Capitolo 9: La rosa bianca.
«Dovresti ridare questa alla tua amica» sento dire Arrow.
«La mia cosa?»
Giro un po' la testa verso Arrow e lo guardo confusa.
Sono stesa su uno dei divanetti del Lux, mentre Arrow sta facendo non so cosa.
Tre giorni sono passati da quando ho letto il bigliettino di Kai. Cerco di non pensarci, perché altrimenti mi verrebbe il nervoso. L'altro giorno ho invocato Ecate d'urgenza, e lei mi ha assicurato che Kai non può assolutamente venire qui sulla Terra senza il permesso di Lucifero. Sono più tranquilla, perché mio padre non lo lascerebbe mai venire qui, a meno che ci sia un problema serio.
Non l'ho detto a nessuno tranne a Lentiggini: non voglio che la signora Denvers si preoccupi, e Royal... forse è meglio non pronunciare il nome di Kai, altrimenti potrebbe arrabbiarsi sul serio.
Theo ha detto che non dovevo preoccuparmi, comunque.
Per questo adesso sono con Arrow, per niente preoccupata, super rilassata e... Al diavolo! Non sono affatto rilassata, chi voglio prendere in giro? Cerco di distrarmi, però non sono affatto tranquilla.
Torniamo ad Arrow che altrimenti mi innervosisco.
Lo fisso con le sopracciglia aggrottate.
«La tua amica, Jess» alza le spalle, sedendosi vicino a me.
In mano tiene un bicchiere con un liquido scuro dentro.
Dall'odore metallico direi che si tratta di sangue.
Che schifo, e lo beve anche davanti a me?
«Io non ho amici» borbotto, mettendomi a sedere.
«Ehi, così mi offendi!» aggrotta le sopracciglia, scuotendo la testa.
«Intendevo non ho amici tranne te e Royal» sbuffo.
«Mhm, così va meglio. Ma perché dici così, sembrava che fra te e quella graziosa damigella le cose andassero bene» chiede, posando un attimo il bicchiere, per raccogliere i suoi capelli verde scuro in una codina.
«Arrow, le cose non possono andare bene fra me e gli umani, lo sai.»
Mi alzo. Non mi piace questa conversazione.
«Non è vero, Aideen» dice, mentre io mi siedo sul bancone, «Insomma, se quella ragazza ti sta simpatica non vedo perché tu non debba passare del tempo con lei.»
Alzo gli occhi al cielo. Eppure lui dovrebbe capire, è nella mia stessa situazione. Non è che può andare in giro a dire "Ehi, sono un vampiro, vuoi essere mio amico?".
«Perché dovrei passare del tempo con lei per fingere in ogni momento di essere qualcuno che non sono?» prendo un bicchiere e ci verso un po' di liquore di cui non so nemmeno il nome.
«Nascondi solo il tuo vero cognome, quanti anni hai e dove hai vissuto prima di trasferirti qui» Arrow conta sulle sue dita.
«E ti sembra poco?» sorrido divertita.
Lui sbuffa e finisce il bicchiere tutto d'un sorso.
«Aideen, fa quello che vuoi, okay? Se casomai lei scoprisse la verità, le cancelleremo la memoria e basta» alza le spalle.
«Arrow, io non so come comportarmi con gli umani, c'è anche questo problema.»
Si alza e mi viene incontro. Mi mette le mani sulle spalle e i suoi occhi verdi sono nei miei.
«Sii te stessa, e se non ti accettano come sei, peggio per loro» fa un sorriso sghembo, come è solito fare, poi prende una giacca e me la porge, «Ora, non importa cosa tu voglia fare, ma porta questa a Jessica.»
«Come mai avevi la sua giacca?» chiedo, e lui alza un sopracciglio.
Ah... dovevo immaginarlo.
«Oh, va bene, ho capito» sbuffo, prendendo la giacca, «Dì a Royal che stasera torno.»
