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Capitolo 8: Ti avrò, costi quel che costi.

Apro gli occhi e mi sfugge uno sbadiglio. Mi rigiro nel letto, per ritrovarmi a pancia in su.
Sono al Lux, lo capisco da com'è arredata la stanza.

Guardo sotto le coperte.
Non ho vestiti addosso, perfetto.

Mi alzo e indosso i primi che trovo: una camicia di Royal e dei jeans miei, che ritrovo nell'armadio.

Passo davanti allo specchio. Royal mi ha fatto dormire, forse è per questo che ho il viso più riposato del solito.

Prendo l'ascensore. Non c'è molto rumore e comincio a pensare che forse sono sola, ma quando arrivo di sotto trovo il vampiro vicino al bancone, impegnato a bere un bicchiere di non so cosa, capisco che mi sbagliavo.

Mi passo una mano nei capelli, ancora mezza addormentata.

«Oh, Stella, ti sei svegliata» dice, e si avvicina a me.
«Mhm» annuisco.
«Resti qui oggi?» mi guarda negli occhi, mentre infila la mano sotto la camicia che indosso e passa le dita sulla pelle nuda dei miei fianchi.
«Non posso: devo pure andare a lezione qualche volta» sbuffo, anche se non ho molta voglia di andare al liceo.

Royal sposta una mano dai miei fianchi ai miei capelli, e si attorciglia una ciocca nera intorno all'indice. Ha le sopracciglia aggrottate, non sembra contento della mia risposta di prima. Il suo viso candido è perfetto, come al solito, e io non posso fare a meno di ammirarlo.

«Sai che qualche giorno fa era San Valentino?» chiede ad un tratto.
«No, non ricordavo» ammetto.
«Vuoi farmi un regalo, anche se in ritardo?» chiede, passando le dita sul lato del mio collo.
«Perché dovrei farti un regalo? San Valentino è la festa degli innamorati» aggrotto le sopracciglia.
«È solo un pretesto, Aideen. Dai, fammi questo regalo» scuote la testa, e mi tocca la guancia.

Ho capito benissimo cosa vuole come regalo.
Per gli umani il mio sangue sarebbe un pessimo regalo, ma a lui piace particolarmente, quindi decido di accontentarlo.

Annuisco, e i suoi occhi brillano.

Le sue labbra mi lasciano prima dei baci bagnati sul collo, poi sento i suoi denti penetrare la mia pelle. Chiudo gli occhi.

Non so perché i denti di Royal possano ferire la mia pelle. Tutti gli altri vampiri che hanno provato a nutrirsi del mio sangue hanno fallito, poiché la mia pelle è troppo resistente per i loro deboli canini. Con Royal invece, è diverso. Non so il perché, ma non ci penso troppo.

Mi sciolgo fra le sue braccia. La sensazione che provo quando si nutre di me è piacevole: mi sento come se fossi ubriaca.
Mi gira la testa, mi sento leggera.

Dopo un po' lui si stacca, e mi bacia sulle labbra, come per ringraziarmi.

«Mhm...» mormora sulla mia bocca.

Si allontana da me e si stende su uno dei divanetti, con un'espressione di beatitudine sul viso.
Io mi appoggio al muro e cerco di riprendere un po' di forze.

«Fra qualche giorno devi venire qui per ricordare le regole del bar, ricordi?» chiede Royal, con gli occhi ancora chiusi.

Oh, questo fatto mi era completamente uscito dalla mente.
Ogni mese, faccio un piccolo riassunto ai clienti del Lux su come non si devono comportare. Potrebbe farlo anche Royal, ma detto da me è più minaccioso, e i clienti mi ascoltano.

«Già, è vero» annuisco, «Allora questo fine settimana vengo qui.»

Prendo la mia giacca e mi avvicino alla porta.
Guardo Royal un'ultima volta prima di uscire. Ha una mano nei capelli neri, e mi fa l'occhiolino.

«Ciao» mormora, facendomi un cenno con la mano.

«Dark, davvero non puoi accontentarmi, per una volta?» chiede Theo.
«Lentiggini, non voglio andare a bere un caffè con te, come te lo devo dire?» sbuffo incrociando le braccia al petto.
«Dai, non voglio andarci da solo... Per favore, solo per questa volta!»

