labbro.

«Quel ragazzo non fa che crearci problemi, Simon» sbottò un altro di loro picchiettando il piede in terra.

Thomas lo guardò seriamente dicendo: «Siamo noi i primi ad avergli creato dei problemi non pensi, Victor?»

«Se lui fosse stato chiaro con le parole questo non sarebbe successo» borbottò l'altro ragazzo che fino a quel momento non aveva detto niente.

«Certo, Kevin. Poteva essere più chiaro e magari dire a quella tizia di non rompergli le palle con stupidi sentimentalismi come facciamo noi di solito quando qualcuna ci confessa di amarci» constatò semplicemente Thomas rispondendo alle sue parole per poi lasciarsi andare a un sospiro: «Questo non toglie che siamo comunque nella merda fino al collo»

Maxwell che era tornato a scuola sentendo le voci nel bagno aprì la porta poggiandosi allo stipite dicendo: «Di certo non è messo molto bene. Ha riportato un trauma cranico piuttosto grave, e delle fratture in più punti al braccio sinistro e alla gamba destra che sono state prontamente stabilizzate con una lunga operazione e poi ha anche delle costole incrinate. Praticamente dovrà stare a letto per diverso tempo e fare molta riabilitazione» s'interruppe un attimo aggiungendo: «Tutto questo costerà moltissimi soldi ai vostri genitori»

Il silenzio scese nel bagno e l'uomo li lasciò da soli dirigendosi in presidenza dove entrò tranquillamente sedendosi da una parte.

Jacob gli sorrise vedendolo per poi rivolgersi ai presenti dicendo: «Vi ho convocato qui per mostrarvi questo video»

Accese semplicemente il televisore mostrando loro la bravata dei figli. Al termine della visione i genitori dei cinque ragazzi erano ancora più irritati, ma la madre di Thomas chiese: «Come sta il ragazzo?»

«Ha riportato un trauma cranico piuttosto grave, e delle fratture in più punti al braccio sinistro e alla gamba destra che sono state prontamente stabilizzate con una lunga operazione e poi ha anche delle costole incrinate per questo motivo dovrà passare diverso tempo a letto. Smetterà di conseguenza con il lavoro e il proseguimento dello studio anche perchè poi avrà bisogno di fare riabilitazione» disse Maxwell senza indugiare.

La donna si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio dicendo: «D'accordo. A questo punto i nostri figli dovranno pagare le cure e recuperare tutto il materiale delle lezioni che segue il ragazzo in modo da non farlo resta indietro»

«Sì, ma saranno i nostri figli a restare indietro dopo» constatò il padre di un ragazzo.

«Non sarà possibile che succeda. Leonard segue praticamente tutti i corsi della nostra scuola» disse Jacob mostrando loro il suo orario di lezione senza un orario vuoto.

La madre di Thomas prese il foglio voltandolo: «Questo cosa sarebbe?»

«Gli orari dei lavori che fa per pagare le rette scolastiche» disse semplicemente Jacob rispondendo alla sua domanda pensando: Finalmente qualcuno che va oltre senza fare troppi problemi chiedendo di lui...

«Non ha nessuno che lo aiuti?» chiese la donna non sapendo niente del ragazzo che il figlio aveva mandato in ospedale.

Maxwell a quel punto intervenne dicendo: «No. Leonard vive da solo con i nonni che a malapena riescono a sopravvivere con la pensione che hanno per questo lui ha deciso di studiare qui. Vuole trovare un lavoro che gli permetta di non pesare su i nonni, ma soprattutto che li faccia vivere tranquilli fino alla fine senza preoccuparsi delle spese»

«I suoi genitori?» chiese ancora la donna.

«Sono morti quando era molto piccolo» aggiunse semplicemente Maxwell: «E nessuno degli altri parenti in vita lo voleva tenere con sé»

La donna rimase in silenzio, ma aveva già preso la sua decisione dicendo: «Molto bene. Mio figlio pagherà la sua parte, ma verrà punito severamente e capirà su le sue spalle cosa significhi spaccarsi la schiena con il lavoro e lo studio. Da me non avrà più soldi se non per pagarsi le rette e prenderà il posto di Leonard in alcuni dei suoi lavori. Consiglio a voi di far fare lo stesso ai vostri figli o quando sarete vecchi faranno le stesse cose di adesso, ma molto peggio» si alzò dalla sedia aggiungendo: «Fatemi sapere quando devo scrivere nell'assegno da consegnare ai nonni del ragazzo per le spese mediche presenti e future fino a quando il nipote non si sarà ripreso»

Uscì subito dopo dalla stanza del preside per poi lasciare l'edificio scolastico mandando un messaggio al figlio andando dritta a casa per terminare dei lavori che era stata obbligata a sospendere.

