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1- Tutto Cambia

Venerdì 19 Maggio 2017: Giorno della rapina

Si aprirono le porte e, non appena entrai, un'ondata di fresco mi rigenerò dalla sensazione di caldo afoso.
Feci un sospiro soddisfatto: finalmente potevo gustare il tanto atteso fresco che aspettavo con ansia.
Mi avvicinai al Totem per prendere il numero e mi misi in fila, aspettando il mio turno.
Solo dopo mi accorsi che oggi la zecca era davvero piena di persone.
Ecco dov'erano finiti tutti, ma non li potevo biasimare: oggi fuori c'era l'inferno.
Saranno minimo 33° gradi.
Avanzai nella mia fila. Ancora due persone e poi toccava a me.
Mi squillò il telefono e sorrisi vedendo che era mia madre.
<< Hola mamá >>
<< Ciao Tesoro! Come stai? Com'è andata oggi al lavoro? >>
<< Io sto bene, ci sono stati abbastanza clienti, ma la giornata è stata tutto sommato tranquilla, te invece? >>
<< Tranquilla anche per me. Sono contenta che sia andata bene. Stai tornando a casa? >>
<< Tra un pò torno. Sono andata alla zecca a depositare la paga di oggi >>
<< Va bene, allora ci vediamo dopo Cariño >>
<< A dopo mamma, ti voglio bene >>
<< Anche io >>
Chiusi il telefono e mi avvicinai. Era il mio momento.
<< Salve, vorrei depositare dei soldi sul mio conto >>
<< Come si chiama, signo- >>
All'improvviso si sentirono degli spari all'interno della zecca.
Mi girai e vidi delle persone vestiti di rosso con una maschera di Dalí.
Le persone iniziarono ad urlare e andare nel panico.
Mi abbassi per terra e mi misi le mani sopra le orecchie per non sentire la gente che urlava.
Il cuore iniziò a battermi a mille, cominciai a sudare freddo e a tremare.
Feci dei respiri profondi per riuscire a restare calma e per non andare nel panico.
Un rapinatore vestito di rosso mi minacciò con una pistola davanti al mio viso.
Mi bloccai ancora una volta.
Il cuore sembrava uscirmi dal petto.
Mi urlò di muovermi e di mettermi in  in fila come tutti gli altri.
Mi alzai a fatica e, con le gambe che mi tremavano, raggiunsi gli altri.
Le porte della zecca si chiusero creando un tonfo.
Il mio cuore perse un battito: questo posto stava diventando la mia prigione, e chissà se sarei mai uscita e se mai sarei rimasta in vita.
I rapinatori si misero davanti a noi e oguno di loro ci consegnarono delle strane maschere nere da indossare.
Ero un po' indecisa se metterle o no, ma dopo aver visto lo sguardo inceneritore di uno di loro, la indossai subito.
Stavano in silenzio osservandoci uno per uno.
Questa lunga attesa mi stava uccidendo.
Qualcuno stava piangendo, e questo non fece altro che aumentare la paura che avevo già dentro.
Si tolsero le maschere lentamente rimanendo ancora in silenzio.
<< Tanto per cominciare, buongiorno a tutti quanti. Io sono la persona al comando di questa operazione. Intanto vi chiedo scusa per tutto ciò. Immagino che non sia un buon modo di finire la settimana, ma da questo momento siete tutti nostri ostaggi >>
Ci fù ancora silenzio, e una delle donne di prima si mise a piangere.
<< Se obbedite avrete in salvo le vostre vite >>
La sua voce era profonda e calma, ma allo stesso tempo autoritaria.
Il capo si mosse guardandoci ancora, uno ad uno, poi si fermò davanti a me.
Non mi resi conto che per tutto questo tempo tremavo come una foglia.
<< Come ti chiami? >>
<< M-Mi chiamo- >>
Iniziai a balbettare nervosamente e a tremare ancora.
<< Ascolta, ora non ti devi preoccupare.
Denver, Rio finite voi qui. Io porto la signorina di sopra a prendere un ansiolitico >>
Mi prese la mano.
<< Cerca di respirare con calma >>
Seguì il consiglio, anche se feci un pò di fatica.
<< Brava, proprio così. Ora cerca di  camminare piano, ti guiderò io per andare di sopra >>
Iniziamo a camminare e, nel mio momento di lucidità, mi accorsi che stavamo salendo le scale.

Sentì aprire una porta e poi chiuderla alle mie spalle. 
Mi bloccai non riuscendo a muovere un solo muscolo.
<< Stai tranquilla, non ti succederà niente. Almeno per il momento >> rise.
Ma sentendo come risposta da parte mia il solo silenzio, aggiunse velocemente un << Stavo scherzando >>
Mi aiutò a sedermi su una sedia
<< Coraggio su, non avere paura. Puoi toglierti  la benda >>
Con molta calma avvicinai la mano verso la benda e la tolsi.
Aprì gli occhi e mi trovai in uno specie di studio.
<< Bene, vedo che ti sei calmata. Come va? >>
Mi girai e lo trovai seduto sulla poltrona.
Mi guardò a lungo, poi si alzò e si mise davanti a me.
<< Sai, hai proprio un bel visino. Come ti chiami, piccola? >>
Alzai la testa e lo guardai con rabbia. Era come se, tutto di una volta, mi fosse tornato il coraggio.
Come si permetteva questo sconosciuto di prendere certe confidenze con me, e di dirmi che ero carina? Non lo poteva fare.
<< Preferirei che non mi facciate i complimenti. Per vostra informazione, non sono piccola come pensa, e comunque ho un nome. Mi chiamo Amor Blanco Àlvarez. E ora, se vuole scusarmi, dato che mi sento molto meglio, me ne ritorno di sotto >>
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai alla porta aprendola.
L'uomo si avvicinò a me e la chiuse prendendomi delicatamente per un polso, e mi fece ritornare al posto di prima.
<< Qui le domande le faccio io, non lei signorina Amor. Mi dispiace molto, di solito non sono così scortese con una donna, ma lei non se ne andrà di qui finché non mi avrá dato il suo telefono e detto il suo Pin >>
Si mise seduto in una sedia. Il suo sguardo era provocatorio.
<< Cosa? Ma stiamo scherzando? Chi si crede di essere lei? >>
<< Sono il suo rapinatore. Mi chiamo Berlino e preferirei che mi desse del lei >>
Si rialzò con tutta calma e si avvicinò a me.
<< Non ci penso nemmeno, non le darò mai il mio telefono >>
"Berlino" mi fece un sorriso piuttosto divertito.
<< In questo caso rimarremo qui, sempre che a lei non le dispiaccia >>
Alle sue parole lo guardai sbalordita.
Avevo forse altra scelta?
<< D'accordo, ecco il mio telefono. È contento ora? >>
Gli consegnai il telefono, per nulla contenta della situazione.
Anzi ero infuriata, ma non potevo fare niente al momento.
<< Il mio pin è: 1 2 3 4 >>
<< Vedo che sta cominciando a capire. Molto bene >>
Spense il telefono e lo mise nella tasca.
<< Si può rimettere la maschera. Torniamo di sotto >>
Mi rimisi la maschera e, per la seconda volta, vidi il buio.

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