24å
"Hai intenzione di uscire da questa camera o resterai qui per sempre?" chiese Grace con i libri tra le mani, e la chiara intenzione di prendermi a schiaffi.
Le ultime settimane erano state come delle montagne russe piene di alti e bassi, dove ero stata costretta a ritornare a Cincinnati e subirmi le conseguenze delle mie azioni.
Grace non mi aveva rivolto la parola per una settimana consecutiva ed era stato agonizzante, minacciandomi perfino di raccontare ad Harry tutta la verità.
La sua mancanza era ovvia e la percepivo in ogni cellula del mio corpo nonostante non fossimo mai stati nulla di concreto, ma i ricordi della singola volta che eravamo finalmente diventati un'unione, mi tormentavano a tal punto da farmi rinchiudere in stanza per la maggior parte del tempo.
Lo avevo visto un paio di volte nel campus ed un altro paio durante alcune lezioni anche se da quel che avevo notato, mi stava nuovamente evitando.
"Non penso di essere in grado di andare a lezione oggi" ammisi sincera, ritrovandomi ad accoccolarmi nel piumone.
"Sono passati due mesi Delilah, ormai è acqua passata per entrambi e dovrai fartene una ragione" aggiunse lei, facendomi sentire ancora più male, perché nonostante fosse passato così tanto tempo, io sembravo essere rimasta intrappolata nei giorni delle vacanze natalizie, o almeno il mio subconscio l'aveva fatto.
"In più oggi inaugureranno il corso di scultura creativa e vorrei davvero che ci fossi anche tu" concluse speranzosa, che magari almeno quella notizia mi avrebbe fatta sorridere almeno un po' ma non lo fece.
Alternai lo sguardo tra lei ed il dipinto che lui mi aveva regalato per Natale e sospirai profondamente, con le lacrime a minacciare per la millesima volta di marcare le mie guance.
Dipinto che avevo trovato sulla soglia della porta della nostra stanza quando erano ricominciate le lezioni.
Ero stanca di piangermi addosso, ero stanca e basta.
"Sappi solo che se ci sarà anche lui non esiterò neanche un secondo a cambiare corso" borbottai prima di alzarmi dal letto e camminare lentamente verso l'armadio in cerca di qualcosa di confortevole e caldo da indossare nonostante ormai l'inverno stesse finendo e gli alberi avessero cominciato a fiorire.
Camminai accanto a lei per tutto il campus con lo sguardo a fissare solo a terra per paura di incrociare gli occhi di Jackson o peggio ancora quelli di Harry.
"Pronta?" mi chiese Grace per poi stringermi per le spalle e spingermi in avanti verso un enorme aula.
Rimuginai per un paio di secondi per poi prendere finalmente coraggio e guardare quelli che sarebbero stati i miei compagni.
Se ne stavano tutti o quasi tutti seduti su degli sgabelli mentre di fronte ad ognuno di loro era presente un grande banco dove sopra erano posati alcuni sacchi di cose che ancora non capivo, una bacinella d'acqua e delle spatole.
Più che a un corso di scultura mi sembrò di ritrovarmi a Masterchef e quel pensiero mi fece smorzare la mia espressione seria e sorridere lievemente.
Camminai cauta tra le varie postazioni prima di trovare quella che si addiceva più a me, in fondo alla classe e accanto alla finestra che dava sul cortile.
Sentii Grace schiarirsi la gola e quello fu abbastanza per farmi capire come qualcosa stesse realmente andando storto.
Mi guardai intorno nell'agitazione più assoluta e quando non ci trovai nulla di strano, mi girai verso la mia amica che si era seduta alla postazione accanto alla mia.
"Qual è il problema Grace? Non c'è, perché stai facendo quella faccia?" le chiesi indicando lo spazio intorno a noi.
"Forse perché è proprio lì" sussurrò a bassa voce per poi indicarmi verso la cattedra di quello che sarebbe stato il nostro professore o la persona che ci avrebbe guidati in quel corso.
Sentii l'aria mancarmi quando lo trovai intento a frugare tra un paio di fogli e mi fu impossibile non chiedermi cosa stesse succedendo realmente e perché ci fosse proprio lui seduto alla cattedra.
"Cosa sta succedendo Grace? Non penso sia normale che sia lui l'insegnante giusto? Come può farlo se ancora sta studiando qui?" le chiesi agitata mentre la voglia di scappare si faceva spazio dentro di me nuovamente.
