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27å

"Buongiorno a tutti, e benvenuti ai nuovi studenti che hanno deciso di unirsi a noi" disse Harry, per poi arrotolarsi le maniche della camicia a fiori che stava indossando e cominciare a parlare di cose che non capii perché ero troppo concentrata a rileggere il bigliettino che avevo trovato alla mia postazione quella stessa mattina.

Dopo la sera della festa mi aveva riaccompagnata in dormitorio e non mi aveva più rivolto la parola, lasciandomi completamente di stucco perché pensavo che mi avrebbe cercata e ci avevo sperato fino all'ultimo secondo, ma lui non l'aveva fatto neanche per sbaglio, quasi come se mi stesse evitando o peggio ancora ignorando.

Alternai lo sguardo di nuovo tra il piccolo pezzo di carta di fronte a me e la scultura delle nostre mani unite che se ne stava messa in bella mostra sulla cattedra.

"Non dirmi che quella è la scultura che avete fatto?" chiese Grace in un sussurro e dal cipiglio presente sul suo viso non mi fu difficile capire che fosse confusa più di me.

"Mi puoi dire almeno cosa c'è scritto?" mi chiese dopo aver sbirciato per vedere se Harry effettivamente ci stesse prestando attenzione e quando constatò che non lo stesse facendo, si spostò alla mia postazione per poter leggere.

"Perché ho capito che quello che c'è tra di noi è più bello se non si prova a spiegarlo a parole" lesse a bassa voce per poi tirarmi una gomitata talmente forte da farmi cacciare un urlo di dolore il quale non passò inosservato a nessuno, soprattutto agli occhi del ragazzo del quale stavamo sparlando.

"Ognuno alle proprie postazioni, grazie!" disse quest'ultimo a voce alta, riuscendo perfino ad intimorirmi per un certo verso.

Grace alzò le mani in alto in segno di resa e ritornò al suo posto facendo spuntare un sorriso a quel Harry autoritario che non avevo mai conosciuto fino a quel momento.

Osservai il suo modo di fare con ogni ragazza presente in quella stanza e ad ogni sorriso o consiglio, potevo chiaramente percepire la rabbia crescere dentro di me, la gelosia.

La porta venne aperta di scatto e un gruppo di ragazzi entrarono senza neanche bussare.

"Styles!" salutò uno di loro ed Harry ricambiò con un cenno di testa, molto probabilmente perché era seccato dalla presenza di quelle persone che avevano interrotto la sua lezione.

"A cosa devo il piacere? Per chi non lo sapesse loro sono i ragazzi che compongono il comitato studentesco" chiarì Harry, rispondendo senza volerlo a molte delle mie domande.

"Grazie per la presentazione capitano" disse uno di loro per poi essere interrotto.

"Siamo qui per parlarvi dello spring break, la vacanza di primavera. Quest'anno io e gli altri del comitato abbiamo deciso che si svolgerà a Cuba e volevamo chiedervi se parteciperete" spiegò una delle due ragazze presenti, mentre l'altra cominciò a passare tra i vari banchi con un quaderno tra le mani, annotando la partecipazione di ognuno dei miei compagni.

"Sono tre giorni e partiremo il prossimo lunedì" aggiunse la ragazza che poco prima aveva parlato.

"Ci andremo giusto?" mi chiese Grace, abbastanza convinta del fatto che avrei accettato.

"Aspetta e ti dirò" le risposi intenta a guardare la ragazza con la lista avvicinarsi ad Harry e cominciare a conversare più di quello che mi sarei aspettata avrebbero fatto.

I suoi occhi verdi si incastrarono nei miei per un paio di secondi quasi come se volesse chiedermi se ci sarei andata, come se volesse scoprire quale fossero le mie intenzioni, e quando lo vidi scuotere la testa negativamente sentii il dispiacere inondarmi.

Perché nonostante tutto quella sarebbe stata l'occasione giusta per passare più tempo insieme e anche se non l'avevo voluto confessare a Grace, ci sarei davvero voluto andare anche perché gli altri anni non l'avevo mai fatto.

"Non penso Grace..." le mormorai dopo averci pensato un paio di secondi.

"La tua vita non può dipendere dalla sua Delilah, dovresti davvero venire" disse acida perché arrabbiata a causa del fatto che non ci sarei andata a causa di Harry.

"Verrai?" chiese la ragazza una volta giunta di fronte al banco della mia amica.

