38å
Annaspai in cerca d'aria e mi misi a sedere sul letto con il fiato corto, il corpo sudato e un'ansia terribile.
Era successo di nuovo.
"Amore torna a dormire" mormorò un Harry assonnato rigirandosi nel letto e stringendo il mio ventre, tirandomi sempre di più verso di lui.
Eppure in quel momento anche il suo tocco sembrava opprimermi.
"Devo andare da Grace" sussurrai con le lacrime agli occhi dovute alla realizzazione della verità che mi veniva sbattuta in faccia.
Harry c'era.
Harry era lì quando la mia vita era stata distrutta per sempre e tutto in quello momento mi sembrava una presa in giro.
Non si ricordava davvero di me?
Ma in fondo neanche io l'avevo fatto, corretto?
Forse era dovuto al fatto che quella sera avessimo bevuto e fumato così tanto da non riuscire neanche più a riconoscerci a vicenda.
"Ma è ancora notte, torna a dormire piccola..." biascicò prima di mollare la presa sul mio corpo rigido.
Ne avevo avuti di incubi ma quello era stato il più dettagliato, il più forte e quello che più mi aveva ferita, quello che mi ricordò di quanto distrutta ero in realtà.
Una nausea improvvisa mi fece contorcere lo stomaco e senza più dubitare mi alzai dal letto di Harry e corsi verso il bagno.
A stento riuscii ad alzare il coperchio del water prima che rigettassi tutto quello che avevo mangiato la sera precedente.
Cominciai a piangere e quando i miei capelli vennero alzati in alto ed una mano cominciò a strofinare la mia schiena confortevolmente, capii di essere fottuta.
"Del, stai bene?" chiese Harry preoccupato, il suo riflesso lo mostrava dietro la mia figura, buttai un occhio sui suoi tatuaggi e sorrisi amaramente al ricordo di quelli che aveva la sera nella quale la mia vita era inevitabilmente stata cambiata.
"Sei per caso incinta?" chiese con un sorrisetto sul viso e nonostante fosse assonnato era tremendamente bello.
"No Harry, non sono incinta" risposi sicura di me anche perché il ciclo mi era appena passato e non era fattibile.
"Ho avuto un altro incubo, torna a dormire" provai a mentire solo che quando le stesse immagini si materializzarono nella mia mente, corsi di nuovo verso il water e dopo essermi accovacciata su me stessa, rigettai per la seconda volta.
Qualcosa non andava, quello era chiaro ed avere Harry accanto a me in quel momento non mi aiutava per nulla.
"Andiamo in ospedale?" chiese visibilmente preoccupato, le sue mani tremavano leggermente ed era più pallido di me a tratti.
"Probabilmente è soltanto una gastroenterite" sussurrai flebilmente per poi sciacquare il mio viso con dell'acqua fredda come il ghiaccio e fissarmi nuovamente su di lui che mi guardava terrorizzato.
"Smettila di essere così tragico" aggiunsi prima di asciugarmi il volto con un asciugamano e girarmi verso di lui.
"Come posso stare tranquillo quando tu stai male?" chiese per poi avvicinarsi e stringere la mia mano nella sua.
Quando un giramento di testa mi fece quasi crollare a terra, le sue braccia mi strinsero forte e mi riportarono a letto.
Era quasi come se il suo singolo tocco mi facesse stare male ed io non ne capivo il motivo.
"Per favore, vai a chiamare Grace" supplicai leggermente confusa perché sapevo di star chiedendo cose strane.
Mi guardò titubante ed io mi ritrovai a dover guardare da un'altra parte per non fuggire in bagno a vomitare.
Era ancora notte e sapevo di chiedergli molto e non volevo davvero essere un peso anche perché quello stesso giorno sarebbe stato quello della finale, e tutto volevo meno che a causa mia non fosse in ottima forma.
"Per favore Harry" lo pregai nuovamente, perché lei era la sola a potermi aiutare in un momento del genere e anche perché ero certa che se non le avessi raccontato quello che mie ero appena ricordata sarei esplosa come una bomba.
Titubò di nuovo e quando sospirai, capì quello che doveva fare.
La porta della sua stanza venne sbattuta con più forza del dovuto ed io mi ritrovai a poggiare i palmi delle mie mani contro i lati del mio viso.
"Harry mi avrebbe potuta salvare" era la sola cosa a cui riuscivo a pensare.
