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Capitolo 45: Sei proprio un novellino.

Stringo i denti mentre mi alzo dal letto. Non riesco a chiudere occhio: la paura di fare un incubo me lo impedisce.

Saranno forse le quattro di notte, ed è da qualche ora che io e Peter siamo tornati. Il novellino era molto meno triste, e la cosa mi ha fatto immensamente piacere. Almeno un poco lo ho aiutato...
Peter mi ha rivelato un po' di lui, e anche se gli ho risposto a tante domande, le sue non erano mai personali, perciò mi sento in debito. Parlandomi l'altra sera, Peter mi ha dimostrato tutta la sua fiducia, mentre io per lui non ho fatto niente... Mi sento in un modo così strano...

Do un'ultima occhiata a Jessica mentre chiudo piano la porta. Lei sta dormendo profondamente, e anche se non li può vedere, i due angioletti si sono accoccolati accanto a lei. Emrys sbatte anche leggermente le ali mentre dorme.
Che carino.

Mi avvio verso la cucina, e sobbalzo quando vedo una sagoma nell'ombra. Mi avvicino e mi rilasso quando mi accorgo di Peter. Lui sta bevendo un bicchiere d'acqua, e si gira verso di me.

«Che ci fai sveglio a quest'ora?» gli chiedo «Non ti senti bene?»
«Non preoccuparti, sto meglio» sorride dolcemente, «Non riuscivo a dormire, tutto qui.»

Indossa soltanto un pantaloncino della tuta, e il suo petto scoperto si offre ai miei occhi. Lui non sembra accorgersene, perché stranamente le sue guance non si colorano di rosso. Forse è ancora scosso da prima.

«Che c'è, Allison russa?» ridacchio, perché un leggero odore di tristezza lo sento ancora, e voglio solo farlo ridere.
«N-no!» esclama, sorridendo un poco, «È solo che... ho così tanti pensieri in testa.»

Annuisco. Come pensavo.
Almeno ha sorriso.

«Posso aiutarti, se vuoi» dico.
«Davvero?» chiede, un po' confuso, «Pensavo non avessi altri poteri tranne quelli che conosco.»
«So fare qualche trucco, ma qui non c'entra» scuoto la testa, cercando di spiegargli, «Di solito i pensieri che ti trattengono dal dormire sono impressi di emozioni negative.»

Lui schiude la bocca e sembra capire. Gli prendo la mano e lo porto vicino al divano, poi mi siedo e gli faccio segno di stendersi.

«Dai, mettiti qui» dico mentre mi siedo per terra, «Sarebbe stato più comodo se dormissimo nella stessa stanza.»
«È vero...» arrossisce, «Però Jessica sembrava così contenta di dormire con te accanto, quindi l'ho lasciata scegliere.»

Io aggrotto le sopracciglia, poi sorrido leggermente. Mi aveva leggermente irritato il fatto che Peter avesse acconsentito per dormire con Allison, ma adesso capisco. Che idiota che sono a volte...

«Che hai?» chiede Peter, girando un poco il viso verso di me.
«Niente. Chiudi gli occhi e lasciati andare» ribatto, mettendogli la mano nei capelli.

Mentre io gli accarezzo il capo, il viso appoggiato al bracciolo del divano, lui fa quello che gli ordino.

«Grazie per prima» mormora.
«Ma grazie di che...» scuoto la testa.
«Ti sottovaluti, Aideen» apre di nuovo gli occhi, «Di solito le persone che cercano di consolarmi vogliono infilarmi cose stupide in testa, come "Sarebbe potuto andare peggio" oppure "Il dolore è solo passeggero

Io guardo i suoi occhi marroni, mentre lui guarda il soffitto. I nostri visi sono molto vicini, ma non abbastanza da toccarsi.

«Tu invece non hai detto niente, anzi... Hai fatto molto meglio, sai?» sorride debolmente, guardandomi di nuovo negli occhi, «Nessuno aveva mai pianto mentre gli raccontavo questa storia.»

Sento le guance riscaldarsi.

«Forse è cattivo da dire, però... Le tue lacrime mi hanno fatto sentire meglio» mormora, e a quel punto mi accorgo che la mia mano non aspira più nessun dolore o emozione negativa.
«Non è cattivo da dire» ribatto.

Dopo poco il suo respiro diventa regolare, e anche se si è addormentato, resto un poco a guardarlo e ad accarezzargli i capelli.

«E comunque piangerei tutte le lacrime del mondo per te, novellino.»

Gioco con la cannuccia della mia Coca-Cola, ignorando completamente quello che Allison sta dicendo. Alzo lo sguardo verso Jessica, che sta annuendo, molto attenta.

«Aideen, tu che ne pensi?» mi chiede la mia amica.

Io assottiglio gli occhi. Non ho idea di che cosa stavano parlando, quindi mi limito ad annuire.

«Va bene...» mormoro.
«Okay, allora la prossima tappa sarà il museo di archeologia!» esclama Jessica.

Ah. Quindi è a questo che ho acconsentito. Poteva capitare di peggio, questo è sicuro...

Distolgo lo sguardo da loro e osservo il novellino, che sta leggermente ridacchiando. Quello stronzetto... Sapeva benissimo che non avevo idea di cosa mi aveva chiesto Jessica. Mi mordo la lingua, anche se sono divertita anche io.

È passato un giorno da quella sera quando Peter mi ha raccontato un pezzo del suo triste passato. La sera in cui siamo rimasti abbracciati per forse mezz'ora. 
E più tardi, nella notte, quando l'ho aiutato ad addormentarsi... Dopo un po' l'ho riportato nel suo letto, senza fare rumore. Stranamente quella notte sono riuscita a dormire tranquilla.

Sposto lo sguardo al tavolo davanti a noi, e Emrys mi fa un segno con la manina. Chissà dove sia Amaris, non la vedo da nessuna parte.
Comunque i due angioletti non ci danno tanto fastidio, ci seguono solo dappertutto, ecco.

«Aideen.»

Alzo lo sguardo verso Peter, che mi sta guardando un po' male. Le due ragazze devono essere andate in bagno, perché siamo rimasti soli.
Che ho fatto adesso?

«Mi vorresti gentilmente spiegare perché Jessica mi sta mandando frecciatine di cui potrei fare volentieri a meno? Che cosa le hai detto?» Peter mi guarda alzando le sopracciglia.
«Io?» faccio la finta tonta, «Niente.»

So benissimo di che cosa parla, ma mi diverte troppo dargli fastidio.

«Aideen...» assottiglia gli occhi marroni.
«È possibile che abbia frainteso qualcosa» alzo le spalle, distogliendo lo sguardo dal suo.
«Tipo...?»
«Che siamo insieme in segreto, credo.»

Il novellino comincia a tossire, quasi strozzandosi con la sua stessa saliva.

«Cosa?!» esclama.

Io faccio fatica a non scoppiare a ridere. Come avevo previsto, è troppo divertente vederlo così rosso in viso... Speriamo solo che non si strozzi per davvero.

«È per questo che mi guardava in quel modo...» mormora, «Dobbiamo dirle-»
«Vuoi davvero spezzare i suoi sogni?» lo interrompo, guardandolo seria.
«Io non...»

Sospira, e io annuisco leggermente divertita. Poverino, sarà imbarazzato per tutto il resto della vacanza... 

«È solo che... se continua così finirò per crederci anche io» mormora.

Quando sto per girarmi verso di lui, le due ragazze tornano, e non ho nemmeno il tempo di ribattere.
Jessica mi prende per mano, e mi sorride. Indossa una maglietta bianca con una scritta, e una gonna. I suoi capelli castani sono legati, e sugli occhi ha gli occhiali da sole.

«Andiamo Aidy!» esclama, facendomi alzare.

Non ho nemmeno il tempo di parlare che mi ritrovo nel museo di archeologia. Jessica si guarda intorno incuriosita, mentre Allison le spiega qualcosa. Io invece guardo Peter. È molto bello, i capelli scompigliati a causa del bagno che abbiamo fatto prima. Ha una maglietta bianca e dei pantaloncini, e adesso sta ascoltando anche lui la ragazza dagli occhi verdi.

"È solo che... se continua così finirò per crederci anche io"

La frase del novellino mi gira in testa. Forse lui vorrebbe davvero che fossimo insieme... forse a lui non basta il nostro rapporto di adesso... Sarebbe leggermente fastidioso: io non gli potrei mai dare una cosa del genere...

I miei pensieri assurdi vengono interrotti dalla suoneria del mio telefono.
Leggendo il nome di Royal sul display penso subito al peggio.
Lui non mi chiama mai.

«Royal, va tutto bene?» chiedo, allontanandomi dagli umani accanto a me, «Ti manca del sangue? Vuoi che torni-»
«Sto bene, Stella» mi frena, ridacchiando un poco, «Volevo solo avvertirti di una cosa che ho notato sulla porta di casa tua.»

Mi rilasso un po', ma sono comunque curiosa.

«Che cos'è?»
«Una stella rossa.»

Spalanco gli occhi.

«Katherine! Vuol dire che vuole parlarmi» esclamo, questa volta sollevata.

Il suo silenzio era troppo inquietante. Che palle però, sempre quando sono via deve farsi sentire? L'ultima volta al chalet era successa la stessa cosa!
Ecco, adesso non riuscirò a pensare ad altro. Chissà che cosa vorrà dirmi...

«Lo sospettavo...» dice Royal, «Posso parlarle io visto che non ci sei.»
«No!» lo interrompo, «Le parlo io quando torno.»

A Royal non ho ancora parlato di Kai, ma devo farlo. Non per telefono, però.
Comunque è gentile da parte sua offrirsi di parlare con Kate.

«E noi? Quand'è che parleremo?» chiede.

Schiudo le labbra e sospiro.

«Quando torno. Comunque non sono più arrabbiata con te, lo sai» aggiungo.
«Lo so, ma devo comunque parlarti. E anche tu devi dirmi delle cose no?»
«G-già» deglutisco, «Prometto che non appena ho un momento vengo da te.»

Ho paura della sua reazione. Anzi, non ho paura, è solo...

«Sei molto occupata ultimamente» constata.
«Lo so... Scusa.»

Mi sento leggermente in colpa. Quando tornerò da questa vacanza voglio stare un po' con lui. L'ho trascurato ultimamente, soprattutto da quando è tornato. Certo che... le cose sono strane tra noi. Qualche paio di mesi fa era tutto più semplice.

«Non scusarti, Aideen» dice dolcemente, «Divertiti, ci vediamo quando torni, okay?»

Sto per rispondere, ma mi accorgo che ha già riattaccato.

«Davvero non vi dà fastidio?» chiede Jessica, spostando lo sguardo da me a Peter.

Annuisco, e il novellino fa lo stesso.

Dopo aver visitato il museo di archeologia, siamo tornati alla casetta, e Allison si è subito addormentata. Penso che il mare l'abbia stancata. Debole.

Appena siamo arrivati a casa Jessica è voluta uscire per andare a fare la spesa, ma l'ho fermata e mi sono offerta di andare al suo posto. Anche Peter si è offerto, anche se pensavo volesse riposarsi un po' anche lui, visto la sua difficoltà a dormire di stanotte.

«Tranquilla Jess, ci pensiamo noi» dice Peter.

Alla fine Jessica ci lascia fare, e se ne va in camera. Io e Peter usciamo, e camminiamo verso il supermercato. Ad un certo punto il novellino mi prende per mano, e si volta verso un'altra strada.

«Che fai, non è questa la strada-»
«Lasciami fare» mi interrompe.

Non ribatto e mi lascio trascinare. Osservo le nostre mani, e sento di nuovo le guance riscaldarsi. Che palle... È solo che di solito sono sempre io a fare la prima mossa, ero solo impreparata.

«Guarda, Aideen.»

La voce del novellino mi fa alzare lo sguardo, e spalanco gli occhi, leggermente sorpresa.
Senza accorgermene, siamo arrivati in un piccolo campo di girasoli.

«Che bello...» mormoro, sorridendo un poco.
«Vero? L'ho visto l'altro giorno, e ho pensato che sarebbe bello andarci.»

Annuisco, poi tocco con la mano uno dei fiori. Guardando bene vedo che c'è un piccolo sentiero che permette di attraversare il campo. Peter sembra accorgersene anche lui, perché prende di nuovo la mia mano, e si incammina.

Io lo seguo, e continuo a guardarmi intorno. Non avevo visto un posto così bello da un po' di tempo.

«Non credo che Jessica si arrabbierà se torniamo un po' tardi» mi dice il novellino.

Soprattutto ora che si è messa in testa quel fatto su di noi, vorrà dire...

Continuiamo a camminare, finché non arriviamo in uno spazio senza fiori, piuttosto grande. Peter si siede in terra, e io vicino a lui. Tutto intorno a noi ci sono girasoli. Mi sembra di essere stata tagliata fuori dal mondo. Come se esistessero solo io, Peter i e i fiori. Di sicuro qui Kai non mi troverebbe mai.

«Ho delle domande da recuperare, sai?» mi ricorda Peter.
«È vero...» ridacchio.

Non me n'ero dimenticata, semplicemente non ci avevo pensato.

«Posso porti delle domande personali oppure non vale?»
«Puoi chiedermi quello che vuoi» dico, pensando alla notte di due giorni fa.

Lui mi ha parlato di sé, non posso e non voglio dirgli di no.

Con una mano lo faccio stendere e mi metto sopra di lui. Lo sento irrigidirsi, poi piano piano rilassarsi. Lui si tiene con i gomiti, mentre io metto le mani in terra, accanto alle sue gambe. Il suo viso un poco più abbronzato del solito è baciato dal sole, che fra poco tramonterà.

«Quel ragazzo... qualche giorno fa, quando sono venuto in quel bar. Chi è esattamente?» chiede, esitante.
«Royal?» chiedo, «È il primo vampiro che è stato creato.»
«Oh...»

Peter annuisce, poi torna a perdersi nel suo mondo, con di sicuro un'altra domanda in mente.

«Dai, chiedimi quello che vuoi. Ti vedo pensieroso» gli dico.
«Non vorrei essere indiscreto» sorride leggermente.

Gli lancio un'occhiataccia, e lui sospira.

«Va bene...» mormora timidamente, «Chi è lui per te?»

Piego la testa da un lato. Chi è Royal per me...

«È mio amico» rispondo dopo averci pensato un po', «Certe volte andiamo a letto insieme.»
«C-capisco» annuisce, un po' imbarazzato.

Lo guardo per un po' poi mi viene di nuovo la voglia di farlo arrossire.

«Che hai, sei geloso?» chiedo, sorridendo.
«No... non esattamente» stringe le labbra, poi sospira, «Non potrei mai lamentarmi... Tu rispondi sempre alle mie domande, sei gentile con me...»

Con le mani gli tocco un po' i capelli marroni, poi l'orlo della maglietta.

«E Allison invece? Chi è per te?»
«Ancora...» sbuffa, leggermente divertito, «È mia amica.»

Io non rispondo, così si sente obbligato a ripeterlo.

«E basta. Lo giuro» dice.
«Mhm.»
«Perché mi guardi in quel modo?» chiede, con un piccolo sorriso sulle labbra.
«Non capisco perché non ci sia qualcosa fra voi. Lei è chiaramente interessata, è gentile e molto carina.»
«Perché ci sei tu...» sospira, come se fosse ovvio.

Non ribatto. E di nuovo le mie guance che pizzicano e che si riscaldano. Che fastidio.
Peter alza una mano e mi tocca la guancia. Se n'è accorto, e sa che anche io, ma non commenta. Forse è un bene che a lui non piaccia darmi fastidio quanto piace a me.

«Posso farti un'altra domanda?» chiede.

Annuisco. A questo punto puoi fare quello che vuoi, Pete...

«Io invece che cosa sono per te?»
«Non lo so...» sbuffo, leggermente innervosita, perché non so rispondere, «Te l'ho già spiegato che cosa sento quando sono con te, però-»
«Spiegamelo di nuovo.»

Stringo le labbra. Ma se non riesco nemmeno a spiegarlo a me stessa come potrei spiegarlo a lui?

«È come... Nei libri dicono sempre questa espressione: "farfalle nello stomaco"» cerco le parole, «Prima non riuscivo a capire, ma adesso... È questo che sento quando sono con te, quando ti guardo, o ti tocco un po' troppo... E il tempo che passo con te... è leggero. Come se andasse tutto bene.»

Lui sussulta un po', e quasi non l'avrei notato se non fossi sopra di lui.

«E tu invece? Che cosa senti quando ci sono io?» cerco di cambiare discorso, perché non voglio si soffermi sulla mia ultima frase.
«È semplice...» arrossisce.

Resto in attesa, e senza volerlo avvicino un poco il viso al suo. Mentre mi guarda con i suoi occhi marroni, ancora più belli perché illuminati dal sole, un leggero sorriso appare sul suo viso.

«Credo proprio di essermi innamorato di te, Aideen.»

Spalanco gli occhi.

«Innamorato?» mormoro, per poi ridacchiare, spostandogli una ciocca di capelli dal viso, «Sei proprio un novellino.»

E mentre mi chino a baciarlo, penso che visto il sorriso sulle mie labbra, la novellina sono proprio io.

Ragaa l'ha detto! Quanto tempo ci ha messo fiuu!
Eccomi con questo nuovo capitolo. È un po' strano perché è diviso in tante parti, ma mi sembrava carino lo stesso. Spero vi piaccia!
Eheheh come avrete capito dalla chiamata di Royal, fra poco torna Katherine! Ammettetelo, vi è mancata.
Adesso voglio sapere che ne pensano quelli della TeamRoyal! Dai che Peter è un cucciolo!
Aggiornerò fra poco, anche perché in questi giorni sto scrivendo un sacco!
Baci 😈
-Gaia 💜

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