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17å

"Allora, cosa mi volevi mostrare?" gli chiesi quando ormai mi calmai del tutto.

Lo guardai abbozzare un sorriso e cercare di fare finta che nulla di quello che avessimo detto minuti prima fosse stato vero, e forse quella era anche una delle sue qualità.

Vedere il bicchiere mezzo pieno ed essere positivo.

"Seguimi" disse brevemente, prima di ricominciare a camminare fino ad una piccola costruzione di legno.

Era una capanna per gli attrezzi quello era chiaro, ma quando la porta di legno scricchiolante venne aperta, spalancai leggermente la bocca di fronte a quello che mi si mostrò.

Sentii una strana sensazione appropriarsi di me mentre cominciavo a fissare i vari disegni che avevo di fronte.

Alcuni erano appesi alle pareti in legno, altri erano ancora da terminare e uno se ne stavo sul cavalluccio nel bel mezzo della stanza.

C'erano pennelli un po' ovunque e tempere di tutti i colori.

"Cos'è questo posto?" chiesi strabiliata, prima di lanciare un ulteriore sguardo al suo viso sorridente e leggermente imbarazzato oserei dire.

"Qui è dove mi sfogo" spiegò leggermente agitato.

Rimase a fissarmi mentre mi avvicinavo ad un dipinto in particolare dove un paio di occhi azzurri erano stati disegnati, lo guardai incantata e mi avvicinai ancora di più per poi tendere la mia mano e sfiorarlo con due dita, quasi come se fosse un richiamo.

"So che stai per chiedermelo, sono i tuoi..." chiarì lui prima di passarsi una mano sulla faccia e guardare altrove, a causa dell'imbarazzo o di quella che avrebbe potuto essere la mia reazione.

Sorrisi senza neanche rendermene conto e sentii il mio cuore battere all'impazzata, costringendomi a chiudere gli occhi per un paio di secondi, lasciando che le mille emozioni mi travolgessero e che io non le accogliessi più con timore.

"È magnifico Harry, davvero..." sussurrai estasiata per poi voltarmi verso di lui e notarlo con le braccia incrociate al petto, intento ad osservare e captare ogni mia mossa.

"Ragazzi è ora di cenare!" sentimmo gridare talmente forte dalla casa ad una decina di metri da noi, che perfino noi riuscimmo a sentirlo nonostante la lontananza.

Sussultai leggermente e lo guardai dispiaciuta perché ero certa che una volta rientrati in casa, l'armonia che si era creata in quel capannone sarebbe scomparsa del tutto riportandoci alla realtà.

"Dobbiamo andare" mormorai triste, prima di voltarmi e cominciare a camminare verso la porta.

"Aspetta" disse Harry ad alta voce, quasi spaventandomi perché sembrava aver avuto un'illuminazione. 

Lo guardai fare dei passi fino al dipinto dagli occhi azzurri e prenderlo tra le sue mani, per poi avvicinarsi lentamente a me e sorridermi ampiamente.

"Questo è tuo" dichiarò spingendolo verso di me, quasi obbligandomi a prenderlo.

Scossi la testa negativamente perché non era e non sarebbe stato corretto.

"È tuo Harry, non posso prenderlo" dissi sconfitta, anche se l'idea di averlo non mi dispiaceva affatto.

"Vuoi davvero litigare con me?" chiese leggermente divertito, prima di scuotere la testa per mettere a posto un ciuffo di capelli che gli era ricaduto tra gli occhi.

"Penso abbiamo bisogno di un po' di pace, ma ribadisco, non mi sembra corretto rubarti qualcosa del genere, un pezzo di cuore" spiegai, per poi prendere il dipinto dalle sue mani e stringerlo al mio petto, cominciando già a fantasticare su ciò che ci avrei potuto fare e dove l'avrei potuto appendere.

"Me ne hai rubato più di un pezzo Delilah" bisbigliò per poi chiudere la porta dietro di lui e camminare dietro di me.

E avrei davvero voluto chiedere spiegazioni su quella che era stata la sua precedente affermazione, ma purtroppo Grace e Josh ci erano venuti incontro e non avevo avuto tempo.

"Poi mi dovrai spiegare" sussurrai ad Harry, vedendolo poi sorridere.

"A tempo debito" rispose lui utilizzando la mia stessa frase.

Rientrammo tutti dentro e non riuscii a non notare lo sguardo serio di mio padre sulla mia figura e su quella dietro di me.

