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Occhi di fuoco



TUM ! TUM ! TUM! TUM ! TUM!

-Quanto dobbiamo ancora camminare?

-Non lo so. Almeno fino a quando non sentiremo più quei stramaledetti tamburi.

-Non riusciremo mai a seminarli!

-Shhhhh.

-Ho paura.

Jack aveva ancora il dito sulle labbra quando si girò. La torcia stretta nell'altra mano e la camicia a scacchi coperta di sudore e sangue. Annie aveva un ridicolo cappello da turista, le gambe nude coperte di fango e punture di insetti. Avevano ripreso a camminare. Tutto era buio intorno a loro.

-Non possiamo fermarci? Stiamo camminando da ore.

-Vuoi che ci scoprano? Che ci facciano quello che hanno fatto agli altri?

-No! Ma come sopravviveremo ?

TUM! TUM! TUM! TUM!

-Li senti?

-Certo che li sento!

-Da che parte stanno arrivando?

-Non lo so. Ma dobbiamo continuare a muoverci.

-Se ci stessero accerchiando? Ci volessero spingere in qualche trappola?

Jack si girò e il suo volto si fece serio. Guardò negli occhi Annie e le mise la mano destra sulla guancia con delicatezza.

-Dopo che il volo è precipitato i nativi si sono avventati sui superstiti e ti ho difeso. Siamo ancora vivi no?

-Si...

- Allora devi fidarti e non avere paura. Voglio proteggerti e che niente ti accada.

-Ma io...

TUM ! TUM ! TUM ! TUM! TUM!

Non fece in tempo a finire la frase perché Jack le aveva messo una mano sulla bocca. Le aveva preso la mano e la tirava dietro di se.

-Sono vicini.

Dopo l'atterraggio di fortuna molti si erano salvati ed erano riusciti ad uscire incolumi dall'aereo che si era spezzato in due vicino ad una enorme sequoia. In quel momento Jack aveva rassicurato Annie e messo in salvo le persone ferite. Li, si erano conosciuti e parlati la prima volta. Lei aveva continuato a seguirlo.

Era notte fonda quando erano arrivati in quella jungla e poche ore dopo, la strage. Sibili silenziosi seguiti da urla avevano colpito l'accampamento improvvisato. I nativi come ragni si erano avvicinati silenziosamente attirati dal rumore dello schianto sulla loro regnatela. Li avevano accerchiati e con cerbottane e archi avevano lanciato dardi mortali nella nostra direzione. Studiando la traiettoria dei proiettili Jack aveva preso per mano Annie e proteggendola con lo zaino aveva evitato fosse colpita da numerosi dardi. Voltandosi rapidamente entrambi avevano visto i nativi arrotolare in reti le loro prede e portarle via. Molto probabilmente erano cannibali.

Mosche in trappola, ecco come Jack e Annie si sentivano.

Lui aveva subito provveduto ad alimentare la torcia che aveva portato con loro per spaventare gli animali che si fossero trovati lungo la via di fuga. Era una buona ora che camminavano e, non avendo fretta di inseguirli, i nativi direzionavano i loro passi con suoni di tamburi per spaventarli.

L'avaria ai motori che aveva causato la caduta era dovuta al temporale in avvicinamento. Tutto l'ambiente intorno era sovraccarico di tensione e l'umidità del terreno paludoso penetrava nelle ossa insieme al sudore.

In quel momento i pensieri di jack andavano a cercare un modo di sopravvivere a quella situazione assurda e inspiegabile. Non c'era modo per parlare con gli inseguitori, non avrebbero capito. Come ci si sarebbe potuti spiegare ? A gesti? Impossibile. Qualsiasi interazione con i nativi li avrebbe portati alla cattura e alla morte certa. Diavolo, ci fosse stato anche solo un modo pensava Jack. Invece niente.

Dietro di lui Annie aveva ripreso a piangere silenziosamente. Si era abbassata la visiera del cappello per vergogna, ma Jack poteva sentire i suoi singhiozzi.

Lei pensava ai suoi cari, alla sua famiglia e questo la distraeva dal suo presente. Continuava a scivolare e appoggiare male i piedi in quel groviglio di radici, piante e fango. Ad un certo punto si sfregò gli occhi con il braccio e il cappello cadde. Lo raccolse in fretta e se lo mise al petto con un istinto di protezione. Quello era il regalo degli zii prima della partenza. Per lei rappresentava l'unico ricordo e speranza in quel momento che avrebbe fatto si che combattesse per tornare a casa sana e salva. Persa in quei pensieri non si era accorta che la torcia che galleggiava nel buio davanti a se era sparita. Si guardò intorno e capì che era sola.