Quest'ultima annuì e mi preparai mentalmente per rifiutare, ma quando incrociai nuovamente quegli occhi verdi, realizzai che avevo davvero bisogno di disconnettere da tutto per pensare, perché le mie emozioni non riuscivano più ad essere contenute, perché avrei voluto avvicinarmi a lui e urlargli che mi aveva rubato i giorni, le notti ed il cuore.

Dovevo trovare un modo per potergli raccontare di me, per parlargli dei miei sentimenti e per tentare magari di farmi perdonare.

"Vengo anche io" mormorai pensierosa, prima di essere interrotta dalla campanella che aveva cominciato a risuonare forte attraverso tutto l'edificio.

Guardai i miei compagni dileguarsi con gli appunti che avevano preso sulla lezione che Harry aveva spiegato e Grace, capendo quanto in realtà avessi bisogni di un momento per potergli parlare uscì in fretta e furia insieme ai nostri compagni.

"Perché non verrai? Se è per la questione aereo, sono disposta a tenerti la mano per tutta la durata del volo" blaterai senza alcun ritegno, come se fossimo amici da una vita.

"Ho da fare Delilah, non è per quello" rispose cominciando a mettere a posto un paio di fogli nel suo zaino per poi alzare lo sguardo su di me.

"Cos' hai da fare? " chiesi come una vera e propria impicciona.

Sbuffò ed uscì dall'aula, cominciando a camminare per il corridoio tentando di evitarmi nuovamente.

"Ho un appuntamento" rispose serio, fermandosi di fronte al suo armadietto.

La rabbia cominciò a crescere davvero veloce dentro di me e mi ritrovai a chiudere il suo armadietto di scatto per attirare la sua attenzione.

"Un appuntamento?" chiesi con un pizzico di cattiveria nella voce, dovuta all'improvvisa gelosia che stavo sperimentando.

"Un appuntamento, cosa c'è di così sbagliato Delilah?" chiese voltandosi verso di me e incrociando le braccia al petto.

Un sorriso provocatorio a dipingere il suo volto.

"Tu mi baci e poi esci con un'altra?" gli chiesi a voce alta, non importandomi neanche più se i nostri compagni ci avrebbero sentiti.

"L'ultima volta che ho controllato, sei stata tu a scappare dopo aver fatto sesso e a non volermi più tra i piedi, giusto?" chiese ironico ma rimanendo ancora cattivo, facendomi arrossire le guance.

"Abbassa la voce" lo ammonii spingendolo leggermente per le spalle perché tutto volevo tranne che un'informazione del genere trapelasse, soprattutto con tutte le ragazze che sarebbero morte pur di ricevere un briciolo di attenzione da parte sua.

Perché era ovvio a tutti che i partecipanti al corso di scultura fossero raddoppiati dopo che avevano scoperto fosse lui a insegnarci, perché lui era il desiderio inespresso della maggior parte delle ragazze lì dentro, il sogno quasi di tutte, me compresa.

"Cos'è adesso ti imbarazza perfino ammettere quello che abbiamo fatto? Ti penti per caso?" chiese severo, quasi dispiaciuto dalle sue stesse domande.

"Non è questo Harry è solo che..." provai a dire ma, mi fermai in cerca delle parole adatte da utilizzare per poter spiegare il mio stato d'animo.

"È solo che sei dannatamente gelosa, ma non ti stressare troppo, lo sarei anche io" parlò lui al mio posto, facendomi strabuzzare gli occhi perché si stava mostrando sempre più aperto nei miei confronti e mi risultava davvero strano, soprattutto in quel momento.

"Io, non volevo dire quello..." provai a dire nuovamente ma venni interrotta da lui che quel giorno sembrava davvero voler conversare più del normale con me.

"Hai visto? Ti leggo perfino nel pensiero" aggiunse lui, sorridendomi ampiamente.

"Oggi sei davvero strano" ammisi senza pensarci troppo.

"Sono solo di buon umore" spiegò tranquillo ma continuando a restare sereno.

"Allora verrai?" chiesi dopo un paio di secondi passati in silenzio.

"Dammi un buon motivo" rispose per poi passarsi una mano tra i capelli e guardarmi a lungo con quel sorriso da ebete che si ritrovava.

"Potremmo fare sesso" risposi ironica, certa che con quella semplice affermazione gli avrei fatto rimpiangere il suo rifiuto a partecipare e più di quello, amavo l'espressione buffa che si era formata sul suo volto.

"Dovresti davvero prepararmi prima di dirmi certe cose, altrimenti potrei veramente avere un infarto a causa tua" rispose mettendosi una mano sul cuore e cominciando a fare finta di andare in iperventilazione.

Cominciai a ridere di lui ritrovandomi poi a tirargli una gomitata nello stomaco quando gli altri ragazzi presenti si erano voltati nella nostra direzione a causa degli strani versi che fuoriuscivano dalla sua bocca.

"Devo ammettere che quello elencato precedentemente potrebbe davvero essere un buon motivo affinché io affronti una delle mie paure più grandi, ma penso dovrai sforzarti di più" dichiarò pavoneggiandosi e facendomi sospirare a causa di una leggera frustrazione.

"Cosa potrei offrirti più di quello?" chiesi davvero curiosa di scoprire quale sarebbe stata la sua risposta.

Guardai il suo braccio tendersi e un suo dito viaggiare fino al mio labbro inferiore, prima di scivolare leggiadro sopra il mio petto, tra i miei seni e fermarsi giusto sopra il mio cuore.

Sentii le ginocchia quasi cedermi di fronte a quel semplice tocco quasi fossero fatte di gelatina.

"Questo" sussurrò serio prima che la nostra conversazione venisse interrotta dall'ennesima campanella.

Lo guardai strabiliata perché mi risultava davvero impossibile la sua quasi insistenza, il suo non tirarsi indietro ed il suo continuo provarci e riprovarci.

"Oh tesoro, ma questo è già tuo" bisbigliai non certa che mi avesse sentita a causa del baccano che ci stava girando intorno, ma del quale come sempre poco mi importava quando lui era con me, quasi come se tutta la mia attenzione venisse catturata dalla sua semplice presenza.

Lo guardai annaspare in cerca delle parole giuste da dire ma decisi che non avrei più portato avanti quel discorso, non fino a quando lui non sarebbe venuto a Cuba con noi.

"Vuoi saperne di più non è così? Allora penso ci vedremo in aeroporto" fu l'ultima cosa che gli dissi prima di dileguarmi tra i miei compagni, in cerca della mia amica.

"Delilah, non pensi mica di lasciarmi così giusto?" sentii chiedere prima di essere strattonata per il braccio, talmente forte da ritrovarmi a sbattere la fronte contro il suo petto duro.

Venni spinta dentro una stanza in un batter d'occhio e mi ritrovai a tastare il muro accanto alla mia testa in cerca dell'interruttore, ma quando non lo trovai, mi arresi all'idea che saremmo rimasti nell'oscurità.

Non lo vedevo ma potevo percepirlo, il suo fiato sulle mie labbra, le sue mani a stringere i miei fianchi e il suo corpo a spingermi contro la porta dalla quale eravamo appena entrati.

"Questa è la tua idea di appuntamento, portarmi in uno sgabuzzino?" chiesi divertita dalla situazione.

Le mie mani viaggiarono sui suoi pettorali, salendo fino alle sue guance per poi lasciarle lì a stringere il suo volto come a volermi assicurare che fosse reale, che fosse lui.

"È certamente un'idea inedita, pensaci. Non riuscire a vederci ma nonostante ciò a sentirci, non ti sembra una cosa abbastanza romantica?" chiese avvicinando il suo viso al mio fino a sfiorare il mio naso con il suo.

"Mi bacerai e poi scapperai come l'altra volta?" gli chiesi senza alcuna vergogna, volendolo toccare in qualche modo e fargli capire come in realtà ci fossi rimasta male.

"Farai di nuovo l'more con me e poi scapperai?" chiese sulle mie labbra, torturandole ma senza mai attaccarle alle sue realmente.

Le sue parole mi colpirono talmente forte da farmi girare la testa per un paio di secondi nel mentre il suo profumo mi faceva vedere le stelle, l'intero universo.

"Verrai?" chiesi di nuovo, cercando di far finta di nulla e lui forse stanco di me che ripetevo la stessa dannata domanda, smise di torturarmi ed incollò le sue labbra alle mie in un bacio avido, un bacio che tutto sembrava meno che romantico.

Morse il mio labbro inferiore facendomi gemere leggermente mentre le sue mani si infilarono sotto la mia maglietta per arrivare fino ai miei seni e stringerli.

La sua bocca si spostò poi sul mio collo e rimase a giocare con la mia pelle per un tempo indefinito, per poi staccarsi e mollare la presa su di me come se nulla fosse successo.

"Che ne dici? Secondo appuntamento?" chiese per poi scoppiare a ridere e incollare di nuovo le sue labbra alle mie per lasciarmi un bacio a stampo. 

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