Dieci minuti dopo la porta venne di nuovo aperta ed una Grace abbastanza sconvolta ed indossando un pigiama davvero corto fece il suo ingresso.
"Puoi lasciarci sole?" chiesi facendo gli occhi dolci ad Harry e quando si avvicinò all'armadio e ne estrasse una felpa, capii che aveva colto il punto.
Aspettai pazientemente che fosse uscito prima di fissare il mio sguardo negli occhi confusi di Grace.
"Cosa c'è Del?" chiese accigliata, non riuscendo forse a capire il suo ruolo in quella situazione.
"Ho avuto un incubo, anzi più che incubo è stato un ricordo Grace ed è stato terribile..." provai a dire ma venni interrotta da lei.
"E mi hai svegliata alle cinque di mattina per raccontarmi che hai avuto un incubo, non è una novità Del, cosa è cambiato questa volta?" chiese parlando a vanvera forse dovuto al fatto che ancora fosse assonnata e la sua concentrazione non fosse delle migliori.
"Harry era lì" tagliai corto sentendo la testa girare veloce al solo ammettere la verità.
"Harry? Il tuo Harry? Cosa stai dicendo?" chiese risvegliandosi completamente.
"Harry era e penso sia tutt'ora amico di Jackson" ammisi pensierosa cosciente che se avessi provato a chiedere spiegazioni a lui molto probabilmente si sarebbe insospettito.
"Stai insinuando forse che lui sappia cosa ti è successo e che lo stia nascondendo?" chiese allibita con la bocca talmente spalancata da toccare terra.
"Non è questo, sto solo provando a capire se non si ricorda davvero di me e in più penso che nessuno di loro mi abbia vista e non credo sia qualcosa di bello da raccontare, giusto?" chiesi alla sola persona che forse avrebbe potuto rispondermi.
"Stasera dopo la partita, chiediglielo, raccontaglielo Del, altrimenti i tuoi stessi dubbi ti porteranno ai limiti della pazzia." consigliò ancora sconvolta e la mia faccia la diceva lunga su come fossi spaventata a raccontargli di quella sera, e in quel momento ancora di più perché in qualche strano modo lo incolpavo per ciò che mi avevano fatto.
Lo incolpavo perché mi aveva spronata a fumare marijuana e perché se non l'avessi fatto molto probabilmente non sarei finita in quelle condizioni.
E in più come potevo chiedergli una cosa simile? Non potevo di certo andare da lui e chiedergli "Hey, eri lì la sera che il tuo amico mi ha stuprata?"
Sbattei una mano contro la mia fronte e sospirai sconfitta, annientata dai miei stessi ricordi.
"Sempre se io riesca ad arrivarci fino a stasera" ammisi distrutta, senza neanche più avere la forza necessaria per piangere.
"Hey guardami" disse seria, per poi camminare fino a dove io ero stesa e poggiare una sua mano sulla mia guancia.
"Hai me hai capito? Per quanto mi riguarda posso venire ad aiutarti a parlargliene Del, se senti di non riuscire a farcela da sola io sarò accanto a te" dichiarò lei provando a confortarmi e per qualche istante ci riuscì.
"Stasera, dopo la partita" aggiunsi seria, perché sapevo che il conto alla rovescia era ormai cominciato.
"Ci vediamo alla partita Del" fece in tempo a dire prima che la porta venisse aperta ed un Harry più sveglio che mai facesse il suo ingresso con due grandi buste di carta tra le mani.
"Ho portato la colazione per la mia principessa" disse con un enorme sorriso sul viso ed io non potei non ricambiarglielo, non quando mi trattava in quel modo, e neanche se il nomignolo che mi aveva appena affibbiato mi ricordò involontariamente di Jackson.
Lo sguardo della mia quasi sorella lo captai perfettamente e sapevo già quello che avrebbe voluto dirmi.
"Io vado, buona prosecuzione della notte ragazzi" ci salutò Grace prima di uscire fuori e lasciarci soli.
"Non vuoi più dormire?" gli chiesi assonnata, però certa che il caffè che mi aveva appena porto mi avrebbe fatto passare ogni minima voglia di riaddormentarmi.
"No amore, penso sia abbastanza" ammise mostrando le sue fossette.
Come potevo incolparlo di qualcosa che lui non aveva fatto?
Pensavo forse che più persone avrei trovato colpevoli e meno mi sarei sentita male?
