8å
"Harry" sussurrai, tentando di non spaventarlo visto che se ne stava seduto su una panchina ed era voltato dall'altra parte.
"Delilah" rispose lui, prima di alzarsi ed avvicinarsi a me.
Alternai lo sguardo tra lui e il girasole che mi stava tendendo.
Sentii il respiro quasi mozzarsi di fronte a quel suo gesto talmente dolce e delicato da farmi perdere per alcuni secondi nei miei pensieri.
Sorrisi con le guance che avevano cominciato a bruciare a causa dell'imbarazzo e in quel momento decisi di spingere via tutta la negatività che mi aveva avvolta da anni.
"Grazie mille Harry, non dovevi ma lo apprezzo tantissimo" ammisi sincera, per poi prendere il mio fiore preferito e stringerlo al mio petto, con una gioia che non avevo provato da molto, molto tempo.
Lanciai uno sguardo ai pantaloncini corti che stava portando e rabbrividii, percependo solo in quel momento il freddo che stava gelando il mio corpo.
"Pensavo saresti venuta oggi" dichiarò dopo un paio di secondi, nei quali avevamo cominciato a camminare verso una meta sconosciuta.
"Ho visto Grace alla partita e mentirei se non ammettessi che ci ho sperato fino all'ultimo minuto" sussurrò flebilmente, quasi vergognandosi di quello che mi stava dicendo.
"Mi sono addormentata" risposi ancora più imbarazzata di quando pochi minuti prima mi aveva regalato il girasole.
"Certo che riesci sempre a far crollare la mia autostima" sbuffò prima di ridere leggermente, coinvolgendo perfino me.
"Non è colpa mia se ti hanno messo sempre su un piedistallo Harry, dovresti smettere di farti i film mentali" spiegai leggermente divertita dall'espressione buffa che aveva messo su.
"Perciò vuoi dirmi che sono il solo a farmi i film mentali su di noi Del?" chiese prendendomi totalmente alla sprovvista.
Perché desideravo correre via di lì in quello stesso istante.
Mi fermai sui miei stessi passi a causa della domanda sconvolgente che mi aveva fatto ma che a lui non sembrava turbare tanto quanto me.
"Co-cosa stai dicendo?" chiesi balbettando, colta da un'enorme insicurezza.
"Dammi la tua mano" mormorò per poi tendere la sua verso di me.
Titubai per alcuni istanti, incerta su quello che avrebbe detto e fatto poi.
"Prova a convincermi che non senti anche tu le stesse cose" sussurrò dopo essersi avvicinato a me e aver stretto le sue dita alle mie, prima di guardarmi negli occhi talmente profondamente che per un po' mi persi nei suoi smeraldi verdi.
Era innegabile, era da matti non ammettere quello che in quello stesso istante stessi provando.
Era quasi come se i nostri corpi fossero delle calamite l'uno per l'altro.
Non mi era mai capitata una cosa simile con nessuno ed ero quasi grata del fatto che fosse stato lui il primo ad ammetterlo, anche perché io non ne avrei mai avuto il coraggio.
"I-io, non penso di poterlo fare..." balbettai, prima di incrociare nuovamente i suoi occhi e quando mi ritrovai ad un paio di centimetri dal suo viso, sentii la terra mancarmi da sotto i piedi mentre realizzavo che se non lo avessi fermato in quello stesso istante sarebbe successo l'inevitabile.
E nonostante morissi dalla voglia di assaporare le sue labbra, ero terrorizzata che quella semplice azione avrebbe riportato vecchi traumi a galla, che mi avrebbe costretta a ricordarmi di anni prima e di quello che mi aveva cambiata per sempre.
"Vorrei davvero baciarti Delilah, però sono certo che stai per scappare, lo leggo nei tuoi occhi che sei terrorizzata. Perciò mi fermerò e lo farò solo quando anche tu lo vorrai, tanto quanto lo desidero io" spiegò tranquillo, per poi avvicinare le sue labbra ed indirizzarle verso la mia guancia.
Ci stampò un piccolo bacio e rimasi imbambolata a fissarlo come se fosse un fantasma, perché nonostante non avessi detto nulla lui sembrava aver capito tutto.
"Ci vediamo domani Del, buonanotte" aggiunse lui prima di staccare la sua mano dalla mia e voltarsi per tornare al suo dormitorio.
Scossi leggermente la testa per ritornare alla realtà e quando ritrovai il coraggio di parlare urlai il suo nome.
"Almeno avete vinto?" chiesi con un ampio sorriso, non certa che lui lo potesse vedere a causa della tanta distanza tra di noi.
"Gli ho fatto il culo, sogni d'oro!" gridò lui per farsi sentire, andandosene poi sul serio quella volta e lasciandomi con l'amaro in bocca.
Avrei voluto davvero baciarlo ma sentivo che non fosse né il momento giusto né il luogo adatto.
Alzai la testa verso il cielo nuovamente, prima di sorridere leggermente, mentre una strana sensazione si impossessava del mio cuore, quasi come se per la prima volta dopo anni fosse ritornato a battere.
Camminai lentamente verso la camera che condividevo con Grace e solo quando la osservai starsene con un libro aperto tra le braccia, mi ricordai che non avevo studiato per il giorno seguente.
"Dove sei stata?" mi chiese, prima di chiudere il libro e scrutare attentamente il fiore che avevo tra le mani.
"Tu piuttosto, dove sei stata?" le chiesi di rimando, non volendo risponderle subito, anche perché adoravo esasperarla.
"Sono uscita con un tipo dopo la partita" spiegò tranquilla, aspettando pazientemente che anche io le rivelassi cosa era appena successo.
Ma quando non lo feci e sorrisi ampiamente, la sentii cominciare a sbuffare.
"Harry..." sussurrai cauta, perfettamente cosciente che nella sua testolina avrebbero cominciato ad affollarsi un sacco di pensieri.
"Chi lo capisce più Delilah, alla partita stava limonando con Becki ad ogni pausa e adesso ti ha perfino regalato un girasole?" chiese in preda all'agitazione, sentendosi colpevole del fatto che stesse rivelando certe cose in quella maniera, temendo che mi potessero ferire.
E lo fecero, il mio sorriso scompari del tutto e mi ritrovai a lanciare il fiore sul mio letto distrattamente, cambiando totalmente il mio umore.
Era inevitabile chiedermi cosa volesse da me, e forse mi era anche piaciuto credere che dopo la scenata a pranzo magari si erano pure lasciati, ma quando Grace aveva spazzato via i miei dubbi, era impossibile non fermarsi a pensarci.
"Cosa dovrei fare Grace?" chiesi con la voce afflitta dai mille pensieri che viaggiavano velocemente nella mia testa.
"Dipende da cosa tu vuoi fare" rispose lei confusa.
Avrei dovuto ascoltare nuovamente la mia parte razionale o le mille sensazioni che provavo anche solo quando mi guardava?
Sospirai frustrata prima di sedermi sul letto e cominciare a sfogliare il libro di biologia.
Guardavo le pagine e cercavo realmente di capire il senso di quello che ci fosse scritto, il solo problema era che non riuscivo a concentrarmi affatto.
Lanciai uno sguardo al girasole accanto ai miei piedi e quasi mi rattristai a vederlo così privo di vita, vittima collaterale della mia ira incontrollabile.
Della mia quasi gelosia per qualcosa che non era nemmeno mio.
Grace sembrò cogliere il punto della situazione e senza dire nulla, si alzò dal suo letto e corse verso il bagno per poi vederla tornare indietro con un bicchiere per metà pieno d'acqua.
Si avvicinò al mio comodino e in una frazione di secondo poggiò il piccolo girasole nel bicchiere che c'era sopra.
Continuammo a restare in silenzio anche se lo potevo perfettamente percepire che avrebbe voluto dire qualcosa, anzi, molte cose molto probabilmente.
Sospirai nuovamente prima di cominciare a leggere di nuovo e sbuffare quando constatai che non ci fosse neanche una sola e piccola possibilità che ci avrei capito qualcosa, non in quel momento, non quella sera quando ero ancora confusa dallo strano comportamento di Harry.
"Smettila di scervellarti, tanto non ti caceranno mai Delilah, non importa quanto male tu vada ai corsi" mormorò Grace, facendomi accigliare profondamente.
"Cosa stai provando a dire?" chiesi non riuscendo a comprendere cosa volesse dire.
"Hai presente la mitica direttrice che ci ha fatte entrare nel bel mezzo del semestre?" chiese poi, incuriosendomi ancora di più poiché non comprendevo come le due cose dette da lei precedentemente fossero collegate in qualche modo.
"È la madre di Harry e non sarei stupita se lui c'entrasse qualcosa con la nostra accettazione improvvisa" aggiunse lei.
E le sue parole furono come una doccia gelata in pieno inverno, mentre tutte quelle che erano state certezze venivano spazzate via.
Fu davvero difficile trattenermi dal mandare un paio di messaggi ad Harry in quel momento, nel quale mi ero quasi sentita tradita dal fatto che lui molto sicuramente avesse deciso volontariamente di omettere quel piccolo dettaglio.
"Non credo Grace, perché non sarebbe stato così sorpreso nel vederci qui" sussurrai in preda ad un'ansia terribile.
"Però quello che ho detto rimane valido. Non scervellarti troppo perché fino a quando sarai amica con lui andrà tutto bene." dichiarò lei con un pizzico di rabbia nella voce, forse perché lei si sentiva sotto pressione.
Ma ciò non significava che io ero avvantaggiata e anche se fosse stato così io non l'avrei mai accettato.
Non mi erano mai piaciute le cose facili da ottenere e forse quello era anche il problema tra di me e lui.
Il fatto che dimostrasse costantemente essere interessato a me, al mio bene, a ciò che mi circondava.
Però d'altra parte rimaneva il fatto che nonostante ci provasse con me, aveva una ragazza, facendo scaturire dentro di me uno strano senso di competizione.
E magari a causa di ciò io sembravo essere interessata allo stesso tempo a lui, anche se non volevo ammetterlo e soprattutto dimostrarlo.
La frase che mi aveva sussurrato ad un centimetro dalle labbra cominciò a rimbombarmi nella mente quasi come se fosse una sorta di mantra.
"Grace, mi voleva baciare" ammisi quasi persa tra le nuvole, mentre le guance cominciavano a bruciare a causa dell'imbarazzo che stavo di nuovo provando.
"E tu cosa volevi fare Delilah? È questa la domanda da fare" chiese lei, prima di chiudere il libro che aveva sulle gambe e guardarmi seria.
"Lo volevo anche io Grace, ho solo avuto paura..." sussurrai.
"Paura di cosa?" chiese dopo un paio di secondi.
"Che ricapiti quello che è successo in passato" conclusi mentre i brividi percorrevano la mia schiena e i peli si rizzavano sulle braccia.
"Anche se per la prima volta, quando ci siamo toccati non ho sentito nulla ed è terrificante Grace.
Non ho sentito paura, né ribrezzo, né ho avuto voglia di spaccargli la faccia e non mi è mai capitato in questi ultimi sei anni." spiegai con la voce che quasi si spezzava ad ogni mia parola, mentre esponevo i miei dubbi alla singola persona che avrebbe potuto capirli.
"È un buon segno, non credi?" chiese in un bisbiglio non volendo tirare in ballo gli accaduti, e tentando di pesare le sue parole affinché non mi ferissero.
"Non so cosa dire, sembra quasi una causa persa o almeno fino a quando quella vipera di Becky sarà nei paraggi" dissi sicura delle mie parole, prima di scoppiare a ridere seguita da lei.
"Si può odiare una persona pur non conoscendola?" chiese tra una risata e l'altra.
E normalmente le avrei risposto di no, che ognuno di noi aveva una propria storia e che mai mi ero permessa di giudicare gli altri, perché non sapendo quello che avevano attraversato era davvero difficile poter comprendere i loro comportamenti.
Ma Becki, una ragazza come lei, non sembrava aver avuto alcun trauma o problema da affrontare e lo si poteva leggere da lontano che il suo comportamento e le sue azioni era dettate dalla pura immaturità, immaturità che solo chi non aveva mai avuto pesi sulle spalle poteva ancora avere.
"Penso che l'unico problema di quella ragazza è quando non riesce a trovare una prenotazione al ristorante più lussuoso di Indianapolis" concluse Grace, facendomi sorridere nuovamente.
La guardai premere l'interruttore della luce e lasciare la nostra camera in balia dell'oscurità.
Mi rigirai nel letto un paio di volte non riuscendo a prendere sonno anche a causa dei mille pensieri e ad un certo punto mi soffermai a fissare il soffitto.
Era davvero difficile prendere una decisione in quel momento ma non potevo neanche più stare in bilico in quella strana situazione.
Harry mi iniziava a piacere, quello era certo, ma non avrei più fatto nessun passo nella sua direzione fino a quando lui non avrebbe preso una parte.
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