Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

32) LA MANDRIA


Saaràn alzò per un attimo gli occhi a Ten-gri e si affidò a lui.

Avesse potuto sarebbe andato lui stesso a prendere i cavalli e li avrebbe spinti avanti, nondimeno dovette restare fermo e fremere dall'ansia, in attesa che le cose accadessero come le aveva pensate.

Temeva che se in quei momenti concitati si fosse mosso o avesse attirato l'attenzione di Muu-Gol su di sé, la situazione avrebbe potuto prendere una piega inaspettata e non voleva rischiare di far fallire tutto quanto per una mossa avventata.

Fino a ora le cose erano andate nel verso giusto, però le incognite erano ancora troppe, per poterle prevedere tutte.

Sarebbe bastato un cenno, un ordine, una freccia scoccata per timore o disprezzo e tutto quanto sarebbe presto finito in tragedia.

Strinse le labbra obbligandosi a non pensare a nulla e a restare fermo, in attesa che gli eventi seguissero il loro corso.

La vita di entrambi i suoi figli era in gioco e lui ne era l'unico responsabile, davanti a Helun e davanti a Ten-gri.

Il cuore gli batteva all'impazzata, avrebbe voluto correre verso la figlia e portarla via, lontano dagli Un e dal pericolo che correva, eppure doveva restare impassibile e fermo.

Quello era il momento più pericoloso per Gerel e lui non poteva fare assolutamente nulla per aiutarla.

Doveva cavarsela da sola e aveva soltanto nove anni.

Venne preso dall'angoscia, dagli scrupoli e dal rimorso.

Era stato un incosciente, aveva osato troppo.

Forse avrebbe potuto trovare un'altra soluzione, avrebbe potuto fuggire, invece erano arrivati a un punto tale, dal quale ora non potevano più tornare indietro.

Erano in trappola tutti quanti e Gerel doveva essere cauta, molto cauta.

Se le fosse successo qualcosa, Helun non glielo avrebbe mai perdonato. Lui stesso non avrebbe potuto perdonarselo, se fosse successo qualcosa alla sua bambina.

Pochi attimi. Pochi attimi ancora e tutta la sua esistenza sarebbe stata messa in gioco. Con l'ansia che gli stringeva la gola, guardò Gerel.

La vide salire lenta, comparendo poco per volta oltre il crinale con il suo vestito azzurro come il cielo.

Vide Muu-Gol proteggersi gli occhi e gemere sorpreso alla sua comparsa. La luce del sole morente illuminava la sua bambina da dietro, riflettendo bagliori luminosi dai capelli raccolti su di una spalla.

In groppa a Filli pareva più grande di quello che era.

Quando Gerel arrivò in cima al crinale, l'odore della cavalla in calore portato dal vento raggiunse in pieno il recinto degli stalloni facendoli innervosire ancora di più di quello che già non erano.

Lo Scengun in mezzo a loro, nonostante colpisse con lo scudiscio ogni groppa che capitasse a tiro, in un attimo scomparve sommerso da muscoli irrequieti e zoccoli scattanti, invocando soccorso.

Nessuno badò più a lui.

Una confusione incontrollata s'impossesso degli Un, dei cavalli e del campo.

Uomini e Tarpan, tutti fissarono le collinette verso Gerel senza badare più a niente altro.

Saaràn osservò soddisfatto l'effetto che aveva saputo ottenere attendendo il tramonto, ma a un certo punto anche lui rimase a bocca aperta nel fissare la figura della figlia ferma sul poggio.

Nell'alone luminoso che la circondava, la figura di Gerel cresceva, cresceva ancora.

La luce del sole ottenebrava la ragione, brillava talmente forte su quei capelli biondi, da confondere chiunque la guardasse.

Il bagliore divenne talmente forte, da accecare.

Saaràn, al pari degli altri, anch'egli si parò gli occhi per vedere ancora.

Non capiva. Non... capiva.

Era un prodigio davanti al quale nemmeno lui era pronto.

Non era quello che si aspettava di ottenere.

Questo andava oltre, molto oltre a quello che aveva sperato.

Al pari suo, attorno a Muu-Gol gli Un ammutolirono, gli sguardi fissi su quella apparizione silenziosa e luminosa che li sovrastava tutti quanti.

Nessuno impugnò più le armi, gli archi rimasero bassi, le braccia, inerti, pendevano lungo i fianchi.

I sorrisi sui volti si spensero, il silenzio venne rotto soltanto dal vento e dall'irrefrenabile frenesia degli stalloni nel recinto.

