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Capitolo 53: Non voglio che tu te ne vada!

«Quello era...» mormora Peter, mentre chiudo la porta d'entrata a chiave.
«Sono stata troppo lenta... mi dispiace.»

Kai. Era Kai, l'ho visto in faccia. Era identico a come l'avevo visto nel sogno. I capelli rossi, una canottiera bianca e dei pantaloni scuri.

Dopo la sua frase, ho preso Peter e ho corso più veloce che potevo. L'ho portato in questa casa, che non è molto lontana, ma è completamente nascosta agli occhi di tutti. Un regalo di Ecate, già.

Un leggero odore di paura mi fa alzare lo sguardo.

«Non devi avere paura» gli dico, prendendogli la mano.
«Non ho paura per me.»

Sorrido debolmente, poi lo faccio sedere sul letto vicino a me. Kai non potrà mai fargli del male se uso l'incantesimo giusto.
Questa casa non è grandissima, ma è abbastanza. C'è una camera da letto, una cucina e un salotto con addirittura una televisione.

«Questo posto è protetto da tanti incantesimi, e prima ho coperto le nostre tracce. Non ci troverà qui» spiego a Peter.

Lui annuisce, il viso ancora leggermente sconvolto.

«È meglio se lasciamo passare un giorno... Poi ti riaccompagnerò a casa tua e me ne andrò sul serio» dico, «Prima però dovrò fare qualche incantesimo di protezione anche alla tua famiglia. Se sei d'accordo, certo.»

Lui annuisce. Mi passo una mano sul viso e mi stropiccio gli occhi.
Katherine mi aveva avvertito, eppure non ho fatto in tempo. Lucifero, non appena Kai è arrivato sulla Terra... Sapeva già dove mi trovavo. La sua spia mi ha trovato, allora.
Ucciderò chiunque sia.

«Quindi abbiamo ancora un giorno?» il novellino interrompe i miei pensieri.
«Sì... Che cosa ti andrebbe di fare?» chiedo, ancora un po' incerta.
«Guardiamo Ritorno al futuro?» propone, un sorriso che gli illumina subito il viso.

Se era un tentativo per farmi sentire meglio, ha funzionato alla grande. Scoppio a ridere, ma annuisco. Perché no, dai?
Prendo Peter per mano e lo conduco fino al divano. Mentre lui accende la televisione, io cerco qualcosa da mettere sotto i denti. Alla fine trovo dei popcorn e li metto nel microonde.

Qualche minuto dopo li metto in una ciotola e mi siedo vicino a Peter.

«Wow, grazie!» esclama non appena vede il cibo.

Il novellino allarga le braccia e mi fa mettere fra esse. Poggio la testa al suo petto, e poco dopo fa partire il film.
L'avrò già visto quattro volte, ma sentire la risata di Peter non appena arriva una scena divertente mi va più che bene.

Forse la proposta di guardare una saga di film nell'ultimo giorno che abbiamo a disposizione poteva sembrare strana, ma in realtà a me ha fatto molto piacere. Il cuore che batte di Peter, la sua risata e la sua mano che mi accarezza dolcemente la spalla... è tutto quello ci cui avevo bisogno. Il modo in cui Peter sta cercando di distrarmi e di tirarmi su il morale mi fa sentire meglio.

So benissimo che Kai mi sta cercando, ma qui siamo al sicuro. Oggi voglio solo godermi gli ultimi momenti con il novellino, domani penserò al resto.

«A che cosa pensi?» chiedo, quando abbiamo finito tutti e tre i film.

Esatto, ce l'abbiamo fatta! Adesso siamo stesi tutti e due sul letto, dato che non possiamo uscire di casa. Saranno forse le tre e mezza, e il novellino non ha detto niente da un po' di tempo, per questo ho fatto quella domanda.

«Alle cose che avrei voluto fare con te» sorride.
«Tipo?» alzo un po' la testa.
«Andare al cinema» dice, «Magari a guardare un film horror, così ti saresti divertita a prendermi in giro.»

Ridacchio, e annuisco. Certo che sarebbe stato divertente.

«Fare un altro viaggio con Jessica e Matt, e anche uno da soli...» continua il suo elenco.

Sta un po' zitto, poi torna a parlare.

«Presentarti a mia madre come la mia ragazza» ridacchia.
«Credo l'abbia già capito» aggiungo, sorridendo, «Cos'altro?»
«Suonare una canzone per te.»

Quasi arrossisco.

«Con la chitarra?» chiedo.

