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Capitolo 11: Cucciolo di umano.

«Peter è molto bravo a suonare la chitarra, sapete?»

Alzo gli occhi e guardo il novellino, che è tutto rosso in viso. He le labbra strette fra loro, lo sguardo basso e i capelli marroni che gli cadono sul viso.
Sorrido leggermente e torno a fissare il mio piatto. Il mio obbiettivo era di farlo arrossire almeno una volta, ma in questa serata l'avrà fatto almeno cinquanta volte.

Siamo seduti a tavola da almeno un'ora, e io avrò detto sì e no due parole.
È strano stare qui, nella stessa stanza del novellino, senza farlo arrabbiare al minimo movimento che faccio. Non ci siamo detti nulla dopo la cortissima conversazione che abbiamo avuto dopo la mia crisi di nervi.
Forse è meglio così.

Beth e suo marito parlano di come Peter suona la chitarra da quando ha dieci anni, e io li ascolto, anche se poco.
Quindi è così che sarebbe stato vivere in una famiglia di umani...

La madre di Peter gli scompiglia i capelli, mentre il padre ride divertito dalla scena.
Mi sento strana.
La signora Denvers è sempre stata gentile con me, ma nella mia infanzia non ho mai avuto qualcuno che mi scompigliava i capelli, o che rideva insieme a me. O meglio... ce l'ho avuto, ma non è durato molto. Forse è per questo che mi sento a disagio nel guardarli.

Qualche minuto dopo mi alzo, dicendo che devo andare in bagno.

Salgo di sopra e mi avvicino ad una finestra lì vicino. La apro e riesco a respirare.
Vorrei solo stare con Royal. Lui mi aiuterebbe a non pensarci, lui riuscirebbe a togliermi mia madre dalla testa.
Non so perché sto pensando a lei di continuo questa sera... Ma non mi piace.
La cena è quasi finita, quindi fra poco potrò tornare dal mio vampiro.

Ad un certo punto sento qualcosa picchiettarmi la gamba, e quando abbasso lo sguardo spalanco gli occhi. Per Lucifero, un cucciolo di umano!

Mi abbraccia, e io cerco di divincolarmi, possibilmente senza fargli male.

«Aiuto, mi stanno attaccando!» sibilo, e chiudo gli occhi.

Poco dopo sento che il bambino non mi sta più attaccato.
Apro gli occhi e vedo Peter, che lo tiene per mano.

«È solo mio fratello, mica ti mangia...» ridacchia, mentre io continuo a guardare male quel mostriciattolo che ha appena provato ad uccidermi.

Guardandolo meglio mi accorgo che si tratta del bambino della foto che avevo visto prima, anche se un po' più grande. Avrà forse dieci anni.

«Sei la ragazza di Peter?» chiede il bambino, guardandomi negli occhi.

Il novellino scuote la testa e gli dà un colpetto sulla spalla.
Sono molto simili, anche se il bambino è molto più piccolo di Peter.
Hanno gli stessi occhi, le stesse labbra.

Il più piccolo indossa un pigiama azzurro con dei pinguini disegnati sopra.

«Potresti dirgli di andare a cuccia?» sussurro, facendo un cenno con la mano.
«È un bambino, mica un cane» borbotta Peter, aggrottando le sopracciglia.

Sì, stessa cosa, insomma...
I bambini umani sono il mio incubo. Sempre iperattivi, che urlano e gridano senza che li si possa fermare... Non saprei scegliere se preferisco i dannati a loro.

«Peter, mi aiuti, per favore?» sento la voce di sua madre provenire dal salotto.
«Torno subito...» il novellino dice qualcosa a suo fratello e sparisce dalla mia vista.

Mi ha lasciata da sola con questo... coso?
Oh, Ecate, aiutami tu.

Torno a guardare fuori dalla finestra. Sento lo sguardo del bambino su di me, ma non dico niente.

«Come ti chiami?» chiede ad un certo punto.

Ha una voce molto calma, il che è un po' strano per la sua età.

«Aideen» decido di rispondere, perché sarebbe maleducato non farlo.
«Quanti anni hai?»

Mi mordo il labbro. Ma non vuole stare zitto?

«Più o meno duemila e cento» dico, per confonderlo.
«Cosa?! Ma non è possibile, gli umani non possono vivere così a lungo» esclama, scuotendo la testa.
«Non ho mai detto di essere un'umana.»

Il bambino non ribatte per un po', mentre io ridacchio fra me.

«A voi grandi piace prendermi in giro» sbuffa alla fine, e mi scappa una risata.
«Tu invece come ti chiami?» chiedo.
«Desmond» mormora.
«È un bel nome» mi limito a dire, e decido che la nostra conversazione finisce qui.

È un cucciolo di umano particolare... Ma non mi fido lo stesso.

Poco dopo Peter torna da noi, e prende in disparte il suo fratellino.
Sia lodato Lucifero.

Lo porta in una stanza, e dopo un po' ne esce, ma senza il mostriciattolo.

«Quello è Desmond, comunque» dice quando si avvicina a me.
«Sì, me l'ha detto» annuisco.
«Ti ha parlato?»
«Sì. Perché, faccio così tanta paura?» mi giro verso di lui, con le sopracciglia aggrottate.

Lui scuote la testa, arrossendo un poco.
Arrossisce un po' troppo.

I suoi occhi castani mi guardano, e mi accorgo che sono un po' meno tristi del solito.

«No, è solo che di solito lui non parla mai con gli sconosciuti» alza le spalle.
«Mhm...» distolgo lo sguardo da lui.

Non dovrei parlarci, ma ha cominciato lui.
Mi ero detta che non avrei più fatto caso al novellino, ma le cose mi sono un po' sfuggite di mano, ecco.

«Non ti piacciono i bambini, sbaglio?»
«No, non sbagli» decido di essere sincera.

Bleah, i bambini.
Non è che non mi piacciono e basta, io li odio proprio.

«Tua zia mi ha mandato a chiamarti» dice dopo un po', visto che non ho detto una parola.

Aggrotto le sopracciglia, poi capisco che sta parlando della signora Denvers, e annuisco.

«Oh, certo. Ciao, allora» gli faccio un cenno con la mano e mi allontano.

Finalmente posso andarmene da qui.
Questa casa mi sta facendo soffocare.

«Aspetta!» il novellino mi rincorre e mi ferma.

Mi giro verso di lui.

«Mi dispiace per come mi sono comportato nelle ultime settimane, davvero. Sono stato un po'... maleducato» si mette una mano dietro la nuca.
«Non importa. Abbiamo fatto pace l'ultima volta, no?» chiedo, confusa.

Pensavo non dovessimo più parlare di come ci eravamo comportati, per questo aggrotto le sopracciglia.

«S-sì, certo» annuisce.
«Bene, allora non vedo perché tu ti stia scusando.»
«Volevo solo... essere più chiaro» stringe le labbra, un piccolo sorriso su di esse.
«D'accordo, ricevuto» sorrido leggermente, per poi salutarlo, «Ciao.»

Gli faccio un cenno con la mano e do un ultimo sguardo al suo viso arrossato, prima di scendere le scale.

«Grazie per avermi accompagnata» sussurra la signora Denvers, senza farsi sentire dalla madre di Peter, che sta al volante dell'auto.
«Non è niente. Però mi devi un favore!» sussurro di rimando.

Le saluto, e sfrecciano via dalla mia vista.

Faccio un sospiro di sollievo e guardo la porta del Lux.
Prima ho chiesto gentilmente a Elizabeth di lasciarmi qui, perché non volevo farmi la strada a piedi, per quanto ami correre: sono stanca, vorrei solo dormire.

«C'è qualcuno?» chiedo, una volta entrata.

Mi tolgo la giacca e la butto su un divanetto lì vicino.

«Aideen, eccoti» la voce di Royal mi fa capire che non sono sola.

Accendo la luce, e lo vedo su uno dei divanetti del Lux. Perché non è nel suo appartamento?
Lui si alza e si avvicina velocemente a me.

«Dannazione, mi hai fatto preoccupare...» mormora, mentre mi mette le mani sulle guance, per capire se mi sono fatta male, o qualcosa del genere.
«Sono solo stanca» lo rassicuro, sfuggendo dalle sue mani.

È vero che prima si era accorto che non mi sentivo molto bene. Adesso sto meglio però, ho detto la verità.

Insieme saliamo di sopra, fino al suo appartamento.

«Sono esausto» sbuffa, buttandosi sul letto, «Ho cantato tutta la sera e non eri nemmeno lì per alscoltarmi.»

Mi tolgo il vestito e le calze, poi indosso una maglietta che trovo nel suo armadio.

«Scusa» dico, mentre mi stendo sul letto vicino a lui, «Come posso farmi perdonare?»

Royal si mette sopra di me, e mi tocca i capelli.
I suoi occhi neri sono nei miei, e certe ciocche dei suoi capelli mi solleticano la fronte.

«Intanto, potresti indossare quel vestito più spesso...» sorride malizioso, baciandomi il mento.

Mi passa le dita fredde sul collo e capisco subito che cosa vuole.
E lo voglio anche io. Mi addormenterò più in fretta.

«Solo un poco, poi ti lascio dormire» sussurra, leccandomi il collo.

Un brivido mi scuote e annuisco, mentre gli accarezzo la spalla con una mano.

Lo sento sorridere sulla mia pelle, poi i suoi denti mi fanno sospirare.
Chiudo gli occhi e lo lascio fare. Mi sento leggera, pronta ad addormentarmi.

Dopo poco, come promesso Royal si stacca, e si sdraia di fianco a me.

«Grazie» mormora.

E mentre mi abbandono al sonno, lui mi attira a sé, e il mio viso si scontra col suo petto freddo.

«Buonanotte, Aideen»

Eccomi con un nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto!
Intanto spero che fraanz_    sia ancora viva dopo la scena con Royal...
Comunque, ditemi che cosa ne pensate❤️
Spero di poter pubblicare il prossimo fra poco.
Baci 😈
-Gaia 💜

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