Capitolo 52: Perché devi mentire a te stessa in questo modo?
Ridacchio mentre torno a baciare le labbra del novellino.
Siamo appena entrati nella sua stanza, e non sono mai stata più felice del fatto che casa sua sia deserta. Lo desidero di nuovo, non posso farne a meno.
Peter mi tiene le guance fra le mani, e risponde al mio bacio con un sorrisetto.
Lo faccio stendere sul letto e salgo su di lui. Gli tolgo la maglietta e la butto da qualche parte nella stanza. Bacio un po' il suo petto mentre lui mi accarezza i capelli, per poi scendere con le mani verso la mia, di maglietta. Quando fa per toglierla la suoneria del mio telefono lo fa sobbalzare.
Io non ci faccio caso e torno a baciarlo.
Ma continua a squillare, squillare e squillare.
«Che palle!» esclamo, staccandomi da Peter.
«Forse è meglio se rispondi» ridacchia.
Io sbuffo e prendo il mio telefono. Chiunque sia, giuro che-
È Royal.
«Pronto? Sono un po' occupata attualmente» borbotto.
«Ho fame.»
«Cosa-»
«Voglio un po' di sangue, vieni al Lux» dice.
Alzo le sopracciglia.
Bene, questo è Royal ubriaco. Riesco a capirlo non solo da come mi parla, ma anche dal suo tono di voce strano.
«Ma se ti ho lasciato due bottiglie intere nemmeno una settimana fa?!»
«Non le trovo più e ho fame» ribatte.
«Royal... Sei ubriaco, puoi aspettare fino a domani» sospiro.
«No, non posso» dice, «Vieni al Lux.»
Detto questo riattacca. Quasi stritolo il mio telefono fra le mani.
Come osa... Come osa!
«Il volume era piuttosto forte, non volevo origliare...» mormora il novellino.
«Tranquillo, non importa.»
Mi giro e torno ad avvicinarmi a Peter.
«Forse è meglio se vai da lui. Non vorrei che qualcuno morisse per colpa mia» sorride, leggermente divertito.
«Sta mentendo, è ubriaco e vuole solo un po' d'attenzione» mormoro, «Ma se c'è una sola possibilità che sia vero...»
«Dai, ti scrivo dopo» annuisce.
Lo bacio un'ultima volta e poi esco da casa sua.
Royal... Dopo questa scena si merita due ceffoni.
Mi dà fastidio il fatto che mi senta obbligata ad andare a verificare che vada tutto bene. So benissimo che se davvero non stesse bene avrebbe avuto un tono più serio, eppure il solo pensiero del suo viso quando l'avevo ritrovato quasi senza vita... Non posso permettere che succeda di nuovo.
In poco tempo arrivo al Lux e apro con un tonfo la porta. Il vampiro è steso su uno dei divanetti, e dopo avermi sentita, gira il volto verso di me.
«Idiota» sbotto, anche se sono sollevata.
«L'idiota sarai te, io ho fame per davvero» alza le spalle.
«Se stessi davvero morendo avresti un colorito molto più pallido, Royal, non sono cieca.»
Lui sorride piano, e comincia ad alzarsi.
«Un po' lo sei dai» assottiglia gli occhi.
Alla fine si risiede, mentre io resto immobile a qualche passo da lui.
Indossa una maglietta bianca e dei jeans, mentre i suoi occhi scuri sono leggermente arrossati dall'alcool.
«Ero sicuro che ti saresti precipitata da me...» fa un sorrisetto, «Nonostante riuscissi a sentire il suo respiro anche al telefono.»
Stringo i denti. Questo Royal non mi piace, come si permette a prendermi in giro?
Mi giro e deglutisco, prima di cominciare a camminare.
«Ehi, dove vai?» mi trattiene stringendo la mano attorno al mio polso, «Dammi un po' di sangue, Stella...»
«No» ribatto, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi dolci.
Prima mi dà fastidio e poi mi chiede il sangue. Col cazzo, Roy.
«Dove le hai nascoste le bottiglie che ti ho dato?» chiedo invece.
«Da nessuna parte, le ho finite e basta» sbuffa, lasciandomi andare.
«Certo.»
In questo momento vorrei solo tornare da Peter, ma non voglio e non posso lasciare Royal in questo stato. Anche se detesto fargli da babysitter.
«Quanto hai bevuto?» chiedo.
«Qualche bottiglia di troppo, mi sa» sorride divertito.
Torna a sedersi sul divano, forse perché ha capito che non me ne andrò. Non penserà davvero di aver vinto?
«Se ti do un po' di sangue smetterai di parlare?» sbuffo, avvicinandomi di nuovo a lui.
«Non lo so.»
Lo fulmino con lo sguardo. Lui sorride.
Sbuffo di nuovo, annoiata, per poi dargli il polso.
«Perché non il collo?» chiede, dispiaciuto.
«Lo sai perché...»
Il sorriso di prima è sparito dal suo volto, mentre torna a guardarmi. Come se si sentisse tradito.
Gli ho già detto di come mi sento con Peter...
«Non mi guardare in quel modo» lo avverto.
Lui mi prende il polso e ci infila i denti, senza avvertirmi. Stringo le labbra, perché non me lo aspettavo. Cerco di distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri, che mi fissano mentre si nutre di me. Mi metto a fissare il muro, mentre una sensazione di calore mi pervade lo stomaco.
Dannazione.
Quando ha finito lascia il mio polso e accarezza la ferita che si sta già rimarginando.
«Ho bisogno di te, Aideen» scuote la testa, «Non puoi sempre lasciarmi le bottiglie di sangue e poi andartene.»
«Puoi dirmelo se non sono abbastanza... posso aggiungertene-»
«Non è abbastanza il tempo che mi dedichi» mi interrompe.
Aggrotto le sopracciglia, confusa.
«Ma... Sei tu che mi hai detto-»
«Lo so cos'ho detto, dannazione!» di nuovo non mi lascia finire, «È solo...»
Mi lascia andare e si tocca i capelli. Sembra nervoso, ma credo sia solo a causa di quanto ha bevuto.
«Voglio che tu sia felice, ma quand'è che potrò esserlo io, eh?»
Spalanco gli occhi. Ma che cosa sta dicendo? Prima mi dice di non preoccuparmi, poi...
«Perché non riesci a capire?» chiede, assottigliando gli occhi, «Come fai ad essere così cieca?»
Resto immobile. Non riesco nemmeno a respirare, per paura di farlo arrabbiare ancora di più. Non mi piace, anzi, detesto quando si arrabbia.
«Credi che il fatto che possa bere solo il tuo sangue sia una coincidenza?» dice, per poi scuotere la testa, «Aideen... Dopo gli anni bui avevi bisogno di qualcosa che ti tenesse in vita, e a quanto pare... il mio affetto non bastava. Così ti ho dato il piacere.»
Deglutisco. Una, due volte.
«Ed è questo che sono stato per te, durante tutti questi anni, solo una dannata fonte di piacere» sibila, «E sai una cosa? Fino a qualche mese fa pensavo mi bastasse, ma adesso...»
Comincio ad indietreggiare. Non riesco a respirare.
Che cosa sta dicendo, che cosa diavolo...
«Perché dici queste cose?» dico in un soffio.
«Perché dico queste cose?» ridacchia per nulla divertito, «Aideen, tutto quello che ho fatto l'ho fatto per proteggerti. Mi sono comportato in un certo modo, ho detto e fatto certe cose solo per te, e non te ne sei mai accorta.»
Mi guarda con gli occhi lucidi, mentre io non ci capisco più niente.
«Io non riesco a vivere senza di te, e intendo letteralmente.»
Schiude le labbra.