"E come farai con la partita? Mi dispiace davvero così tanto, penso che dovrei ritornare a stare con Grace..." dissi la prima cosa che mi passò per la mente, anche perché odiavo farlo stare male e lo capivo anche da sola che ogni volta i miei incubi cominciavano a torturarmi anche lui involontariamente soffrisse.
Il suo sorriso crollò subito dopo la mia affermazione e quasi potei udire il suo cuore rompersi, spezzarsi sotto il peso delle mie parole.
"Qual è il vero problema Delilah? Non sono come ti aspettavi o forse non senti più le stesse cose? Non provare a rifilare scuse di questo genere perché tu lo sai molto bene che a me non importa essere svegliato nel bel mezzo nella notte. Lo sai perché lo sapevo cosa ti succedeva eppure non mi sono tirato indietro, ti ho amata e lo faccio tutt'ora. Amo te e i tuoi demoni e non c'è nulla che possa cambiare quello che io provo" disse senza fiato ed io sentii gli occhi lucidi subito dopo.
Litigare con lui era l'ultima cosa che desideravo in quel momento.
"Non voglio che quello che mi capita, i miei cosiddetti demoni rovinino quello che c'è tra di noi Harry" spiegai seria.
"Pensi davvero che riuscirò mai a stancarmi di te? Ti amo più di qualunque altra cosa, smettila di farti complessi per cose che non esistono" continuai per poi lanciare le mie braccia in avanti per toccarlo, per toccare le sue spalle, le sue braccia, perché volevo che il suo tocco in qualche modo mi aggiustasse.
"Hai appena detto quello che penso tu abbia appena detto?" chiese ritornando a sorridere, mettendo su quella strana smorfia che mi divertiva quasi sempre.
"L'ho appena detta, hai sentito bene" ammisi spavalda e serena.
Perché quello era il suo strano potere, farmi sempre sentire meglio, togliermi i pesi dalle spalle.
"Vorrei davvero parlarti di qualcosa" confessò ritornando serio.
"Quindi mi stai praticamente ignorando?" chiesi facendo chiaro riferimento al suo non ricambiare la mia dichiarazione d'amore.
"Shhh, ascolta quello che ho da dirti" mi zittì portando un indice di fronte alle sue labbra facendomi sorridere ancora di più.
"Oh no, neanche per scherzo signor Styles, te la farò pagare..." dissi divertita prima di avventarmi su di lui e cominciare a muovere le mie dita sui suoi fianchi.
E quando lui cominciò a dimenarsi come una ragazzina, mossi le mie dita ancora più veloce.
La sua risata echeggiava attraverso quella stanza e sapevo si pentisse di avermi confessato di soffrire il solletico.
"Dio, è tremendo...cosa vuoi che ti dica?" chiese tra una risata e l'altra.
"Non fare finta di non saperlo!" gridai ridacchiando perché ero sicura avrebbe detto e fatto di tutto pur di farmi smettere.
"Ok, va bene Del, ti amo! Ti amo hai capito? Adesso lasciami andare!" urlò ridendo a crepapelle ed io all'udire quelle due parole uscire dalla sua bocca, fermai i miei movimenti.
"Amore, penso dovrai sforzarti di più" ammisi per poi sedermi a cavalcioni sopra le sue gambe e continuare a torturarlo per un tempo indefinito.
"Sei l'amore della mia vita, vuoi sposarmi? Vuoi fare un figlio con me? Delilah, cosa vuoi che ti dica?" chiese in preda al panico più puro che avevo mai visto regnare sul suo viso, il quale era ormai rosso a causa delle troppe risate.
"Vorrei sposarti tra un paio d'anni, grazie mille per la proposta. Una figlia magari dopo il matrimonio" lo corressi per poi smettere finalmente di fargli il solletico e guardandolo negli occhi a lungo.
"Sono serio Del" mormorò per poi poggiare le sue mani sui miei fianchi.
"Anche io sono seria tesoro" ammisi ridendo, ma la serietà sul suo viso mi fece capire che forse dietro le sue parole ci fosse una certa verità, un certo desiderio da parte sua.
"Pensa a vincere la partita e poi magari ne riparleremo" aggiunsi diventando seria per poi incollare le mie labbra alle sue perché non volevo sentire niente di più.
Perché la paura che mi lasciasse dopo quello che gli avrei raccontato era più forte che mai, ed ero certa che portare certi discorsi con lui non mi avrebbe aiutata poi molto nel caso nel quale quello che c'era tra di noi sarebbe finito.
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