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6- Lo scontro

Tolsi con forza il mio braccio dolorante da Berlino, che nel frattempo me l'aveva stretto.
La mia faccia era tra lo sconvolto e la paura.
<< Ti sei divertita ad ascoltare tutta la conversazione da dietro la porta?!
Hai rovinato un momento perfetto! Sai quante ragazze vorrebbero essere al posto di Ariadna in quel momento? Invece tu cosa fai? Mandi tutto all'aria per avere origliato! >>
Berlino mi guardò con aria alterata.
<< Che cosa? Io ero venuta da te, come faccio ogni mattina! Non mi interessa certo di quello che fai nella tua vita privata! >> dissi, ridendo nervosamente.
<< Tu sei completamente pazzo! Come fai a pensare ad una cosa del genere nella tua mente?! Non hai visto negli occhi di Ariadna, quanto era spaventa per colpa tua? Questo è perché tu non sei una persona normale! Vuoi sapere la verità? Tu pensi che le donne stiano con te, ma non è cosi! Le donne stanno solo per il tuo carattere libertino e persuasore. Apri gli occhi una volta per tutte e guardati intorno! Non vedi come tutti noi ti guardiamo con terrore? Tu lo sai perché? È perché sei un instabile di mente? Solo uno come te avrebbe  fatto una proposta del genere... ballare per  essere salvati, ancora non ci credo! Mi viene la pelle d'oca a immaginare cosa avrebbe fatto Ariadna per salvarsi la vita. Se io non fossi arrivata, lei... >>
Mi bloccai avendo un nodo in gola, ma poi ricominciai.
<< ... che cosa ti abbiamo fatto di male per meritarci questa cattiveria gratuita nei nostri confronti? Perché non ci lasci liberi? Sei una persona meschina, crudele, senza empatia. La peggior persona che abbia mai conosciuto, e io... io non voglio più passare un solo secondo con te >>
Urlai tutte le parole che avevo nella mia mente, piangendo.
Finalmente mi ero liberata del peso che mi stavo portando da giorni.
Berlino mi osservò, senza dire nulla, poi qualcosa scattò in lui e mi si avvicinò con rabbia.
Indietreggiai un po' dalla paura.
<< No! Tu non mi farai più niente, o ti giuro che- >> non feci in tempo a finire di parlare che Berlino mi prese per la gola, stringendo la presa.
<< Non hai nessun diritto di dirmi queste cose! Io faccio quello che voglio della mia vita privata, e voi non siete altro che burattini che devono ubbidire ai miei ordini, se non volete morire >>
<< Berli- >>
La presa si fece più stretta, ed io diventai rossa.
<< Tu, fin dall'inizio, mi hai creato problemi. Non ti sei mai sottomessa. Hai sempre disubidito, sia con le buone che con le cattive. Sei una piantagrane. E sai cosa succede alle piantagrane che non mi
ubbidiscono? >>
Il mio viso diventò ancora più rosso.
Non riuscivo più a respirare e la mia testa stava iniziando a girare per la mancanza di ossigeno.
Berlino fece una risata divertita.
<< Beh... o si sottomettono o le uccido.
A questo punto cosa vuoi fare,
Amor? >> chiese, guardandomi con il suo solito sorriso.
Le sue mani erano ancora strette sul mio collo.
La vista si stava annebbiando.
Dovevo reagire in fretta, prima che fosse troppo tardi.
Le mie gambe erano la mia unica via d'uscita, le mani non mi sarebbero state molto utili.
Mossi le gambe e, con tutta la forza che mi era rimasta, gli diedi un bel calcio nei punti bassi.
Berlino mi lasciò all'istante.
Caddi per terra, e lui si accasciò, dolorante.
Mi sfuggì qualche colpo di tosse, costringendomi a portare le mani al collo.
Dopo un po', tornai a respirare normalmente.
Lo guardai con sguardo sconcertato.
<< Tu... volevi uccidermi?! >>
Il mio corpo iniziò a tremare, non accorgendomi che ero tornata a respirare a fatica.
Lo shock era tale da lasciarmi in un pianto quasi isterico.
Berlino si alzò ancora dolorante e si avvicinò a me.
<< Stammi lontano! Non devi più   toccarmi, mostro! Mai più! >>
urlai disperata, dandogli una forte spinta per allontanarlo.
Berlino barcollò all' indietro, ma non  cadde.
Si limitò a guardarmi senza dire nulla.
Mi alzai velocemente e uscì di corsa.