I genitori degli altri quattro ragazzi annuirono alle parole della donna che aveva appena lasciato la stanza trovandosi d'accordo con la sua decisione limitandosi a dire: «Faccia sapere anche a noi quanto dovremmo dare per le spese mediche del ragazzo. Per il resto anche i nostri figli subiranno la stessa punizione di Thomas»

Poco dopo lasciarono la stanza mandando anche loro un messaggio ai rispettivi figli senza dire loro cosa gli sarebbe successo una volta arrivati a casa.

Thomas ricevuto il messaggio impallidì visibilmente leggendolo: "Appena finisce l'orario scolastico ti voglio a casa. Dobbiamo parlare di quello che è successo. Sappi che conosco a memoria tutti i tuoi orari per questo non inventare scuse"

Poco dopo anche il telefono degli altri ragazzi suonò segnando l'arrivo di un messaggio.

I quattro letti i messaggi sospirarono rassegnati, ma Victor disse: «Meglio se non perdiamo troppo tempo fuori e andiamo subito a casa per vedere cos'hanno deciso per noi i nostri genitori»

«Sì. Meglio saperlo subito...» constatò Kevin.

Poco minuti dopo uscirono dal bagno andando a seguire le ultime ore di lezione.

Per tutto il resto della giornata non seguirono per niente le parole dei professori perchè troppo distratti dal pensiero di quello che sarebbe successo una volta rientrati a casa.

Al suono della campanella che segnò il termine delle lezioni i cinque ragazzi si diressero a casa.

Thomas che viveva più vicino all'edificio fu il primo a rientrare dicendo: «Sono a casa!»

«Vieni in cucina» rispose la madre affacciandosi su la soglia della stanza guardandolo arrabbiata.

Il ragazzo lasciò la borsa su una delle sedie all'entrata raggiungendo la madre.

Rimase sorpreso quando vide anche il padre che di solito lavorava fino a tardi, ma rimase in silenzio aspettando il suo verdetto.

La donna gli indicò la sedia dicendo: «Siediti e ascolta attentamente quello che abbiamo da dirti»

Thomas annuì alle sue parole sedendosi tenendo il volto basso.

«Non so se hai capito la gravità della situazione. Hai qualcosa da dire in tua discolpa?» chiese la donna tirando fuori il suo lato d'avvocatessa.

«No, mamma. Sono stato uno stupido, ho dato per scontato che delle voci su quel ragazzo fossero vere, ma lui non ha mai negato quello che si diceva» ammise lui mordendosi il labbro: «Credevo davvero che lui fosse interessato a me e la cosa mi ha dato fastidio»

«Parlargli e dirgli che non eri interessato a quello che provava per te non ti è passato per la testa?» chiese lei guardandolo seriamente.

«No perchè avrebbero pensato che io gli stessi dicendo che mi piaceva e avrei messo a repentaglio la mia reputazione» borbottò lui abbassando lo sguardo pensando: Adesso che lo dico a voce alta mi sento un cretino...

La donna rimase in silenzio per poi guardare il marito che annuì lasciando in mano a lei tutte le scelte dato che gli aveva detto in precedenza di essere d'accordo.

«Ascoltami bene. Da domani prenderai per lui gli appunti di tutti i corsi che avete in comune e in più prenderai il suo posto nei vari lavori. Dovrai dividerti questi compiti con i tuoi amici» disse senza indugiare continuando a osservarlo.

«Mamma, non credo che sia fattibile. Ho anche lo sport» disse lui mordendosi il labbro.

«Dovrai riuscirci. Ti organizzi come ha fatto quel ragazzo gestendo al meglio il tuo tempo» rispose la donna senza pensarci due volte.

Thomas sospirò rassegnato: «Devo fare altro?»

La donna si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio: «No. Devi sapere che da noi avrai solo i soldi per pagare le rette scolastiche per il resto dovrai guadagnarti lo stipendio e capire il valore della fatica degli altri»

Il ragazzo annuì alzando lo sguardo: «Posso andare?»

«Prima dammi le carte di credito» disse lei tendendo la mano.

