21å
"Ne voglio un altro!" gridai al barista di fronte a me che a tratti poteva perfino sembrare attraente.
"Arriva subito dolcezza!" gridò lui per sovrastare la musica di sottofondo che rimbombava a tutta potenza nella discoteca dove ci trovavamo.
Il nostro volo di ritorno era stato annullato a causa della bufera di neve e non ci era rimasto nulla da fare a parte ubriacarci per dimenticarci del fatto che molto probabilmente i nostri genitori ci avevano dati per dispersi.
Harry era stato il primo a cedere quel pomeriggio e anche se non me ne aveva voluto parlare, ne conoscevo il motivo.
Ripensando a quel pomeriggio mi ricordai della sua esistenza e che effettivamente si trovava nello stesso edificio, solo che una volta arrivati lì si era praticamente smaterializzato.
Grace e Josh stavano ballando nella pista da ballo e potevo ammettere che mi stessero tenendo d'occhio ed ero tranquilla in quel modo.
Sapevo che c'erano e quello mi rendeva serena abbastanza da permettermi di lasciarmi andare, di bere e di sentirmi in colpa perché avevo lasciato mio padre ad affrontare il primo Natale dopo la scomparsa di mia madre, da solo e senza alcuna compagnia.
E forse Harry lo capivo più di quanto sarei mai riuscita ad ammettere, perché molto probabilmente anche lui nutriva i miei stessi sensi di colpa.
Il piano era sempre stato quello di ritornare quel pomeriggio, ma a causa del maltempo eravamo stati praticamente costretti a restare a New York e a pentirmi delle decisioni prese senza pensare alle conseguenze.
Presi lo shot di tequila tra due dita e lo buttai giù senza pensarci più di tanto perché non ne avevo ragione.
Mi voltai verso la folla di persone e tentai di mantenere la concentrazione su ciò che mi circondava ma a causa dei flash mi era davvero difficile.
Una fitta profonda al cuore fu la prima cosa che sentii quando notai chiaramente Harry avvicinarsi al bar insieme ad una bionda mozzafiato.
Spalancai la bocca senza nemmeno realizzarlo e la voglia tremenda di piangere mi fece contorcere lo stomaco mentre capivo che era stato con lei tutto il tempo.
I suoi passi oscillanti e traballanti mi fecero presto capire che fosse ubriaco, tanto quanto me se non di più e forse quello era anche il suo modo di reagire di fronte ai problemi irrisolti che avevamo.
E fino a quel punto ci ero anche riuscita a trattenere la voglia di prenderlo a schiaffi, ma quando la bionda cominciò a strusciarsi palesemente su di lui e a baciargli il collo non riuscii più a contenermi e mi ritrovai costretta ad allontanarmi dal bancone.
"Delilah!" sentii gridare dietro le mie spalle ma ciò non mi fece fermare perché mi ero ritrovata nel bel mezzo di una crisi di gelosia, nonostante non ne avessi il diritto per nessuna ragione.
Io e lui avevamo condiviso il letto la notte scorsa e chiaro come la luna ci eravamo risvegliati aggrovigliati come lui stesso aveva detto sarebbe accaduto.
Certamente c'erano cose di cui dovevamo parlare, lati del nostro carattere da smussare e un'attrazione fisica ai limiti della sopportazione.
Oltre a quello c'erano i brividi che provavo e la mia grande voglia di scoprirlo, e in fondo, dopo tutte quelle cose, io e lui eravamo comunque niente.
Era esilarante a tratti essere tutte quelle cose e nulla in realtà.
Era divertente come ci comportavamo quasi fossimo una coppia e un minuto dopo come se facessimo finta di non conoscerci.
"Perché mi stai seguendo? torna dentro!" gridai a voce alta, giusto prima di spingere la porta che fece schiantare contro il mio viso i fiocchi di neve ed il gelo più tremendo che avessi mai sentito.
La neve era attecchita di una ventina di centimetri e quasi non riuscivo a vedere ad un paio di metri di distanza da me a causa della nebbia fitta.
"Sei a maniche corte Harry, torna dentro altrimenti ti prenderai davvero un brutto raffreddore." gli dissi abbassando il tono di voce e camminando squilibrata fino al muretto adiacente e poggiarci la schiena.
