5) MACABRI RITROVAMENTI (parte prima)
Dopo che tutti furono informati dello scontro evitato per un soffio con il misterioso uomo di ferro incontrato da Gerel, i fuggiaschi partirono in colonna, rimanendo per quanto possibile vicini e compatti e apportando soltanto alcune modifiche da seguire durante la marcia.
La gioia per essere di nuovo tutti quanti riuniti, era ben presto svanita davanti alla comparsa di quella nuova minaccia di cui nessuno sapeva nulla e conveniva essere prudenti.
Per primi andarono Omnod e Saryn in avanscoperta, liberi di muoversi come volevano, senza più l'impaccio del traino dei cavalli; in centro si mosse il carro guidato da Helun con dietro Gerel in groppa a Filli.
La giumenta che trainava la slitta con il lupo aveva finito il calore e non portava più scompiglio tra gli stalloni, che a pochi passi dietro a lei, seguivano docilmente i due rimanenti cavalieri a cui erano tutti quanti attaccati.
Infine, a chiudere la marcia della piccola carovana, venivano Saaràn e Uleg, tirandosi dietro le lunghe fila di Tarpan che si snodavano nelle prateria per quasi un Tesen, ordinati e pazienti come scolaretti.
Il Naaxia e il Taiciuto avevano concordato che potesse essere più sicuro così e se li erano divisi equamente tra loro, per lasciare più libertà di movimenti a chi restava in testa alla colonna.
Tutto pareva andare per il meglio.
Anche il lupo, fermo sulla slitta e reso inoffensivo dalla museruola di Saaràn, non creava più molto allarme nei cavalli, se non di quando in quando qualche nervoso agitarsi di orecchie ad ogni suo uggiolio di dolore.
Benché i fuggiaschi temessero che da un momento all'altro quell'uomo potesse nuovamente fare la sua comparsa, tutto marciò tranquillo per qualche tempo e i sei proseguirono verso la loro destinazione senza che nulla venisse a turbare la pace della Steppa.
I Monti si avvicinavano un passo dopo l'altro e lentamente la pianura accennava le prime deboli salite, subito interrotte da ampi falsi piani, distesi per lunghi tratti tra una e l'altra.
Vedersele venire incontro e salire lentamente di quota, turbò profondamente gli animi già agitati degli Un, non abituati a trovarsi la strada sbarrata da qualcosa di così grande, alto e maestoso come quello.
Una catena montagnosa era decisamente qualcosa a cui, nella Steppa, non erano preparati ad affrontare.
Un senso di opprimente inadeguatezza cadde su tutti coloro che ancora non avevano mai visto nulla di più alto che i bassi poggi della pianura, ma quello che li lasciò veramente senza parole, fu quello che scoprirono poco dopo essere ripartiti.
Erano in marcia da poco più di un Zai, quando scovarono tracce di zoccoli nell'erba.
I primi a trovarne le orme nel terreno furono Saryn e Omnod, in avanscoperta di pochi passi davanti al carro.
Cavalli, impronte di cavalli, passati da non molto, lanciati al galoppo, tre, forse quattro Tarpan.
Arrivavano da Sud e correvano verso i Monti, seguendo una traiettoria che incrociava obliquamente la pista che stavano seguendo loro trainandosi dietro la mandria di stalloni rubati a Muu-Gol.
A vederle, erano fresche, impresse nella terra da non più di due, forse tre ore.
Qualcuno era passato da lì poco tempo prima del loro arrivo e Omnod non dubitò un solo momento che non fosse un caso.
Riconoscendole lo Scengun si accigliò e si mise in allarme.
Segnalò a Saaràn che qualcosa non andava, poi lui e Saryn ripresero ad avanzare con maggiore attenzione, cambiando direzione e cercando altre impronte semi nascoste dall'erba.
Seguendo le orme lasciate di recente dai cavalli lanciati al galoppo, dopo non molto i due giovani arrivarono in una zona dove l'erba era stata calpestata di recente.
Davanti a loro si parò quello che rimaneva di una lotta portata avanti con una violenza incredibile.
Ne videro i segni in terra, dove distinsero chiaramente impronte di piedi e di zoccoli che si sovrapponevano, impastandosi le une con le altre tra sangue e fango.
Videro dei cadaveri.
Si fermarono sul limitare della zona calpestata e avvisarono subito Saaràn.
Vedendoli arrestarsi e già temendo il peggio, il Naaxia, lasciati a Uleg anche i suoi cavalli, si precipitò avanti con il cuore in gola.
Non sapendo cosa aspettarsi li raggiunse al galoppo e appena fu al loro fianco si immobilizzò, sconvolto.
Saaràn non poté credere ai suoi occhi.
Due Tarpan giacevano a terra, seduti sulle ginocchia, ambedue squarciati da un taglio netto e preciso al ventre che correva dal costato ai quarti posteriori. Le budella si allungavano nella Steppa dietro di loro, quasi che i due animali avessero ancora camminato qualche passo prima di crollare a terra, morendo rigidi e increduli nell'incomprensibile fine giunta rapida e improvvisa a coglierli mentre avanzavano.
Accanto ai cadaveri degli animali giacevano tre Un, soldati dell'Urdu.
Morti anch'essi.
Notò subito le code nere di cane appese ai cappelli. Erano Hanbakai.
I suoi peggiori sospetti gli si materializzavano davanti prima ancora di quanto avesse pensato.
