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Capitolo 24: E nevica ancora da togliere il fiato.

Stringo un po' di più la tazza di cioccolata calda che ho tra le dita, mentre osservo il fuoco acceso davanti a me.

Ieri sera Matthew e Jessica sono quasi svenuti quando gli ho mostrato l'abitazione in cui avremmo dovuto passare la settimana, e vedere le loro facce mi ha fatto quasi ridere.

Prima di andare a dormire Matthew ci ha fatto promettere che "Quello che succede allo chalet rimane allo chalet". Ridacchio a quel pensiero: lo ha detto con un'espressione così seria... Ho quasi paura di quello che succederà a causa di quella sua frase.

Adesso stanno dormendo. Io invece non riuscivo a prendere sonno, per questo mi sono rannicchiata qui, sul divano.

Oggi è il giorno. Il compleanno del novellino.
Non so che cosa vogliano fare oggi, però scommetto che ad un momento o un altro Jessica vorrà andare fuori a giocare con la neve.

«Aideen.»

Una vocina mi fa girare la testa: è Jessica, con ancora il pigiama addosso.
Sorrido leggermente, perché ha i capelli castani molto scompigliati, ed è carina da appena sveglia.

«Buongiorno» dico, facendole un cenno con la mano, «Che ci fai già sveglia?»

Sono circa le otto del mattino: non pensavo fosse così mattutina.

Lei si stropiccia un occhio con la mano, poi si avvicina e si siede vicino a me.

«Credo che l'orario del liceo mi sia restato impresso...» sbuffa, «Tu, invece?»
«Idem» dico, anche se non è esattamente la verità.

Jessica annuisce e mette i palmi delle mani davanti al fuoco.
Ridacchio quando guardo il suo pigiama: sul pezzo di sopra beige è disegnato un gattino che mangia un cioccolatino. Che carino.

«Cosa vuoi fare adesso che sei sveglia?» chiedo, per poi bere un sorso della mia cioccolata.
«Non lo so... Magari andare a svegliare Matthew.» ridacchia, per poi aggrottare le sopracciglia, «No, mi odierebbe.»
«Possiamo preparare la colazione se vuoi» propongo.
«Oh, sarebbe molto bello!» esclama, sorridendo.

Annuisco e mi alzo, seguita da lei.
Jessica dice che a Peter piacciono i pancakes, così cominciamo a prepararne un po' insieme. Sorrido di nascosto quando vedo Jessica in difficoltà perché la farina è su uno scaffale troppo alto per lei, con ancora il viso assonnato. È una creatura così carina e divertente.

Dopo una mezz'oretta ci fermiamo. Abbiamo finito: adesso bisogna solo aspettare che gli altri si svegliano. Jessica si siede sul bordo del tavolo in cucina e comincia a raccontarmi del sogno che ha fatto stanotte. Scuoto la testa mentre lei mi assicura che sarebbe riuscita a baciare Dylan O'brien se solo non si fosse svegliata.

Ad un certo punto sentiamo un rumore provenire dalle scale della stanza accanto, così Jessica con un salto scende dal tavolo e si avvia per capire di chi si tratta.

«Pete! Ti sei svegliato!» la sento esclamare, «Auguri di buon compleanno!»

Oh, il novellino si è svegliato.
Esco dalla cucina, passandomi una mano nei miei capelli neri sciolti.

«Grazie, Jess» mormora Peter.

Mi appoggio allo stipite della porta della cucina, e incrocio le braccia.
Jessica sorride al novellino, mentre lui sposta lo sguardo verso di me.
Ha il viso anche lui assonnato e i capelli marroni scompigliati, come al solito. Indossa una semplice maglietta grigia e dei pantaloni della tuta.

«Buon compleanno» dico, e mi sforzo a fargli un sorriso.

Lui schiude le labbra rosa, e sorride leggermente. Fa per dire qualcosa, ma Jessica lo interrompe.

«Ti abbiamo preparato dei pancakes.»
«Dei pancakes! Oh, ma io vi amo!» esclama il biondino, apparso dal nulla.

Aggrotto le sopracciglia. È appena sceso dalle scale. Ero talmente occupata dal guardare Peter che non me n'ero accorta.
Bene, si sono svegliati tutti, magari adesso possiamo mangiare, perché io sono affamata.