«Va bene...» rispose lui prendendo dal portafoglio le carte dandogliele per poi andarsene in camera afferrando il telefono creando una chat di gruppo con gli amici scrivendo:


To: Friends: Cosa vi hanno detto i vostri genitori? T.

To: Friends: I miei mi hanno tolto tutti i soldi. Devo prendere gli appunti per lui e sostituirlo a lavoro. V.

To: Friends: Devo fare lo stesso. S.

To: Friends: Idem... D.

To: Friends: Identico a sopra. K.

To: Friends: A me hanno tolto i soldi, mi pagheranno solo le rette scolastiche. Dovrò occuparmi di tutti i gli appunti dei corsi in cui siamo insieme e sostituirlo a lavoro, questo pensano che mi farà capire il valore della fatica che fa lui ogni giorno. T.

To: Friends: Ribadisco che questo ragazzo ci abbia creato solo problemi. V.

To: Friends: Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Torno a scuola per chiedere delle coppie degli orari di lezione e di lavoro di Leonard per vedere come organizzarmi anche con i club sportivi. Ci vediamo a scuola davanti al campo da basket esterno. T.


Smise di messaggiare poco dopo.

Uscì di casa andando verso l'edificio scolastico raggiungendo poco dopo la presidenza.

Bussò alla porta e attese una risposta.

«Avanti!» esclamò l'uomo oltre la porta senza pensarci due volte.

Thomas varcò la soglia dicendo: «Signor preside, sono venuto a prendere una coppia degli orari di Leonard»

L'uomo annuì alla sua richiesta porgendogli cinque coppie del file originale dicendo: «Fanne avere uno anche a testa agli altri»

ll ragazzo annuì alle sue parole per poi lasciare la presidenza avviandosi lungo il corridoio leggendo quel foglio.

Due ragazze che passavano da quelle parti si avvicinarono a lui e una di loro prese il foglio che stava guardando: «Cosa sarebbe questo, Tom?»

«Che ti frega?» rispose lui riprendendosi il foglio guardandola freddamente riprendendo a camminare tranquillamente.

La ragazza gli corse dietro con l'amica ridacchiando: «Non mi dirai che sei di pessimo umore»

«Ribadisco la domanda precedente: Che ti frega?» le chiese nuovamente lui fermandosi mettendo il foglio in tasca: «Non mi sembra che noi due abbiamo mai parlato o che io ti abbia dato così tanta confidenza da chiamarmi per nome e di abbreviarlo»

«Pensavo ti piacessi...» constatò lei guardandolo con occhi da cerbiatta.

Un brivido percorse la schiena del ragazzo che le rispose: «Quanto puoi essere oca a pensare che tutti i ragazzi vadano dietro a una che apre le gambe a destra e sinistra manco stesse facendo la carità ai poveri con la sua vagina»

La ragazza assunse tutte le tonalità di rosso esistenti in natura mettendosi a urlargli dietro, ma il ragazzo in tutta risposta prese le cuffiette indossandole accendendo l'mp3 che teneva in tasca avviandosi verso l'uscita di scuola per incontrarsi con gli amici davanti al campo di basket esterno.

Si mise seduto su una panchina aspettando tranquillamente il loro arrivo.

I quattro arrivarono poco dopo guardando l'amico. 

«Come ci organizziamo?» chiese Victor guardandolo seriamente.

«Pensavo che potremmo fare i nostri soliti orari e prendere gli appunti anche per lui, per quanto riguarda i corsi pomeridiani dovremmo farli nelle ore di pausa dai club sportivi»

«E con i suoi lavori?» chiese Simon sapendo che nel corso della settima i coprifuoco impediva loro di stare fuori fino a tardi.

«Per quelli ci servirà il permesso firmato dal preside a meno che non riusciamo a ritagliare delle ore tra una lezione e l'altra per poter lavorare» rispose semplicemente Thomas prendendo le fotocopie dalla tasca dandone una a ciascuno: «Decidiamo quali lavori faremmo»

Tra di loro scese il silenzio per qualche minuto, ma poi Victor disse: «Io posso fare il Barista. Il locale dove lavora è vicino a casa di mia zia e posso appoggiarmi a lei per riposare qualche ora prima di rientrare a scuola in caso di turni notturni»

«Io mi occupo di fare il Dog-sitter» disse semplicemente Kevin: «Ogni tanto faccio il volontario nel canile gestito da mio fratello»

«Io mi posso occupare di fare il lavapiatti» aggiunse semplicemente Derek.

Simon che era rimasto in silenzio disse: «Io mi occuperò delle consegne a domicilio»

Thomas si passò la mano tra i capelli dicendo: «Io farò il meccanico e darò ripetizioni»

Una volta che ebbero deciso come organizzarsi tornarono nei dormitori dove si prepararono per  la giornata che li aspettava. I cinque armati di pazienza si presentarono su i luoghi di lavoro del ragazzo facendo il possibile per non combinare disastri e solo dopo aver portato a termine tutto quanto tornarono a scuola per partecipare agli allenamenti che si sarebbero tenuti dalle quattro e mezzo alle sei e mezzo, ma prima passarono ai vari club che frequentava Leonard per recuperare gli appunti delle lezioni di quel giorno.

Al termine dell'allenamento erano distrutti, ma si riunirono in camera di Thomas perchè potesse sistemare tutti gli appunti in un raccoglitore che avrebbero consegnato a Leonard.

Simon perplesso si rivolse agli amici: «Chi dovrebbe portarglielo?»

«Posso pensarci io ogni sabato dato che non abbiamo lezione» rispose semplicemente Thomas.

«Perchè?» gli domandò Victor sorpreso.

«Devo chiedergli delle cose e voglio parlargli lontano da sguardi indiscreti» rispose Thomas senza giri di parole.

Gli amici perplessi scrollarono le spalle, ma Kevin disse: «Meglio andare a riposare anche domani sarà una giornata pesante e poi il fine settimana sarà un inferno con tutte le ore di lavoro che fa ed ha anche il tempo di studiare per tenere le borse di studio»

Gli altri ragazzi si avviarono fuori dalla stanza lasciando Thomas da solo raggiungendo le loro stanze dove si buttarono sul letto per poter riposare un po' prima di andare a mangiare.

Intanto il ragazzo si mise a controllare ogni pagina degli appunti di quel giorno che avevano preso e senza pensarci troppo si mise a scrivere qualche altro particolare con una penna di differente colore lasciando da una parte una piccola leggenda su cosa significavano quei colori.

Chiuso il raccoglitore si mise seduto sul letto guardando fuori dalla finestra chiedendosi: Chissà cosa starà facendo Leonard?

Scosse la testa cancellando quella domanda dalla testa portandosi indietro i capelli.

Intanto Leonard dopo aver passato gran parte del tempo a dormire per via dei medicinali troppo forti che era costretto a prendere si era messo seduto tra le coperte osservando il paesaggio fuori dalla finestra ringraziando il fatto che fosse davanti a un bellissimo giardino fiorito.

La nonna del ragazzo vedendolo in quello stato gli chiese: «Stai bene, Leonard?»

«Sì, nonna. Solo che mi da fastidio non potermi muovere e uscire da questa stanza» ammise lui accennando un sorriso.

«Ti va di parlarmi del motivo per il quale sei qui?» gli chiese lei posandogli una mano sul braccio stando attenta a non fargli male.

«Non c'è molto da dire. Ho rifiutato una ragazza perchè non era di mio interesse e lei ha pensato fosse intelligente presumere che io fossi attratto da un ragazzo della scuola solo perchè abbiamo fatto dei lavori di gruppo insieme» ammise lui lasciandosi andare a un sospiro che lo fece gemere di dolore per poi aggiungere: «Lui ha iniziato a bullizzarmi con quattro suoi amici senza chiedermi se fosse vero o meno»

«Tu non gli hai parlato?» gli domandò curiosa cercando di capire il motivo di tutta quella situazione che l'aveva portato in ospedale.

«Perchè perdere tempo a lavare la testa a un asino se sai che perderai solo acqua e sapone?» gli chiese a sua volta lui per poi tornare a guardare fuori dalla finestra aggiungendo: «Poi non ho mai amato nessuno nel modo speciale in cui tu ami il nonno»

«Sei ancora giovane per trovare l'amore» disse lei sorridendo sedendosi sul letto stando attenta a non fargli male abbracciandolo come quando era bambino.

Alcuni minuti dopo una delle infermiere gli portò da mangiare lasciando che fosse la nonna a occuparsi di lui.

Dopo aver mangiato con calma si addormentò sfinito da tutti i farmaci che stava prendendo.

Intanto anche Thomas uscito dalla sua stanza era andato a mangiare alla mensa del dormitorio per poi tornare in camera e mettersi a letto addormentandosi dopo aver posato la testa sul cuscino. 

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