Io e Lentiggini abbiamo finito le lezioni, e lui sta insistendo sul fatto che devo prendere un caffè con lui. Non ne ho voglia, me se continua a guardarmi in quel modo potrei dargli qualche schiaffo.
I suoi occhi verdi mi fissano con insistenza, e mi mettono a disagio.
Stringo le labbra e mi arrendo.

«Va bene, basta che la smetti di parlare» esclamo, e lui sorride.

Mi appoggio agli armadietti mentre lui mi ringrazia.

«Che fai?» chiedo, quando lo vedo mentre cerca di aprire il mio armadietto.
«Devo prendere un quaderno?» aggrotta le sopracciglia.
«E perché nel mio armadietto?»
«Il mio è rotto, ricordi?»
«Oh, okay» annuisco, e torno a guardare davanti a me.

Aspetta... Royal ha detto che qualche giorni fa era San Valentino.
Oh no, San Valentino.

«No, aspetta, non lo aprire» mi giro di scatto verso Lentiggini, pronta a fermarlo.
«Cosa? Perché?» chiede, confuso.

Ogni San Valentino è la stessa cosa: il mio armadietto è riempito di bigliettini, di rose, o di altre cose strane. Riempito, nel senso che se adesso Lentiggini aprisse il mio armadietto, verrebbe letteralmente sommerso dalle cose che ho citato prima.

«Perché... C'è uno spirito nascosto dentro» invento la prima scusa che mi viene in mente.

Lentiggini mi guarda male, scuote la testa e torna a cercare di aprire quel dannato armadietto.

«No, aspetta-» non faccio nemmeno in tempo a dirgli questa frase che una marea di bigliettini rosa sono sparsi in terra, e su di lui.

Lentiggini ha chiuso gli occhi, io copro i miei con le mani.

«Merda, Lentiggini, se ti dico di non aprirlo non lo aprire!» sibilo, dandogli un colpetto sulla spalla, anche se vorrei fargli più male.
«Scusa, mi ero dimenticato di San Valentino» sospira, togliendosi un bigliettino dai capelli biondi.
«Aspettami al bar» sbuffo.

Che figura di merda.

«No, voglio aiutarti» insiste.
«Sparisci» sibilo.

Lui annuisce, facendomi cenno di calmarmi con le mani, e sparisce dalla mia vista.

Sbuffo e mi siedo in terra, vicino ai bigliettini e alle rose che sono cadute in terra. Ne prendo una a caso e la guardo.
Povera rosa... Non meritava di essere colta per me.
Decido di raccogliere i fiori per regalarli alla signora Denvers.

«Aideen, che cos'è successo?» chiede una voce femminile, che ormai mi è familiare.

Alzo lo sguardo verso Jessica, che mi guarda un po' confusa, ma anche divertita.
I capelli castani sono raccolti in una crocchia, e indossa una felpa azzurra, aperta per mostrare una maglietta bianca piuttosto larga, con una scritta nel mezzo.

«Oh, sai, San Valentino» stringo le labbra in un sorriso tirato.

Lei ridacchia e si china a prendere una rosa in mano. La annusa e sorride.

«Che belle» mormora, toccando i petali rossi.
«Ne vuoi una?» chiedo, vedendo il suo interesse verso quei fiori.
«No, sono tue, non vorrei...» scuote la testa, poggiando la rosa rossa dove l'aveva trovata.

Senza riflettere ne prendo una bianca, e gliela porgo.

«Tieni» dico, mentre lei guarda la rosa meravigliata.

Guarda il fiore, poi guarda me.
Dopo un po' l'afferra, e sorride di nuovo.

«È... molto gentile da parte tua.»

Aggrotto le sopracciglia e mi giro a raccogliere i bigliettini da terra.

Gentile...
Io non sono gentile: sono egoista, arrogante e menefreghista.
Oh, per Lucifero, perché mi comporto in questo modo stupido e strano con lei?

«Aspetta, che fai?» chiede Jessica, guardando i bigliettini che sto infilando in un sacchetto.
«Li butto. Non ho il tempo per queste sciocchezze» alzo le spalle.
«Posso leggerne uno?»
«Come ti pare.»

Jessica chiude gli occhi e ne sceglie uno a caso.

«Oh, è una poesia scritta in italiano!» esclama quando lo apre.
«Mhm» annuisco, anche se sono concentrata nel buttare gli altri bigliettini.
« Sto cercando di imparare la lingua... Posso leggerla?» chiede.

Annuisco, anche se non m'importa molto. La sua voce non è sgradevole, quindi la lascio parlare.

«Io sono folle, folle,
folle di amore per te.
Io gemo di tenerezza
perché sono folle, folle,
perché ti ho perduto.
Stamane il mattino era sì caldo
che a me dettava questa confusione,
ma io ero malato di tormento
ero malato di tua perdizione

Ha recitato bene, si vede che l'italiano lo sta imparando da un po' di tempo.

«Non capisco esattamente cosa dice... però sembra bella» dice, «C'è anche la firma. Strano, non conosco nessuno qui che si chiami così.»

Cerco di raccogliere tutti i bigliettini e ogni volta che credo di aver finito mi accorgo che ce ne sono ancora.
Oh per Ecate, quanto ancora dovrò stare seduta in terra a raccattare questa robaccia?

«Kai... davvero non conosco nessuno con questo nome»

Mi giro di scatto verso di lei.

«Che cos'hai detto?» chiedo, con gli occhi che mi si spalancano.
«Non conosco nessuno con questo nome» alza le spalle.
«No, prima» dico, avvicinandomi velocemente a lei, prendendogli il biglietto dalle mani.
«Kai? È lui che ti ha mandato questa poesia. Forse è solo un soprannome...» dice, ma non l'ascolto più.

Il biglietto è rosso, ed è scritto a mano. Riconosco la sua calligrafia.
Verifico, e in effetti è firmato "Kai".
Non è possibile.

Perché mandarmi questo? Dopo cento anni... perché?
Come ha fatto a trovarmi, e perché proprio adesso? Non mi ha mai cercato durante tutti questi anni... non poteva farlo.

Accartoccio il biglietto e cerco di non urlare. Vorrei solo scomparire.

«Perché l'hai fatto? Era carino...» dice Jessica.
«No, non lo era affatto» mi giro verso di lei.

Devo stare da sola, potrei fare un casino.
Potrei perdere il controllo.

Guardo Jessica e aggrotto le sopracciglia.
Ma che diavolo sto facendo? Mi sto comportando bene con un'umana, e per cosa?
Se sapesse chi sono realmente mi odierebbe. Non mi sorriderebbe se io non indossassi questa dannata maschera.

«È meglio se te ne vai» dico, chiudendo l'armadietto, mentre i suoi occhi marroni continuano a guardarmi.
«Scusa, non volevo darti fastidio...» cerca di scusarsi, ma non l'ascolto, non voglio.
«Jessica, vattene» dico, questa volta fulminandola con lo sguardo.

Lei abbassa gli occhi e se ne va, passandosi le mani sugli occhi.
Mi passo le mani nei capelli, e vorrei strapparmeli dalla rabbia.

Quando guardo il posto dove c'era lei qualche secondo fa, scorgo la rosa bianca che le avevo dato, per terra.
La raccolgo e sento il mio stomaco che si contorce.
Fisso i petali del fiore, e decido di tenerlo. Forse le è solo caduta...

Torno a guardare il bigliettino che ho in mano. Lo stendo per leggere quello che c'era scritto. Non appena i miei occhi si imbattono sulla scritta, essa cambia, e i versi della poesia di Alda Merini diventano un nuovo messaggio.

Spalanco gli occhi e il biglietto prende fuoco da solo, ma non prima che io legga le nuove parole che erano apparse.

"Ti avrò, costi quel che costi."

Ehi! Eccomi con questo nuovo capitolo! Spero vi piaccia...
Comunque, che cosa pensate della fine? Chi sarà questo Kai? E perché ha mandato quel biglietto ad Aideen?
Spero di aggiornare presto!
Baci 😈
-Gaia💜

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