October
La luna era alta in cielo. I suoi pallidi raggi rischiaravano la piccola cittadella, illuminata soprattutto dalla luce giallognola dei lampioni. Nonostante l'ora tarda, le strade erano piene di giovani ed adulti. Diverse decorazioni spaventose quanto adorabili ornavano le case e le zucche prendevano vita grazie alla candela al loro interno.
-Dolcetto o scherzetto?-
Persino le strade stesse parvero fare questa domanda, tanto che fu pronunciata dalle bocche di tutti i bambini.
Era la loro notte.
Costumi spaventosi, ma spassosi, e dolcetti a non finire. Poco importava se il giorno seguente si sarebbero sentiti male o sarebbero stati vittime di una carie.
Un bambino dai capelli biondi uscì di casa. Il suo adorabile costume da fantasma venne scosso dalla sua camminata svelta.
-Non fare tardi, mi raccomando.- Lo avvisò la madre con un sorriso in volto.
Conosceva quanto il figlio fosse responsabile. La zona era tranquilla e in più sarebbe stato con i suoi amici. Un adulto li avrebbe controllati di certo. Quindi le sensazioni di ansia e preoccupazione non toccarono affatto la madre.
In tutta onestà, avrebbe desiderato accompagnare il figlio, tuttavia il lavoro la stava uccidendo ed era completamente sfinita. Non voleva privare suo figlio di godersi l'infanzia solo perché non riusciva a reggersi in piedi. Lo aveva supplicato così tanto -aggiungendo la sua irresistibile faccina da cerbiatto-, che alla fine cedette e si mise d'accordo con il genitore di un suo amico.
-Sarò qui prima dell'una!- Gridacchiò felice il biondo, attraversando il giardino pieno di zucche e uscendo dal cancelletto bianco.
-Avevo detto prima di mezzanotte.- Sussurrò la donna nel tentativo di farsi sentire invano per poi portarsi una mano al volto.
"All'una andrà bene." Pensò in seguito, rientrando in casa.
Non appena chiusa la porta, si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, anzi, qualcuno.
-October?- Lo chiamò a gran voce lei, iniziando a girovagare per casa. -Dove ti sei cacciato?-
Quel gatto spariva in continuazione. Era solo un cucciolo, ma sembrava più indipendente di un adulto!
"Comparirà dal nulla di nuovo. Come al solito." Si rassicurò mentalmente la donna, sdraiandosi sul divano e iniziando a riposare.
Il biondo correva con il suo adorabile costume da fantasma, che volteggiava libero cullato dal vento. Il suo cestello a forma di zucca era ancora vuoto. La direzione da lui intrapresa era l'opposta da quella che doveva prendere per raggiungere la sua amica.
No, non si era perso. Prima doveva prendere il suo migliore amico, solo in seguito avrebbe iniziato la sua maratona per i dolcetti.
Si fermò dinnanzi a un muretto troppo alto per essere raggiunto da lui. Ed eccolo lì, proprio sdraiato in cima ad esso. I suoi capelli neri scompigliati dal vento e gli occhi chiusi. Il suo volto indirizzato alla luna esprimeva una sensazione di pace e tranquillità. Una coda nera cadeva lungo il muretto in mattoni e delle orecchie triangolari spuntavano dalla sua chioma.
-October!- Lo chiamò il bimbo a gran voce.
Il bambino dai capelli neri rizzò le orecchie e la lunga coda smise di oscillare. Riaprì gli occhi arancioni. Essi parvero essere illuminati da luce propria, come se una fiamma li stesse illuminando dall'interno.
Si voltò verso il biondo, incatenando i suoi occhi arancioni con quelli azzurri dell'altro.
-Sera, Peter.- Lo salutò lui, lasciandosi cadere dal muretto. Nonostante l'altezza, il bambino atterrò perfettamente in piedi, con anche i palmi delle mani posati sul terreno.
Peter lo abbracciò sorridente, facendogli qualche grattino dietro l'orecchio, proprio come piaceva a October.
-Sei proprio un bravo gatto!-
Ma il corvino non parve ascoltare la sua lusinga, troppo impegnato a godersi le coccole del biondo.
Peter lo prese per la mano, pronunciando un veloce -Andiamo?- e iniziando a camminare senza nemmeno attendere la risposta del felino tramutato in bambino.
-Devi prendere la tua gattina?-
Le guance di Peter presero un colorito più rosato.
-Lei non è la mia gattina. Non è nemmeno un gatto.- Borbottò sussurrando lui, accelerando il passo.
Il corvino ridacchiò divertito, lasciandosi trascinare dal biondo.
-Stavo solo scherzando. La prendi troppo sul serio.- Si giustificò lui, muovendo leggermente la coda. -È la mia specialità, d'altronde.-
-Lo so. Non pensare che me ne sia dimenticato. Però, mio caro spirito di Halloween, da gatto fai meno danni.-
-Non mi sembra di aver rotto niente, adesso.-
Peter sbuffò sonoramente.
-Ora pensiamo a raggiungere Alice. Così possiamo iniziare la caccia!- Gridacchiò contento Peter, cambiando discorso.