Camminavo mentre piangevo.
Le lacrime mi impedivano di vedere dove stavo andando, ma questo non mi importava.
Avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, che mi alleggerisca il mio dolore non solo fisico, ma anche emotivo.
Che mi curasse le ferite dentro di me, che stavano sanguinando.
Stavo impazzendo, e se non trovavo qualcosa per calmarmi, non sapevo quando ancora sarei durata.
<< Amor? >>
Mi girai vedendo Nairobi che mi stava guardando.
<< Che cos'è successo, perche stai piangendo? >>
Mi buttai tra le sue braccia, scoppiando in un pianto liberatorio.
<< Nairobi, Nairobi >>
balbettai con la voce, a causa dei miei singhiozzi.
<< Amor, Amor calmati. Qualsiasi cosa sia successo, ora è tutto finito >> disse, parlandomi con voce calma.
Mi accarezzò la schiena, aspettando che mi calmassi.
Ci impiegai un po' per calmarmi, ma finalmente riuscii a parlare normalmente.
<< Berlino... Berlino >>
Quando sentì quel nome, si staccò dall'abbraccio.
<< Che ti ha fatto Berlino? >>
chiese senza togliere i suoi occhi dai miei.
Il suo sguardo era cambiato, ed io non risposi dalla paura.
<< Amor... che ti ha fatto Berlino? >>
Avevo paura di dirlo, avevo timore che mi sentisse e che mi punisse più duramente.
Dopo quello che era successo avevo paura di tutti.
Nairobi mi guardò attentamente, e poi notò i segni rossi sul collo.
<< Non mi dire che... >>
<< ... sì. Berlino mi ha preso per il collo, e... e poi gli ho dato un calcio nei punti bassi per liberarmi dalla sua presa >>
Lo sguardo di Nairobi cambiò nuovamente, diventando piena di rabbia.
<< Ora lo ammazzo! Come si permette di fare una cosa del genere? Con questo ha proprio
superato il limite >>
Si girò di scatto, pronta per affrontare Berlino faccia a faccia.
<< Nairobi >>
la chiamai, predendola per un braccio.
<< Ti ringrazio... ma non ti preoccupare, con Berlino ho chiuso >>
<< Amor... quello che ha fatto è inaccettabile, non ci sono scuse >> concluse con convinzione, liberandosi dalla mia presa e incamminandosi velocemente verso l'ufficio di Berlino.

Nairobi aprì la porta con un calcio.
Completamente accecata dalla furia, puntò la pistola che aveva con sé verso Berlino.
<< Nairobi. Hai avuto una giornata no? Ti sono venute le tue cose? >> chiese, mettendosi poi a ridere.
<< Non ho avuto una giornata no, e per tua fortuna non ho le mie cose... altrimenti ora ti saresti ritrovato con una pallottola nella testa >>
<< Dovrei sentirmi privilegiato? >> chiese retoricamente, ridacchiando con sarcasmo.
<< Dipende. Vuoi essere il primo? >>
Tolse la sicura e caricò la pistola, puntandolola alla testa dell'uomo.
<< Nairobi, che cosa vuoi fare? >> domandò, usando lo stesso tono di prima.
<< Non è chiaro? Elimino il problema dalla radice. Così la smetterai di dare problemi alla gente >>
Nairobi lo guardò furibonda, stringendo la pistola e premendola sulla fronte di Berlino.
L'uomo mandò giù nervosamente la saliva, sentendo il metallo freddo sulla sua fronte.
Poi il suo sguardo diventò freddo.
<< Va bene Naitobi, adesso basta con questa messinscena. Il gioco è bello finché dura poco. Risolviamo questa cosa con calma, parlandone >>
disse tono freddo.
<< Non ho nessuna intenzione di parlare con te, dopo quello che hai fatto. Sei una persona spregevole, Berlino. Non pensavo che arrivassi a tanto >>
<< Nairobi, non so di cosa tu stai parlando >>
<< Ah, ma davvero? Allora ti rinfresco la memoria: Amor. Ora ti viene in mente? >>
L'uomo sobbalzò, realizzando ora il perché di tutta quella rabbia.
<< Nairobi... Amor se lo era meritato. Ha disobbedito troppe volte. Dovevo farle capire chi comanda qui
dentro >>
Berlino, mentre parlava, tirò fuori dalla tasca la sua pistola, con lentezza.
<< E quindi, per farla capire, la stavi quasi ammazzando strangolandola? Ma dico, ti è saltato il cervello? >>
<< Non era mia intenzione ucciderla. Mi sono fatto prendere dal momento, e poi è successo quello che non doveva accadere >>
<< Berlino, il professore ha detto niente vittime, e tu stavi infrangendo la prima regola >>
<< Io non ho infranto nessuna regola Nairobi. La vuoi infrangere te, uccidendomi? >>
Nairobi lo guardò senza dire nulla per un paio di secondi, prima di tornare a parlare.
<< Beh, uccidendoti non avremo più quelle tue regole e modi da tiranno. Risolveremo qualsiasi cosa >>
Berlino la guardò, poi il suo sguardo si trasformò in uno arrabbiato.
Con un colpo veloce, tolse la sicura e la caricò puntandola anche lui a sua volta sulla fronte di Nairobi
<< Nairobi, ora basta. Abbassa quella pistola e non ci saranno conseguenze>>
La avvertì, cominciando a scaldarsi.
<< E tu pensi che mi importi qualcosa delle conseguenze? Io voglio solo giustizia, per Amor e per tutti >>
<< Non farmi arrabbiare. Sai benissimo che potrei diventare pericoloso! Quindi, se non vuoi farti del male, abbassa quell'arma al mio tre >>
urlò arrabbiato
<< 1 >>
Niente.
Berlino la guardò con sguardo duro.
<< 2 >>
Ancora niente.
<< Nairobi, non farmi perdere la pazienza. Sai benissimo che posso farlo >>
Nairobi lo guardò.
<< ... va bene, abbasso l'arma >>
La donna abbassò l'arma.
<< Ma non finisce qui Berlino, ritornerò >>
disse con occhi iniettati di rabbia, uscendo poi dalla stanza, più arrabbiata di prima.

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