Facciamo colazione tutti insieme. Matthew e Jessica parlano decisamente troppo per essere svegli da poco, mentre Peter non dice quasi nulla. Almeno uno normale.
Fisso il novellino, e quando se ne accorge, diventa un po' più rosso.

Dopo un po' rimango sola a tavola, mentre gli altri si stanno facendo la doccia.
Ad un tratto Jessica spunta dalle scale, vestita come per andare incontro ad una tempesta di neve. Quasi non si vede più il suo viso.

«Il primo nella neve ha vinto!» esclama, mentre spalanca la porta di casa e comincia a correre.
«Aspetta, non vale!» il biondino la segue, saltellando, e io non posso fare a meno di ridacchiare.

Li guardo mentre giocano con la neve: si lanciano delle palline addosso, ridono e saltellano come dei coniglietti.

«Non vai con loro?» la voce del novellino mi fa sussultare.

Mi guarda sorridendo, forse anche lui divertito dai due fuori.
Si è vestito per uscire, mentre io sono ancora con le cose per stare in casa.

«Sì... Certo, vado solo a vestirmi.»

«I regali! I regali!» Jessica e Matthew battono tutti e due le mani, entusiasti, mentre Peter assottiglia gli occhi, divertito.

È arrivata la sera.
Sono restata tutta la mattina fuori ad osservare degli umani che giocavano con la neve. Hanno anche fatto una gara a chi faceva il più bel pupazzo di neve. Io facevo da giudice, e ha vinto Jessica.
Nel pomeriggio abbiamo fatto una maratona dei tre film "Ritorno al futuro", perché sono i film preferiti del novellino. Mentre i due umani più iperattivi che conosca si sono abbuffati di cibo di cui non conosco nemmeno il nome, io e Peter ci siamo limitati a mangiare i popcorn.

«Va bene» dice il novellino, che sorride un poco.

È seduto a tavola, con davanti a sé il resto del millefoglie al cioccolato che Jessica gli ha comprato l'altro giorno.

«Tieni!» esclamano Jessica e Matthew contemporaneamente.

I due si guardano malissimo, e cominciano a bisticciare sul quale dei due dovrebbe dare il regalo per prima al novellino.

«Prima le signore, vi va?» Peter cerca di non farli arrabbiare.

Distolgo lo sguardo da loro, e guardo fuori. Ultimamente non riesco più a guardare Peter troppo a lungo senza provare quella cosa strana, nel petto, o nello stomaco. Comincio a preoccuparmi... Forse dovrei chiedergli se è una cosa normale. Forse...

Il vibrare del mio telefono mi fa aggrottare le sopracciglia, e ancora di più il nome sul display.
Royal.

Perché mi sta chiamando? Faccio per rispondere, ma mi torna in mente il suo sguardo prima di lasciarmi sola, e decido di ignorarlo. Mi ero detta che non avrei pensato a lui durante questa settimana... forse è meglio così.

Alzo lo sguardo su Jessica e Matthew, che stanno mostrando i loro regali a Peter. Lui sorride. Sorride.
Dopo poco la mia amica e il biondino borbottano una scusa per tornare di sopra, e mi lasciano sola con il novellino. Lui sta già leggendo il libro che gli ha regalato Jessica.

Dopo essermi alzata gli porgo il pacchetto che mi stavo rigirando tra le mani da prima.

«Tieni.»

Lucifero, perché deve essere così imbarazzante? Io non mi imbarazzo mai, eppure adesso vorrei solo andare via da qui.
Sbircio verso Peter, che ha aperto il pacchetto e ci ha trovato il libro Twilight. Alza lo sguardo verso di me e sorride divertito.

«Avevo questa copia in più, e visto che ti piace così tanto, ho pensato di potermene sbarazzare. Poi ho segnato i passaggi più stupidi e ci ho scritto anche cosa ne pensavo, così forse cambierai idea e capirai che non c'è un minimo di coerenza in questo libro» dico, passandomi una mano nei capelli.

Lui ridacchia e scuote la testa. Sfiora il libro con le dita, aprendolo nei punti che ho segnato con dei post-it.

«Oh, e ti ho preso anche questi, nel caso ti saresti arrabbiato» gli do un pacchetto di cioccolatini che avevo comprato qualche giorno fa.