Non lo dire. Non lo dire, non lo dire, non lo dire.
«Io ti-»
«No» alzo la mano, per fermarlo.
Se prima non riuscivo a respirare, adesso è lui che non dice più nulla.
«No, non dirlo. Non ci provare» scuoto la testa, freneticamente, «Perché adesso, eh? Gli anni bui sono stati tanto, tanto tempo fa. Avresti potuto dirmi tutto questo prima, e invece lo fai proprio adesso? Adesso che sto cercando di... di godermi i miei ultimi istanti in cui non devo scappare, adesso che...»
Spalanco gli occhi, sentendo un brivido scuotermi.
Forse questo è di nuovo uno di quegli incubi.
«Avresti dovuto pensarci prima» sussurro.
«Ci ho pensato eccome, Aideen!» esclama, «Quando sono tornato, dopo il mese di assenza... te l'ho detto mille volte che volevo parlare, e quando me l'hai finalmente concesso, mi hai detto che ti eri innamorata di un umano.»
Che cosa gli ho fatto? Come ho potuto...
«Che cosa dovevo fare dopo quello, eh?» gli occhi rossi e lucidi di Royal mi fissano.
Aspetta una risposta che non arriva mai, perché le parole non riescono ad uscire dalla mia bocca.
Si passa ripetutamente le mani sul viso, cercando di asciugarsi gli occhi.
«E Kai... Come hai potuto non dirmi nulla? Come hai potuto nascondermi una cosa del genere?» assottiglia gli occhi, «Se me l'avessi detto prima... Avremmo avuto più tempo, avrei...»
«Basta, Royal...» stringo gli occhi, «È troppo tardi.»
Si avvicina a me, e io indietreggio, fino a toccare il muro. Non deve toccarmi. Se mi tocca non riuscirò più a pensare.
Sussulto quando mi accorgo che non ho via di fuga. Il vampiro continua ad avvicinarsi finché il suo petto tocca quasi il mio.
Royal mi prende il viso tra le mani.
«Non puoi dirmi che non provi niente, Aideen» scuote la testa, un sorriso triste sulle labbra carnose, «Non puoi.»
Chiudo gli occhi e li stringo, con la sola voglia di sparire.
«Tutti quei momenti insieme, li hai rimossi dalla tua memoria, rinchiudendoli in una scatola, e questo perché?»
«Perché facevano male» la voce mi si spezza.
«Facevano male, eh?» ride piano, per poi accarezzarmi le guance bagnate, «In quei momenti provavi qualcosa. È per questo che hai voluto dimenticare. Non volevi ricordarti dei momenti belli, perché senza di essi sarebbe stato tutto più facile. Se non sai che cos'è la felicità, non sai nemmeno cos'è la tristezza. È questo che hai pensato, e lo sai anche tu.»
Non appena sento quelle parole cerco di divincolarmi dalla sua stretta. Cerco disperatamente di andare via, ma lui mi trattiene, e anche se fisicamente sono molto più forte di lui...
«Non puoi scappare di nuovo.»
«Non sto scappando» ribatto, sentendo il sapore salato delle lacrime sulla lingua, «Quello che c'era fra noi, o almeno quello che ricordo... È passato, Royal. Questo è il presente, e Kai sta tornando a prendermi.»
«Perché devi mentire a te stessa in questo modo?»
«È davvero così che vuoi passare il tempo che ci resta?» evito la domanda.
«Se non l'avessi detto me ne sarei pentito per sempre.»
Mi tremano le labbra, poi riesco a liberarmi dalla sua stretta. Cerco di camminare via da lui, ma mi prende di nuovo per il braccio. Questa volta mi giro, e gli afferro il mento con la mano, per farlo stare fermo.
«Vorrei picchiarti» sussurro, stringendo più forte.
«Fallo.»
Lo guardo mentre sento il suo dolore fluire dal suo corpo al mio, e deglutisco di nuovo. I suoi occhi non mi lasciano respirare.