A breve il sole sarebbe scomparso del tutto e il tramonto sarebbe calato sulla Steppa.

Già i suoi raggi scemavano, presto sarebbero sbiaditi del tutto oltre l'orizzonte.

Quello straordinario effetto prodotto dai capelli della bambina presto sarebbe scomparso con l'arrivo dell'imminente sera, ma il suo ricordo sarebbe rimasto impresso per sempre nelle menti di coloro che l'avevano visto.

Benché ancora incredulo e incapace di formulare un pensiero coerente, Saaràn si rese comunque conto che doveva fare qualcosa.

Gerel aveva già fatto tutto quello che era possibile fare.

Si ricordò del Taiciuto.

Uleg, dove era Uleg? Perché non spingeva avanti i cavalli!

Ora, ora era il momento di spingerli avanti con tutta la forza della disperazione.

Avevano un vantaggio su Muu-Gol che non si sarebbe ripetuto e dovevano sfruttarlo ora, ora!

Con l'ansia che gli divorava l'anima guardò di nuovo verso Gerel e smise di pensare.

La figura sul poggio mutò ancora d'aspetto diventando una donna alta e snella, con lunghi capelli biondi avvolti a vita, seduta in groppa a un cavallo azzurro con la testa di lupo.

A quella vista, tra gli Hanbakai si sollevarono gemiti e mugolii terrorizzati.

Si strinsero tra loro, per cercare protezione l'uno nella paura dell'altro.

Non c'era più grado militare o disciplina che reggesse.

Scengun o Baltai che fossero, non erano altro che uomini spaventati davanti allo spettacolo del sovrannaturale che diveniva realtà.

Muu-Gol stesso ansimò dalla paura, allontanandosi di scatto da Monglik.

Con uno sguardo fugace Saaràn vide il nobile Un incerto se restare con i suoi soldati o scappare all'interno della tenda.

Arretrò, impaurito, posando la mano sull'elsa della scimitarra, incerto se sguainarla o lasciarla nel fodero.

Era solo, separato da tutti i suoi uomini, in balia a un terrore che lo aveva reso inerme e debole come un bambino.

Nel vederlo in quello stato, Saaràn ne fu talmente disgustato che per un fugace attimo un odio a lungo trattenuto gli fece provare il desiderio di andargli addosso con Monglik.

La vendetta per quello che aveva fatto a Gerel e a Helun gli veniva servita improvvisa su di un piatto d'oro, ma si costrinse a restare fermo.

Fremette.

Saryn, Gerel, Helun, tutta la sua famiglia contava su di lui in quel momento e non poteva deluderli.

Avrebbe voluto fare qualcosa, qualunque cosa, ma non gli venne in mente nulla se non di continuare a restare fermo.

Era confuso, sbigottito al pari degli Un.

Quello che vedeva sul poggio andava al di là della sua immaginazione, poi capì, la riconobbe e fu come se il cuore, balzandogli in bocca, volesse fermarsi per la gioia.

La sua Signora! Era lei, quella era lei!

Era ancora venuta a lui.

Lo stava aiutando a salvare la sua gente. Forse erano salvi!

Ad un certo punto vide che le immagini sovrapposte di Gerel e della Signora, all'unisono, fecero un cenno di saluto e gli sorrisero.

Ne fu beato.

Sì, la Sua Signora era venuta per lui, ne era certo.

Si commosse a tal punto davanti a quella consapevolezza, da dimenticare tutto il resto.

Turbato come era da quello che vedeva, disse le prime cose che gli vennero in mente.

Farfugliò qualcosa ad alta voce: "Signora... Mia Signora, per la Steppa e il Ten-gri... mia Signora!" esclamò estasiato più per se stesso che per gli altri, tuttavia, a pochi passi da lui, uno sconvolto e incredulo Muu-Gol lo fissava.

Il nobile non rideva più, osservava esitante sia il Naaxia che quella donna sul crinale, che poco alla volta, dopo aver sconvolto la mente dei suoi uomini, svaniva con l'avanzare dell'imbrunire.

Nemmeno lui sapeva cosa fare.

Fuggire, restare, perdere tutto o lottare ancora.

Sul volto dell'Un-han comparve una maschera di disperata incertezza che gli distorse i lineamenti.

Ad un certo punto, udendo un nitrire violento e disordinato giungere dal recinto degli stalloni, gli Un si voltarono.