Insomma, non vorrei farlo arrabbiare il giorno del suo compleanno.
Peter apre il pacchettino di cioccolatini e se ne ficca uno in bocca, con le guance ancora rosse.

«Grazie, Aideen» mi sorride, «Comunque non cambierò idea facilmente su Twilight, ma puoi provarci quanto vuoi.»

Salgo le scale e mi dirigo verso la camera di Peter.

Da quando siamo arrivati qui, ho pronunciato incantesimi di protezione intorno a tutta la casa, per precauzione. Mi mancavano solo le camere, e ho già fatto quelle di Jessica e di Matthew quando erano occupati a giocare a carte con Peter. Manca solo quella del novellino, per questo ci sto andando. Spero solo di non svegliarlo: è notte fonda.

Dopo aver aperto i regali, tutti hanno voluto andare a dormire perché si era fatto un po' tardi.
Ovviamente tutti tranne me.

Apro piano la porta della camera di Peter, poi la richiudo dietro di me.
Guardo un poco il novellino, che è steso sul letto. Non è la prima volta che lo vedo dormire, però è comunque affascinante. I suoi tristi occhi marroni sono chiusi e il suo petto è nudo, mentre il resto del corpo sotto le coperte. Non so perché, ma potrei stare tutta la notte a fissarlo, e ad ascoltare il suo battito cardiaco.

Distolgo lo sguardo da lui e mi siedo. Mentre sussurro l'incantesimo, mi chiedo che cosa dovrei dire a Peter nel caso si svegliasse. Sarebbe divertente.
Proprio quando pronuncio le ultime parole, sento la voce del novellino.

«Che c-cosa stai facendo?»

Alzo lo sguardo verso di lui e gli sorrido.
Ha gli occhi assottigliati, e non riesco a resistere. Adesso gli faccio venire un colpo.

«Uhm... È un incantesimo contro gli spiriti maligni, per precauzione, sai» dico, alzando le spalle.

Il novellino sgrana gli occhi, e il suo battito aumenta di colpo. Apre la bocca per dire qualcosa, poi la richiude, perché non riesce nemmeno a parlare.
E io scoppio a ridere.

«Dovresti vedere la tua faccia» mi copro la bocca con una mano, «Sto scherzando!»

Il novellino fa un respiro profondo.

«I-io non...» si passa una mano sulla fronte, «Mio Dio, Aideen, mi hai fatto prendere un infarto.»
«Scusa. È stato troppo divertente» ridacchio, anche se mi dà fastidio il fatto che abbia messo il Suo nome vicino al mio.

Il novellino si stende di nuovo sul letto, con un tonfo.

«Che ore sono?» bisbiglia.
«Non lo so, saranno le quattro?» alzo le spalle.
«Non riuscirò mai a riaddormentarmi» piagnucola, affondando il viso nel cuscino.
«Mi dispiace» ripeto, anche se non è esattamente la verità.

Io sono entrata in questa stanza solo per proteggerlo, eh.

«Non importa» mormora, alzandosi.
«Vieni, andiamo di sotto» propongo, e lui annuisce.

Senza fare rumore scendiamo le scale e Peter si avvicina al camino.
Mentre si riscalda le mani io guardo fuori dalla finestra. Rimango un po' incantata dal panorama che mi si offre.

«Novellino, guarda» mormoro, «Sta nevicando.»

Lui si avvicina a me e sorride guardando fuori dalla finestra.
Mi torna in mente la sua versione del paradiso: la neve con le persone che ama. Be', almeno qui c'è la neve.

«Andiamo fuori» dice d'un tratto.
«Cosa?»

Ma se si muore di freddo fuori? O almeno, per un umano.

«Dai... Me lo devi dopo la paura che mi hai fatto prendere prima» assottiglia gli occhi.
«Va bene» annuisco.

Dopo esserci vestiti un po' più pesanti, chiudo la porta dietro di noi e osservo Peter alzare le braccia per ricevere i fiocchi di neve sui palmi delle mani, coperte dai guanti.
Mi siedo in un angolo e continuo a guardarlo mentre sorride alla luna e alle stelle.

Dopo un po' si avvicina a me, con il respiro veloce e un sorriso sulle labbra rosa.
Si siede vicino a me e si toglie i guanti. Si passa una mano nei capelli.

