Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

34) SCOMODE VERITÀ


A questo punto Frassinella smise di narrare, chiuse le labbra e si prese una pausa per ritrovare una forza che le era venuta meno.

Sospirò a fondo e sollevò gli occhi al cielo. Era profondamente turbata.

Saaràn attese, in silenzio, che la Yaonai se la sentisse di proseguire.

Non l'aveva mai vista così sconvolta.

L'Un fissò la penombra della Stanza dei Lupi con occhi pieni di sgomento.

Al pari della donna era turbato da quello che stava ascoltando e ancora non gli pareva possibile.

Aveva già assistito due volte aggressioni portate dalle liane nere.

La prima a Togriluudyn, quando Zűin aggredì il giovane Muu Atzai nella risaia in costruzione e la seconda quando uccise Gaikh-san, ma quello che allora vide, non era nulla in confronto a ciò che udiva ora.

Questo era molto, molto peggio.

"Io non l'ho sentita arrivare" frusciò lei dopo un po', distogliendolo dai pensieri.

Sussurrava sottovoce quella tremenda verità, mormorandola più a se stessa che a lui.

"Io non ho avvertito la sua presenza. Non ho sentito nulla" aggiunse scandendo ogni singola parola.

"Ti rendi conto di quello che vuole dire tutto questo?" domandò infine a Saaràn.

Angosciato, smarrito, egli annuì piano, prima di risponderle.

Aveva compreso e la cosa lo terrorizzava.

"Che hai perduto ogni controllo su Zűin. Ora quella creatura è libera di fare ciò che vuole" le disse piano.

Frassinella sorrise appena e accennò una triste conferma.

"Andai a Sud, alla ricerca della Grande Madre della mia gente per averne conferma. Ora più che mai avevo bisogno della sua saggezza e del suo consiglio per sapere cosa dovevo fare. Mi trovavo inerme davanti a quella belva immonda e non ero pronta ad affrontarla. Dovevo assolutamente sapere cosa mi avesse fatto perdere i poteri e solamente Faggiola avrebbe potuto dirmelo. Quando infine la trovai, purtroppo non fece che confermare i miei timori, togliendomi anche le ultime speranze rimaste.

Mi disse che nemmeno lei poteva fare più nulla per controllare ciò che restava di Gioturna. Fu categorica a proposito.

L'esplosione del vulcano che un tempo fu la prigione per quell'essere immondo, decretò anche la fine del controllo da parte delle Yaonai su di quella creatura malefica.

Saltando in aria, il cratere portò via con sé certezze conosciute e ne liberò altre, fino ad allora ignorate.

Gioturna e Zűin non sono la medesima cosa. Non più perlomeno.

Gioturna è morta, mentre Zűin vaga libero ovunque voglia, senza controllo alcuno.

L'Immonda è morta mesi fa per mano di un valoroso giovane che vive assieme a quello che resta del mio popolo e alla sua gente. L'ho visto stamane e gli ho anche parlato, si chiama Baliji, un nome strano per un uomo. Vuol dire Farfalla. Nel combattere contro Gioturna ha riportato gravi danni alle mani, ma ora sta meglio e vive sereno. Aiutato da Faggiola stessa e da un pugno di amici fidati, costui ha potuto sconfiggerla, ma ciò che Gioturna aveva scavato con pazienza infinita nel buio, quello ancora vive. Un tempo Gioturna era prigioniera della mia gente, ora Zűin è ovunque. La Cosa contro cui noi dobbiamo lottare, Zűin, discende da Gioturna. Ne è in parte figlio ed erede, simile alla madre che l'ha originato per ferocia e crudeltà, eppure è completamente diverso da combattere. Gioturna ebbe origine in un'era da lungo tempo dimenticata, Zűin invece vive e si sposta nel Mondo dei Semplici, proprio come la mia gente. Comprendi ora, mio fidato Naaxia, la gravità della situazione?" gli domandò, infine.

Saaràn, rimasto senza parole da ciò che aveva udito, annuì piano.

Di una cosa era assolutamente sicuro: avevano un problema in più contro cui lottare. Un problema maledettamente enorme per tutti quanti loro.

Ora comprendeva l'immenso senso di disperazione che aveva avvertito quando incontrarono quell'essere attraversando la Steppa, passando attraverso il Mondo dei Semplici alla maniera Yaonai.