Annuisce.

«Ne ho una qui, se vuoi» gli dico.
«Davvero?!» esclama.

Mi alzo e vado verso l'armadio.
Non ricordo perché avessi una chitarra qui, ma finalmente si è resa utile!

Passo lo strumento al novellino e lui sorride, contento di poter realizzare almeno una delle sue fantasie elencate prima.

«Can't believe you're packing your bags
Trying so hard not to cry
Had the best time, and now it's the worst time
But we have to say goodbye»

Senza preavviso inizia a cantare, con la voce piuttosto bassa. Ricordo quando una volta aveva suonato, alla gita a Ravenna... Non ricordavo fosse così bravo e bello mentre lo faceva, però. La sua voce poi... è così rassicurante.

«Don't promise that you're gonna write
Don't promise that you'll call
Just promise that you won't forget we had it all»

Si sta riferendo a noi, è chiaro.
Osservo le sue dita muoversi sullo strumento, per poi passare alle sue labbra che si aprono e chiudono.

«'Cause you were mine for the summer
Now we know it's nearly over
Feels like snow in September
But I always will remember
You were my summer love
You always will be my summer love.»

Anche se è solo l'inizio della canzone, Peter si ferma, e alza lo sguardo verso di me.

«Così mi fai emozionare» ridacchio, distogliendo lo sguardo.

Peter arrossisce, poi lo faccio stendere e mi metto sopra di lui.

«Canti molto bene, sai?» gli dico, baciandogli la guancia.
«Grazie» sorride timidamente, per poi tornare a baciarmi.

«Allora?» mi chiede.
«Non risponde» sbuffo.

Osservo il mio telefono e mando un altro messaggio a Lentiggini. Chissà che cosa stia facendo di così importante... Non l'ho visto da un po' ed è un po' strano.

«È strano» ammetto, «Domani andrò a verificare.»

Theo risponde sempre al telefono, perciò sono un po' preoccupata.

Torno da Peter, che è ancora steso sul letto, e mi siedo vicino a lui. Il suo viso si è un po' riabbuiato.

«Dai abbiamo ancora qualche ora» gli dico e lui annuisce, cercando di sorridere.

Mi allaccio i capelli in una coda, mentre lui comincia a lamentarsi un po' per il caldo.

«C'è una piscina, se vuoi» gli dico.
«Che cosa?!» esclama.
«Già...»

Credo sia un po' sporca, però si può fare... Questa cosa mi era leggermente uscita dalla mente, ma adesso che ci penso, è esattamente quello che ci vuole, dato il caldo soffocante.

«Perché non l'hai detto prima, andiamo a fare un bagno!» esclama Peter, e questa volta ritrova completamente il sorriso.
«Aspetta solo un secondo, che devo pulirla» lo avverto.

Lo porto nella stanza dove c'è la piccola piscina, e con un gesto della mano l'acqua si pulisce.

«Wow» mormora Peter, che mi stava fissando.

Ridacchio, poi ci spogliamo, restando in intimo, e entriamo dentro l'acqua. Non appena la temperatura del mio corpo comincia ad abbassarsi, faccio un sospiro di sollievo. Anche Peter sembra sentirsi meglio.

Mi giro verso di lui e con un gesto attiro la sua attenzione.

«Guarda, ti faccio uno dei miei trucchetti» gli dico.

Con la mente faccio salire qualche goccia d'acqua, e lui mi guarda meravigliato. Certo che è divertente. Sarebbe ancora più divertente... Con un gesto faccio ricadere le gocce d'acqua sulla sua testa.

Lui stringe gli occhi, mentre io lo guardo con un sorriso sulle labbra.

«Lo sapevo io...» borbotta divertito.

Mi avvicino a lui e gli metto le braccia al collo. Lui si appoggia al bordo della piscina e mi tocca un po' i capelli e le spalle bagnate. Quando alzo lo sguardo mi imbatto senza volerlo sull'orologio, e mi riabbuio. Non ci resta tanto tempo.

«Dai, non fare quella faccia» scuote la testa.
«Non faccio nessuna faccia» ribatto, anche se so che non è vero.
«Sì invece...» mi fa alzare il mento con due dita, «Sorridi un po', dai.»

Assottiglio gli occhi e gli faccio cadere di nuovo qualche goccia sui capelli. Lui chiude di nuovo gli occhi, e questa volta un sorriso sincero mi illumina il viso.

«Quando domani te ne andrai... vorrei ricordarti così... sorridente» dice contento, accarezzandomi la guancia.
«Va bene» annuisco.

