Prologo
Mi chiamo Amor Blanco Àlvarez,
ma tutti mi chiamano Amor.
Abito a Madrid da tutta la vita, e non esiste altro posto in cui vorrei stare.
Amo l'arte in tutte le sue forme, sia che si tratti di musica sia la letteratura, e Madrid è circondata da tutto ciò.
Abbiamo la famosa biblioteca nazionale di Spagna, e tre importanti musei: il Museo del Prado, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia e il Museo Thyssen-Bornemisza.
E indovinate dove lavoro? In una libreria.
Non è la libreria più importante di tutta la Spagna, ma almeno mi guadagno qualche euro per me e per aiutare i miei genitori.
Voglio così bene ai miei genitori e loro vogliono molto bene a me.
Farei qualsiasi cosa per loro, per renderli felici.
Mi hanno insegnato così tanto nella mia vita.
Guardai l'orologio, il tempo segnava le 9:00 del mattino.
Era ora di iniziare a lavorare per me.
La mia amata libreria mi aspettava.
Entrai nella libreria e il profumo di libri nuovi mi arrivò fino alle narici.
Chiusi gli occhi e inspirai.
Amo sentire quell'odore, starei ore intere a bearmi, ma purtroppo dovevo iniziare a lavorare, così mi avvicinai al bancone.
Mi misi il grembiule che aveva la scritta "Libros", che è anche il nome della libreria, ed iniziai a mettere apposto i nuovi libri appena arrivati aspettando l'arrivo dei clienti.
<< Ecco a lei >>
Misi il libro in una busta per poi porgelo alla signora.
<< Le auguro una buona giornata >> le feci un sorriso e la signora ricambiò prima di andarsene.
L'orologio cominciò a suonare, facendomi capire che il mio turno era finito.
Tolsi il grembiule e lo misi al suo posto, pronto per domani, poi aprì la cassa tutta contenta.
Oggi era il mio giorno di paga.
Presi la mia parte di soldi e rimisi al posto il restante, poi chiusi a chiave la cassa.
Fortunatamente i proprietari del negozio si fidavano di me, altrimenti se qualcuno avesse visto la scena avrebbe potuto pensare che stessi rubando i soldi.
Presi tutto il necessario per poi chiudere il negozio mettendo il cartello: Cerrada.
Non feci in tempo a fare un metro che già mi dovevo fermare per mettermi all'ombra.
Il caldo sole di Madrid mi arrivò in faccia come una sberla, iniziando a sentire molto caldo.
Mi legai subito i capelli per non farli appiccicare dietro al collo.
Oggi era più caldo del solito. Non mi stupì affatto di non vedere nessuno in giro.
Mi guardai intorno e dato che non potevo stare per tutto il tempo sotto l'ombra, decisi di andare alla zecca di Spagna, sperando con tutta me stessa che qualche buon anima che lavora lì avesse accesso i condizionatori.
Iniziai a camminare velocemente per non stare troppo tempo sotto il sole cocente, che iniziò a bruciarmi sulla pelle con insistenza.
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