Quella... Cosa mostruosa... nell'avvertire la loro presenza aveva avuto paura.

Non di lui, non delle esplosioni di luce che per qualche momento l'avevano rallentata, non della Yaonai che lo stava portando in salvo trascinandolo attraverso quel mondo alieno, bensì di qualunque cosa potesse mettere in pericolo la sua esistenza.

Era rimasto orfano della madre, Gioturna.

Era come un bambino, abbandonato, solo, impaurito e come tale si comportava.

Quell'essere immondo aggrediva per timore di essere aggredito, circondava nel timore di essere circondato, inseguiva nel timore di essere inseguito, distruggeva nel timore di essere distrutto.

Nel suo mondo, Zűin era solo.

Al loro approssimarsi Saaràn rammentò di aver avvertito una solitudine infinita, un desiderio represso di condividere il proprio strazio con ogni cosa potesse venire a contatto, ma inevitabilmente, per sua propria natura, la distruggeva prima di poterlo fare.

Come un bambino a cui di colpo venga strappata la madre, quell'essere provava sconcerto, incredulità, dolore.

Quella... Cosa... Zűin... era maledetto da tempo immemorabile e aveva paura.

Senza scampo alcuno di redenzione, egli era condannato alla solitudine per l'eternità.

Dopo il distacco atroce subìto da colei che lo generò, era solo.

C'era dolore, un dolore immenso, infinito, attorno a lui.

Saaràn ricordava bene lo strazio che percepì quando la Sua Signora lo condusse in salvo, sfuggendo dalla stretta di quella Creatura infelice e letale.

Era come se quella Cosa Immonda soffrisse per un dolore recente, atroce, per qualcosa che gli era stato strappato con violenza.

Allora non lo comprese, ma ora sì, sua madre Gioturna era morta da qualche mese appena.

Zűin si sentiva solo, abbandonato, un misero brandello di quello che un tempo fu.

Tutto quello che aveva conosciuto apparteneva già al passato, terminato per sempre nell'esplosione del vulcano e dissolto nell'aria.

Quella deflagrazione aveva sconvolto anche la vita di quell'essere, non soltanto quella degli uomini e delle Yaonai.

Come tutti, anch'egli aveva bisogno di sapere cosa ne sarebbe stato della sua esistenza.

Saaràn comprese questo con la lucidità di chi finalmente ha un quadro completo in cui ogni tassello prende il posto che gli compete.

Zűin si comportava come un bambino a cui avessero strappato la madre; era un bambino spaventato e colpiva qualunque cosa gli arrivasse a tiro nella speranza di trovare compagnia.

Soprattutto, Zűin era un bambino affamato e vorace, disposto a fare qualunque cosa pur di nutrirsi e crescere.

Sarebbe mai stata possibile una coesistenza pacifica con un essere del genere? Scosse la testa sconsolato.

Saaràn lo dubitava.

"È tutto?" le chiese dopo aver respirato a fondo.

Ne aveva abbastanza, voleva fuggire via, andarsene da tutto quell'inferno, tornare alla sue cavalcate solitarie nella Steppa in groppa a Monglik, invece vide la Yaonai scuotere di nuovo la testa.

"No" gli rispose "C'è ancora dell'altro, ma almeno questo per noi non è del tutto negativo. La Grande Madre, Faggiola, mi ha confidato un segreto. Non siamo del tutto senza difese contro quella creatura orrenda. Salice Splendente, la Grande Madre che quasi trecento anni fa mi inviò nelle terre dell'Est per salvare gli Un da Gioturna, temeva che un giorno le Yaonai potessero perdere il controllo su di lei. Fu previdente, donò a mio figlio Sangun un'arma per poterla sconfiggere. Lo specchio che è arrivato fino a te, non è l'unica cosa che la Grande Madre voleva restasse in mano al Gran Khan per permettergli di difendere il suo popolo. Oltre a quello ve ne era un'altra, molto più potente. Il Pugnale Azzurro. La Grande Madre sapeva che presto o tardi gli Uomini sarebbero rimasti soli contro Gioturna e non voleva fossero del tutto disarmati nel difendersi. Fino a stamane lo ignoravo, ma Faggiola ha deciso che era giunto il momento che sapessi tutto. Salice Splendente aveva nascosto dentro la Pietra Azzurra una goccia della Scintilla di Vita".