Mi avvicino di più a lui e lo bacio. Lentamente, come se avessimo tutto il tempo del mondo. La mia mano scende piano verso il basso, e Peter sembra apprezzare, perché mormora qualcosa sulla mia bocca.

La sua, di mano, si stacca dal mio viso e scende fino al gancetto del mio reggiseno, che riesce a slacciare, aiutandosi con la sua altra mano.

«Vuoi davvero farlo qui?» sussurra al mio orecchio, baciandomi il lobo.
«Perché no?» ridacchio, alzando un sopracciglio.

Lui annuisce, e torna a baciarmi. Quando mi stacco lo guardo negli occhi, pronta a farlo arrossire di nuovo.

«E comunque, scommetto che anche questa era una tua fantasia.»

Apro gli occhi e mi alzo di scatto. Peter sbadiglia e si alza anche lui, toccandomi la spalla.

«Tutto bene?» chiede, la voce ancora impastata dal sonno.
«Sì...»

Guardo l'orologio e mi accorgo che sono le sette del mattino. Dobbiamo andare.

Mi giro verso Peter, che sembra aver capito, perché si alza subito, e poi si veste. Lo prendo per mano dopo essermi coperta anche io, e facciamo colazione insieme.

«Che mi dici di Twilight?» gli chiedo, d'un tratto.
«Mhm?» mi guarda confuso.
«Ti ho fatto cambiare idea?»
«Oh, quello...»

So che fra poco dovrò lasciarlo, ma cerco di comportarmi normalmente, perché altrimenti potrei cadere a pezzi.
Gli avevo detto che gli avrei fatto accettare il fatto che quel libro è stupido, e vorrei sapere se ci sono riuscita.

«Non saprei» mormora.
«Eddai, lo so che hai cambiato idea, dammi ragione» ridacchio, tirandogli una ciocca di capelli, «Se tu potessi trasformarti in vampiro per stare con me per l'eternità, lo faresti?»

Lui guarda la sua ciotola di cereali, riflettendo. Alza lo sguardo e scuote la testa.

«Non lo so.»
«Come non lo so!» scuoto la testa a mia volta, «Dai, avresti troppo da perdere. Che ne dici del cucciolo di umano? E di Jess?»

Lui mette in bocca un altro cucchiaio, poi sorride.

«Va bene, forse hai ragione» alza gli occhi al cielo, divertito.
«Hai visto!» esclamo.

Rido mentre lui scuote la testa.
Quando finiamo di lavare i piatti, gli lascio un bacio sulla guancia.

«Ti amo tanto» dico.
«Anche io» sorride timidamente.

Qualche minuto dopo faccio per mettere la mano sulla maniglia della porta, ma poi mi giro di nuovo verso Peter.

«Adesso... ti porterò a casa tua e lancerò gli incantesimi. Kai non potrà sentire il tuo odore o avvicinarsi a te e alla tua famiglia» gli ripeto, «Comunque sarebbe meglio se tu non uscissi da casa per qualche giorno... Solo per essere sicuri.»
«E dopo?» chiede.

Abbasso gli occhi, poi rialzo lo sguardo.

«Andrò prima a verificare che cosa è successo a Theo, poi farò gli stessi incantesimi su Jessica e Matthew.»

Lui annuisce.

«Hai già detto addio a Jessica?» chiede.
«No» deglutisco, «Non ancora...»

Non credo di potercela fare.

«So che devo farlo, solo...»
«Ho capito» mi interrompe Peter, prendendomi la mano.

Annuisco, felice di non aver bisogno di spiegare.

«Spero solo che non mi odierà troppo» mormoro.
«Non ti odierà mai, Aideen.»

Cerco di crederci. Ci provo davvero con tutta me stessa.
Bacio Peter un'altra volta, poi lo prendo per mano.

Nemmeno un attimo e siamo davanti a casa sua.

Qualche minuto e gli incantesimi sono fatti. Peter mi guarda e spalanca gli occhi, perché ha notato che le parole che ho pronunciato erano le stesse di quella volta in cui gli avevo fatto prendere un infarto al chalet, e io ridacchio.

«Stavolta è per davvero» mormora dopo un po'.

Stringo i denti, ma annuisco. Sto per parlare, ma la porta di casa sua si apre.
Un bambino esce da dietro di lui, e quando si avvicina realizzo che si tratta del fratellino di Peter.

«Aideen, te ne vai?» chiede, e la sua vocina mi fa sobbalzare.
«Uhm...»

