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26å

https://youtu.be/E_yvcks8_78

"Penso che potrei rinunciare ad un'altra ora del mio sonno di bellezza" mormorai quasi agitata, a causa della strana sensazione che sentivo
alla bocca dello stomaco.

Nulla era cambiato, o almeno nulla era cambiato per me.

Le sensazioni erano le stesse se non ancora più forti, le emozioni sempre più potenti e questo mi lasciava di stucco perché non era quello che avrebbero normalmente dovuto fare? Svanire con il tempo? Sbiadire?

Non aggiunse più nulla, semplicemente cominciò a camminare ed io lo seguii in silenzio, colta da uno strano senso di colpevolezza nei suoi confronti perché ero ancora dell'idea di non meritarlo, non dopo come mi ero comportata con lui.

Forse avrei dovuto parlargliene, ma forse non era il caso di distruggere quell'armonia.

Alzai un sopracciglio quando capii che ci trovassimo di fronte alla porta per entrare nel college e mi accigliai profondamente quando lo notai estrarre un mazzo di chiavi dalla sua tasca posteriore.

"Cosa stiamo facendo Harry? Ti giuro che ti uccido se ci farai finire nei guai" borbottai incrociando le braccia al petto e guardandolo male.

Una fossetta comparve sul suo viso e scosse leggermente la testa prima di farmi mancare il fiato con la sua affermazione.

"Stai tranquilla, piaci troppo a mia madre e sono certo che non ti sospenderebbe mai" la buttò lì come se fosse cosa da niente prima di far scattare la porta ed entrare dentro.

I miei piedi si incollarono all'asfalto mentre alcuni dubbi profondi mi assalivano.

"Hai intenzione di rimanere lì?" chiese facendo nuovamente capolino e guardandomi con un sorriso leggero.

"Certo, fino a quando non mi spiegherai il significato delle tue parole" risposi sicura di me, sicura di quello che volevo scoprire e frustrata dal fatto che lui non mi rivelava quasi mai nulla senza insistenza da parte mia.

"Cosa dovrei spiegarti Delilah? Entra dentro" suggerì serio.

E lo feci, solo che una volta ritrovatami nel corridoio principale mi fermai nuovamente.

"Allora?" insistei, volendo scoprire cosa in realtà si celasse dietro le sue parole.

"Cammina e magari te lo dirò" rispose abbastanza seccato dalla mia insistenza.

Sbuffai sonoramente e cominciai a seguirlo sperando che non mi stesse tirando un tranello.

Mi schiarii la gola quando dopo un paio di minuti non si decise ancora a parlare e quello fu abbastanza da attirare la sua attenzione.

"Mia madre pensava che stessimo insieme e non ha smesso neanche per un secondo negli ultimi due mesi di chiedermi di te, sei contenta della mia risposta?" chiese severo, amareggiato dalle sue stesse parole.

Doveva essere stato davvero difficile per lui come d'altronde lo era stato anche per me, perché era davvero complicato dimenticarsi di qualcuno se le persone intorno a te facevano di tutto pur di fartelo ricordare, Grace lo aveva fatto con me e solo in quel momento capii perché avesse titubato tanto a darmi una risposta così semplice.

"Oh" fu tutto quello che riuscii a dire perché era straziante percepire il dolore che emanavano le sue parole.

"Già" aggiunse secco lui, prima di far girare nuovamente la chiave in una serratura ed aprirmi la porta di una stanza che già conoscevo.

L'aula di scultura.

"Cosa ci facciamo qui?" chiesi curiosa e guardandomi intorno non potei non notare come tutto fosse stato messo a posto rispetto all'ultima volta che c'ero stata.

Lo osservai accendere la luce, togliersi la giacca di jeans che stava indossando e poggiarla sopra quella che era la sua scrivania, prima di unire i palmi delle sue mani e guardarmi con uno strano sorriso a dipingergli il viso.

"Stavo pensando, dato il fatto che teoreticamente sono il tuo insegnante, di offrirti un corso privato o meglio dire di mostrarti cosa ti sei persa stamattina quando hai deciso di scappare come cenerentola" spiegò serio, mentre la sua espressione però tentennava e lo vedevo dalle piccole rughe che si crearono ai lati dei suoi occhi che in realtà volesse sorridere ma che si stesse trattenendo.

"Questo deve essere sicuramente un incubo..." borbottai seria a mia volta.

Non ci fu nemmeno un secondo nel quale non desiderai rimanere con lui, anche perché fino a quando avrei passato del tempo con Harry non mi importava più di tanto quello che facevamo.

Mi tolsi la giacca di pelle e la poggiai su uno sgabello, legai i miei capelli in una coda alta e mi avvicinai a quella che era stata la mia postazione la volta precedente.

"Professore, cosa dovrei fare adesso?" gli chiesi sarcastica, per poi poggiare i gomiti contro il banco da lavoro e ammirarlo con occhi grandi.

Un sorriso enorme si creò sul suo viso a causa del nomignolo che gli avevo affibbiato e le mie guance si tinsero di rosso al solo pensiero che era davvero strano il nostro comportamento pur essendoci visti in tutte le nostre sfumature.

Camminò lentamente verso lo stereo che se ne stava poggiato contro la parete a terra e premette il pulsante d'accensione.

"Le piace la musica signorina Delilah?" chiese con uno strano tono, malizioso oserei dire.

"Mi sono dimenticato che lavora in un negozio di musica, errore mio" aggiunse subito dopo.

Della musica leggera cominciò a risuonare attraverso quelle quattro mura e sorrisi al pensiero che quello era nettamente meglio di starmene a quella stupida festa.

Lo guardai ammaliata muoversi verso di me con un sacco di oggetti tra le mani, prima di poggiarli di fronte a me e guardarmi più di quello che avrebbe voluto molto probabilmente.

"Le ho detto che stasera è bellissima signorina Delilah?" chiese dandomi le spalle per poi ritornare con un secchiello e poggiarlo accanto alle altre cose.

"Anche lei è bello Mr. Styles" risposi a mia volta, non riuscendo a contenere più i miei pensieri ma soprattutto le emozioni che fiorirono alla bocca del mio stomaco.

I nostri occhi si incrociarono e la sola cosa che desideravo in quel momento era annullare le distanze tra di noi, poter spostare quel banco affinché i nostri corpi potessero essere vicini.

Si schiarì la gola spezzando quel nostro momento di tensione ed io feci lo stesso scuotendo leggermente la testa per ritornare alla realtà, dove lui cominciò a parlare.

"Per favore adesso metta un chilo di gesso e metà di acqua nella ciotola" spiegò indicando il sacchetto e la bacinella di fronte a me.

"Ok..." risposi titubante, non sicura che me la sarei davvero cavata.

Portai le mani in avanti e con più forza di quello che ci avrei dovuto mettere, aprii la busta di gesso alzando una nuvola di polvere bianca fino a sopra la mia testa.

Sentii l'aria mancarmi per alcuni secondi e fui quasi sull'orlo di una crisi di pianto quando cominciai a tossire come se avessi la tubercolosi.

"Se volevi uccidermi potevi trovare altri modi" dissi tra un colpo di tosse e l'altro.

"Dovresti proprio vederti" aggiunse prima di scoppiare in una fragorosa risata e indicare i miei capelli.

Ci passai una mano sopra e quando la riportai sotto il mio sguardo, ci trovai un mucchio di polvere bianca a ricoprire tutto il palmo della mia mano.

"Anche tu dovresti vederti genio, non penso tu sia messo meglio di me" gli dissi ridendo, cosciente che stava prendendo tutto una piega a dir poco esilarante.

Il suo sorriso si spense per un secondo e mise su un dolce broncio, facendo finta che le mie parole lo avessero veramente offeso.

"Non ti preoccupare, vieni qui" parlai dopo essermi ripresa dalla crisi di tosse.

Chinò la sua testa in avanti e la avvicinò a me, ed io contenta come non mai, scompigliai i suoi capelli per toglierli la polvere bianca.

"Adesso è nettamente meglio" dichiarai sorridente.

Lui non disse nulla anche se sapevo che avrebbe voluto, lo leggevo nei suoi occhi che era agitato, perché aveva cominciato a giocare con i suoi anelli nel mentre io preparavo la miscela.

E non lo conoscevo perfettamente, ma quello lo avevo notato dalle prime volte che avevamo passato del tempo insieme, che per smorzare la sua ansia tormentava sempre le sue dita.

"You're like Sunshine after rain" canticchiai mescolando la miscela e cominciando a muovere leggermente i fianchi a destra e sinistra, mentre una delle mie canzoni preferite veniva appena trasmessa in radio.