Gli uomini di Muu-Gol erano riusciti a recuperare qualche stallone sfuggito alla razzia e li avevano raggiunti.
Gli occhi di Saryn e Omnod erano fissi su di lui in cerca di risposte, tuttavia, vedendo la sua preoccupazione, non osavano dire una parola.
I cavalli dei due ragazzi fremevano, mordevano i morsi e scalpitavano, resi nervosi dal sangue e dall'odore di morte che percepivano nell'aria.
Dopo aver assicurato le corde che trattenevano gli stalloni in modo che questi non potessero fuggire via, dopo al Naaxia arrivò anche Uleg; il Taiciuto fermò di colpo il cavallo a fianco di quelli dei due giovani e una smorfia di disgusto gli si disegnò sul volto. Saaràn smontò, diede le redini del cavallo al Nonun e raccomandò a tutti quanti di rimanere ai bordi della zona calpestata.
Subito dopo arrivò Helun con il cigolante carro trainato dalle vacche e dai due giovani pezzati.
Con un leggero gesto sulle redini li fece fermare un poco discosta, preoccupata da quello che scorgeva appena.
Se gli altri si erano fermati, doveva essere successo qualcosa di grave e non voleva che la figlia andasse a vedere.
Senza un sobbalzo il carro si arrestò e la donna si fece venire accanto Gerel, che le si fermò vicino.
Ormai il traino le obbediva a occhi chiusi e non si ribellava più ai suoi comandi.
I due cavalli si muovevano all'unisono con le bovine quasi non avessero fatto altro in tutta la loro vita, le une dando resistenza ai Tarpan e gli altri una velocità sconosciuta prima nei carri Un.
Era una cosa unica, probabilmente mai successa prima nella Steppa, eppure nessuno ci fece più caso.
Altro ormai attirava l'attenzione di tutti e nessuno aveva risposte per quello che gli si era presentato davanti.
Gli Un morti, tre Scengun dell'esercito del Khan, stavano riversi a terra, colpiti alle gambe e alla schiena da squarci ampi e profondi.
I corsetti di spesso cuoio che indossavano erano tagliati in più punti e il sangue, schizzato dalle ferite, inzuppava la prateria che faticava ad assorbirlo tutto.
Le armi dei soldati erano gettate in terra, spade, lance e pugnali calpestati nel fango da piedi pesanti.
Un arco era gettato nell'erba, rotto e con una freccia ancora incoccata; le faretre piene e intatte, erano appese alle selle dei cavalli.
Le mani dei soldati erano state mozzate da colpi violenti e precisi e gettate lontane dai corpi.
L'erba tutto attorno era calpestata, spezzata, insozzata di terra, sangue, budella e brandelli di ossa, come se in quel luogo si fosse svolta una violenta lotta, ma chi avesse potuto fare tutto questo, nessuno dei fuggiaschi lo sapeva.
Nessuno di loro aveva mai visto dei cavalieri Un ridotti in quel modo. Nemmeno Uleg riusci a gioire di quello scempio.
Tra i fuggiaschi calò un silenzio carico di terrore per quello che significava per le loro vite ciò che vedevano.
Solo il Naaxia poteva tentare di decifrare le impronte.
Camminando cauto tra i cadaveri, Saaràn andò a cercare indizi sugli aggressori dei cavalieri e non gli ci volle molto per capire quello che era successo.
Osservò tutto attentamente ed ogni particolare appreso trovò la sua collocazione negli avvenimenti accaduti poco tempo prima in quel luogo, come avrebbero fatto degli spezzoni di filo, pazientemente raccolti e legati in un gomitolo.
Con i sensi tesi allo spasimo ed eccitati dalla paura, decifrò la tragedia un passo dopo l'altro, quasi che l'avesse vissuta sulla propria pelle e l'avesse vista con i propri occhi.
Provò tutto l'orrore che passò in quel luogo come una tormenta improvvisa e la rivide chiara e nitida nella mente.
Gli Un non si aspettavano di essere aggrediti ed erano stati colti di sorpresa. Quasi non avevano opposto resistenza.
Avevano soltanto tentato di fuggire, ma era troppo tardi per riuscirci.
Si fermò accanto ai cadaveri, con un calcio li rivoltò uno a uno e li studiò a fondo.
Erano Hanbakai di Muu-Gol, ora ne era certo.
Due li riconobbe subito, erano gli Scengun a guardia della tenda di Saryn.
Sulle guance avevano profonde incisioni, ferite da coltello diverse dalle scarificazioni che portavano prima.
Queste erano fresche, lunghe e infiammate: Muu-Gol li aveva puniti per codardia e li aveva obbligati e sfregiarsi con le proprie armi.
L'altro non lo riconosceva, ma sotto al suo cadavere, Saaràn raccolse una striscia di metallo lunga un palmo, flessibile e lucente, macchiata di sangue e terra.
Luccicava minacciosa nella luce del pomeriggio e l'osservò incuriosito. Non aveva mai visto un metallo elastico come quello.
Gli ricordava qualcosa, benché gli fosse sconosciuta la forma e la lavorazione che aveva avuto.
Era sottile, leggera; la piegò, quella si flesse fino a torcersi poi ritornò come prima.
Portava dei fori alle due estremità in cui c'erano ancora pezzi di sottili strisce di cuoio. Erano strappate.
La girò e la rigirò incuriosito fino a quando non capì di cosa si trattava e nel petto il cuore gli mancò un colpo.
Ricordò dove aveva visto lamelle come quella.
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