Non so per quanto tempo resto lì a fissarlo mentre continuo a piangere silenziosamente, ma ad un certo punto lo lascio, e salgo veloce al piano di sopra.
Sento la porta sbattere, e capisco che se n'è andato. Per fortuna. Non credo che ce l'avrei fatta, altrimenti.
Cerco di asciugarmi le lacrime e smettere di piangere.
Non appena arrivo alla fine delle scale, mi accorgo di certi capelli verdi, nascosti male.
Mi avvicino ad essi e li tiro.
«Ahia, ahia!» piagnucola Arrow.
Lo lascio e mi giro dall'altra parte.
«Devo andare» sbotto.
«No, aspetta» mi ferma, «Resta qui, tanto lui non tornerà.»
Faccio per dire qualcosa, ma lui mi prende il braccio.
«Dai, vieni a dormire nella mia stanza» mi fa gli occhi dolci, «Un po' di tempo con te lo voglio passare per davvero.»
«E che cosa vorresti fare?»
«Bere, ovviamente!»
«Ti senti meglio?» biascica, un sorriso sulle labbra.
«Non proprio.»
«Eddai, un poco sì» ridacchia.
«Forse» torno a poggiare le labbra sulla bottiglia.
Non ricordo quanto tempo sia passato da quando abbiamo aperto la prima, ma adesso siamo tutti e due stesi sul letto del vampiro.
«Credo sia stata colpa dell'alcool se ti ha detto tutto» dice.
«Ah davvero?» sbuffo.
«Sì. Non te lo avrebbe detto se fosse stato lucido.»
Cerco di non pensare a quello che Royal ha detto, e ingoio un altro po' del liquido amaro.
«Tu sapevi?» la domanda esce inevitabilmente dalle mie labbra.
«Certo.»
Spalanco gli occhi e mi rigiro fino a poterlo guardare in faccia.
«E non mi hai detto nulla?»
«Non avrei osato» scuote la testa.
Borbotto qualcosa tra me, poi torno ad appoggiare il capo sul cuscino. Arrow si sistema meglio vicino a me, e riesco a vederlo mentre gioca con la sua, di bottiglia.
«Sei un po' cieca quando si tratta di Royal. Forse lo fai un po' apposta» stringe le labbra.
«Cosa?!» esclamo.
«Va bene, sto scherzando!» ridacchia, mettendo le mani davanti al suo viso.
Gli do un colpetto sulla spalla.
«Vedrai che andrà tutto bene, Aideen» cerca di tirarmi su il morale.
«Non lo so, Arrow» mormoro.
Stringo gli occhi.
«Presto dovrò scappare. Da sola.»
«Royal ti seguirà, questo lo sai» dice.
«Non lo farà» scuoto la testa.
«E perché no?»
«Nemmeno lui riuscirà a trovarmi» ribatto.
Nessuno mi troverà.
«Pensi che sarebbe solo un peso?»
«No... Mi distrarrebbe, ecco» mormoro.
«Questo non glielo devi dire, si offenderebbe a morte» ride.
«Comunque dopo la conversazione di prima è meglio di no» aggiungo.
Arrow fa una smorfia, poi appoggia il viso sulla mia pancia.
«Dai, fate la pace...» si lamenta.
«Come posso fare, Arrow?» gli chiedo, «Hai sentito quello che ha detto.»
«Lascialo sbollire un po'» dice, «Sa benissimo che non hai tempo per queste cose... ed è per questo che se fosse stato sobrio non te l'avrebbe mai detto»
Mi dà un bacio veloce sulla guancia, poi torna a poggiare il viso sulla mia pancia.
«Andrà tutto bene, vedrai.»
E stranamente, dopo quella frase mi sento un po' meglio.
Qualche ora dopo, cammino verso casa mia, lo sguardo leggermente abbassato.
Saranno forse le nove di mattina. Ho lasciato Arrow a dormire, e sono uscita dal Lux da qualche minuto. Anche se stanotte ho bevuto tanto, l'effetto dell'alcool è già sparito da un po' di tempo, e non riesco a non pensare a quello che mi ha detto Royal. Come ha potuto dirmelo adesso? E io... non vedo che cosa stava insinuando con il fatto che io stia mentendo a me stessa.
Stringo le labbra, e cerco di rinchiudere quella conversazione nel cassetto. Ci provo davvero con tutta me stessa, ma il ricordo sembra sempre sgusciare fuori.
Rassegnata, alzo lo sguardo perché sono arrivata a casa. E rimango pietrificata.
Royal è completamente uscito dalla mia testa, e il nostro litigio scompare, perché non è niente in confronto a quello che è scritto sulla porta di casa mia.
"Ce l'ha fatta. Ti ha trovata. Corri."
Busso precipitamente alla porta della casa di Peter.
Mi mordo le labbra, ansiosa. E se non fosse in casa?
La porta si apre, e il novellino mi appare davanti. Sembra sveglio da un po' e anche pronto per uscire.
«È arrivato» sussurro.
«Come?» chiede, confuso.
Lo prendo per mano, e lo porto in un posto un po' più lontano da casa sua. Quando ci fermiamo lo guardo, e quasi scoppio a piangere. Peter sembra capire, perché spalanca gli occhi marroni.
«Sono venuta... per salutarti. Non potevo non vederti un'ultima volta» mormoro.
«Aideen...» i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Respiro a fatica mentre gli prendo il viso tra le mani. Sapevo che sarebbe stato difficile, lo sapevo eccome... eppure non ero per niente preparata a questo. Al viso devastato del novellino.
«Mi dispiace Pete. Ti amo così tanto» sussurro, mentre cerco di trattenere le lacrime.
Non posso piangere davanti a lui... Gli farebbe soltanto più male.
Bacio piano le sue palpebre bagnate, poi le sue labbra. Lui mi abbraccia e mi stringe a sé, mentre la sua lingua tocca dolcemente la mia. Il nostro ultimo bacio... no, non può essere...
So che non posso piangere, ma qualche lacrima mi sfugge.
Mi stacco da lui, a malavoglia.
«Devo andare. Vorrei dirti che un giorno ci rivedremo, ma non voglio mentirti...»
Il viso di Peter mi fa deglutire più volte. Cerco di trattenermi mentre poggio di nuovo la fronte sulla sua. La sua tristezza, la sento tutta.
«Non posso promettere di amarti per sempre» dico, «Ma posso giurare su Lucifero che avrai sempre un posto speciale in un cassetto della mia mente.»
Lui cerca di dire qualcosa, ma non riesce a pronunciare nessuna parola.
«Non c'è bisogno che tu dica niente, Pete» dico, vedendo la sua difficoltà a parlare, «Riesco a leggere tutto nei tuoi occhi.»
«Ti amo» riesce a mormorare.
«Anche io, lo sai.»
E anche se so che dovrei andare, torno a toccare le sue labbra con le mie.
Ma quando sento una vampata di calore arrivare sul viso, capisco che è troppo tardi. Mi stacco di scatto da Peter, e mi giro, intravedendo con la coda dell'occhio i capelli rossi che tormentano i miei incubi.
«Direi che ho davvero un pessimo tempismo, piccolo fuoco» dice Kai, piegando la testa da un lato.
... Ecco che è esplosa la bomba.
Bene, in questo capitolo c'è stata una grandissima dichiarazione di Royal... Che ne pensate della reazione di Aideen?
Arrow è carino, dai... alla fine la sua amicizia con Aideen significa tanto per lui.
E Peter... Povero cucciolo...
I due innamorati sono stati scoperti, e il nostro demone di fuoco è arrivato! Chissà che cosa succederà?
Baci 😈
-Gaia
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