Harry sorrise e cominciò anche lui a preparare qualcosa.

"Questa sarà la forma di silicone" spiegò tranquillo per poi cominciare a muovere anche lui leggermente la testa seguendo il ritmo della canzone.

Lo guardai versare il contenuto rosa in un secchiello e assicurarsi che anche io avessi finito quello che dovevo, per poi canticchiare a sua volta.

"When the sky's the perfect shade of blue" cantò con un sorriso ampio e mostrandomi le sue fossette.

Lo guardai con la bocca leggermente spalancata a causa della sorpresa, a causa del fatto che anche lui conoscesse quella canzone.

"Our love would be like a song
And everybody would scream it" continuai, prendendo coraggio e mollando tutto quello che stavo facendo perché una strana voglia di ballare si appropriò di me e lui sembrò cogliere il punto, perché mi tese una mano ed io non esitai neanche un secondo a stringerla alla mia.

"To feel what we felt
That's the closest they'll come" disse prima di farmi fare una giravolta e farmi ritornare tra le sue braccia.

Mossi i miei piedi seguendo i suoi e mi sembrò tutto così naturale e sincero che il mio cuore quasi volle scappare dalla mia cassa toracica.

Le sue mani sembravano bruciare sui miei fianchi ed il desiderio di incollare le mie labbra alle sue era terribile, ma non lo feci perché temevo di rovinare il tutto.

"I finally believe in fate
Almost feels like it was made for us" canticchiò nuovamente.

"Yeah, cause you don't want me to change and I'm feeling like I'm safe for once" cantai seppur stonata, quasi come se più che cantare quello fosse uno scambio di parole, di cose che non avremmo potuto dirci senza musica.

Sentii l'ultimo ritornello rimbombare attraverso le pareti e capii che presto sarebbe tutto finito, e potei sperare solo che non sarebbe cambiato nulla.

I suoi occhi verdi si incastrarono nei miei azzurri e rimasi senza fiato mentre l'espressione più felice si materializzò sul suo viso.

E fu una frazione di secondo, quando le sue labbra si attaccarono alle mie senza alcun preavviso.

Sussultai a causa della sorpresa ma ricambiai, perché quello era tutto ciò che avevo desiderato fare da quando eravamo arrivati lì.

La sua lingua giocò con la mia fino a quando fummo costretti a staccarci per respirare e nonostante lo facemmo, lui incollò la sua fronte alla mia e strofinò il suo naso contro il mio, continuando a sorridere come se fosse davvero felice.

E io lo ero per davvero, senza il come.

Fu in quel momento che realizzai quanto in realtà mi fosse mancato e quanto lo desiderassi nel profondo nel mio cuore.

"Penso dovremmo ritornare alla lezione, giusto Mr. Styles?" gli chiesi cercando di smorzare l'imbarazzo che stavo provando.

"Corretto signorina" rispose beffardo, ma non togliendo più il sorriso dalla sua splendida faccia.

"Dammi la mano" aggiunse dopo un paio di secondi e quando fummo nuovamente alla postazione da lavoro.

Lo guardai incerta sul da farsi ma non esitai neanche per un secondo perché adoravo ogni piccolo contatto fisico con lui ed era quasi inconcepibile da parte mia.

Incrociò le sue dita alle mie e senza alcun preavviso, lo guardai immergere entrambe le nostre mani nel silicone rosa, il quale era più freddo di quello che mi ero aspettata.

"Dovrebbe durare un po' " spiegò dolcemente, guardandomi per assicurarsi che fosse tutto a posto.

"Ne vuoi parlare?" gli chiesi non riuscendo più a contenere i miei pensieri.

"No, non proprio" rispose per poi aggiustarsi i capelli con la mano che ancora aveva libera.

I minuti passarono lenti e non dissi nuovamente nulla, anche se avrei voluto veramente aggiungere qualcosa.

"Perché?" mi feci coraggio dopo averlo osservato versare il miscuglio di gesso nella forma di silicone.

Asciugai le mie mani dopo averle lavate e mi soffermai ad osservarlo.

"Abbiamo finito, adesso toccherà aspettare fino a domani" rispose ignorando palesemente la mia domanda.

"Perché?" chiesi di nuovo, non pronta a mollare in quel modo quel discorso.

Sbuffò sonoramente e ignorandomi di nuovo mise a posto tutte le cose sotto il mio sguardo scrutatore.

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