Per un attimo, un urlo disumano sovrastò il frastuono di zoccoli che partivano al galoppo.

Proveniva dallo Scengun, prima di venirne definitivamente travolto.

Poi si udirono latrati, nitriti, ululati sommessi che si mischiarono a froghe dilatate e zoccoli scalcianti, in una confusione tale in cui nessuno comprese più nulla.

I Tarpan, con occhi colmi di terrore, frenetici si slanciarono avanti, tutti quanti insieme.

Una confusione dissennata abbatté la fragile striscia di cuoio che conteneva a fatica gli animali nel recinto.

Gli Un si voltarono giusto in tempo per vedere cadere a terra lo scudiscio del loro commilitone morto, sollevato e calpestato da quaranta quadrupedi che strapparono la debole recinzione come fosse un filo d'erba e si lanciarono verso di essi.

I cavalli si diressero al galoppo verso Filli, gettandosi sulle tende e l'accampamento.

Nel vederseli arrivare addosso, Saaràn si riebbe dallo spavento e obbligò Monglik a restare fermo.

Non c'era più tempo per scartare la mandria e portarlo al sicuro.

Aveva tardato troppo a muoversi e aveva perso il momento adatto.

Ora non poteva che restare fermo e guardare i cavalli arrivargli addosso. Tra lui e le tende vi era solo uno stretto corridoio largo pochi passi nel quale i Tarpan potevano incanalarsi e se si fosse mosso, l'avrebbero travolto.

Lo sguardo scorse veloce verso la cima del poggio e vide che era quasi in ombra. Era sgombro.

La Sua Signora era svanita e la figlia era fuggita.

Vedendo finalmente arrivare gli stalloni, Gerel aveva capito, era scappata in fretta e galoppava veloce verso la Steppa.

Bene.

Corri, piccola mia, corri veloce. Portali lontano!

I primi stalloni che gli passarono accanto sfiorandolo appena, ansimando, con la bava alla bocca e gli occhi dilatati dalla paura, lo obbligarono a tornare al presente.

Vide uno sconvolto Muu-Gol trasalire e ripararsi all'interno della sua tenda, mentre lo Scengun di guardia e i Baltai facevano il possibile per tenerne lontani i Tarpan imbizzarriti che le passavano accanto, minacciando di travolgerla da un momento all'altro.

I due Scengun davanti alla tenda piccola fecero lo stesso.

Un rumore assordante accompagnò il passaggio della mandria impazzita. Non si sentivano altro che zoccoli, odore di sudore e le disperate urla degli Hanbakai per tenerli lontani dalle tende.

Come un torrente in piena gli stalloni si incanalarono tra Saaràn e le fragili strutture, minacciando di travolgere qualunque cosa gli avesse intralciato la via.

Al loro passaggio i cavalli sconvolsero l'accampamento, nitrendo, scalciando terrorizzati ogni cosa gli giungesse a tiro.

Correvano compatti, stretti gli uni agli altri, un'unica massa di paura e carne.

Si spingevano a vicenda, fremevano, schiumavano dalla bocca in preda a un terrore folle.

Quelli che si trovavano in testa alla mandria si diressero verso dove si trovava Filli e si arrampicarono affannati sul fianco del poggio, senza fermarsi e proseguendo oltre una volta raggiuntolo.

Quando i primi di essi già scomparivano oltre il crinale, gli ultimi ancora dovevano terminare di attraversare il campo, ma qualcosa non convinceva Saaràn.

I Tarpan erano troppo terrorizzati e correvano troppo in fretta, per essere eccitati soltanto dal desiderio di raggiungere una giumenta in calore.

Nemmeno Filli avrebbe potuto tanto, se qualcosa d'altro non avesse spinto quegli animali oltre al limite del terrore.

Qualcosa li stava spingendo a correre.

Inoltre quei guaiti, quei latrati rabbiosi, quegli ululati che si udivano giungere dal fondo della mandria, da dove provenivano?

Un dubbio atroce fece aggrottare poco a poco la fronte a Saaràn.

Nella luce confusa del tramonto intravide una massa scura correre veloce dietro la mandria disordinata dei Tarpan e il cuore gli diede un sobbalzo.

Era proprio quello che temeva.

Spalancò gli occhi a quello che scorse e tremò dalla paura.

Un lungo raggelante ululato sovrastò per un momento qualunque altra cosa fosse presente lungo il torrente e a Saaràn, udendolo, corse un brivido lungo la schiena.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro