Capitolo due de: "Il mare nei tuoi occhi"
2: Lacrime amare, dolore che torna.
Genesis era tutto ciò che Hurley non riusciva proprio a sopportare, lui l'aveva aiutata la sera prima e lei cosa faceva? Lo trattava male oppure lo ignorava.
Non che gli desse fastidio il fatto che lei lo evitasse ma, cavolo, poteva mostrargli un minimo di gratitudine.
Eppure lei parve tranquilla, come se la serata precedente non fosse mai esistita, come se non fosse mai accaduto nulla.
Lui aveva anche cercato di parlarle ma Genesis lo aveva snobbato con un sonoro "te l'ha riporto domani" riferita alla camicia che era stata come una secchiata gelida per lui.
Quando glielo disse, Hurley esplose dalla rabbia.
"Non me ne frega niente di quella dannata camicia! Io sono preoccupato e basta!"
Ma nessuno lo sentí, erano andati tutti a casa, cercando di evitare il diluvio che ci sarebbe stato a breve.
"Allora cosa vuoi?"
"Solo risposte"
"Quella è l'unica cosa che non avrai"
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Alla fine Hurley aveva ragione, ci sarebbe stato un diluvio e anche forte ma a lui non importava, prese la sua tavola da surf ed entró in acqua, incurante dei piccoli allarmi che stavano scattando dentro di lui.
La odiava, poteva tenersela quella diamine di camicia, ne aveva altre tre uguali, voleva solo...
Si fermò improvvisamente.
Ma cosa voleva?
Voleva starle accanto? Ma perchè poi se era come se non la conoscesse nemmeno?
Era per pura curiosità? Forse, dopotutto era risaputo che Hurley era un tipo a cui spesso davano dell' impiccione ma questa sua caratteristica poteva mai raggiungere certi livelli?
Non voleva pensarci, così prese a fare enormi curve sulle onde, in lontananza una voce che lo intimava di tornare indietro.
Era Genesis.
Non le diede retta e si allontanò di più, forse troppo.
"Hurley! Ti prego torna indietro!" gli gridò lei contro.
Il rosa perse l'equilibrio nel guardarla e cadde in mare, sentendo un dolore lancinante alla caviglia.
Qualcosa cadde in acqua, forse era il suo corpo, ma solo poco dopo si accorse di aver sbagliato.
Era Genesis.
Vedete? È sempre in mezzo.
Però anche se era odiosa e stronza, Hurley le fu riconoscente, perchè mentre erano in mare, lei lo aveva salvato dalle grinfie di quello che aveva sempre amato.
Quando riuscì a rivedere il colore del cielo, non da sotto a un velo nero acquatico, il ragazzo si guardò intorno spaesato e la vide, esattamente come quella sera.
L'unica differenza era che ora lei non stava cercando di reprimere le lacrime, era proprio scoppiata in un pianto liberatorio e sussurrava il suo nome.
Lui si mosse leggermente e, quando lei lo guardò, cercò di sorriderle.
Genesis restò a bocca aperta e, senza riuscire a controllarsi, si getto tra le sue braccia, piangendo più di prima.
La giovane restò abbracciata al rosa e pianse tutto quello che non aveva mai detto, finalmente aveva trovato quel "qualcuno" che la facesse sentire ciò che era.
Anche se lo conosceva da poco, Hurley era stato come un fulmine a ciel sereno e sentiva di potersi fidare, sentiva di poter essere se stessa con lui.
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