Esco dal Lux e penso a dove cercare Jessica. Non ho idea di dove possa essere, sinceramente. Forse dovrei aspettare lunedì prossimo, e gliela darò a lezione... Sì, farò così.
Decido di andare a prendere un caffè e un dolce per la signora Denvers.
Già, certe volte so anche essere simpatica.
Entro nel bar nel quale ero andata a prendere un caffè con Lentiggini l'altro giorno e mi siedo su uno sgabello. Ordino il caffè e un dolce, e mentre aspetto cerco i soldi nella borsa.
La rosa bianca è ancora lì.
Non so perché non l'ho data alla signora Denvers, come ho fatto con tutti gli altri fiori che avevo ricevuto. Ma era per Jessica, mi sembrava sbagliato darla a qualcun'altro.
Mi dà fastidio guardare quella rosa: mi ricorda come mi sono comportata con Jessica. Non avrei dovuto parlarle in quel modo, dovevo tenere a mente che è una ragazza sensibile...
Il cameriere mi porta il caffè, che bevo tutto d'un sorso, e una bustina con il dolce, che infilo nella mia borsa.
Sposto lo sguardo da essa a fuori dalla finestra.
E la vedo. Jessica è lì.
Che coincidenza! Devo andare da lei, ridargli la giacca... e la rosa, se la rivuole.
Faccio per alzarmi, ma esito. Lei è con altre ragazze, forse dovrei aspettare...
Aggrotto le sopracciglia: l'umana non sembra molto felice di stare in loro compagnia. Osservandole bene mi rendo conto che una di quelle ragazze è Bella.
Che diavolo ci fa una ragazza carina e sensibile con... quella?
Jessica ha le braccia incrociate, ma non riesco a vedere il suo viso da dove sono seduta.
D'un tratto la vipera dice qualcosa, alza il mento e se ne va, seguita dalle altre.
Jessica rimane da sola.
Bene, adesso o mai più.
Esco dal bar, e la trovo mentre fissa un punto nel vuoto.
Ha il viso abbassato, i capelli marroni che le fanno in faccia.
«Jessica» la chiamo, e lei si passa la mano sugli occhi, prima di girarsi verso di me.
Ha lo sguardo basso, le sopracciglia aggrottate.
Indossa una camicetta beige e dei jeans azzurri, stretti in vita ma larghi alle caviglie.
«Ti senti male?» chiedo, cercando di guardarla negli occhi.
«Non è niente. Ti serve qualcosa?» si riavvia i capelli in modo che non le cadano sugli occhi.
Alza finalmente lo sguardo.
Il suo viso è un po' arrossato, soprattutto i suoi occhi marroni. Le sue ciglia sono bagnate. Il suo labbro inferiore trema.
«Arrow mi ha chiesto di darti questa» gli porgo la giacca.
«Oh, grazie» dice, ma la sua voce non è imbarazzata e impacciata come al solito: è un po' fredda, e tremante.
Non mi piace. Preferisco quando sorride...
«E l'altro giorno, hai fatto cadere questa» le porgo la rosa bianca.
Le sue labbra si schiudono alla vista del fiore che le sto porgendo.
«Non l'ho fatta cadere. Io...»
«Non importa. È tua, tienila» la interrompo, prendendole delicatamente la mano.
Le faccio stringere le piccole dita intorno alla rosa, attenta a non farle toccare le spine.
Lei la prende, ma non mi sorride.
«Devo andare a casa» dice, abbassando lo sguardo.
«Ti accompagno.»
Lei non ribatte.
Cammino di fianco a lei.
Quando mi accorgo dello sguardo degli altri penso che dev'essere strano vederci: lei piuttosto bassa, con le guance rosse e i vestiti colorati, io alta, il viso pallido e i vestiti neri.
Sbircio verso Jessica, che non ha detto una parola. Si mordicchia le labbra, gli occhi dritti davanti a sé.
Vorrei solo sorrida un po'...
Dopo qualche minuto ci ritroviamo in una strada con quasi nessuno intorno, e decido che devo spezzare il silenzio, per giunta con una frase che ho detto pochissime volte nella mia vita.