Alternò lo sguardo tra quello che avevo tra le mani e la madre di Harry si accigliò profondamente, mentre una strana espressione si creava sul suo viso, stupore.

"Non ci posso davvero credere..." borbottò Stacy prima di scuotere la testa e sorridere al resto degli invitati.

Poggiai il dipinto sul divano e camminai titubante verso la grande tavola imbandita.

"Delilah giusto?" chiese la madre di Harry, per poi passarmi un piatto.

"Si signora" le risposi abbastanza imbarazzata, mentre a rendere il tutto ancora peggio, notai Harry sedersi alla mia destra, facendo sorprendere ancora di più sua madre.

"Tu e mio figlio?" chiese lei dopo aver sorseggiato del vino dal calice nella sua mano.

Mi strozzai con la mia stessa saliva mentre Grace dall'altra parte del tavolo avevo cominciato a ridere a bassa voce e borbottare cose a Josh.

Sentii mio padre schiarirsi la gola e notai le sue nocche diventare leggermente bianche, a causa della forte stretta che stava esercitando sulla povera forchetta nella sua mano.

"Mamma!" quasi gridò Harry, prima di annientarla con uno degli sguardi più glaciali che gli avevo mai visto lanciare.

"Siamo amici, compagni di scuola" le risposi quando avevo ricominciato a respirare normalmente.

Spostai lo sguardo imbarazzata e cominciai a fissare la carne che era presente nel mio piatto.

"Sei sicura? Perché non mi ricordo di una singola volta nella quale mio figlio abbia mai regalato una delle sue opere, sai almeno quante volte l'ho supplicato di averne una anche io?" chiese Stacy facendomi sentire ancora più a disagio di prima.

Mi voltai verso di Harry il quale alzò le spalle e borbottò un "Non le dare retta" prima di ricominciare a mangiare, con la sola differenza che il sorriso era rimasto ben piazzato sul suo volto, quasi come se fosse felice che fossimo lì, che stessimo tutti insieme, a differenza mia che avrei davvero voluto nascondermi sotto al tavolo a causa dello sguardo scrutatore di sua madre.

Anche se dovevo ammettere non sembrasse uno sguardo cattivo, se non stupito, curioso.

"Allora come va con Il campionato di basket? tua madre mi ha raccontato che sei davvero bravo e che quest'anno pensa sia quello buono in cui vinciate" chiese mio padre, restituendo il favore a Stacy e cominciando anche lui a guardare male Harry, il quale aveva smesso di mangiare e si era fissato su mio padre con espressione neutrale.

Eppure il leggero tremolio delle sue gambe mostrò tutta la sua ansia, facendomi capire che lui quanto me si sentisse intimorito dai pareri dei nostri genitori anche se sapevo chiaramente che non ci fosse nulla tra di noi, o almeno non ancora, mi sembrava corretto comunque voler dare una buona impressione della mia persona.

E magari desideravo che mio padre fosse stato in grado di comprendere che Harry non fosse il solito ragazzo.

Guardai Grace supplicandola con gli occhi di fare qualcosa, di tutto pur di tirarmi fuori da quella strana situazione.

"Penso sia arrivato il momento di andare a pattinare!" gridò la mia amica, per poi alzarsi dalla sedia e guardare me ed Harry, il quale aveva parlato fino a quel momento con mio padre di basket e cose che non ero riuscita a capire perché sua madre non aveva smesso di guardarmi per tutta la durata della cena.

Mio padre fulminò la mia amica con lo sguardo, molto probabilmente pentendosi solo in quel momento del fatto che ci avesse dato retta e che l'avesse portata con noi.

"Penso sia davvero una buona idea" continuò Josh, prima di voltarsi verso i suoi genitori ed essere fulminato anche lui con lo sguardo.

"Allora andiamo" aggiunsi prima di alzarmi dal tavolo.

Sentii Harry sospirare per poi guardare sua madre e senza dire nulla alzarsi anche lui seguendoci subito dopo.

E a causa dei nervi quasi mi dimenticai del regalo che mi aveva fatto, così ritornando sui miei stessi passi, mi ritrovai a stringere più del dovuto il dipinto del quale avrei dovuto chiedere più informazioni al petto.

Indossai il giacchetto e seguii Grace fuori da quel labirinto.

"Grazie Grace" sussurrai attenta a non farmi sentire dai due ragazzi dietro di noi.

La vidi farmi un occhiolino prima di appoggiare un braccio sopra le mie spalle e stringermi a sé.