"Ti dimentichi per caso che sua madre dirige questa baracca?" fece in tempo a chiedere prima che Harry si schiarisse la gola e si alzasse dalla scrivania per avvicinarsi al centro della stanza.
"Innanzitutto buongiorno a tutti, per quelli che ancora non mi conoscono sarò la persona che vi guiderà in questo percorso." spiegò per poi fermarsi ed incrociare i miei occhi, facendomi mozzare il fiato e spalancare leggermente la bocca.
"Per quelli che lo fanno e si chiedono cosa ci stia facendo qui, vorrei chiarire che oltre ad essere il capitano della squadra di basket nel mio tempo libero mi sono dedicato a molte cose negli ultimi mesi e una di queste cose è stata una masterclass a Los Angeles in Scultura, e dopo averne discusso con la direttrice ed aver valutato un sacco di possibili insegnanti, mi è stata offerta questa possibilità perché considerato più adatto a questo ruolo, poiché non sarò il vostro insegnante ed io imparerò insieme a voi." continuò fermandosi ad osservare ognuna delle persone che stavano partecipando a quella lezione insieme a me e Grace.
"Spero che potremmo crescere tutti in questo percorso che affronteremo e mi piacerebbe davvero che voi mi vediate come un compagno di viaggio. Non sono contento del fatto che dovrò valutarvi anche perché sono sempre stato dell'idea che l'arte sia personale e soggettiva, perché dove io potrei vedere un fiore voi potreste vedere uno scarabocchio e viceversa, ma purtroppo si tratta di un corso e alla fine di esso dovrò farlo nonostante l'idea non mi alletti per nulla. In più vorrei annunciarvi che seguendolo fino alla fine dell'anno scolastico vi procurerà dei crediti extra e da quel che ho letto, alcuni di voi ne hanno davvero bisogno" marcò la parola qualcuno e guardò me più a lungo degli altri perché io facevo chiaramente parte di quel gruppo.
Non ero riuscita a mantenere una buona media soprattutto a causa degli eventi tumultuosi degli ultimi mesi e se davvero avrei voluto finire il college, seguire quel corso sarebbe stato davvero d'aiuto.
"Qualcuno ha domande?" chiese dopo un paio di secondi di puro silenzio nel quale la mia mente era volata lontano da quell'aula.
"Le possiamo dare del tu?" chiese una ragazza in prima fila, la quale non aveva smesso nemmeno per un secondo di togliergli gli occhi di dosso.
"Non potete, dovete" rispose sorridendo ampiamente e alternando lo sguardo tra la ragazza e quella accanto a lei.
Non mi sorpresi quando notai che la maggior parte dei presenti fossero ragazze tranne un paio di maschi probabilmente del primo anno.
"Se non avete più domande direi che potremmo cominciare dalle cose basi, ovvero spiegarvi cosa contengano i vari sacchi sul vostro tavolo e come utilizzare i vari utensili" aggiunse felice, quasi non riuscendo a riconoscerlo data la sua strana estroversione che da quel che avevo capito non l'aveva mai caratterizzato.
"Grace, non penso di riuscire a farlo..." le sussurrai facendo un passo laterale per avvicinarmi a lei.
L'avevo pensato per i minuti a seguire ma quando aveva cominciato a camminare attraverso i banchi per aiutare quelli in difficoltà nel comporre la miscela di cui avremmo avuto bisogno per realizzare le sculture, quasi andai in iperventilazione al pensiero che presto ci avrebbe raggiunte.
E no, non potevo semplicemente fare nulla del genere perché ogni volta che mi ritrovavo a poggiare lo sguardo sulla sua figura, i ricordi della notte a New York si materializzavano più vividi che mai nella mia mente, quasi come se fossero eterni.
La mia amica si fermò dal mescolare il gesso nella sua bacinella e mi guardò truce.
"La puoi smettere di comportarti da bambina? Senza questi crediti non passerai l'anno" mi ammonì lei e non c'era bisogno davvero che me lo ricordasse, anche perché ne ero perfettamente cosciente anche da sola.
"Lo so, ma preferisco nettamente ripetere l'anno piuttosto che stare rinchiusa per ore intere qui con lui" fu l'ultima cosa che dissi prima di alzare lo sguardo dal banco ed incrociarlo sulla figura del ragazzo dal quale intenzionavo fuggire nuovamente, il quale si stava avvicinando sempre di più a me.