Che cosa dovrei dire adesso?! E come ha fatto a capirlo?
Indossa ancora il pigiama, e ha i capelli marroni tutti scompigliati.

«Desmond, torna dentro, dai» Peter si gira verso il cucciolo di umano.
«Perché, dove va?» chiede di nuovo.

Faccio per dire qualcosa, ma il bambino si lancia su di me e si attacca alle mie gambe. Lucifero. Aiuto.

«Non voglio che tu te ne vada!» esclama.

Sto per mettermi ad urlare, ma cerco di calmarmi. Metto una mano sul suo capo, cercando di confortarlo. Perché sembra così triste, non mi conosce nemmeno... Eppure... è carino da parte sua.

«Mi dispiace, cucciolo di umano, ma devo proprio andare» sorrido debolmente.

Lui scuote la testa, ma Peter lo prende per mano e gli dice qualcosa, dopodiché il bambino torna in casa.

«A quanto pare non mancherai solo a me» ridacchia.

Senza aspettare lo abbraccio, affondo il viso nell'incavo del suo collo. Inspiro il suo profumo mentre lui mi mette una mano nei capelli e l'altra sulla schiena.

«Ti amo» sussurro, «Mi mancherai.»

Lo sento sussultare ancora, e so che le lacrime stanno scorrendo anche sulle sue guance.

«Chiudi gli occhi» ordino, la voce che mi si spezza.

Lui obbedisce, e io gli bacio di nuovo le labbra.

«Addio, Pete.»

«Theo?» lo chiamo.

Sbuffo, e mi asciugo gli occhi. Cerco di togliermi tutte le lacrime dal viso, ma ogni volta sembrano tornare. Faccio un respiro profondo e deglutisco.

Adesso non è il momento di piangere. Devo trovare Lentiggini e capire che cosa gli è successo, poi devo lanciare gli incantesimi per proteggere i miei amici. Dopo, quando sarò nascosta, e da sola... allora potrò piangere quanto vorrò.

«Dove diamine sei? Avrei bisogno di parlarti» sbuffo, cercando l'angelo.

Sono entrata da casa mia da un po' e ho cercato dappertutto... ma niente Lentiggini. Un momento, c'è una stanza in cui non ho guardato. Ma che cosa potrebbe farci Theo nella Stanza Delle Invocazioni?

Scuoto la testa e decido di chiederglielo non appena lo trovo.
Mi avvicino alla famosa stanza, e aggrotto le sopracciglia. Non c'è nessun rumore, eppure l'odore di Lentiggini riesco a sentirlo. È qui dentro, ma c'è qualcosa di strano.

Non appena metto la mano sulla maniglia, capisco che potrebbe trattarsi di una trappola. Ma nonostante questo, non posso tirarmi indietro. Theo è lì dentro e devo aiutarlo.

Apro la porta, e spalanco gli occhi. In effetti Lentiggini è proprio lì. Le ali bianche spalancate e sanguinanti, le braccia stese a causa di catene. Ha gli occhi chiusi, il viso lentigginoso contratto dal dolore.
Vorrei poter dire qualcosa, ma non mi escono le parole dalla bocca.

Apre di scatto gli occhi, e non appena mi vede comincia a scuotere la testa, come per dire di andare via. Mi avvicino a lui e gli tocco le ali doloranti, cercando di aspirare quello che lo fa stare male, mentre lui emette un gemito di dolore.

«Trappola...» prova a dire, «Scappa...»

Non posso lasciarlo in questo modo, devo andare a trovare... portargli da bere, e curarlo... forse...
Mi giro verso la porta, ma una persona ci è appoggiata.

Spalanco gli occhi, mentre un conato di vomito mi sale su per la gola non appena vedo il viso della spia, della persona che ha fatto questo orrore al mio amico angelo.

Matthew incrocia le braccia al petto, e qualcosa nei suoi occhi azzurri comincia a brillare, fino a farmi rabbrividire.

«Ci si rivede, Aideen» sorride.

Devo ammetterlo, quando nel capitolo precedente ho detto che la bomba era esplosa... Non era esatto. Adesso è esplosa.
Che ne dite di questo capitolo? Un ultima giornata per la TeamPeter... O forse no...?
Ma l'ultima scena? Povero Theo, descrivere il suo stato mi ha distrutta... E che cosa ne penserebbe Kin? 🥺
Vi lascio dirmi che cosa pensate delle ultimi frasi nei commenti!
Baci 😈
-Gaia 💜

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