"Dovresti davvero ringraziare Dio perché ti ha dato un'amica come me" disse ad alta voce per poi darmi una pacca sul sedere.

I fiocchi di neve continuavano a cadere su di noi, a ritmo lento e calmo, come lo ero anche io in quello stesso istante.

"Dove state andando?" chiese Harry prima di far partire la sua jeep nera e guardarci confuso.

Io e Grace avevamo camminato un bel po' e pensavo l'avremmo fatto tutti.

"Andiamo a piedi!" gridai per farmi sentire da lui anche se intorno a noi c'era un silenzio assordante.

"Fa freddo, andiamo" insisté lui.

"Prima litigata tra fidanzati, che spettacolo!" gridò Grace battendo le mani e cominciando a camminare gioiosa verso l'auto di Harry.

La guardai stupefatta e dal sorriso presente sul volto di Harry, non mi ci volle molto a capire che l'avesse sentita perfettamente.

Sentii caldo improvvisamente, il calore tipico di quando mi vergognavo di qualcosa ed il mio corpo reagiva riscaldandomi più del normale.

E nonostante tutto, mi ritrovai a camminare sicura verso l'auto che mi stava aspettando, sedendomi subito dopo accanto ad Harry e allacciandomi la cintura.

"Dove andiamo?" chiese quest'ultimo per poi cominciare a premere un paio di pulsanti tra i tanti che erano presenti in quella macchina.

"In centro" rispose Grace per tutti quanti, facendomi sorridere perché non mi ero da tanto tempo sentita così bene.

Mi trovavo a passare il mio tempo con quelle che erano le mie persone preferite, con il ragazzo che senza saperlo mi stava aggiustando l'anima e stava curando tutte le mie ferite interiori. E per la prima volta glielo lasciavo fare, lasciavo che ogni suo sorriso riempisse il mio cuore di felicità e quello mi faceva stare tremendamente bene.

Venti minuti dopo ci ritrovammo a camminare tra i marciapiedi pieni zeppi di persone e bambini, alcuni intenti a passeggiare e altri a fare la coda per prendere della cioccolata calda.

Josh stava stringendo la mano a Grace e camminavano vicini proprio di fronte a noi, mentre Harry lo faceva accanto a me ma manteneva comunque una certa distanza di sicurezza.

Non avevo mai desiderato il contatto fisico con nessuno, e non sapevo se fosse dovuto al fatto che le mie mani fossero gelate, ma sentivo il bisogno di stringere le sue, di toccarlo, anche solo di sfiorarlo.

Così colta dallo strano coraggio che sembrava avevo acquisito quella sera, mi avvicinai ancora di più a lui.

Mi aggrappai alla sua gamba quando persi l'equilibrio e stavo per cadere tentando di allacciarmi i pattini.

"Stai cadendo e non sei neanche entrata sulla pista" dichiarò Harry prima di ridacchiare e abbassarsi alla mia altezza per aiutarmi.

"L'equilibrio non è mai stato il mio forte" borbottai.

Rimasi ferma a fissarlo mentre tendeva le sue mani in avanti e mi aiutava ad allacciarmi i pattini, per poi alzarsi e trascinare la mia mano nella sua.

Grace stava parlottando con Josh e quando incrociai i suoi occhi e la vidi sorridermi malvagia, capii subito che stesse tramando qualcosa.

"Attaccati a me" sussurrò Harry prima di poggiare il suo piede contro il ghiaccio gremito di ragazzi e bambini, facendomi agitare ancora di più perché se fossi caduta mi avrebbero vista e avrebbero riso di me.

"Quando usciamo di qui ti uccido!" gridai in preda alla gioia più pura che avevo sentito negli ultimi anni.

C'era Harry che mi stava trascinando dietro di lui a tutta velocità mentre una strana sensazione di libertà si appropriava di me.

Non ero caduta e anche se lo avessi fatto ormai non mi sarebbe importato nemmeno più.

Grace e Josh stavano limonando contro i pannelli che delimitavano la pista di ghiaccio e quando mi avvicinai a loro dopo aver fatto l'ennesimo giro della pista, feci in tempo a notare la mia amica tendere la sua gamba nella mia direzione prima di inciampare e sentire la forza di gravità mancarmi totalmente.

Chiusi gli occhi d'istinto e mi lasciai scappare un gridolino, pronta ad atterrare contro il ghiaccio freddo e duro, solo che non successe, difatti mi ritrovai a sbattere contro qualcosa di meno duro ed un profumo ad invadermi i sensi. 

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