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7å

"Sembra che il tuo amico sia ancora popolare, perfino al college" gridò Grace per farsi sentire da me, visto il grande baccano che era presente nella mensa, dove a stento riuscivo a sentirla nonostante fosse seduta accanto a me.

Era da un paio di minuti che osservavo attentamente il tavolo centrale, dove un gruppo di ragazzi e ragazze stavano chiacchierando ad alta voce, e tra di loro Harry e quella che era la sua ragazza, la quale se ne stava seduta sulle sue ginocchia intenta a parlare con un'altra.

Mi fu inevitabile chiedermi chi fosse in realtà.

Era il ragazzo popolare o era quello gentile e premuroso che avevo cominciato a conoscere?

Spostai la mia attenzione su un ragazzo che era appena entrato dalla porta che portava alla mensa e lo guardai attentamente avvicinarsi verso il tavolo dove anche Harry era seduto.

Sentii i peli sulle mie braccia rizzarsi e una strana sensazione di vuoto quasi esplodere dentro di me.

Perché stavo reagendo così? O meglio dire, cosa sapeva il mio corpo che io ancora non avevo colto?

"Jackson!" sentii gridare da una delle ragazze sedute a quel tavolo, prima di vederla saltare tra le braccia di quest'ultimo.

Il solo udire quel nome mi fece venire voglia di vomitare mentre inconsciamente cominciavo a collegare la strana reazione del mio corpo.

Mi voltai verso Grace totalmente sconvolta e lei sembrò cogliere il punto della situazione.

Era quasi come se fossi entrata in uno strano loop nel quale la mia mente cominciò a volare lontano da lì.

Sentii la testa girarmi talmente veloce che pensai sarei letteralmente svenuta.

"Non riesco a respirare" mormorai a Grace, prima di alzarmi dal nostro tavolo e correre verso l'ingresso, desiderando uscire da lì dentro il prima possibile.

Non poteva essere vero, non poteva succedere a me, non di nuovo.

Un leggero vento scompigliò i miei capelli prima che mi ritrovassi a poggiarmi con la schiena contro uno dei muri del cortile.

Soffocai i singhiozzi che fuoriuscivano mentre l'evento più traumatico della mia intera esistenza si ripeteva nella mia mente incessantemente, quasi come se fosse un disco rotto.

Guardai la porta della mensa aprirsi e rimasi ancora più allibita quando constatai che non fosse stata Grace ad uscire.

"Delilah" gridò Harry, prima di correre verso di me.

E non bastò molto affinché lui notasse le lacrime amare che rigavano il mio viso.

"Mi dispiace davvero tanto se ho sbagliato con qualcosa" mormorò insicuro del perché stessi piangendo.

Rimasi scioccata dalla sua affermazione anche perché il mio mondo non girava intorno a lui.

"Torna dentro" sussurrai con la voce spezzata, perché sentivo che se lo avessi avuto davanti ancora per alcuni istanti avrei detto cose di cui poi mi sarei pentita.

"Prima ascoltami" disse sicuro di sé, per poi avvicinarsi a me e stringere le mie mani nelle sue.

Sentii i brividi percorrermi la colonna vertebrale ed ero certa che quello non significasse nulla di buono.

"Non sei tu il problema Harry" chiarii prima ancora che lui potesse anche solo pensare di parlare, volendo fargli capire che non stessi avendo un quasi attacco di panico perché lo avevo visto limonare con la sua ragazza.

"Se non è Becky il problema, allora qual è?" chiese confuso, non mollando però la presa sulle mie mani.

Era quasi strano vedere come i miei spasmi si fossero calmati sotto il suo tocco e quello lo avevo potuto notare fin dal primo momento.

Perché al contrario di quello che mi sarei aspettata il mio corpo stava reagendo bene sotto il suo tocco, cosa che mai prima di allora mi era capitata, o almeno non dopo quella sera.

"Ci sono cose che vanno oltre te e la tua ragazza, che superano perfino me" sputai acida, mentre per la prima volta senza volerlo gli mostravo quel mio lato freddo.

Quella parte di me che avevo costruito per autodifesa.

Guardai un cipiglio crearsi sul suo viso.

"Dovresti davvero tornare da Becky" aggiunsi poi, facendogli intendere chiaramente che non lo volessi più tra i piedi.

E nonostante mi sarei aspettata il contrario, lui rimase fermo sui suoi piedi, quasi incollandoli all'asfalto sotto di noi.

"Si può sapere perché ogni volta io tenti anche solo di avvicinarmi a te, sembra che tu mi spinga via?" chiese in un sussurro, prima che in una sola mossa intrappolasse in mio corpo minuto tra le sue possenti braccia.

Sentii il respiro mancarmi nuovamente ma quella volta non era a causa dei ricordi e del dolore, se non del fatto che qualcosa sembrava essere esploso nel mio stomaco mentre il mio cuore aveva iniziato a battere all'impazzata.

"Perché non vai semplicemente via Harry?" chiesi con voce rotta, mentre potevo chiaramente udire anche il battito del suo cuore a causa della posizione nella quale ci trovavamo.

"Perché sento di non poterlo fare Delilah, c'è qualcosa che mi spinge verso di te, quasi come una forza invisibile, a tratti inspiegabile" spiegò tranquillo, prima di cominciare ad accarezzare la mia schiena come se ci conoscessimo da una vita, come se stesse promettendo che fino a quando lui ci sarebbe stato nulla mai mi avrebbe più ferita.

"Harry! Si può sapere cosa cazzo stai facendo?" sentii gridare dietro le sue spalle, costringendomi a staccare il mio corpo dal suo di scatto e ritornare alla realtà.

Realtà in cui Grace e Becky erano appena uscite fuori dalla mensa e si stavano avvicinando in fretta verso di noi.

Becky lo stava facendo perché molto probabilmente cercava spiegazioni su quello che aveva appena visto e Grace perché mi copriva le spalle, ma in fondo quello era ciò che faceva sempre.

Bastò incrociare lo sguardo preoccupato della mia amica per ricordarmi ciò che avevo visto pochi minuti prima, il motivo dei miei problemi e dei miei incubi.

Così senza importarmi di quello che Becky avrebbe detto e fatto, ristabilii la mia concentrazione sul ragazzo accanto a me, il quale sembrava essere mortalmente serio e per nulla preoccupato di quello che la sua ragazza gli avrebbe fatto o potuto dire, quasi come se nemmeno gli importasse.

"Jackson, frequenta questo college giusto?" chiesi flebilmente, anche perché il solo pensare al suo nome mi uccideva dentro, figuriamoci dirlo ad alta voce.

"Si, lo conosci?" chiese a sua volta Harry, per poi voltarsi verso di me ed abbozzare un sorriso.

"Si può sapere chi cazzo sei e cosa vuoi dal mio fidanzato?" gridò Becky prima di spingermi talmente forte per le spalle da farmi sbattere contro il muretto dietro di me.

Eppure bastava molto più di quello per farmi male, per buttarmi giù o per farmi perdere il controllo.

"Sei fuori di testa?" gridò Harry, prima di intercettare il suo braccio in aria e fermarlo dal recarmi ulteriori danni.

"Tesoro, dovresti fermarti prima che ti strappi io stessa le extension che porti" disse dura Grace, cambiando totalmente quella che era sempre la sua apparenza, spaventando quasi anche me.

Guardai Becky boccheggiare in cerca delle parole che sembravano esserle morte in gola e quando Harry mi guardò leggermente divertito, constatai che forse non era tutto come pensavo.

Che forse con lui non era troppo tardi e forse mai lo sarebbe stato.

"Andiamo" dichiarò la mia amica prima di prendermi per il polso e trascinarmi via dalla scena del crimine, la quale aveva colto l'attenzione di molti ragazzi presenti in cortile.

"Cosa hai intenzione di fare Delilah?" chiese Grace una volta che fummo nella nostra stanza.

La guardai incrociare le braccia al petto e guardarmi preoccupata, perché lei sapeva, sapeva il perché della mia reazione.

Cosa avrei fatto da quel momento in poi?

Non mi era del tutto chiaro anche se ero convinta di una cosa.

Lo avevo lasciato vincere sei anni prima, avevo lasciato che avesse la meglio su di me e sulla mia vita e che mi spezzasse in due.

Non sapevo come mi sarei dovuta comportare in sua presenza ma sapevo che non lo avrei più lasciato vincere.

Sarei rimasta lì, anche perché ero stanca di fuggire, di scappare.

Quella era la mia ultima opportunità di rivincita e non l'avrei sprecata per nulla al mondo.

"Resto" risposi seria, come mai lo ero stata fino ad allora, sicura di quello che stavo dicendo e quando notai l'espressione fiera della mia migliore amica, trovai il coraggio che mi era sempre mancato per affrontare quell'ostacolo.

Forse la vita non era poi così male come avevo sempre creduto, forse c'erano ancora cose belle che potevo conquistare, forse ero ancora in tempo per vivere la vita che meritavo di vivere.

"Dio, non pensavo lo avresti mai detto" sussurrò lei con le lacrime agli occhi a causa delle emozioni che anche lei stava sperimentando.

"Tralasciando questi piccoli dettagli, vorrei davvero fare un piccolo riposino" ammisi sincera, per poi sbadigliare sonoramente e tirare la coperta del letto sopra il mio corpo, non importandomi neanche che non mi fossi cambiata o che avessi da studiare per il giorno seguente.

"Io vado a vedere la partita di basket" dichiarò lei prima di farmi spalancare nuovamente gli occhi alla realizzazione che molto probabilmente Harry avrebbe giocato.

"So che vuoi venire Delilah, lo posso capire dai tuoi occhi che stai lentamente perdendo la testa per lui, ma come biasimarti in fondo..." aggiunse lei, prima di sorridermi e uscire dalla stanza lasciandomi in balia dei miei pensieri.

Ero attratta da lui e quello era quasi inevitabile.

Ero ammaliata da come si comportava ogni volta con me e di quanto gentile sembrasse nonostante l'apparenza ingannasse, facendolo quasi sembrare il tipico ragazzo cattivo che avrebbe fatto a botte con qualsiasi ragazzo avrebbe anche solo provato ad avvicinarsi a me.

E forse lo era anche, solo che ancora non lo conoscevo abbastanza da poterlo giudicare anche se in fondo al mio cuore sapevo di volerlo fare.

Desideravo capirlo, desideravo conoscere il motivo per il quale mi trattasse in quel modo a differenza degli altri ragazzi della sua stessa età.

Mi era impossibile non pensare al fatto che forse aveva capito quanto rotta fossi in realtà e che forse il suo comportamento era dovuto alla paura che mi potesse spezzare ancora di più.

Chiusi gli occhi per alcuni secondi i quali sembrarono un'eternità, riaprendoli soltanto quando sentii il mio cellulare vibrare sul comodino.

Lo presi tra le mani ancora assonnata e spalancai la bocca quando realizzai che ora fosse.

Possibile che il mio pisolino si fosse trasformato in quattro ore di sonno?

Mi guardai intorno leggermente confusa e quando notai il letto perfettamente rifatto di Grace, capii che non fosse ancora ritornata.

Stropicciai i miei occhi e li fissai sullo schermo del mio cellulare, dove una notifica di un messaggio mi fece sorridere ampiamente a causa del mittente.

"Esci con me? Ti aspetto giù tra dieci minuti" citava il messaggio che mi aveva inviato.

Perché il mio cuore stava battendo più del normale nuovamente?

Mi stava davvero succedendo?

Spostai le coperte dal mio corpo e corsi in bagno per assicurarmi che non sembrassi appena uscita da un manicomio, per poi prendere dei soldi ed il telefono, poggiandoli entrambi nella tasca posteriore dei miei jeans.

Camminai attraverso il lungo corridoio e scesi le rampe delle scale che mi avrebbero portata al piano inferiore.

Non sapevo esattamente ciò che stavo facendo anche perché le mie azioni ormai erano totalmente insensate nell'ultimo periodo.

Stavo uscendo con un ragazzo che aveva una fidanzata, stavo convivendo più o meno con la persona che aveva distrutto la mia vita e cominciavo davvero ad essere incoerente con quelli che erano stati i miei principi fino ad allora.

Una volta spinta la porta che mi avrebbe portata fuori mi ritrovai ad alzare la testa verso le stelle che quella sera sembravano essere più splendenti che mai.

Pensai a mia madre che ormai non c'era più e nonostante quella notte non si fosse presentata in cielo nessuna stella cadente, mi ritrovai ad esprimere un desiderio.

Chiedendo a mia madre di mostrarmi il percorso giusto da seguire e di aiutarmi a capire cosa dovevo fare.

Se davvero valeva la pena lasciare freno libero alle mie emozioni e se ero finalmente pronta a lasciarmi tutto alle spalle una volta e per tutte.

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