«Grazie mille per oggi, cioè ieri, insomma...» dice, «È stato un bel compleanno.»
«Mi fa piacere. Comunque scusa per averti fatto quel regalo strano... Non mi era venuto nient'altro in mente» distolgo lo sguardo dal suo: avrei potuto trovare qualcosa di meglio.
«Non è stupido! Anzi, a me è piaciuto molto. Sa molto di te.»

Lo guardo un po' confusa dalle sue parole. Lui sorride un poco, e quando si accorge che lo sto fissando parla di nuovo.

«Insomma, anche nel mio regalo di compleanno devi ricordarmi che sei sempre tu ad avere ragione» spiega, e io alzo il mento.

Ovvio che ho sempre ragione. Ma non dico niente.

Restiamo un poco seduti nella neve, senza dire parlare. Forse Peter è un po' stanco.

«Sai... Mi sono sbagliato su di te» dice, girandosi di nuovo verso di me, «Di solito non giudico le persone senza conoscerle, invece con te ho fatto il contrario. Non sei affatto come quella persona che ti avevo detto mi ricordavi, sei molto diversa.»

Mentre guardo i suoi occhi marroni, capisco che non è stanco, e che comunque io potrei stare con lui nella neve per ore.

«Tu invece sei come ti avevo giudicato, solo che adesso non mi manchi più di rispetto» alzo le spalle.
«Ehi!» esclama, ridacchiando.

Ed ecco quella cosa nel petto, di nuovo. È come se qualcosa mi si stringesse dentro. Non fa male, ma è strano.

«Peter... È da poco che ho cominciato ad avere amici, per questo non sono molto esperta in questo campo» dico, senza riuscire a trattenermi, «Quindi volevo chiederti... Pensi sia normale questo formicolio che sento nello stomaco quando ti guardo troppo a lungo?»

Giro un poco la testa verso Peter, che ha spalancato gli occhi e la bocca.

«C-cosa?» balbetta.
«Quando ti guardo, certe volte mi sento strana. Forse sai perché mi sento in questo modo?» chiedo.

So che è strano chiederglielo così, però non ne posso più, voglio solo sapere che cosa mi sta succedendo.

Peter schiude le labbra, poi aggrotta le sopracciglia.

«C-credo di sì. Anche io mi sento così, a volte» ammette.
«Davvero? E c'è un rimedio? Una cura? Perché questa cosa sta diventando un po' insopportabile» borbotto, girando un po' il corpo verso di lui, per poterlo guardare meglio in viso.
«Forse» mormora, fissandomi.
«Davvero? E che cosa-»

Non riesco a continuare, che le sue labbra sono sulle mie.
Le sue labbra. Sulle mie.
Resto un attimo immobile, poi chiudo gli occhi. Il suo naso freddo tocca il mio, e mi sorprende quanto sia soffice la sua bocca. Fa un po' pressione sulla mia, ma non si spinge oltre.
Si stacca da me e i suoi occhi marroni, tutt'altro che tristi questa volta, mi guardano.

Nemmeno il tempo di riflettere che la mia mano si ritrova sulla sua nuca. Lo attiro a me, e questa volta la mia lingua incontra la sua. Le mie dita si ritrovano fra i suoi capelli bagnati dalla neve, che continua a cadere, fregandosene dei nostri baci.
Mi bacia timidamente, ed anche se è una cosa nuova per me, non mi dà affatto fastidio.
Dopo qualche secondo ci stacchiamo, e stranamente abbiamo tutti e due il respiro un po' affannato.

Il novellino è rosso come un pomodoro sulle guance. Ha le labbra leggermente gonfie, le ciglia bagnate.

«Ha funzionato?» bisbiglia, riferendosi alla cura che ho chiesto prima.
«Non lo so... Magari riproviamo?» ridacchio, e lui fa lo stesso.

Le sue labbra tornano sulle mie, mentre ridacchia e mi circonda piano i fianchi.
E nevica ancora da togliere il fiato.

... Eh già. È successo davvero. Ventiquattro capitoli, ma è successo!
Scusate se non ho aggiornato prima, ma questo capitolo mi ha dato fastidio ahahah! È decisamente troppo lungo e non sapevo se dovevo spezzarlo in due... Vabbè, comunque, spero vi sia piaciuto lo stesso.

#TeamRoyal non mi ammazzate e non perdete speranza 🥺💜
Baci 😈
-Gaia💜

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