«Mi dispiace» dico.
Non sussurro, lo dico ad alta voce, perché è la verità. Non so perché, ma mi dispiace davvero di averla ferita, anche se non capisco interamente le emozioni degli umani.
Lei gira di scatto la testa verso di me, con gli occhi spalancati.
«Non è niente» mormora dopo un attimo, capendo al volo di che cosa sto parlando.
«Sì invece. Certe volte mi dimentico che siete fragili e emotivi» scuoto la testa.
«Siete?»
«Sì, voi umani»
Lei ridacchia, e un leggero sorriso si fa spazio sulle mie labbra.
Ha sorriso. È molto meglio così.
«Davvero, non importa. Era una giornata no, e quando mi hai parlato in quel modo è stata la goccia di troppo» alza le spalle.
Una giornata no sarebbe? Una giornata andata male?
Credo sia questo, sì...
«Scusa» stringo le labbra, «E comunque considerati fortunata, io non dico mai che mi dispiace.»
Questa volta ride, e mi risponde che si sente molto fortunata.
Continuiamo a camminare, questa volta parlando.
«Che ti ha fatto quella vipera, prima?» chiedo.
«Come scusa?»
«Bella. Sembravi scossa dopo che lei e quelle tizie se ne sono andate» dico, e lei scuote la testa.
«Non è nulla, fanno sempre così» si riavvia una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Così come?» chiedo.
Lei mi guarda, ma non dice niente.
Aggrotto le sopracciglia.
Bella, ti sei ficcata nei casini.
«Oh, la prossima volta che la vedo sarà divertente» ridacchio.
Potrei farla scivolare... Oppure farle andare di traverso l'acqua...
Ho trovato! Potrei farle fare qualche movimento strano di fronte a tutti...
«C-cosa?» Jessica mi tira fuori dalle mie fantasie.
«Niente, niente» liquido il discorso, perché sento che i miei piani non le piacerebbero.
Non so perché mi sento così, è una sensazione strana.
Jessica è una creatura così fragile, e non mi piace che altre persone approfittino di questa cosa. E poi, posso punire Bella quanto voglio, ha molti peccati da riscuotere. Un po' di divertimento mancava in questo periodo.
«Che ti ha detto Arrow?» chiede dopo un po'.
«Siete andati a letto, ho capito»
«N-non dire così!» babetta, arrossendo.
«Perché, non è successo?»
«Sì, ma mi vergogno a parlarne» sussurra.
Mi piace prenderla in giro, è divertente.
«Pensavo ti piacesse» dico, questa volta seria.
«Infatti.»
«Allora perché gli hai concesso te stessa dopo una sola sera? Pensavo si dovesse far aspettare-»
«Lo so. Il fatto è che mi sembrava tutto un sogno... Quella sera era l'unica possibilità che avevo di passare del tempo con lui. Ed è stato bello. So che non si ripeterà più, ma ne valeva la pena, ne sono sicura» sorride, alzando le spalle.
«È un peccato... Ma se ti ha fatto piacere, allora va bene.»
«Eccome se mi ha fatto piacere» sussurra.
Spalanco gli occhi e scuoto la testa, come per togliermi quella frase dalla mente.
Il resto del tragitto lo continuiamo parlando del più e del meno, e quando arriviamo davanti a casa sua, lei mi saluta, ed entra in casa sua, con la mia rosa bianca in mano.
Mi sento un po' meglio adesso.
Per tutti i diavoli... che cosa mi sta succedendo?
Ciao! Ecco un nuovo di capitolo, è corto e solo di passaggio, ma penso che il prossimo arriverà presto! Qui in Francia siamo in vacanza, quindi potrò scrivere di più!
Aideen sta iniziando a passare più tempo con degli esseri umani, chissà che cosa porterà questo fatto...
Il prossimo capitolo sarà divertente, preparatevi!
Baci 😈
-Gaia💜
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro