9å
Uscii dalla stanza insieme a Grace, solo che a differenza del giorno precedente avremmo avuto corsi differenti e lei non mi avrebbe accompagnata.
Avevo pensato quasi tutta la notte e le occhiaie sotto ai miei occhi ne erano la prova.
Quella mattina mi ritrovai a girovagare persa tra i tanti corridoi di quell'edificio a dir poco enorme e la mancanza di Harry la sentii più di quello che avrei voluto.
Mi era impossibile non chiedermi dove fosse e quando da uno sgabuzzino lo notai uscire con i capelli spettinati e le labbra gonfie, non mi bastò molto per cambiare la mia decisione.
Soprattutto quando dopo un paio di secondi ne uscì anche Becki, la quale dopo essersi guardata leggermente intorno si abbassò la gonna che stava indossando.
Una smorfia di puro disgusto si formò sul mio viso facendomi quasi provare ribrezzo e rimpiangere che avessi completamente perso il mio tempo prezioso con lui.
Così entrata in modalità apatia, mi ritrovai a sorpassarli quasi come se ai miei occhi non esistessero.
"Ci vediamo dopo" sentii dire dietro le mie spalle, prima di notare con la coda dell'occhio una figura cominciare a camminare accanto a me.
Eppure non avevo bisogno nemmeno di voltarmi nella sua direzione per capire di chi si trattasse, anche perché avrei riconosciuto il suo profumo tra mille.
Sbuffai sonoramente prima di continuare per la mia strada, con un Harry accanto che non si azzardò a fiatare.
Spinsi con più forza del dovuto la porta dell'aula dove sarei dovuta entrare e quando la sentii aprirsi nuovamente, constatai che non mi sarei sbarazzata di lui così velocemente.
Cercai un posto vuoto tra i banchi quasi tutti occupati e quando ne trovai uno, sospirai grata che accanto a me non si sarebbe potuto sedere quel ragazzo che avevo cominciato a detestare, poiché da entrambi i lati erano presenti due ragazzi.
Feci strusciare la sedia a terra prima di sedermi e cominciare ad aprire il mio quaderno per prendere appunti.
"Alzati" sentii dire dietro di me e quando mi voltai ed incrociai gli occhi verdi di Harry, spalancai leggermente la bocca capendo che non avesse parlato con me.
Guardai il ragazzo alla mia destra titubare per alcuni secondi per poi alzarsi sotto lo sguardo intimidatorio di Harry e quasi correre tra le file di banchi per trovarsi un altro posto.
"La smetti di seguirmi?" chiesi in un sussurro frustata, prima di lasciare la penna cadere sul mio quaderno e guardarlo truce.
"Non ti sto seguendo" rispose lui, prima di abbozzare un sorriso finto, mostrando quanto in realtà stesse mentendo.
Ed ecco che sentii la rabbia propagarsi attraverso tutto il mio corpo, forse a causa dello spettacolo a cui avevo assistito poco prima o a causa della confusione che lui mi faceva provare.
"So che a te non interessa più di tanto ascoltare le lezioni perché tua madre ti farà sempre passare i corsi, ma qui non siamo tutti fortunati come te, perciò se puoi per favore lasciarmi assistere alla lezione? Grazie" borbottai dura, per poi cominciare ad ignorarlo completamente, non capendo neanche cosa avesse detto perché mi ero totalmente dissociata in quel momento.
Buttai uno sguardo alla grande lavagna dove lunghissime espressioni erano state scritte, prima di cominciare a copiarle e tentare di risolverle.
Mi accigliai quando una volta terminato l'esercizio non ero giunta allo stesso risultato scritto sulla lavagna.
Ricontrollai il foglio un paio di volte e mi arresi quando constatai che non sarei riuscita a capire dove avevo sbagliato.
Sentii Harry picchiettare la sua penna contro il banco, facendomi innervosire ancora di più.
"La puoi smettere per favore?" alzai la mia voce quando sentii di noi riuscire più a sopportarlo.
"Perché sei così nervosa oggi Delilah?" chiese sembrando alquanto confuso a causa delle mie reazioni esagerate.
E avrei voluto urlargli che fosse a causa sua ma per il contesto nel quale ci trovavamo, preferii ignorare i miei istinti.
"Si può sapere cosa diamine vuoi da me e dalla mia vita?" scrissi velocemente, prima di passargli il bigliettino perché ero spaventata che se glielo avessi chiesto ad alta voce mi sarei alterata talmente tanto che mi avrebbero buttata fuori dalla classe.
"Mi sembra abbastanza chiaro, o no?" citava la sua risposta, la quale mi fece sospirare profondamente.
"Non mi è più nulla chiaro Harry" scrissi velocemente, per poi passarlo nuovamente sotto al suo libro.
"Conoscerti Delilah" fu la sua risposta, e non potei non soffermarmi a notare come il mio nome fosse stato scritto, in un modo talmente ordinato che sembrava quasi stonare con il resto della sua calligrafia.
"Ti stai nuovamente scordando di avere una ragazza?" scrissi nuovamente prima di passarglielo e sentire la campanella suonare dopo un paio di secondi, facendomi comprendere che non avrei più avuto una risposta alla mia domanda.
"Non pensi possa conoscerti anche senza lasciare la mia ragazza, come amici magari?" chiese lui, dopo essersi avvicinato per farsi sentire soltanto da me, ma ero sicura che io fossi stata la sola anche perché i miei compagni si erano dileguati in un batter di ciglia.
"Ma se eri tu quello a volermi baciare ieri sera, hai perso la ragione?" gli chiesi prima di tirargli una gomitata nelle costole, la quale dal suo respiro mozzato, sembrava essere più dolorosa di quello che mi sarei aspettata.
"Adesso mi vuoi perfino uccidere?" chiese con la voce spezzata, prima di poggiare il palmo della sua mano contro il punto colpito.
"Stai chiaramente provando a cambiare discorso" borbottai, prima di prendere le mie cose e uscire dall'aula ormai vuota.
Eppure dai passi che echeggiavano dietro di me, sentii che non sarei stata lasciata in pace così facilmente.
"Hai ragione, capisco il tuo punto di visto Delilah" aggiunse ricominciando a camminare al mio lato.
"No, non sembra tu riesca a capirlo, altrimenti non insisteresti così tanto" mormorai, ancora più confusa e agitata di prima.
"Non dare la colpa a me, sei tu quella che scappa sempre e se tu non l'avessi fatto l'estate scorsa io non sarei insieme a Becky adesso. Non voglio ferirla, non voglio fare del male a nessuno" spiegò serio, dopo essersi fermato nel corridoio.
E dal tono che aveva utilizzato mi era quasi sembrato un rimprovero.
Le sue parole mi colpirono come se fossero coltelli affilati e quando sentii le lacrime minacciare di uscire, senza pensarci più di tanto spinsi la porta che avevo di fronte a me, con la chiara intenzione di scappare da lui.
E per un secondo lo feci anche, ma quando mi voltai verso la serratura in cerca della chiave e non la trovai, constatai che avevo peggiorato la situazione.
Harry non ci mise troppo per spingere la porta ed entrare dentro all'enorme aula che a quell'ora era vuota.
"Vedi, scappi nuovamente" dichiarò lui, prima di poggiare la sua schiena contro la porta e passarsi una mano tra i capelli, intrappolandomi in quella stanza con lui fino a quando avrebbe deciso di lasciarmi andare.
Fino a quando molto probabilmente avrei chiarito i dubbi che aveva.
Dio, avrei dato e fatto di tutto pur che qualcuno venisse a tirarmi fuori da quella situazione orribile, dove rischiavo di dire troppo, più del dovuto.
"Arriveremo in ritardo alle lezioni Harry, andiamo" tentai di convincerlo a rinunciare e a lasciarmi uscire fuori da là dentro anche perché sentivo l'aria cominciare a mancarmi.
"Come hai tenuto a chiarire tu stessa poco fa, mia madre è la direttrice di questo posto, stai tranquilla, non ci succederà nulla" disse prima di farmi l'occhiolino e sorridermi ampiamente.
"Posso andare?" gli chiesi in un sussurro, lasciando che il panico che stavo sentendo dentro di me trasparisse dalla mia voce.
"Non fino a quando non mi spiegherai perché mi hai completamente ignorato dopo la nostra prima uscita, poi potrai andare" spiegò tranquillo, quasi come se non ci fosse nulla di male in quello che stava dicendo.
"Non mi sembra il momento giusto per parlare di certe cose, io vado..." mormorai avvicinandomi alla porta e di conseguenza a lui.
E fu una frazione di secondo quando afferrò il mio polso e mi attirò a sé, facendomi sbattere la fronte contro il suo petto.
"Quale parte di non ti lascerò andare fino a quando non mi spiegherai di cosa hai paura, non ti è chiaro?" chiese, prima di spostare le sue mani sulle mie guance e alzare il mio viso affinché ci guardassimo negli occhi.
Eppure sentivo di essere capace di fare di tutto pur di non dovergli raccontare le mie cose, così con la speranza che avrei potuto patteggiare qualcosa, feci la domanda.
"Cosa vuoi in cambio per lasciarmi andare in questo stesso istante e senza che io ti debba rispondere?" chiesi abbozzando un sorriso nervoso.
E quando mi mostrò le sue fossette, capii che ci stesse davvero pensando.
"Un bacio dovrebbe bastare, ma stiamo parlando di un bacio vero Delilah. Perciò cosa scegli?" chiese ad un centimetro dal mio viso, mentre riuscivo a percepire il suo alito caldo sulle mie labbra, come se avesse già capito quale sarebbe stata la mia decisione ancora prima di mettermi di fronte alle due possibilità.
Titubai per alcuni secondi prima di sentire il mio cuore voler esplodere dentro al mio petto.
Quale delle due cose sarebbe stata peggiore? Raccontargli della mia vita o rischiare di provare cose che forse mi avrebbero distrutta ancora di più?
"Oh, andiamo..." bisbigliai, prima di tentare di scappare dalla sua presa.
Eppure nonostante mi fossi liberata delle sue mani a stringermi i polsi, rimaneva il fatto che sembrava impossibile riuscire a smuoverlo dalla porta.
Lanciai un'occhiata alla finestra dietro di me, cercando davvero un piano B per poter uscire da quella situazione assurda, ma quando mi ricordai ci trovassimo al secondo piano, sentii tutte le mie speranze evaporare.
Chiusi per un secondo gli occhi, cercando di pesare quelle che erano le mie emozioni contrastanti e colta da un puro momento di pazzia, assecondai la mia parte irrazionale.
"Ti odio Harry..." sussurrai, per poi tagliare in un paio di secondi i centimetri che ci distanziavano, prima di spingerlo contro la porta per le spalle ed incollare le mie labbra alle sue.
Sentii il mio stomaco andare in subbuglio mentre la tensione nel mio corpo diventava sempre più forte.
Le sue mani si poggiarono ai lati delle mie guance, quasi volendo intrappolarmi nuovamente nella sua presa.
Sentii la sua lingua picchiettare contro il mio labbro inferiore e quando la schiusi ed entrò in contatto con la mia, sentii la terra quasi mancarmi da sotto i piedi mentre una serie di brividi percorrevano tutto il mio corpo come forti scariche elettriche.
Le sue mani avevano cominciato a muoversi in modo compulsivo, alternandosi tra le mie guance e le mie spalle prima di farsi coraggio e farle scivolare fino i miei fianchi, spingendo poi il mio corpo ancora di più contro il suo.
Mossi le mie e le strinsi dietro la sua nuca, mentre la sua lingua continuava a giocare con la mia senza darmi nemmeno il tempo per respirare, ma quello non sembrava infastidire né lui né me.
Così mi ritrovai a mandare lontani i pensieri tenebrosi che avevo sempre avuto, la paura che avevo sempre provato andare completamente a puttane e con lei anche tutto il resto.
Aveva chiesto un solo bacio, eppure quando ci staccammo per riprendere fiato, non passarono neanche un paio di secondi prima che lui le attaccasse nuovamente alle mie in un bacio ancora più avido di quello di prima, mandando in tilt tutto il mio corpo.
Lo spinsi leggermente per le spalle e mi staccai dalle sue dolci labbra.
"Avevi detto solo uno Harry" sussurrai, e quando lo vidi sorridere ampiamente non potei non farlo anche io.
Eppure quando realizzai cosa avessi appena fatto, sentii una strana angoscia impossessarsi di me.
Mentre solo dopo aver guardato le sue labbra gonfie per un paio di secondi, mi ricordai che erano state baciate da un'altra bocca solo poche ore prima.
E quando anche lui sembrò percepire il mio rimpianto, si spostò dalla porta senza più dire nulla e mi lasciò uscire fuori.
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