Adoravo il fatto che non avessi indossato chissà quale abito striminzito a differenza delle altre ragazze lì dentro, anche perché non sentivo il bisogno di uscire in evidenza né di attirare l'attenzione dei ragazzi presenti, anzi oserei dire fosse il contrario.
Lanciai uno sguardo ai miei pantaloni di finta pelle nera e mi strinsi nel crop top a maniche lunghe, anche perché faceva dannatamente freddo.
Aspirai profondamente il fumo dalla sigaretta e scrutai il suo viso attentamente.
"Torna dalla ragazza con cui eri" sbottai più dura di prima perché anche solo il pensiero di lui con quella bionda mi creava disconforto.
"No, perché non è di lei che ho bisogno ma di te Del" spiegò tranquillo ed ero certa che quello fosse solo grazie all'alcool.
Eppure nonostante anche io fossi ubriaca, mi era davvero difficile rimanere calma come lui lo era, soprattutto dopo quello che aveva appena confessato.
Lo guardai come se avessi visto un fantasma e feci una delle cose che più mi riuscivano bene, scappare via.
Attraversai la strada che ci separava dal nostro hotel e salii gli scalini in fretta e furia, inciampando un paio di volte nei miei stessi piedi e quando fui di fronte all'ascensore e mi voltai verso l'entrata dell'hotel dove alloggiavamo, sentii il respiro mancarmi a causa del fatto che a differenza delle altre volte, Harry mi stava rincorrendo e si stava avvicinando a me pericolosamente.
"Delilah, cosa diavolo stai facendo?" gridò spaventando perfino la ragazza dietro al bancone della reception.
"Sto fuggendo da te, non ti è abbastanza chiaro?" chiesi leggermente divertita dalla situazione.
Premetti un'altra volta il pulsante dell'ascensore e quando capii che non sarebbe arrivato prima di Harry, mi soffermai a guardare le scale alla mia sinistra.
"Fai solo che non mi rompa le ossa" mormorai a me stessa mentre cominciavo a pregare alle divinità del cielo che riuscissero a farmi arrivare sana e salva alla mia stanza.
Stavo correndo anche se sapevo di avergli promesso che non l'avrei più fatto, ma quella volta non lo feci perché avevo paura delle sensazioni che avevo provato alla bocca dello stomaco, se non per il fatto che non riuscivo più a guardarlo senza saltargli addosso e baciarlo.
"Del!" gridò facendo eco attraverso tutti i piani delle scale e facendomi sussultare anche se sapevo di non avere paura di lui.
I suoi passi cominciarono ad echeggiare e sentirsi sempre più vicini a me, mentre da quel che potevo notare ci separava soltanto un piano ed era perfino lecito dato le sue lunghe gambe e perché lui a differenza mia, probabilmente reagiva meglio all'alcool.
"Dove stai andando Delilah? Ti dimentichi per caso che condividiamo la stessa stanza?" chiese ridendo amaramente perché mi stava rincorrendo come se fossi una bambina.
"Cazzo" borbottai ricordando solo allora che effettivamente non avevo modo di andare troppo lontano e certa del fatto che le mie azioni non avevano fatto altro che farlo infastidire, e calcolando che non era stato dell'umore migliore quel giorno ero sicura che non ne sarebbe uscito nulla di buono.
Esultai felice quando intravidi la stanza 564 e palpai la tasca destra posteriore per tirarne fuori la tessera magnetica.
Eppure ero troppo ubriaca anche solo per trovarla.
Cominciai a ridere con il fiato corto perché Harry ormai mi aveva quasi raggiunta e stava camminando lentamente lungo il corridoio.
"Non riesco davvero a credere a ciò ch-che stai facendo" lasciò liberi i suoi pensieri e balbettò leggermente a causa del fiatone.
"Smetti mai di parlare?" chiesi sarcastica e saltellai una volta che la porta scattò e finalmente riuscii ad aprirla.
Cercai di chiuderla dietro di me dimenticandomi quasi di Harry, fino a quando venne spalancata talmente forte che andò a sbattere contro la parete adiacente.
"Si può sapere cosa stai facendo?" chiese a voce alta prima di spingere la porta con tutta la forza che aveva e farla schiantare su sé stessa, fino a chiudersi completamente.
Poggiai le mie mani sui fianchi e tentai di regolarizzare il mio respiro.