Poggiai la spatola con poca delicatezza sul banco e dopo aver guardato Grace un'altra volta, cominciai a camminare senza fiatare fino all'uscita sotto lo sguardo curioso dei miei compagni che, se fino a quel momento non avevano sospettato nulla, da quel momento in poi avrebbero cominciato a farlo.
Feci richiudere la porta su sé stessa e camminai attraverso il corridoio che a quell'ora era completamente vuoto se non per un paio di ragazzi intenti ad andare nei bagni.
"Delilah" sentii tuonare dietro di me, costringendomi a fermarmi nel bel mezzo del corridoio e voltarmi verso la persona che mi aveva appena chiamata.
"Dovresti davvero tornare dentro, ho visto i tuoi voti e non passerai se non porti a termine questo corso" spiegò tranquillo, quasi come se fosse davvero un reale insegnante il quale si preoccupava per i suoi studenti, solo che ero certa per lui fosse più di quello, molto più personale.
Scossi la testa negativamente e sospirai pesantemente.
"Vorrà dire che ripeterò l'anno" bisbigliai quasi non riuscendo ad esporre quel pensiero ad alta voce anche perché ero sicura come non mai che se mia madre mi avrebbe vista o sentita si sarebbe rivoltata nella tomba.
"Non dire stupidaggini..." provò a dire ma lo fermai.
"Non provare neanche a far finta che ti interessi qualcosa" dissi dura, non importandomi nemmeno più se le persone ci avrebbero visti.
"La nostra situazione personale non ha nulla a che vedere con il fatto che sei nei guai, se non mi fosse interessato non sarei qui adesso Delilah, nonostante tutto..." aggiunse incrociando le braccia al petto e poggiando la sua schiena contro la parete dell'aula dove ero stata fino ad un paio di minuti prima.
Rimasi a fissare i suoi tatuaggi più del dovuto e a chiedermi se quelli che mi sembrava non aver mai visto se li fosse fatti recentemente o se fossero sempre stati lì.
"Allora, cosa hai intenzione di fare?" mi chiese dopo alcuni minuti di silenzio da parte mia, dove mi ero persa tra le nuvole e la mia mente era volata di nuovo lontano da quel posto, lontano dai suoi occhi scrutatori.
"I-io, ci penserò" balbettai prima di voltare le spalle e camminare verso quella che sarebbe stata la mia prossima lezione con il cuore in gola ed una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Non eravamo mai stati insieme ma ci stavamo comportando proprio come avrebbero fatto due ex fidanzati.
Io ero ferita dalle mie stesse azioni e lui era troppo orgoglioso per ammettere che non fosse perfetto e che non ci avesse veramente provato a capirmi, perché quella era ormai la conclusione a cui ero arrivata, o meglio dire quello era tutto ciò che mi raccontavo ogni giorno per non perdere del tutto la ragione.
Rimasi attaccata al muro fino a quando l'ennesima campanella risuonò per tutto l'edificio e quando notai Grace avvicinarsi a me con uno strano sorriso e un foglio tra le mani, constatai che almeno avrei avuto lei.
"Perché sei così felice?" le chiesi senza aggiungere il "nonostante la mia situazione di merda" perché mi sembrava davvero egoistico da parte mia.
"Josh ci ha invitate alla festa dopo la partita di oggi e non vedo l'ora di andarci insieme a te!" gridò estasiata e felice, per poi applaudire leggermente e saltellare.
"Ferma, chi ti ha mai detto che sarei venuta ad una festa?" le chiesi scuotendola per le spalle e guardandola seria.
La sua felicità scomparve in un istante e al suo posto mise su uno ghigno malizioso.
"Di cosa hai paura Del? Che forse tu e Mr. Styles finiate nuovamente per fare sesso? E se così fosse, cosa ci sarebbe di brutto? Peggio della situazione in cui comunque voi vi ritrovate?" chiese tranquillamente, quasi come se dalla sua bocca non fosse uscito nulla di male.
"È un sì?" chiese notando la mia titubanza e quella era presente solo grazie al fatto che mi ritrovai a pensare che se magari ci avrei bevuto su, il tutto avrebbe fatto meno male.
"Più o meno" le risposi abbozzando un leggero sorriso prima di darle una pacca sulla spalla ed entrare ad assistere alla lezione seguente.
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