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Capitolo 29: Usare la violenza per ottenere informazioni.

Continuo a guardare i messaggi che io e il novellino ci siamo scambiati ieri, soffermandomi sugli ultimi tre.

"Mio fratello non ti mangia, te l'ho già detto!"

"Ho capito, va bene.
Alle 15:00 sono a casa tua, novellino."

"Mi chiamo Peter... A domani, Aideen."

Ridacchio mentre rileggo l'ultimo messaggio. Dice di odiare quando lo chiamo novellino, ma dal modo in cui arrossisce ogni volta, credo che sia solo una bugia.

Messaggiare con lui è... strano. Ma anche divertente. Quando gli avevo dato il mio numero alla fine non ci eravamo mai scritti, perché era venuto a casa mia senza preavviso. Poi ha cambiato telefono, ha perso tutti i suoi contatti e bla, bla, bla, insomma adesso ci scriviamo finalmente.

Alla fine abbiamo deciso di vederci a casa sua oggi, alle tre. Ci sarà anche il cucciolo di umano che mi aveva attaccato l'ultima volta. Che fastidio.

Ancora non ho idea di che cosa scriverò per quel compito. Non voglio lasciar fare tutto a Peter, ma non mi viene niente in mente... L'amore è stato inventato dagli umani, solo loro possono parlarne. Io non posso avere voce in capitolo.

Lascio il telefono sul letto, poi mi avvicino alla finestra. Guardo fuori dalla camera di Royal, e mi accorgo della presenza di Jessica, davanti all'ingresso del bar. Sta fissando la porta in un modo strano, come se esitasse sull'entrare oppure no.
Oggi è arrivato il giorno del loro dannato appuntamento. Non so per esattezza che cosa faranno, ma voglio solo che i due la smettano di lamentarsi. Per questo apro la finestra, e mi affaccio.

«Jessica, entra e basta, ti va?» alzo un po' la voce così che lei possa sentirmi.

La mia amica alza il viso verso di me e spalanca gli occhi, poi sorride un poco e annuisce. Si sistema una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio ed entra.

Chiudo la finestra e decido che forse dovrei avvertire Arrow. Esco dalla camera di Royal e scendo di sotto.

Non sono sicura del motivo per il quale continuo a tornare al Lux. Forse ogni volta spero di trovarci Royal... Ma lui non c'è mai, e devo farmene una ragione.
Sono passati dieci giorni, e non si è ancora fatto vedere. Non riesco a capire perché si comporta così, ma non ci penso troppo. Mi basta che il sangue che gli lascio sparisca dopo un po'. L'importante è che rimanga in vita, poi per il resto, posso tranquillamente vivere senza di lui. Ha deciso di andarsene e di tornare solo per il sangue, e non posso né voglio farci nulla. Non posso obbligarlo a restare, ma nel frattempo dormire nella sua camera manda via i miei incubi.

Busso alla porta della camera di Arrow, che è chiusa a chiave.

«Arrow, esci da qui. Jessica è arrivata» dico, e quasi subito la porta si apre di scatto, e il vampiro appare davanti a me.

Assottiglia gli occhi guarda da tutti e due i lati del corridoio, poi il suo viso si rilassa e torna a guardarmi. Lo fisso, spostando gli occhi su tutto il suo corpo. Anche se si è vestito in modo piuttosto semplice, Jessica non verrà affatto delusa.
La maglietta bianca che indossa lascia intravedere le sue braccia tatuate, il suo jeans nero invece, è strappato sulle ginocchia. Esatto, io e Arrow abbiamo questa passione in comune: i tatuaggi. Certe volte siamo anche andati a farceli insieme.
Le sue dita sono come al solito piene di anelli, e i suoi capelli verdi scompigliati. I suoi occhi del medesimo colore sono accesi come non mai, e ridacchia quando si accorge che lo sto fissando.
  
«Sono magnifico, non è vero?» alza un sopracciglio, toccandosi teatralmente i capelli.

Lo guardo male e non dico niente, per poi avviarmi di sotto.

«Eddai, cosa ti costa dire di sì?» sbuffa Arrow, seguendomi.

Non gli darò questa soddisfazione.

Mi siedo sul divano e mi metto a fissare il mio telefono. Arrow continua a parlarmi, ma non gli presto tanta attenzione. Ad un certo punto smette, e il silenzio che provoca mi fa alzare gli occhi.

Jessica è appena entrata nella stanza.
Stringe l'orlo del suo top azzurro con le mani, i capelli castani che le ricadono dolcemente sulle spalle.

«Ciao» dice, rossa in viso come non mai.

Io le rispondo con un cenno, mentre Arrow si avvicina a lei. Con la coda dell'occhio lo vedo prenderle la mano per poi lasciarci un bacio.

«Dolcezza» la chiama piano, e io faccio fatica a trattenere una smorfia.

Sento il battito cardiaco di Jessica aumentare e torno a guardare i due, che si sono incantati, gli occhi dell'uno in quelli dell'altra. Arrow sorride in un modo strano, che non avevo mai visto. La sta stuzzicando, ma non solo per divertirsi... non so, sembra davvero felice mentre la vede arrossire. Forse sono proprio loro Romeo e Giulietta...

Quando mi rendo conto che mi sono incantata anche io a guardarli, scuoto la testa.

«Potete andarvene, adesso» borbotto.

Arrow scuote la testa e mette un braccio intorno ai fianchi di Jessica.

«Non fare caso a quel diavoletto, è sempre così» ridacchia.
«Come mi hai chiamato?» ringhio.

Il vampiro spalanca gli occhi, anche se sta ancora sorridendo. Jessica invece ride piano, ancora rossa in viso.

«Noi andiamo, ciao!» esclama velocemente, trascinando Jessica fuori dal Lux.
«Ciao Aideen!» sento Jessica che cerca di salutarmi.

Sbuffo e mi stendo sul divano, per poi osservare il soffitto.
Arrow sembra felice, e più vivace del solito... Forse è un bene che quei due escano insieme.

Il vampiro mi ha detto che Royal gli ha lasciato qualche messaggio per dirgli di lasciarlo in pace, e lui lo sta accontentando. Voglio proprio vedere la sua faccia quando avrà le palle di farsi vedere di nuovo. Insomma, potrebbe anche solo scusarsi prima di andarsene! Anche io dovrei scusarmi, forse... Ma se non torna qui, non vedo come potrei fare.

Torno a guardare il mio telefono.
Sono solo le undici, quindi manca ancora un po' di tempo prima che io debba andare a casa del novellino.

Chissà che cosa succederà... Già, devo riflettere su un'idea per il testo da scrivere.

Sento il mio telefono squillare, e mi acciglio.

«Pronto?»
«Dark, ciao» la voce di Lentiggini mi fa sussultare.

Era da un po' che non mi aveva chiamata in quel modo... Forse mi era mancato un po' questo nomignolo.

«Cosa vuoi?» chiedo, alzandomi.
«Sono a casa tua. Puoi raggiungermi, per piacere?» chiede

Spalanco gli occhi.
A casa mia? Che cosa?

«C-certo, ma che cosa ci fai a casa mia?»
«Vieni e basta, Aideen.»

Detto questo riattacca, guardo malissimo il mio telefono.
Come osa riattaccare in questo modo?

Esco dal Lux velocemente, ritrovandomi poco dopo davanti a casa mia.
Mi domando che cosa voglia Theo... Sembrava piuttosto serio al telefono.
Non è mai una cosa bella quando è serio in quel modo...

Non appena apro la porta vedo Lentiggini poco lontano da me, mentre cammina avanti e indietro con una mano sul mento.

«Vuoi spiegarmi?» alzo un sopracciglio.

Theo annuisce, e indica la sedia davanti a sé.
Si mordicchia continuamente il labbro.

«Siediti.»
«E perché dovrei-»
«Ascolta e non mi interrompere» mi zittisce.

Sbuffo ma faccio come mi dice.
Lentiggini si aggiusta i capelli biondi con una mano, mentre infila l'altra nella tasca dei suoi pantaloni scuri. I suoi occhi verdi mi guardano mentre si appoggia al muro dietro di lui.
 
«È possibile che io abbia trovato qualcosa» dice.

Mentre aspetto che continui, sento come un lamento provenire da una stanza di cui non sono sicura. Forse La Stanza Delle Invocazioni...
Aggrotto le sopracciglia.

«Che cos'era quel rumore?» faccio per alzarmi, ma Theo è più veloce e mi blocca, facendomi sedere di nuovo.
«Ho detto che non mi devi interrompere!» bisbiglia, stringendo le labbra.

Lo guardo male, ma decido di accontentarlo. Sembra parecchio stressato, meglio non farlo arrabbiare.

«Bene. Dicevo che ho trovato qualcosa che potrebbe aiutarci con la faccenda Kai.»

A quel punto, Lentiggini ha la mia totale attenzione.

Mi torna in mente la conversazione con Katherine. Non voglio andare via, non voglio tornare all'Inferno.

Avevo pensato di chiedere aiuto a Theo, ma non l'avevo ancora fatto. E sapere che ci ha pensato prima lui mi fa sentire in un modo strano... Forse dovrei dirgli grazie.
Lo guardo con curiosità, sperando di non rimanere delusa da quello che ha da dirmi.

«Sono tornato nelle rispettive città dove sono stati uccisi quei tre uomini di cui ti avevo mostrato le foto, e ho fatto qualche ricerca» dice, assottigliando gli occhi, «Diciamo che ho trovato l'assassino.»

Strabuzzo gli occhi. Allora quei lamenti...
Per tutti i gironi dell'Inferno.

«Non mi dire che-»
«Già, l'ho portato qui. È legato e imbavagliato nella Sala Delle Invocazioni» alza le spalle.
«Hai rapito un umano?!» i miei occhi sono ancora spalancati.

Lentiggini non farebbe mai una cosa del genere! Si è fumato qualcosa?
È l'incarnazione della perfezione, non commetterebbe mai un peccato così grave!

«Ho rapito un assassino, e comunque, sì... l'ho fatto perché voglio aiutarti.»

Schiudo le labbra ma non riesco a formulare una frase sensata. Un angelo, anzi, Theo, ha rapito un umano... per aiutarmi. Chissà che punizione dovrà subire se qualcuno lo scoprisse...

«I-io...»cerco di parlare, perché è da un po' che non ho detto niente.
«Non devi dire niente, solo... Fai quello che devi fare, va bene?» sorride debolmente, poggiandomi una mano sulla spalla.

Mentre guardo i suoi occhi verdi, annuisco e sorrido leggermente.

Detto questo ci avviciniamo tutti e due alla Sala Delle Invocazioni. Arrivati davanti, i lamenti si sentono un po' di più. Guardo un po' la porta chiusa, poi torno a guardare Theo.

«Non lo uccidere, è tutto quello che ti chiedo» dice, prima di allontanarsi.
«Grazie» mormoro, e anche se non posso più vederlo, so che ha sentito.

Faccio un piccolo respiro prima di aprire la porta. Quando uscirò da questa stanza, dovrò avere almeno un'informazione utile. Ci passerò tutto il giorno se devo. 

Quest'uomo è una mia opportunità di sapere di più su come Kai agisce, e magari su che cosa prevede di fare in futuro. Non me lo lascerò scappare.

Accendo la luce, e la prima cosa che vedo è un uomo, forse sui venticinque anni, legato e imbavagliato come mi aveva descritto Theo. È seduto su una sedia al centro della stanza, lo sguardo rivolto verso il pavimento.
Non appena si accorge della mia presenza, alza gli occhi. I capelli grigi gli ricadono sul viso, ma posso vedere la sua espressione terrorizzata.

Mi avvicino e gli tolgo il bavaglio così che possa parlare.

«Ti prego, aiutami, abbi pietà» balbetta, scuotendo la testa.

È disperato... Ma se non gli ho ancora fatto nulla? Lentiggini non potrebbe mai ridurlo in questo stato...
Sta recitando, è l'unica opzione.

«Avrò pietà di te come tu hai avuto pietà dei tre uomini che hai ucciso» dico brevemente, allontanandomi da lui.

La mia teoria si rivela giusta quando un leggerissimo sorriso appare sulle sue labbra. Quel sorriso non durerà a lungo, stronzetto.

«L'unica cosa che ti chiedo è di rispondere ad una serie di domande. Se non resisti, sarà veloce» dico.

Mi abbasso al suo livello, così che i suoi occhi chiari siano fissati su di me. Gli prendo il mento con due dita, facendogli alzare la testa.

«Perché hai ucciso quei tre uomini?» chiedo, guardandolo negli occhi.

Lui sorride, ma non dice niente.
Aspetto qualche secondo prima di alzarmi. Con la mente apro uno dei cassetti e subito dopo un coltellino si ritrova tra le mie dita.

Bene, dovrò usare la violenza per ottenere informazioni. Be' non è di certo la prima volta.

Torno a guardare l'assassino legato davanti a me, e le mie labbra si stendono in un sorriso. 

«Soffrirai tanto per non avermi risposto, tesoro» dico, per poi piantargli con forza il coltello nella pancia.

Ahia, che male!
Sono tornata! Scusate se ci ho messo un po' ad aggiornare, ma non mi veniva in mente niente e questo capitolo non voleva uscire!
Bene, che cosa ne pensate di Arrow e Jessica? Sono carini, vero?🥺
E Lentiggini? È o non è il nostro salvatore? Secondo voi Aideen riuscirà a trarre qualche informazione da quel tizio?
Ma la cosa più importante... Che cosa diavolo sta succedendo nella bella testolina di Royal?
Spero di aggiornare presto, anche se ne dubito...
Baci 😈
-Gaia💜

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