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Capitolo 23: Hai solo imparato a conoscermi un po' meglio.

«Siamo quasi arrivati.»

Jessica annuisce, e guarda fuori dal finestrino mentre Matthew torna a parlarle dell'ultimo film che ha guardato.

Siamo in macchina da qualche ora, diretti verso il mio chalet in montagna. Stringo le mani attorno al volante, gli occhi fissi sulla strada.
Jessica e il suo amico biondo sono dietro, mentre il novellino è vicino a me.

Sono ancora un po' debole a causa di quello che è successo con Royal, ma riesco comunque a guidare.
Non so perché abbia fatto così. Davvero, ci sto pensando da quando se n'è andato, eppure non riesco a trovare un motivo che scusi il suo comportamento. È da un po' che è strano, ma non l'avevo mai visto così. Lo sguardo di fuoco che mi ha rivolto prima di andarsene...
Stringo i denti, e decido di non pensare a Royal, almeno, non durante questa settimana. Penserò di nuovo a lui quando torneremo a casa.

Peter mi guarda di nascosto, anche se me ne sono accorta già da un po'.
Alla fine non ho trovato niente di meglio da regalargli che quella cosa stupida a cui avevo pensato. Speriamo solo che non mi guardi male quando aprirà la busta in cui l'ho messo.
Non so che cosa devo aspettarmi da questa settimana, spero solo di non farlo innervosire troppo.

«Pete, che cosa vorresti fare per il tuo compleanno?» chiede Jessica, mentre si sporge un poco verso di noi.

Anche se sto guardando la strada, riesco a scorgere il novellino girare la testo verso di lei.

«N-non lo so, sinceramente. A me va benissimo stare con voi e basta... Non mi serve niente di speciale» mormora, un po' a disagio.
«Oh... Be' almeno mi aiuterai a fare dei biscotti e altre cose da mangiare?» chiede Jessica, un po' delusa.

Peter annuisce, e Jessica torna al suo posto. Riesco a vedere il suo sorriso dallo specchietto.
Indossiamo tutti dei vestiti un po' più pesanti, ma lei è davvero buffa con quel suo cappellino di lana, il cappotto e i guanti. In macchina fa abbastanza caldo, ma lei non ne vuole sapere di toglierseli.

«Perfetto! Ho già fame al solo pensiero!» esclama Matthew.

Non avevo mai prestato tanta attenzione a questo ragazzo, anche se è praticamente sempre intorno a Jessica e a Peter. Parla molto, forse troppo, ma non è fastidioso. Certe volte mi ricorda Arrow... solo un po' più umano, ecco.

Dopo qualche minuto arriviamo in una piccola città, e capisco che manca poco al mio chalet.
Jessica sorride vedendo la neve. Qualche ora fa si era messa ad urlare di felicità perché aveva visto un po' di ghiaccio sulla strada.

Quando passiamo vicino a un supermercato si sporge di nuovo verso di me.

«Aidy, ti va di lasciare me e Matthew qui? Così compriamo tutti gli ingredienti» dice Jessica.
«Aidy? Che cute!» sussurra il biondino.

Mi acciglio ma non dico nulla. Nessuno mi aveva mai chiamata con un soprannome prima. Tranne Royal, forse.

Decido di non dire niente sul modo in cui mi ha chiamato Jessica, perché so che si offenderebbe. Non mi dà molto fastidio, però è strano.

«In realtà pensavo di andarci io... Ho anche fatto la lista» dico, tirando fuori dalla tasca della mia felpa un pezzo di carta.
«Dai ci andiamo noi! Vero Matt?» esclama Jessica.

Il biondino borbotta qualcosa, ma annuisce.

«Va bene. Comprate quello che c'è scritto sulla lista, poi se vedete qualcosa che vi piace non esitate» dico, porgendo ai due il mio portafoglio.

Loro mi guardano in un modo strano quando lo prendono, ma poi annuiscono e sorridono.

«Quando avete finito chiamatemi e vi vengo a prendere. E se osate ridarmi questo portafoglio con ancora tutti i soldi dentro, mi potrei... arrabbiare» sorrido leggermente.

Jessica e il biondino annuiscono freneticamente, per poi salutare me e Peter.

«A dopo!» dicono contemporaneamente.

Sorridono come due bambini.

Metto di nuovo in moto.

«Sei cambiata molto da quando ti ho conosciuta, sai?» dice Peter, dopo un po' in silenzio.
«Ah sì?» chiedo.

Non lo guardo, però riesco a capire che ha annuito.

«L'ho realizzato prima, quando Jessica ti ha chiamata in quel modo...» sorride leggermente.

Io aggrotto le sopracciglia, e lo guardo per qualche secondo.

«Se te l'avesse detto qualche mese fa l'avresti sicuramente insultata e poi trucidata con lo sguardo» alza le spalle, «Invece prima hai soltanto aggrottato le sopracciglia e scosso la testa.»

So benissimo che ha ragione, ma non voglio ammetterlo.
Jessica mi ha cambiata. La sua amicizia ha cambiato il modo in cui vedevo gli umani.
Certo, penso sempre che siano inutili e fastidiosi come le zanzare, però ho anche imparato ad apprezzare alcuni di loro.

«Si sarebbe offesa se avessi fatto altrimenti» cerco di giustificarmi.
«Lo so, ma a te non sarebbe importato. Almeno, qualche mese fa.»

Sorrido leggermente mentre parcheggio la macchina.

«Forse non sono cambiata. Forse hai solo imparato a conoscermi un po' meglio» dico, mentre mi giro a guardarlo.

Peter non dice niente, ma sorride, ed è abbastanza.
Anche lui ha un cappellino di lana verde scuro in testa, e adesso che stiamo per uscire si infila i guanti.

«Vieni, ti faccio visitare.»

Esco dalla macchina e lui mi segue. Prendo le valigie di Jessica e Matthew, rifiutando l'aiuto di Peter. Quelle valigie sono come piume per me, quindi...

Affondo le scarpe nella neve, e davanti a me, il chalet che una volta era di mio padre.
È esattamente come me lo ricordavo: una dimora piuttosto grande e alta, tutta di legno, con delle finestre di vetro che fanno quasi tutta la lunghezza delle pareti, e che mostrano l'interno.

«Dove stai andando?» chiede Peter, mentre mi avvicino all'entrata.
«Dobbiamo pure dormire da qualche parte» ridacchio, girandomi verso di lui.
«Aspetta, mi stai dicendo che q-quello è il tuo-» resta un attimo senza parole, mentre osserva l'interno dell'abitazione attraverso le finestre, «Pensavo fosse un hotel di lusso o qualcosa del genere.»

Rido piano, e scuoto la testa.

«A mio padre piace vivere in posti come questi» dico, mentre tiro fuori le chiavi.
«Ma quindi cosa sei, milliardaria?» mormora.
«Uhm...»

Cosa dovrei dire? "Mio padre è Lucifero e quindi si può più o meno permettere tutto"?

«Oh, forse mi faccio troppo gli affari tuoi, scusa» dice Peter, per fortuna, perché non avrei saputo rispondergli.

Apro la porta e gli faccio un cenno.

«Dai, seguimi.»

Lui annuisce, ed entriamo.

«Mio Dio» dice Peter non appena accendo la luce.

Anche se lo guardo male, capisco perché è così sorpreso.

Restiamo tutti e due sulla soglia per ammirare la stanza in cui siamo.
La prima cosa che noto è il camino già acceso, e lo scoppiettio del fuoco. Davanti ad esso ci stanno due divani di pelle marroni, con alcuni cuscini e coperte poggiate su di essi e qualche tavolino, sempre dello stesso colore.

Mi tolgo le scarpe con ancora un po' di neve, e anche il cappotto. Peter fa lo stesso.

Cammino, con ancora indosso i calzini, verso le scale che portano al piano di sopra. Questa casa è una meraviglia: al piano terra c'è la stanza principale, con il camino di cui ho parlato prima, il tavolo da pranzo e una televisione. C'è anche una stanza per la cucina e due bagni.
Di sopra, invece, ci sono le camere da letto e una stanza che adoro particolarmente, e che forse mostrerò dopo al novellino. Per adesso voglio tenerla per me.

«Vieni, ti mostro le camere da letto» dico, quando mi accorgo che il novellino è rimasto fermo, con ancora la bocca aperta.

Lui annuisce e si affretta a raggiungermi.
Accendo la luce anche qui, e mi avvio verso le stanze che voglio mostrare a Peter.
Anche qui di sopra c'è un piccolo divano, ma non ci presto troppa attenzione.

Apro la porta di una stanza in particolare. Ricordo com'è all'interno: di sicuro a Peter piacerà.

«Ho pensato che a te sarebbe piaciuta questa. E sei anche il festeggiato, quindi...» mi appoggio allo stipite della porta mentre lui entra dentro la camera.

È una camera semplice, ma la particolarità è il piccolo posticino con cuscini e coperte proprio vicino alla grande finestra che mostra il bellissimo panorama. Lo immagino già leggere un libro seduto lì, con magari una tazza di cioccolata calda fra le mani.

«È bellissima» sorride, avvicinandosi alla finestra.

Guarda meravigliato la neve sugli alberi, mentre io guardo lui.

Poggio la sua valigia vicino al letto, ma non mi azzardo a tirarne fuori il contenuto.
Peter si siede nel posticino di cui ho parlato poco fa, e mi avvicino a lui.

«Sembri un po' stanco. Se vuoi ti mostro dov'è il bagno, così ti puoi fare la doccia» dico, sfiorando una sua guancia.
«Grazie» mormora.

Arrossisce.
Sorrido.

«Oppure c'è anche una piccola piscina che-»
«Mi va bene la doccia» mi interrompe, ridacchiando.
«Come vuoi» alzo le spalle.

Poco dopo gli indico il bagno, e lui sparisce in esso.

Torno al piano di sotto e mi siedo su uno dei divanetti marroni, davanti al camino.
Mentre fisso il fuoco davanti a me, ripenso al viso felice di Peter quando gli ho mostrato la sua stanza. Com'è facile rendere felice un umano. È facile quasi quanto renderne uno triste.

Questa casa emana un atmosfera di... casa. Non so esattamente come descriverlo, ma il legno, i cuscini, le coperte e la neve mi fanno stare bene, mi rilassano. Mi domando perché non ho mai portato Royal in questo posto.

Riesco a sentire il rumore dell'acqua che scorre. Se mi concentro riesco a sentire il respiro di Peter. Il rumore che fanno le gocce d'acqua che gli scivolano lungo il corpo...
Scuoto la testa e cerco di pensare ad altro.

Non posso fare pensieri sconci su un umano, dai. Eppure...

Sento che l'acqua smette di fare rumore, e capisco che occhi marroni ha finito la doccia.

Porgo i palmi delle mani verso il fuoco, e sento il suo calore. Di solito il calore non mi piace, ma in questo momento è piacevole.

Quando sento un rumore di passi, mi giro verso le scale.
Oh, per Lucifero.

Peter è appena uscito dal bagno, e si guarda intorno, probabilmente cercando me.
I suoi capelli marroni sono bagnati, e indossa solo un asciugamano arrotolato intorno alla vita. Il suo dolce petto da umano è esposto ai miei occhi, e cazzo se mi viene voglia di leccare quella dannata gocciolina che gli sta scivolando dal collo fino all'ombelico.

«Wow» un sorrisetto si fa spazio sulle mie labbra mentre lui diventa rosso in viso.
«Uhm, non trovavo il phon...» balbetta.
«È nel terzo cassetto del bagno» dico.

Resto lì a fissarlo, mentre il suo battito cardiaco aumenta.
Prima che riesca a dire qualcosa sento il mio telefono suonare: è Jessica.

Faccio un cenno a Peter per dirgli di fare silenzio, e lui annuisce.

Rispondo al telefono, e Jessica mi dice che lei e il biondino avrebbero bisogno di un passaggio. Le dico che fra pochi minuti arrivo, e riattacco.

Peter riappare davanti a me, questa volta vestito.
Peccato.

«Quei due hanno finito con la spesa. Vado a prenderli, tu nel mentre cerca di non... farti male o rompere qualcosa» ridacchio, e lui annuisce, i capelli ancora bagnati che gli vanno in viso.

D'un tratto mi ricordo di una stanza che non gli ho ancora mostrato.

«Aspetta, ho un'idea. Seguimi» dico.

Mi dirigo verso una porta, sempre di legno, e dopo averla aperta, Peter spalanca la bocca.
La biblioteca.

Questa stanza è forse la mia preferita. I muri sono enormi scaffali pieni di libri, e qualche poltrona è nel mezzo della stanza.

«È questo il paradiso» sussurra Peter, gli occhi a cuoricino.
«Sono contenta che ti piaccia» dico, sorridendo, «Puoi restare qui finché torno, oppure se non vuoi-»

Mi interrompo perché vedo che lui non mi ascolta più. Passa le dita sui libri, ne ossserva qualcuno, e ridacchia fra sé. Decido di lasciarlo stare.

«Ci vediamo dopo, novellino» mormoro, lasciandolo solo.

Ciao! Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto, anche se è solo di passaggio.
Giuro, questa casa in montagna di Aideen è il paradiso. Chissà che cosa succederà però eheh!
Uuu, Aideen che fa pensieri sconci su un umano uuu AHAHA SCUSATE!
Baci 💜
-Gaia😈

P.S: Una foto dell'interno... Ovviamente dovrebbe nevicare fuori, ma non esiste la foto perfetta ahah❤️

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