"Ho un buon motivo questa volta per scappare da te" spiegai con un enorme sorriso a trentadue denti.
La sua espressione rimase neutra, probabilmente aspettandosi un'altra stupidaggine ad uscire dalla mia bocca.
"Quale sarebbe?" chiese sconfitto, e rimanendo comunque ad un paio di metri da me perché spaventato che se si sarebbe avvicinato sarei fuggita nuovamente. Ma quella volta no, non l'avrei più fatto.
Spostai lo sguardo sul comodino e quando constatai ci vedessi effettivamente il doppio, sorrisi ancora di più ripensando al fatto che ero davvero riuscita ad arrivare in camera senza morire.
Ritornai a guardare Harry che quella sera stava indossando una camicia bianca ed un paio di jeans neri che si era comprato quella stessa mattina e non poteva essere più bello di così.
Sentii la gola seccarsi e mi morsi il labbro inferiore indecisa su quello che avrei voluto dirgli.
"Ti ricordi quando tanti mesi fa mi hai detto che non mi avresti baciata fino a quando io non l'avrei desiderato tanto quanto te?" chiesi in un sussurro, spaventata da quella che avrebbe potuto essere la sua reazione.
Annuì accigliato e si passò una mano tra i capelli, confuso su quello che stavo provando a dirgli o meglio dire chiedergli.
"Adesso lo desidero" aggiunsi con il cuore che batteva sempre più veloce.
La sua espressione seria crollò nello stesso istante nel quale le mie parole lo colpirono.
Spalancò gli occhi e mi guardò per un paio di secondi prima di sospirare.
"Sei ubriaca Delilah e non sai cosa stai dicendo, dovresti davvero fare una doccia e metterti a dormire" spiegò tranquillo, prima di sorpassare la mia figura e sedersi sul bordo del letto per poi togliersi le scarpe e buttarle in qualche angolo della stanza sotto il mio sguardo attento.
A tratti sentivo quasi che mi stesse rifiutando ma conoscendolo, non voleva che mi pentissi delle mie azioni.
"Mi stai veramente dicendo di no?" chiesi in un sussurro camminando verso di lui e annullando le distanze tra di noi.
Lo guardai distogliere lo sguardo dalla mia figura e guardare dietro le mie spalle prima di sbuffare.
"Lo sai Del, non c'è bisogno che ti ripeta sempre le stesse cose, è il contesto che non mi piace" chiarì lui.
"Uno solo" sussurrai avvicinandomi sempre di più, fino a toccare le sue ginocchia con le mie gambe.
Uno strano desiderio prese possesso del mio corpo e senza pensarci più di tanto mi ritrovai a far vagare le mie mani sopra il suo torace, a strofinare i miei palmi contro il tessuto morbido della sua camicia fino ad arrivare al primo bottone e slacciarlo sotto il suo sguardo sospetto e intimidatorio.
Sorrisi dimenticandomi di tutte le paranoie e le paure, per poi far scivolare una gamba alla volta affinché riuscissi a sedermi a cavalcioni sopra di lui ed il tutto senza smettere di guardarlo negli occhi, cosciente che senza alcool in corpo non sarei mai riuscita a fare nulla di tutto ciò e forse un po' mi spaventavano i giorni a venire, quelli in cui avrei dovuto dare spiegazioni, ricominciare a lottare contro i miei demoni interiori e lottare con la mia coscienza, e lo avrei fatto, solo che non quella sera.
I miei piani erano nettamente altri e a quel punto speravo soltanto che Harry mi avrebbe permesso di giocare nuovamente con i suoi sentimenti perché sicuro come non mai, se il tutto avesse preso la piega che desideravo, non mi avrebbe vista per molto tempo a venire.
Il mio corpo fremeva dalla voglia di essere toccato dalle sue mani, le mie labbra bramavano le sue ed il mio cuore desiderava sincronizzarsi con il suo.
Ero attratta da lui, in un modo nel quale non l'ero mai stata con nessuno ed ero sicura che ne sarei finita spezzata ma non mi importava.
Slacciai il secondo bottone della sua camicia e cominciai ad intravedere i tatuaggi che ricoprivano il suo torace, ammaliandomi a tal punto da cominciare a tracciarne i contorni senza volerlo.
"Stai sorpassando un confine Delilah, nulla sarà più come prima" sussurrò ad un paio di centimetri dalle mie labbra.
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