Il duetto non ci impiegò molto prima di raggiungere una bambina dai lunghi capelli biondi, legati in una treccia, e gli occhi di un azzurro intenso, simile a quello del mare. In testa aveva un grande cappello da strega nero e arancione, lo stesso colore del vestito, e in mano un piccolo scettro dorato con una sfera di cristallo in cima.
Suo padre era affianco a lei con delle semplici corna da diavolo in testa, così da far felice la figlia che non la smetteva di urlargli: -Vestiti anche tu, papà!-.
Entrambi salutarono il duo appena arrivato, in seguito la bambina si fiondò su Peter, abbracciandolo.
October ridacchiò divertito, mentre le guance di Peter si colorarono ancora.
Il gatto mimò persino con la bocca un: -Gattina.-. Si divertì molto nel vedere il suo padroncino gonfiare le guance indispettito e guardarlo come per dirgli che avrebbe nascosto le caramelle per dispetto.
Visto che il biondo sembrava essere in difficoltà, alla fine October decise di salvarlo da quella stretta mortale chiamata abbraccio.
-Ciao, sono un amico di Peter. Mi chiamo October.- Si presentò il felino, tendendo la mano verso la streghetta.
Lei, come previsto, lasciò libero Peter e strinse la sua mano.
-Sono Alice.-
Subito dopo, iniziarono a raccogliere i dolcetti di casa in casa. E la serata passò fra marachelle e risate.
Pochi minuti prima della mezzanotte, Peter e October si incamminarono per la loro strada, salutando Alice e il padre.
I due si trovavano seduti sopra il ramo di un albero. Entrambi erano molto bravi ad arrampicarsi e non ci fu alcun problema per loro raggiungere la cima. Le gambe a penzoloni oscillavano libere e i loro occhi parvero contemplare la pallida luna.
-Anche questo Halloween è finito, vero?- Sussurrò sconfortato il biondo.
October annuì. -Mi sto per ritrasformare.-
-Ci rivedremo il prossimo anno, vero?-
-Non ti libererai così facilmente di me. Non me ne vado.-
-Intendevo un'altra cosa.- Affermò ridacchiando Peter.
-Non preoccuparti. Lo sai che divento umano a ogni Halloween.- Lo rassicurò lui, mentre un'opaca luce arancione illuminò il suo corpo per un secondo. -Nel frattempo, vedi di prenderti buona cura di me, altrimenti ti lascio un dolcetto sul letto. Ti avverto subito che non sarà commestibile.- Ridacchiò il felino divertito dalla faccia schifata di Peter.
-Se mi lasci il dolcetto sul letto, allora io ti faccio lo scherzetto: non vedrai nemmeno l'ombra di un dolcetto fino al prossimo Halloween.- Lo minacciò scherzosamente il biondo, gonfiando le sue guance.
-Hey! Me le sono guadagnate onestamente quelle caramelle!-
-Io ti ho avvisato.-
I due si guardarono dritti negli occhi per poi scoppiare a ridere. Peter abbracciò di scatto October, rischiando persino di far cadere entrambi.
-Sei il mio migliore amico.-
-Lo so.- Rispose lui, mostrando tutta la sua modestia. -Se provi a rimpiazzarmi, non sorprenderti quando avrai tutta la faccia piena di graffi.- Continuò poi con tono scherzoso, facendo ridere anche l'altro.
Il ritocco dell'orologio centrale e il suono del campanile parvero risvegliare i due.
L'abbraccio si interruppe e October si illuminò di una luce più intensa. Un semplice cenno di saluto, poi la sua figura si rimpicciolì. La luce scomparve non appena cessò ogni suono. Al posto del bambino dai capelli neri, vi era un gatto. Peter lo prese tra le braccia, per poi tornare a casa.
Un altro Halloween era appena terminato.
-30 anni dopo-
Un gatto nero vagava per un cimitero. La nebbia impediva la visuale di ogni luogo. Lui si sedette dinnanzi a una tomba. I fiori sopra questa erano bellissimi. Il cognome per lui non aveva alcuna importanza, gli bastò leggere il nome per capire che era quella.
Rimase lì e attese.
Attese finché la luce della luna illuminò quel nome inciso nella pietra.
Sopra essa si manifestò una figura adulta, ma parve come incorporea, trasparente. Lui guardò il gatto nero e sorrise.
-Ciao, October.-
-È bello vederti di nuovo, Peter.- Lo salutò il gatto, volgendo il muso verso il fantasma. -Te lo avevo detto che non ti saresti liberato facilmente di me. Nemmeno dopo quel brutto incidente.-
Peter ridacchiò. -Lo so, amico. A cosa devo questa visita?-
-Ma come? La morte te lo ha già fatto dimenticare?- Domandò lui con tono offeso.
Lui ridacchiò ancora, avvicinandosi al gatto, cosi da poterlo osservare meglio.
-Illuminami, allora.- Affermò lui sorridente, vedendo il gatto annuire quasi divertito.
-Domani è Halloween. Abbiamo ancora molti dolcetti da prendere.-
Spazio autrice
Zau gente!
Spero che questa piccola one-short vi sia piaciuta.
So che Halloween è passato da tempo, ma chissene!
Ditemi cosa ne pensate con un commento, una stellina e noi ci rivediamo in una prossima storia!
Zau!
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