-Jaaack!- Urlo con voce soffocata.

Nessuna risposta.

-Jaaaaack!- Riprovò.

- Sono qui.- Rispose una voce dietro qualche albero più avanti.

- Perché hai spento la torcia?- Disse lei avvicinandosi.

-Non l'ho spenta, non aveva più niente da bruciare.

Il luogo dove si trovavano era una radura dalla quale potevano vedere la luce della luna calante e il cielo blu scuro.

-Cosa facciamo ora?

- Continuiamo a camminare.

- Aspetta!- Disse lei.

-Hai qualcosa come una mappa o una bussola ?

-Adesso ci guardo.

Jack spostò lo zaino logoro dalle spalle a sotto il braccio e cominciò a rovistare dentro dal profondo taglio che aveva subito contro il metallo tagliente dell'aereo. Si ricordava che prima di scappare aveva frugato negli equipaggiamenti dei piloti. Un oggetto metallico cadde a terra. Una bussola. La raccolse e la porse a Annie. Lei puntò gli occhi al cielo e tese il piccolo oggetto come in richiesta d'aiuto davanti a se.

C'era una leggenda che suo nonno le leggeva sempre. Si trattava di una tribù del popolo ebraico che separatosi dal resto si era incamminato in direzione dell'oceano attraverso il deserto. Lehi era il comandante della tribù e una mattina aveva trovato un oggetto davanti alla sua tenda. Era la Liahona: un artefatto si pensa creato da Dio stesso, forgiato per donare la direzione tra le innumerevoli dune del deserto. Da quel momento la piccola Annie si era appassionata alle mappe, alle costellazioni e all'orientamento. Crescendo si era dedicata completamente agli studi dei moto del cielo, delle stelle e dei pianeti. Rivivendo la leggenda e immaginando di avere il mano la sacra bussola puntò il dito e Jack la segui.

Nella leggenda la bussola aveva due lancette. Una era per la fede e l'altra per la direzione. Solo con la fede si poteva avere la direzione per l'oceano.

I due continuavano a camminare al buio e questo li rallentava molto. Annie continuava a grattarsi le gambe e Jack si inciampava continuamente in radici o pietre. In compenso tutto era diventato più tranquillo e la ragazza cominciava a rilassarsi anche perché i tamburi sembravano sempre più lontani. Il ragazzo era stanco, ma sempre vigile ad ogni nuovo rumore. Gli alberi intorno e l'ambiente circostante ricordava il grembo materno che li proteggeva, ma faceva perdere loro il senso del tempo.

Improvvisamente Annie si bloccò di colpo. Si mise una mano davanti alla bocca e lasciò che la bussola le cadesse dalle mani. Lentamente indicò davanti a lei. Jack si sporse oltre la sua figura e vide l'ultima cosa avrebbe voluto vedere: l'aereo. Erano tornati al punto di partenza.

Com'era possibile? La bussola avrebbe dovuto portarli al salvo.

Istintivamente salirono sulla carcassa metallica ed in preda al panico si guardarono negli occhi con facce pallidissime. Qualcosa attirò nuovamente la loro attenzione. Piccoli occhi di fuoco si stavano aprendo in mezzo al nero della vegetazione. Come una creatura a più zampe gli indigeni si erano rivelati numerosi, tramite piccole torce. Li avevano aspettati e condotti verso un' inevitabile morte tessuta in maniera impeccabile.

Jack scosso da una scarica di adrenalina afferrò un bastone di ferro che faceva parte della struttura ossea dell'aereo. Si mise davanti alla ragazza accucciata e, come un battitore di baseball, era pronto a difenderla.

Quest'immagine suscitò una risata negli uomini dalla pelle scura. Si avvicinavano lentamente sicuri di catturare la loro preda. Jack, impaziente e frustrato, impugnò il bastone come una lancia tagliandosi il palmo della mano e lo scagliò contro il nativo più vicino. Quello, con un passo simile all'inizio di una danza, volteggiò indietro e schivò il colpo. La lancia di metallo si conficco nel terreno fangoso.

Fu un attimo e una luce abbagliante illuminò tutto. Un tuono colpì il metallo che s'illuminò di luce propria per un momento. Tutto si arrestò. Annie cadde a terra, Jack si inginocchiò. Iniziò a piovere.

Uno per uno gli indigeni gettarono le armi a terra. Come una torre di carte o un domino tutti si inginocchiarono guardando il suolo. L'acqua aveva spento le torce e cadeva torrenziale lavando ogni cosa. Tutti i cuori si erano ammutoliti. Solo lei, ora, parlava.

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