Dopo qualche istante in cui rimase troppo scosso da quello che aveva udito per pensare a qualunque altra cosa, Saaràn trovò la forza di dire:

"La stessa che hai usato con Gerel?"

Lei fece un cenno d'assenso: "Molto, molto più potente".

Lui non seppe dire se fosse un bene o un male.

"Bene. È tutto, adesso, Mia Signora?".

Lei scosse il capo per fargli comprendere che non aveva ancora terminato.

"Dopo aver parlato con Faggiola tornai al campo degli Un" proseguì con un sospiro "Volevo sapere cosa avrebbe fatto Muu-Gol dopo essere stato aggredito da Zűin".

"E cosa fece quel folle?" domandò preoccupato lui.

"Un folle, sì, hai ragione" confermò la donna abbassando lo sguardo e non trovando la forza di alzarlo su di lui.

La voce le si fece bassa, cupa, quasi un mormorio appena udibile: "Quando Muu-Gol alla fine decise di uscire dal suo nascondiglio, trovò il Carro Reale circondato dai suoi seguaci. Erano tornati al campo per essere protetti da lui. Erano spaventati, inferociti, pronti a tutto. Quello che restava dell'Orda Azzurra attendeva un cenno. Lui, che era il Khan e stringeva nel pugno il Pugnale Azzurro, li stava perdendo. Li aveva delusi. Gli erano ostili, lo vedeva. Gli unici disposti a difenderlo, erano gli Un-han della sua Tribù. Non erano molti, una decina tuttalpiù. Facevano cerchio attorno al Carro per tenere distante la massa degli Un, ma lui li ha fatti uccidere tutti quanti".

"Cosa?" fece Saaràn incredulo. Lei annuì piano davanti al suo sbigottimento.

"Vedendosi circondato dai suoi uomini più fidati, quel folle si mise a urlare contro di essi. Cercò il sostegno degli Un. Urlò a squarciagola. Promise la salvezza dai Gin a tutti coloro che lo avessero liberato dagli Un-han ed essi, impauriti e disperati com'erano, lo fecero senza pensarci due volte. Si gettarono sui nobili Hanbakai che li tenevano lontani dal Carro Reale e li massacrarono tutti, uno a uno. Poi Muu-Gol indicò anche gli altri Un-han, di qualunque età e Tribù appartenessero. Urlò agli Un che anche loro volevano ucciderlo e quelli li massacrarono fino all'ultimo. Non ancora contento, si voltò verso gli Altai e puntò il dito anche contro di essi. I suoi più leali soldati, il nerbo del suo esercito, venne assalito e quello che ne seguì, fu terribile. Per liberarsi di coloro che avrebbero potuto aspirare al posto di Khan, Muu-Gol li ha fatti massacrare fino all'ultimo. Non vi era più Tribù, Clan, famiglia a tenere uniti gli uni dagli altri. L'Orda ormai era spezzata in due. Da una parte coloro che non avevano privilegi e dall'altra quelli che ne avevano. Fugai, Baltai di umili origini, uomini, donne, vecchi, giovani, tutti coloro che non si sentivano in diritto di possedere il Pugnale Azzurro, si gettarono su coloro che invece questo diritto l'avevano. In una manciata di minuti venne versato tanto di quel sangue, che nel greto il torrente riprese a scorrere. Dal Carro Reale egli osservava compiaciuto tutto quanto. Muu-Gol si era sbarazzato in un colpo solo di tutti i pretendenti al Khanato e ora non aveva più rivali. Aveva il potere, ma adesso che lo aveva ottenuto, era quasi disarmato. Infine, si guardò le mani. Il sangue aveva inzuppato i cenci e lui sorrise.

Tutti bramavano di essere salvati dai Gin e lui sapeva come farlo.

Tenendo stretto nel pugno il Pugnale Azzurro, lo sollevò in modo che tutti potessero vederlo.

Subito si fece silenzio e lui approfittò del momento favorevole:

"QUEST'ARMA! RIPORTIAMOLA A CHI HA PROMESSO DI SALVARE CHIUNQUE ANDASSE DA LUI!" urlò a squarciagola in modo che tutti lo udissero "PORTIAMOLA A SAARÀN, IL GRAN KHAN SAPRÀ COSA FARNE! EGLI CI SALVERÀ DAI GIN!".

Sospirando Frassinella si interruppe, ma Saaràn ormai temeva di aver compreso il seguito.

S'immaginò la scena.

Nell'Urdu tutti avevano assistito alla sua comparsa assieme a Bortecino e l'avevano visto scomparire assieme alla Signora dei Monti d'Oro e Kutula, il vecchio Khan, ferito da Muu-Gol.

Tutti avevano udito le parole che aveva pronunciato dal Carro Reale nel tentativo di convincerli ad andare con lui e ora, trovandosi ridotti alla disperazione, si aspettavano che sapesse come aiutarli.

Terrorizzati come erano dalla febbre che li decimava e dalla comparsa dei Gin, gli Un superstiti non potevano che accettare la proposta di Muu-Gol.

Ormai nell'Urdu regnava il caos e vi erano molti più cavalli che cavalieri. Ogni regola era sparita e la gerarchia che per secoli aveva governato i Clan, era svanita.

Frassinella riprese a parlare:

"Muu-Gol è stato il primo a correre verso i Tarpan e lanciarsi a risalire il torrente. Gli Un in grado di cavalcare hanno preso tutti i cavalli che hanno potuto raccogliere e si sono lanciati al galoppo dietro a lui per raggiungere la valle dei Togril il prima possibile. Tutti, uomini, donne, bambini, anziani, sani, ammalati, in questo momento cavalcano nella Steppa, spingendo al galoppo i cavalli pur di non fermarsi".

Saaràn scosse la testa, sconsolato.

Era una follia.

Prima dell'indomani, la fatica avrebbe fatto più vittime dei Gin.

Per colpa di Muu-Gol, la Steppa sarebbe stata segnata da una scia di cadaveri.

Molti sarebbero morti per via e si sarebbero lasciati scivolare in terra.

Molti altri sarebbero caduti nel passare da un cavallo all'altro, troppo stanchi per reggersi ancora in sella.

Si immaginava quella massa di disperati febbricitanti risalire la Steppa seguendo la sponda del torrente in secca.

Li vedeva saltare da un Tarpan all'altro pur di non rallentare un momento la corsa e ne vedeva le conseguenze.

I tonfi, gli strilli, le morti assurde.

Forse non avevano nemmeno armi, viveri, bagagli.

Erano solo spaventati dai Gin e davanti vi era lui, Muu-Gol il folle, che brandiva il Pugnale Azzurro non più come simbolo del proprio potere sull'Orda, ma come Stendardo del Gran Khan perché lo seguissero.

Non poteva crederci.

Quindi Muu-Gol si era arreso.

Aveva vinto.

Nel petto del Naaxia si accese una scintilla di speranza.

Quindi Muu-Gol non veniva per dare battaglia, voleva soltanto essere salvato.

Quel pazzo furioso si era arreso e stava facendo quello che lui gli aveva detto, gli stava riportando il Pugnale Azzurro.

Aveva vinto. Aveva vinto senza dover lottare. Era finita, finalmente.

Aveva vinto, sopra tutto e tutti.

Chiuse gli occhi e scosse la testa dalla contentezza.

Se Muu-Gol si era arreso avevano scongiurato un lotta fratricida che avrebbe provocato migliaia di morti inutili, ma allora perché Frassinella era spaventata? Non capiva.

Era sconcertato, doveva esserci ancora qualcosa a sfuggirgli.

Riaprì gli occhi e vide la Yaonai che lo fissava. Temette quello sguardo.

A conferma dei suoi dubbi, quasi che ne avesse seguiti i pensieri man mano che essi si venivano a formulare nel suo cervello, alla fine Frassinella prosegui:

"Difatti non è Muu-Gol che temo, ma Zűin. Quell'essere infernale lo segue da vicino" disse grave "Man mano che ciò che resta dell'Orda Azzurra risale lungo il greto del torrente, quel mostro si nutre dei cadaveri di coloro che cadono da cavallo. Vinti dalla fatica ne cadono in continuazione e lui divora ogni cosa che gli capiti a tiro. Quando infine essi arriveranno nella valle, anche lui arriverà".

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro